26 mag 2021

Eh già....poveri noi. LIBERTA'

 

Nulla tornerà come prima. 

Dimentichiamoci il mondo come lo avevamo conosciuto prima di febbraio 2020.

Esagerazione? 

Catastrofismo? 

No, è l’inizio di una nuova era. 

La crisi che stiamo vivendo farà da catalizzatore ai cambiamenti 

necessari per accelerare la realizzazione di un disegno già predisposto, 

che prevede l’annientamento dell’attuale sistema socioeconomico.

 

 È il Grande Reset, il tema del prossimo Forum di Davos

il consesso annuale dove si riuniscono i grandi della terra per decidere su questioni 

che riguardano la governance mondiale. 

 Un piano preciso, ufficiale e ben documentato, sul quale 

istituzioni internazionali, 

filantropi, 

organizzazioni non governative 

e mega-aziende private collaborano apertamente già da tempo.

Nelle menti di chi progetta il nuovo mondo 

la dichiarata pandemia rappresenta un’occasione troppo preziosa per essere sprecata:  

 

nulla dovrà tornare come prima. 

 

 Le misure restrittive adottate dai  governi hanno sdoganato definitivamente 

pratiche comportamentali funzionali alla nuova normalità, dallo smartworking alla teledidattica. 

 Le nuove abitudini acquisite dalle popolazioni durante la crisi del coronavirus

 hanno apportato quell’impulso alla digitalizzazione e all’automazione decisivo 

per implementare la Quarta Rivoluzione Industriale, che finora stentava a realizzarsi. 

 

Milioni di imprese spariranno, molte avranno un futuro incerto. 

 

Altri nuovi mercati verranno a crearsi, sulle ceneri dei vecchi che dovranno far posto alla trasformazione.

Intanto, mentre si procede alla realizzazione del piano, 

presentato dai suoi fautori come l’alba di un mondo migliore, più equo e sostenibile, 

ovunque si assiste a un ulteriore aggravamento delle disuguaglianze 

e della concentrazione di ricchezza, con un’impennata straordinaria dei redditi dei miliardari 

e uno scivolamento di milioni di cittadini nella fascia di povertà.

 

 Una tendenza destinata ad aggravarsi, con la distruzione di milioni di posti di lavoro 

e dell’economia di produzione, destinata a dissolversi per far posto ad altri mercati, 

sempre più digitalizzati e supportati dalle nuove intelligenze artificiali.

 

A differenza delle rivoluzioni tecnologiche del passato, 

che inauguravano un periodo di crescita e di creazione di nuovi lavori, 

oggi l’azione combinata delle tecnologie informatiche e di quelle biologiche apre scenari inediti.

 

 L’essere umano, minacciato da un’intelligenza artificiale sempre più performante 

e capace di sostituirlo in attività un tempo impensabili -dalla medicina al giornalismo- 

si troverà a fare i conti con un senso di inutilità e inadeguatezza. 

La crescente disoccupazione e la distruzione dell’economia reale, 

frutto della gestione della crisi del Covid, lasceranno una desertificazione industriale e lavorativa,

 destinata a rimanere tale secondo i progetti stessi del Grande Reset.

 


25 mag 2021

Forse forse sarebbe il caso di rinsavire ed ai giovani di "svegliarsi" dalla lobotomia attuale del loro cervello

 Quotidianamente ci viene ripetuto che ciò che non va dell’Italia è il suo modello di vita,
il suo sistema educativo e di sviluppo,
in generale la mentalità del popolo italiano.

Per cambiare gli aspetti peculiari del cosiddetto Belpaese,
l’Unione europea chiede che la classe dirigente possa varare riforme epocali:
che cambino abitudini, consuetudini e tradizioni dell’intero popolo italiano.

Ma l’Ue non è un soggetto avulso dal contesto globale,
sappiamo bene quanto operi richieste in base ad input dell’Onu, del Fondo monetario, della Banca mondiale...

Questi ultimi hanno posto al Pianeta degli obiettivi,
riassunti nella nota Agenda Onu 2030 che, per cambiare la mentalità dei popoli,
s’è anche affidata a messaggi pubblicitari molto semplici e di grande impatto:

come il confronto tra l’evidente sorriso felice di chi vive in una bidonville
ed il volto crucciato dell’uomo occidentale, totalmente assorbito dalla preoccupazione (anzi incubo)
di difendere i propri beni, i propri risparmi, il proprio tenore di vita
e, soprattutto, di non voler rinunciare ad un lavoro di successo, appagante e ben remunerato.



