12 dic 2014

BUFFONI DI PALAZZO

Sembra che ai BUFFONI interessi veramente poco la difesa del Made in Italy.
Non ce n'è uno che sappia difendere gli interessi della nostra Nazione, buoni solo a parlare, parlare, parlare.
Hanno avuto 6 mesi - SEI - per cambiare qualcosa ed invece ....BUFFONI di Palazzo.

Luci e ombre sull’entrata in vigore delle norme che imporranno un cambiamento sulle nuove etichette per alimenti e bevande

Da sabato parte anche in Italia l’applicazione del regolamento comunitario 1169 del 2011, che uniforma in tutti i Paesi Ue le informazioni chiave sulla composizione del prodotto acquistato, rendendole più leggibili e trasparenti e aumentando la tutela contro le contraffazioni.

Il nuovo regolamento

Ma non è tutto oro quel che luccica.

Così se da un lato tra le novità delle nuove etichette ci sarà una maggiore evidenza sulla presenza di sostanze allergizzanti o che procurano intolleranze, l’indicazione del tipo di oli e grassi utilizzati, la data di congelamento e le informazioni sullo stato fisico degli ingredienti utilizzati – non sarà per esempio più possibile utilizzare il termine “latte” se si usano latte in polvere o proteine del latte – dall’altro

l’Ue toglie l’obbligo di indicare sull’etichetta dove vengono confezionati i prodotti.

In sostanza, non sarà più garantita la conoscenza dello stabilimento di produzione.
Un argomento delicato per la tutela del Made in Italy.

Fino ad ora, si legge nell’inchiesta dal titolo Quei cibi d’origine misteriosa, in Italia è stato obbligatorio indicare lo stabilimento di produzione degli alimenti in vendita negli scaffali dei supermercati e dei negozi di generi alimentari, lo ha stabilito la legge 109 del 1992.

Ma con il regolamento europeo cambiano le regole e la norma nazionale andrà in soffitta.

Le conseguenze? Scrivere sull’etichetta il luogo in cui l’alimento è stato lavorato diventerà facoltativo.

Infatti, come si legge sulle pagine del regolamento comunitario, si può pubblicare sulla confezione solo il nome del proprietario del marchio.

Una linea che penalizzerà il Made in Italy e le famiglie.

11 dic 2014

IMPORTANTE DA CONOSCERE

Una “legge salva-suicidi” che permette a chi è in gravi difficoltà economiche di rinegoziare i propri debiti contratti con banche, fornitori e persino con Equitalia, permettendo ai privati cittadini di non subire espropri finendo per perdere ogni cosa. Nella puntata de Le Iene andata in onda ieri sera, Mauro Casciari s è occupato della legge 3/2012, una legge varata per contrastare i devastanti effetti che la crisi economica ha avuto su molti privati cittadini, stretti in una morsa fatta di disoccupazione, riduzione dell’attività lavorativa e scadenze da onorare a cui non riescono più a far fronte anche a causa di eventi eccezionali.

RINEGOZIAZIONE DEBITO: COME FUNZIONA - Una legge, questa, che in pochi conoscono e che il programma di Italia 1 ha spiegato in modo piuttosto semplice: un cittadino non può dichiarare fallimento come se fosse una società, ma può andare in tribunale e chiedere di essere assistito da un esperto contabile che lo aiuta ad avere a che fare con i propri creditori, banche comprese. L’esperto analizzerà la situazione tra debiti e averi e proporrà ai creditori il cosiddetto “piano di rientro”: ovviamente non verrà restituita la totalità del debito, ma soltanto quello che il privato può realisticamente permettersi di pagare. La proposta, per andare in porto, deve essere accettata almeno dal 60% dei creditori. E la rinegoziazione del debito più portare a uno “sconto” anche del 50% sul totale del debito.

