Se l'obiettivo era quello di premiare l'esperienza, Andrea Riccardi, neoministro alla cooperazione internazionale, è certamente l'uomo giusto al posto giusto.
Fondatore della comunità di Sant'Egidio, diffusa in 73 paesi del mondo con larga presenza in Africa e America Latina, con progetti innovativi proprio nel campo della cooperazione internazionale, Riccardi gode di grande stima all'estero. Basti pensare che la rivista americana Time nel 2003 lo ha inserito nell'elenco dei 36 "eroi moderni" d'Europa, che si sono distinti per coraggio professionale e impegno umanitario. Ma non solo: è stato uno dei pochi non politici a ricevere il prestigioso premio Carlo Magno, attribuito a chi si è distinto nella promozione di un'Europa Unita e nella diffusione di una cultura di pace e dialogo. Premio ottenuto negli anni da De Gasperi, Churchill, Ciampi e Angela Merkel.
Romano, classe 1950, professore di fama internazionale, oltre che uno dei laici piu" autorevoli nel panorama religioso, Riccardi è ordinario di Storia Contemporanea alla Terza Università degli Studi di Roma. E' uno studioso della Chiesa in Età moderna e contemporanea, ma anche del fenomeno religioso nel suo complesso. Tra le sue più recenti pubblicazioni, la Biografia di Giovanni Paolo II del 2010 per le Edizioni San Paolo, poi tradotta in dieci lingue.
Con la Comunità di Sant'Egidio, fondata insieme con un gruppo di studenti del liceo romano Virgilio, è stato sempre in prima linea per la giustizia sociale, i diritti degli ultimi, la pace, portando avanti in oltre quarant'anni di impegno numerosi progetti di sviluppo per il Sud del mondo. Ha avuto un ruolo di mediazione in diversi conflitti e ha contribuito al raggiungimento della pace in alcuni paesi, tra cui il Mozambico, il Guatemala, la Costa d'Avorio.
Schivo e riservato, (poche le interviste concesse negli ultimi anni) Riccardi ha firmato spesso articoli su giornali e settimanali. "Senza una rivolta morale - ha scritto a luglio di quest'anno su Famiglia Cristiana- l'Italia non ha futuro". Un articolo nel quale neo ministro della cooperazione si soffermava sulle responsabilità dei politici ("non hanno ridotto i privilegi") ma non solo. E sottolineava: "Non c'é futuro senza storia; soprattutto in Italia, ricca di vestigia e di monumenti. Ma la cultura umanistica e la storia sono poco considerati".
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