Abbandoniamo per un attimo la visione planetaria e caliamoci in quella italiana:

il popolo del Belpaese risulterebbe sia a livello europeo che mondiale
all’ultimo posto per capacità di recepire la filosofia degli obiettivi dell’Agenda 2030,
ovvero quel cambio di mentalità che porterebbe gli italiani a non optare più per la proprietà (od anche possesso) di un bene ma a ritenere che ogni cosa materiale venga momentaneamente prestata all’uomo.

Questo cambio di mentalità l’Ue reputa sia un germe già presente nelle nuove generazioni europee ed italiane:
ovvero per la maggior parte dei giovani non sarebbe più importante finalizzare lo studio al futuro successo, ad un lavoro ben pagato e di forte affermazione sociale: poi non riterrebbero più importante avere una casa di proprietà o accumulare risparmi.



Secondo l’Onu e l’Ue, i giovani tra i quindici ed i vent’anni sarebbero ben rappresentati da quella pubblicità dell’Agenda 2030 che ritrae un giovane vestito semplicemente e che recita “non posseggo nulla e sono felice”:

You’ll own nothing. and you’ll be happy” accompagna il volto d’un ragazzo nei cartelloni di tutti i Paesi occidentali,la pubblicità è stata premiata agli Effie Awards mondiali Usa 2020.


Veniamo al nocciolo del problema:

al Governo italiano sono state chieste riforme che abbattano radicalmente sia il risparmio (sui conti e in contante) che la propensione alla proprietà di beni immobili (case e terreni) che mobili (auto, quadri, barche, opere d’arte, beni di lusso in genere).


Ovviamente la leva fiscale è lo strumento immediato per garantire il cambio d’abitudini:

ergo, la patrimoniale su beni immobili e risparmi abbinata ad un inasprimento della tassa di successione sarebbero la dimostrazione di una politica italiana in linea con le richieste Ue e le linee Onu.


Resta lecito domandarsi se il cittadino tipo romano possa entro il 2030 omologarsi a quello di Stoccolma:

come da statistiche della Commissione europea, il primo ha in media per l’87 per cento alloggi di proprietà, una o più auto di proprietà e cerca di risparmiare danaro per acquisti o necessità future;

solo il 24 per cento dei cittadini di Stoccolma ha una casa di proprietà, meno del 20 per cento un’auto
(più del’80 per cento ricorre al noleggio di auto, moto e bici), soprattutto non credono sia giusto risparmiare e ricorrono al prestito (all’indebitamento), la maggior parte dei nordeuropei non insegue il lusso ma veste in maniera frugale, all’affermazione personale e professionale predilige occupazioni che abbiano un fine sociale nella comunità.



Va detto che l’Agenda Onu 2030 usufruisce di importanti sponsorizzazioni
da Bill & Melinda Gates Foundation, Amazon Foundation, Ghetti Foundation Museum, Rothschild Foundation, BlackRock Grants Foundation;

tutte organizzazioni benefiche e pauperiste convinte che l’uomo sarebbe più felice abolendo la proprietà e favorendo il prestito.

Gli sponsor dell’Agenda hanno anche mostrato in sede Onu numerose ricerche sociologiche,
redatte da esperti già docenti a Yale e Stanford, che dimostrerebbero come
l’uomo con scarsa propensione alla proprietà di un bene produrrebbe meno consumo del pianeta
rispetto all’ominide tradizionale che lavora per farsi casa e per aumentare le proprie ricchezze materiali.


Insomma, per avere una sorta di Paradiso in terra (diciamo giardino dell’Eden)
necessiterebbe convincere l’uomo a vivere in una sorta di paciosa contemplazione:
nel totale distacco dalla proprietà dei beni e dall’affannosa corsa all’affermazione professionale, lavorativa, e all’inutile guadagno ed accumulo.



Gli italiani comunque non sarebbero soli;

le statistiche dimostrano che la proprietà dei beni ed il risparmio sarebbero ancora preponderanti nelle mentalità arabe e nei Paesi dell’ex blocco sovietico.