RINEGOZIAZIONE DEBITO: PERCHÉ CONVIENE - Ai creditori conviene accettare una simile proposta: per gli istituti di credito si tratta di un affare perché, nel caso in cui il cittadino non potesse più pagare il mutuo sulla casa e la banca decidesse di metterla all’asta, guadagnerebbe molto meno del prezzo iniziale per colpa della svalutazione degli immobili causata dalla crisi economica. Anche a Equitalia conviene accettare la rinegoziazione del debito perché, non potendo pignorare una prima casa, in questo modo riuscirebbe a rientrare in possesso di una parte dei soldi. Stesso discorso per le aziende e per i fornitori, che percepiscono dallo stato agevolazioni fiscali per il fatto di aver ricevuto meno entrate di quanto previsto.

RINEGOZIAZIONE DEBITO: LEGGE 3/2012 - La legge salva-suicidi, comunque, resta conosciuta da pochi e non di rado, purtroppo, si sente di persone che compiono un gesto estremo non riuscendo come andare avanti.

10 dic 2014

IN QUANTE CITTA' ACCADE ??


«Perchè la lavavetri si è nascosta?»
Una lettrice: ma la polizia ha tirato dritto

È successo domenica mattina ma questa lettrice ci scrive solo lunedì e ci racconta cosa significa, per lei, sentirsi cittadina. Per lei e i suoi figli.
«I miei figli sono abituati a vederla: appoggia la sua roba sul ciglio della strada, in un pezzo di verde sporco e abbandonato subito dopo il sottopasso, sullo slargo che va verso il centro. Lei ha i capelli lunghi e ogni tanto se li spazzola con noncuranza davanti a tutti e in mezzo alla strada. Poi riprende in mano i suoi attrezzi, la bottiglia di acqua sporca e tenta di lavare i vetri alle macchine che sono ferme al semaforo di via San Bernardino».
Inizia così una lettera arrivata alla mail di redazioneweb@eco.bg.it e oramai parlare dei lavavetri in città è cosa nota, neanche più è una notizia, considerando che sono una consuetudine per Bergamo: sono aumentate le persone che chiedono l’elemosina ai semafori, gli accattoni e venditori abusivi in centro e i lavavetri, quasi sempre rom che si appostano nelle vie in entrata e uscita per Bergamo, strade che dovrebbero essere il nostro biglietto da visita per i tanti turisti e, per quanto riguarda San Bernardino, strada vicinissima all’Università.
Ma la lettera prende un’altra piega e non vuole solo informare della presenza della donna che, abusivamente, lava i vetri: «A un centro punto, domenica mattina, la donna si è nascosta, perchè stava sopraggiungendo una volante della polizia locale di Bergamo: si è messa dietro al muro del ponte della ferrovia, un comportamento ridicolo dato che bastava vedere la sua roba sulla strada per capire che era lì e dubito che i poliziotti non l’avessero notata - continua la lettera -. Poi a un certo punto, mentre ero ferma al semaforo con in auto mia figlia, lei mi ha chiesto, candidamente: “Mamma, perchè la signora dalla gonna lunga si è nascosta?”».
«Allora io gliel’ho spiegata la regola, le ho spiegato della presenza della polizia e di cosa è giusto e sbagliato. L’ho spiegato a una bambina di 5 anni appiccicata con il suo faccino al finestrino. E quando sono arrivata in via Carducci e la volante della polizia locale era ferma accanto a me, non ho potuto no tirare giù il finestrino e dire ai due agenti che quella donna era nascosta e che non era giusto quanto stava accadendo in città: per una questione di decoro e di sicurezza».
Ed ecco cosa succede: «La risposta, sempre davanti a mia figlia, è stata che “la città ne è piena e sì, grazie della segnalazione” - continua la lettera -. A quel punto mi aspettavo che la macchina sarebbe tornata indietro, almeno il gesto di andare a controllare. Ma la vettura ha proseguito il suo viaggio lungo la Briantea e la domanda sapevo che sarebbe arrivata: “Mamma, ma la polizia non fa nulla?”. Sono certa che i due agenti avessero qualcosa di più importante e urgente da fare anche se la sensazione non è stata quella. Io ho fatto il mio dovere di cittadina, non so loro come pubblici ufficiali. E un po’ di amarezza ce l’ho: per mia figlia, più che altro e per il suo senso di sicurezza e fiducia nei confronti della sua città».