26 ott 2021

Da dati ufficiali I.S.S. sono 3.783 i deceduti per covid

 Il cinque di ottobre l’Istituto superiore di Sanità 

ha diffuso un documento nel quale vengono analizzati i dati della pandemia, 

con precisione di cifre e di specificazioni.
 


La cosa ha subito sollevato molto clamore, 

perché risulta che i deceduti – nei quasi due anni di durata della epidemia – 

per esclusivo motivo del Covid sono soltanto il 2,9 per cento del totale, 

che è di circa 130.000 morti: si tratta insomma di circa 3.783 deceduti per Covid
. 


Orbene, purtroppo succede che chi si azzardi anche soltanto a leggere in pubblico i dati contenuti nel documento, peraltro di fonte pubblica, per cercare di capire come stiano davvero le cose, venga immediatamente schernito, perfino insolentito, in ogni caso indotto a tacere: 

 
si veda la reazione scomposta e molto aggressiva di Licia Ronzulli – di Forza Italia  
che durante una trasmissione televisiva ha letteralmente aggredito, inveendo, contro in malo modo, Enrico Montesano, il quale appunto stava soltanto leggendo i dati di cui sopra, senza aver neppure aver avuto il tempo e il modo di commentarli. 

Niente da fare: Montesano è stato ridotto al silenzio.


E allora, prima che riducano al silenzio questo giornale, cerco qui di ragionare su questi dati,
per tentare di cavarne qualcosa di sensato, lontano dalle polemiche e dalle aggressioni. 

 

Per farlo bisogna farsi guidare dalla logica, che invece sembra latitare in molte delle espressioni ciecamente filogovernative.


Partiamo da un fatto: per due anni giornali, televisioni e Governo, oltre che i virologi compatti, ci hanno detto e ripetuto che i morti per il Covid crescevano a dismisura,
fino a giungere alla cifra di circa 130.000 complessivi, come da tutti costoro ribadito pochi giorni or sono. 

Ciò significa che il Covid è stato ritenuto e presentato come causa di un effetto letale, 
come causa della morte di tutte quelle persone. 


Ma è proprio così? 

Ne dubito molto. 

Vediamo perché.


L’Istituto superiore di Sanità ci dice, distinguendo come si deve, 

che il Covid è stato causa unica ed esclusiva di decessi in una percentuale 

del 2,9 per cento sul totale, vale a dire di 3783 decessi su 130.468: 

queste persone non soffrivano di alcuna patologia 

e sono morte in seguito al Covid soltanto. 


E fin qui nulla da obiettare. 

Il documento ci dice ancora che a soffrire già di una patologia, 

prima di ammalarsi di Covid e poi a morire, è stato l’11,4 per cento dei pazienti; 


di due patologie, il 18 per cento dei pazienti; 

 

di tre o più patologie, il 67,7 per cento dei pazienti. 


Ciò significa che in tutte queste situazioni, che coprono il 97,1 per cento di tutti i casi,

il Covid è apparso quando già queste persone erano ammalate di varie patologie 

(una soltanto o parecchie). 


Va notato che non si trattava certo di raffreddori o mal di denti, 

ma di patologie molto serie che vengono puntigliosamente censite dal documento:

per esempio, cardiopatia ischemica, scompenso cardiaco, ictus, 

broncopneumopatia cronica ostruttiva, cancro attivo negli ultimi 5 anni, 

epatopatia cronica, malattie autoimmuni. 


Ebbene, dal punto di vista logico, è corretto affermare che tutte queste persone siano decedute a causa del Covid? 

No, anche se la propaganda martella incessantemente in tal senso.



L’errore logico di sapore sofistico che una tale impostazione di fondo racchiude 
sta emblematicamente inscritto nel celebre motto che suona “post hoc, ergo propter hoc”, 
secondo il quale, come si sa, ciò che segue è causato da ciò che precede, 
semplicemente in base a una estrinseca cronologia degli eventi 
e senza riguardo alcuno per il legame funzionale fra gli stessi. 

Come dire, per esempio, che cause del fatto che un’auto mi abbia investito mentre attraversavo la strada sono in egual modo la eccessiva velocità tenuta dall’investitore e la circostanza che io sia uscito di casa: 
e ciò perché appunto l’investimento è avvenuto “dopo” il mio uscir di casa.


Sesquipedale sciocchezza questa,
dal momento che non è ravvisabile alcun legame funzionale fra l’uscir di casa 
e l’esser investito da un’auto troppo veloce. 

Ma allora – vien da chiedersi – quando un evento trovi origine in due o più cause, come si deve intendere la faccenda? 


Per capirne qualcosa, ci viene in aiuto la scienza del diritto, che di cose del genere si occupa da sempre. 

Questa ci dice che in presenza di due o più cause di un evento, 
esse vanno tutte collocate sul medesimo piano causativo, 
vanno cioè tutte e ciascuna considerate concause equivalenti dell’evento, tranne in un caso: 

quando una di queste, già esistente o sopravvenuta, sia da sola capace di produrre quell’evento, anche in assenza delle altre.


Facciamo un esempio di scuola per quest’ultima evenienza.

Tizio viene investito e, condotto in ospedale, muore in un incendio che, improvvisamente scoppiato, distrugge il reparto ove era ricoverato. 
Anche se l’impatto automobilistico fosse stato in sé capace di produrre la morte, 
questo nesso di causalità è interrotto dal fatto che la seconda causa sopravvenuta 

– l’incendio – da se sola è capace di provocare il decesso, ha cioè inaugurato una nuova e autonoma sequenza causale indipendente dalla prima e produttiva del fatto dannoso, la morte del malcapitato.


Allo stesso modo, per affermare che il Covid, sopravvenuto a una o più gravi patologie già esistenti, sia stato causa di morte esclusiva del 97,1 per cento dei deceduti – tanto da poter sensatamente parlare di morti per Covid – bisognerebbe esser certi che tutte quelle persone siano morte a causa del Covid, inaugurando una nuova e autonoma sequenza causale, e non per le altre patologie sofferte: 
cosa che evidentemente non è possibile asseverare.


Ne viene che la sola affermazione logicamente corretta in proposito ci dice 

che quelle numerose persone son decedute a causa di tutte le patologie 

che soffrivano (da una a “n” patologie), compreso il Covid: 

ma nulla di più o di meno. 


Conclusione: dire, come si dice ossessivamente, 

che il Covid ha ucciso 130.000 persone non solo è falso, 

ma è qualcosa di peggio. 


È una scemenza.