Indagini ed interviste avrebbero dimostrato che più del 70 per cento degli italiani non si fiderebbe dell’Ue
e vedrebbe queste riforme come una sorta di furto dei rispettivi sacrifici.

Poi solo una risibile minoranza planetaria reputerebbe che un progetto di “povertà sostenibile”,
alimentata da un reddito universale di cittadinanza, possa distaccare l’uomo dal lavoro e dai beni materiali,
favorendo il disinquinamento del pianeta.


E qui si apre un altro problema, ovvero se le politiche degli Stati nazionali nel declinare l’Agenda 2030 potrebbero riuscire a modificare la mentalità dell’uomo moderno, che in circa trecento anni s’è emancipato politicamente ed economicamente grazie al lavoro.


Quest’ultimo, principale imputato dell’inquinamento e consumo del territorio,
ha di fatto abbattuto in trecento anni le differenze di censo, favorendo il rimescolamento sociale,
soprattutto che l’aristocrazia cedesse il passo alle classi borghesi.


Il lavoro ha trasformato i sottoproletari in proletari e poi in borghesi:
braccianti in contadini piccoli proprietari,
operai e manovali in artigiani e poi in imprenditori.

Emancipazione e stravolgimento delle classi sociali verificatosi solo e soltanto con la leva economica, ed in forza del “contratto sociale”.


Oggi l’Onu chiede la virtualizzazione dei beni, e che l’uomo ormai maturo e contemplativo non trattenga la palla:

che abbandoni l’idea d’accumulo del denaro e di proprietà dei beni.


Soprattutto che, pandemie permettendo, torni ad essere nomade per interessi ed attività, lavorando un po’ qua ed un po’ là:

perché questo avvenga l’Agenda 2030 impegna l’Ue ad imporre ai singoli Stati delle leggi
che consentano l’accantonamento della famiglia tradizionale, abolendo leggi d’aiuto alla costituzione familiare.



L’Agenda 2030 è di fatto l’aggiornamento dell’Agenda 21,
che già nel 1992 poneva gli obiettivi dell’Onu per il 2021:

ovvero “sviluppo sostenibile per il XXI secolo” in cui si “eleva la natura al di sopra dell’uomo”.

L’Agenda 21 già conteneva il “principio precauzionale”, ovvero la filosofia che “si è colpevoli fino a quando non viene accertata l’innocenza”, 


che l’Onu vorrebbe adottata in forma planetaria, 

insieme alla fine delle sovranità nazionali, all’abolizione della proprietà dei beni, 


alla ristrutturazione dell’unità familiare, 

alle limitazioni per accesso al lavoro ed espletamento di attività umane tradizionali (caccia, pesca, artigianato).


Tutto è stato ampliato e riaffermato nell’Agenda 2030.


L’idea è quella di rispetto della Terra, che la sua superficie non venga ferita dalle attività umane:
ecco la necessità di concentrare gli uomini in zone tecnologiche d’insediamento,
e qui l’Onu considera bidonville e favelas non più come esempi negativi,
ma come villaggi da rendere tecnologici per concentrarvi gli esseri umani
.


Molenbeek-Saint-Jean è il quartiere ghetto dove in Belgio viene sperimentata l’Agenda 2030:

il quartiere è zona di detenzione, è sede di moschea, ma è anche il luogo dove nessun residente ha proprietà e viene controllato dalla polizia e mantenuto da un sussidio in moneta elettronica.


L’Agenda 2030 impone all’Ue anche il risparmio in materia d’istruzione, e questo lo eredita dall’Agenda 21:

l’obiettivo verrebbe raggiunto con la didattica a distanza per le scuole pubbliche,

mentre le private potrebbero continuare con la presenza.



Di fatto si creerebbe un discrimine formativo per favorire una diffusa “povertà sostenibile”:

sappiamo che individui altamente istruiti progettano maggiori guadagni e consumano più risorse,
a differenza degli esseri umani scarsamente scolarizzati che tenderebbero a minore agio economico.

L’istruzione di alto livello più è diffusa più minaccia la sostenibilità.


Così la vecchia discarica milanese di via Tobagi diventa una bidonville tecnologica simile alla baraccopoli di Korogocho a Nairobi, o alla casa di rifiuti di Dacca che è il più noto slum del Bangladesh.


Un’ex modella nordica molto pagata dalla Rai ha detto recentemente che “la povertà salverà il pianeta”.


A ben guardare queste politiche economiche sembra ci stiano portando
verso il destino che Stanley Kubrick affidava alla scimmia di “2001: Odissea nello spazio”.

17 mag 2021

.....non ci posso credere......

 

L’intera gestione di tutta la delirante comunicazione Covid ha solo uno scopo: spingere la gente a vaccinarsi!

COVID: LE CURE PROIBITE - Massimo Mazzucco - Contro.TV - Davvero TV - La TV dei Cittadini


Mazzucco è riuscito a fare una sintesi magistrale, ma allo stesso tempo terrificante di quello che stiamo vivendo da quasi un anno e mezzo.


Di commenti, ad una sintesi di tale livello, non ne servono!


Serve al contrario, sulla base dei fatti certificati che espone,
iniziare a ragionare sul fatto che una malattia perfettamente prevenibile e curabile
(salvo per anziani o persone gravemente compromesse per età o patologie
che ogni anno vengono stroncate a decine di migliaia dalle sindromi influenzali)
sia stata montata in modo fraudolento come se fosse la peste nera,
come siamo state bloccate più possibile le svariate cure EMERSE FIN DAI PRIMI MESI
e la prevenzione con una grancassa mediatica e sanitaria che, fin dalle fasi iniziali, indicava in modo ossessivo:


Non ci sono cure, solo il / i VACCINI COVID CI SALVERANNO!




Visto lo splendido video …………… A questo punto nasce la domanda chiave:


Cosa c’è dentro queste siringhe che non sono affatto vaccini?


In merito una delle tante interviste che la dott.ssa Bolgan ha fatto su questi temi ritengo sia fondamentale:


https://youtu.be/FGlk4lUyuPA


I fatti estratti da letteratura scientifica pubblicata e revisionata sono DEVASTANTI
e fanno ben comprendere che chi si fa uno dei vaccini sperimentali COVID pur essendo in buona salute è un/una ignorante.


E ovviamente grazie all’ipnosi collettiva fatta dai media è l'ipotesi più attendibile.


Le masse corrono a prenotarsi e già si parla delle vaccinazioni dei giovani, con un vaccino sperimentale di cui non si conoscono affatto gli effetti a lungo termini.


Una cosa criminale perché i rischi da vaccino per chi è sano sono di gran lunga più grandi dei rischi dovuti al Covid che, per chi non è già compromesso fisicamente, è una malattia perfettamente curabile a casa con i protocolli giusti, che infatti il ministro Speranza ostacola in tutti i modi!


Urge inoltre un’analisi approfondita di questi vaccini, anche mRNA, per vedere cosa c’è dentro ed evitare sorprese illegali.

15 mag 2021

DEMOCRAZIA DOVE SEI ?

 Vi piaceva Mick Jagger? Ora godetevi Fedez.

Tifavate per Berlinguer? Be’, potete consolarvi con Speranza.

Vi irrita Salvini? Niente paura, arrivano le Sardine.

Avevate detto no al nucleare, invocando una ricoversione glocal, pacifista, solidale e green, come quella immaginata da Alex Langer?
Non c’è che l’imbarazzo della scelta: da Greta a Soros, da Bill Gates a Elon Musk.

Avevate palpitato per Thomas Sankara, cioè per la sovranità africana? Coraggio: ci sono le flotte delle Ong per raccogliere in mare chi scappa, dall’Africa schiava.


Qualcosa stona e non torna?
Troppi soldi in ballo, troppe frottole?
Sentite puzza di imbroglio?
Avvertite al collo qualcosa che assomiglia a un cappio?

E allora siete i soliti incorreggibili pessimisti, complottisti, negazionisti, sovranisti e, per buon peso, anche fascisti, dunque ignoranti e rozzi, sgradevoli e volgari, sicuramente anche omofobi.

Poveri sciocchi: il mondo è bellissimo, spensierato e libero. Non è mai stato più felice di così.

Feldman
Se avete l’impressione che la democrazia sia stata semplicemente digitalizzata, siete fuori strada: la democrazia siete voi.


Lo s’è visto benissimo nelle ultime presidenziali americane,

stravinte regolarmente dal candidato più accattivante di tutti i tempi:

un uomo dal carismatravolgente, osannato dalle masse grazie anche al suo curriculum di specchiato filantropo, da sempre dedito al sacrificio altruistico, alla causa della pace nel mondo, alla santificazione dell’onestà.



Uno vale uno, trillava in Italia il penultimo dei profeti nazionali,
quello che è riuscito a ribaltare anche le leggi della fisica e della chimica,
mettendo insieme prodigiosamente il fuoco e l’acqua, la merda e il risotto,
i sogni volatili e i ceppi di piombo alle caviglie.

Un mago dai poteri illimitati, capace di fondere alchemicamente – in un unico abbraccio, strepitoso –
gli amati alfieri del Pd, gli ostrogoti leghisti e l’adorato Cavaliere,
dopo aver regalato alla comunità italiana il miglior primo ministro della sua storia,
regnante nel corso dell’indimenticabile, meraviglioso 2020.


Tutto, del resto, procede per il meglio.

Da quando è stata universalmente decretata la ormai celebre pandemia di felicità,
gli esseri umani fanno a gara per brillare in intelligenza, senso critico e civile convivenza,
sottoponendosi volontariamente a meravigliose innovazioni :

La Dad e lo smart working,

il lockdown e le zone rosse,

il coprifuoco,

l’asporto e il delivery in luogo delle retrive frequentazioni di bar e ristoranti.


E’ stata riscoperta la bellezza della reclusione domestica,
mentre i pass vaccinali scoraggiano finalmente attività riprovevoli come il turismo,
insieme ad altre turpi abitudini (il cinema, il teatro, i concerti, gli aperitivi, le imprudenti passeggiate all’aria aperta, i pericolosi contatti umani).


S’è scoperto quant’è bello respirare male, con il volto coperto da un bavaglio.


E com’è entusiasmante non poter più lavorare, non poter più circolare, non poter più vivere come prima.


E’ molto bello, non avere più notizie vere dai giornali e dalla televisione.


E’ bello, poter contare sempre su qualcuno che ti spiega cosa puoi dire e cosa no, cosa puoi pensare e cosa no.



Ed è consolante, sapere di doversi vaccinare per sempre:

che scemi siamo stati, a non averci pensato prima.

6 mag 2021

Alla fine ce l'hanno fatta al quinto tentativo

 Guardate ed ascoltate.

https://youtu.be/qAKKA21pWfo


2 mag 2021

Gli asini alla fedez ragliano, ma noi siamo tosti

 

Chiedetevi come mai la politicafallisce sempre, i partiti fanno cilecca e i leader finiscono per deludere.

Oggi la risposta è sulla bocca di tutti quelli che hanno smesso di dormire;
ma una decina di anni fa era un giornalista come Paolo Barnard, in solitudine, a proporre la domanda:

chi comanda davvero, lassù, al di là dei piccoli esecutori locali, fabbricati in serie con i sondaggi e destinati invariabilmente a sgonfiarsi, dopo aver assolto al piccolo compito che era stato loro assegnato?

Da qualche decennio, il copione è invariato:

da una parte i paracarri, i pretoriani ufficiali del sommo contabile,

e dall’altra gli outsider professionali, con traiettoria pilotata.

L’outsider spunta come un fungo e un giorno esplode, viene osteggiato ma poi conquista i suoi spazi,
varca la soglia sacra della televisione e infine accede al governo, da cui poi abbandonerà – uno ad uno – tutti i suoi cavalli di battaglia, lasciando senza parole gli elettori che gli avevano dato fiducia nel solito modo, e cioè religiosamente.

Sempre così: show must go on, avanti un altro.


Tra il saggio “Il più grande crimine” e i Dpcm inaugurati con la cosiddetta pandemia da coronavirus
è possibile tracciare una linea retta, addirittura imbarazzante, che porta dritti al distanziamento e alle mascherine, ai lockdown, al delirio orwelliano del coprifuoco basato sull’evocazione del senso di colpa,
del contagio come imprudenza e come maledizione, in un orizzonte cupo in cui riecheggia una specie di peccato originale:

l’essere nati, l’aver aspirato a essere liberi e dotati di diritti umani.

Siamo diventati il paese della Dad, dello smart working e delle Regioni colorate,
dove la semilibertà (concessa col contagocce) bisogna meritarsela, stando lontani dal prossimo come se fosse appestato.

L’incubo si prolunga, per via sanitaria (o meglio, fanta-farmaceutica) con l’incombente obbligo vaccinale sostanziale, propiziato da un assedio anche fisico, geografico, come quello del lasciapassare neo-medievale per poter varcare il Rubicone, il Piave, il Tevere, l’Isonzo.


L’avvocato Erich Grimaldi, uno dei tanti eroi di questa Italia in rottamazione,

quasi supplica il suo pubblico affinché accorra in piazza a Roma, l’8 maggio,

indossando magliette con sopra scritto “voglio essere curato con le terapie domiciliari”,

oppure “sono guarito grazie alle cure precoci a domicilio”.


Quei trattamenti terapeutici tempestivi rappresentano la soluzione, l’uscita dall’allucinazione collettiva: ma il Ministero della Paura ha osato opporvisi, ancora, nonostante l’auspicio unanime espresso dal Senato e i colloqui in corso tra lo stesso Grimaldi e il sottosegretario Sileri, per arrivare finalmente a un protocollo che metta i medici nelle condizioni di curare gli italiani, senza più costringerli a ricorrere all’ospedale quando ormai faticano a respirare.

E’ come se qualcuno si ostinasse a sparare cannonate, sull’allevamento umano, forte di una certezza granitica: le mansuete bestiole non si ribelleranno nemmeno stavolta, resteranno al loro posto in attesa di essere decimate, dalle cure negate e dal martirio economico che il 1° Maggio 2021 costringe anche la grande stampa ad ammettere che, intanto, si sono perduti 900.000 posti di lavoro.



Non deve stupire il silenzio agghiacciante dei sindacati, che anzi
– per bocca dei loro burocrati coalizzati (Cgil, Cisl e Uil, in primis il Landini che contestò Marchionne) –
hanno addirittura firmato una petizione a sostegno di Roberto Speranza,
il burattino incaricato di infliggere il massimo danno possibile al sistema-paese,
senza riguardo per i morti né per le vittime della catastrofe economica.

Non deve stupire nemmeno il mormorio sommesso dei partiti meno allineati alla filosofia della strage, celebrata in omaggio alla religione epidemica: 

se non hanno mai invaso le piazze per protestare contro la quasi-dittatura in atto,
né preteso fin dall’estate 2020 le misure sanitarie adeguate, invocate da centinaia di medici,
significa che rispondono a poteri superiori, a sollecitazioni e consigli, magari ad oscuri avvertimenti come quelli che persuasero Boris Johnson, l’uomo che voleva evitare il lockdown puntando all’immunità naturale, senza neppure il poco rassicurante doping dei “vaccini genici” sperimentali.


Nell’ultimo decennio, il superlclan denunciato da Paolo Barnard è assurto agli onori delle cronache con moltissimi nomi: una specie di foto di famiglia, a volte sfocata e a volte meno, che include cenacoli del grande business, poteri finanziari e massonerie, cluster industriali, cupole omertose, caste sacerdotali, dinastie e fantomatiche organizzazioni-ombra.


Spesso il cosiddetto complottismo si rassegna a rincorrere spettri,
perdendo di vista il complotto (meglio, il progetto) che ormai è sotto gli occhi di tutti,
dentro una globalizzazione policentrica e smisuratamente ingovernabile se non in modo sommario e anche feroce.

Un caos epocale, dal quale emerge l’Antico Ordine Mondiale delle dominazioni pure,
a cui sembra opporsi – in modo non sempre leggibile – un rilevante segmento della leadership di ieri,
in precario equilibrio tra compromesso e battaglia aperta, in ordine al tono da conferire al Grande Reset
che nel frattempo avanza in modo inesorabile, sia pure a geometria variabile nelle sue infinite declinazioni tecnocratiche e geopolitiche.


Mentre lo stupidario nazionale italiota prolunga imperterrito il suo show affollato di tamponi e indici Rt, terribili “varianti” alle porte e simpatici banchi a rotelle, i cadaveri politici dei partiti dall’encelalogramma piatto fingono che scorra ancora un po’ di sangue nelle loro vene, ai margini di una trattativa – tra la vita e la morte civile del paese – che viene condotta da sapientissimi mandarini, nell’alto dei cieli in cui (non da oggi) ci si giocano a dadi le percentuali di felicità
o di angoscia da elargire o comminare a milioni di persone.



L’Antico Ordine Mondiale è quello di cui parla a chiarissime lettere Paolo Rumor
nell’esemplare libro “L’altra Europa“, che evoca – da carte riservate – la possibile esistenza di una linea pressoché dinastica, risalente addirittura a 12.000 anni fa, incaricata di governare la zootecnia umana con ogni sorta di espediente strumentale:
imperi e regni, teocrazie ierocratiche, dittature e democrazie, ideologie e teologie, fino al recente aggregato euro-atlantico e vaticano.


Gli scritti di Rumor – perfettamente consonanti con le recenti acquisizioni della cosiddetta “archeologia non autorizzata”, che parlano di tecnologie avanzatissime in tempi antichi – sembrano invitare a guardare con nuovi occhi alle continue, stranamente inarrestabili rivelazioni ufficiali sull’annosa “questione aliena”, sulla quale le stesse voci dell’establishment hanno smesso di scherzare, di negare l’evidenza.

E’ la scala di grandezza, in questo caso, ad appaiare certe presunte leggende alla dimensione planetaria del catastrofico presente, in cui teoricamente si pretende ancora che un piccolo partito, in un minuscolo paese, possa davvero dire la sua in una dimensione letteralmente incommensurabile, in cui tre soli fondi d’investimento, soci l’uno dell’altro (Vanguard, State Street e BlackRock) sono azionisti di qualunque cosa rappresenti il minimo interesse economico, in ogni campo:

banche e petrolio,
informazione e web,
armamenti e trasporti,
aerospaziale,
alta tecnologia e intelligenza artificiale,
edilizia e farmaceutica,
grande industria,
agroalimentare e grande distribuzione,
spettacolo e cultura,
telecomunicazioni e ricerca scientifica.


L’aspetto tragicomico del made in Italy pandemico è garantito dalla ritualità scadente di un paese sottomesso alla religione del virus, che riesce a irridere la Festa del Lavoro massacrando centinaia di migliaia di piccole aziende, e a dissacrare persino la Festa della Liberazione celebrando il 25 Aprile dei partigiani nei giorni del coprifuoco, in una sorta di squallida farsa, vagamente spettrale, che ricorda le note di Rosamunda inflitte ogni mattina ai prigionieri di Auschwitz.

E’ la stessa Italia dei coatti che nella primavera 2020 cantavano Bella Ciao dai balconi, pavesati a festa con lo slogan religioso “andrà tutto bene”.

L’altra Italia – quella “bannata” ogni giorno da Facebook e da YouTube – resiste davvero, a modo suo, veicolando informazioni.


Ai più scoraggiati, c’è chi propone un pensiero semplice: tanto accanimento contro i dissidenti

non può che confermare indirettamente il timore che incutono, nonostante tutto, ai gestori 
 
dell’Antico Ordine Mondiale.

Non profonderebbero tante energie, fino a trasformare giornali e televisioni in barzellette,

se non avessero paura di un possibile, ipotetico risveglio collettivo.



Considerate se questo è un uomo: davvero vogliamo continuare a vivere così?

E soprattutto: c’è qualcosa che possiamo fare, per cambiare il corso degli eventi,
sia pure in un pianeta palesemente dominato dall’alto, come oggi appare vistosamente evidente?

C’è qualcosa che dovremmo sapere, e che i dominatori conoscono benissimo?

Cosa nasconde, in realtà, l’ossessione nazistoide per il distanziamento interpersonale,
imposto per alimentare la diffidenza reciproca e spezzare ogni forma di solidarietà,
isolando l’individuo e lasciandolo in compagnia delle sue paure?


L’apocalisse in corso (il famoso bicchiere mezzo pieno) porta in regalo la rivelazione di un’enormità patente, indigeribile, e fino a ieri impensabile.


A meno che non si fosse letto Paolo Barnard, ovvero la descrizione minuziosa del sadismo di cui è capace, all’occorrenza, l’Antico Ordine Mondiale.