31 gen 2021

Sia mai che ci prendano per il kulo ?

 Io penso seriamente che ci stanno prendendo per il kulo.



GLI ULTRA 65ENNI IN ITALIA CON DIAGNOSI DI TUMORE


Nel biennio 2016-2017 sono state raccolte informazioni su un campione, rappresentativo per genere ed età,
di 22.811 persone di 65 anni o più residenti in Italia (non istituzionalizzati, né ospedalizzati o residenti in RSA, RSSA o Case di riposo); di questi 3.019 hanno riferito di aver ricevuto una diagnosi di tumore, pari ad una prevalenza media annua nella popolazione generale di ultra 65enni del 12,8%, che si stima coinvolga circa 1.729mila ultra 65enni (stime in linea con quanto emerge dai dati dei registri tumori).

Quindi abbiamo in Italia :
60 - 64 anni 3.819.054

65 - 69 anni 3.468.709 abitanti
70 - 74 anni 3.215.420
75 - 79 anni 2.712,798
80 - 84 anni 2.162.715
85 - 89 anni 1.367.800
90 - 94 anni 599.445
95 - 99 anni 152.196
oltre 99 anni 14.132

per un totale di 13.693.215 abitanti.

Di questi 1.700.000 sono malati di tumore.


Quanti sono stati i decessi in queste fasce d'età, per concorso covid :

60 - 69 anni - 7.807 decessi = 0,10% della popolazione, dei quali almeno 930.000 hanno in corso una diagnosi di tumore

70 - 79 anni - 20.103 decessi = 0,34% della popolazione, dei quali almeno 760.000 hanno in corso una diagnosi di tumore

80 - 89 anni - 34.162 decessi = 0,97% della popolazione, dei quali almeno 450.000 hanno in corso una diagnosi per tumore

oltre 89 anni - 16.636 decessi = 2,17% della popolazione, dei quali almeno 98.000 hanno in corso una diagnosi per tumore.


In pratica - concretamente - abbiamo avuto 78.708 decessi su una popolazione di 17.512.269 = 0,45% della popolazione.

Però in questa fascia di popolazione abbiamo 2.240.000 malati di tumore.


I decessi nelle altre fasce d'eta - da 0 a 59 anni sono stati 3.613 - TREMILASEICENTOTREDICI -

su 42.304.404 abitanti - che corrispondono allo 0,0085% della popolazione.


MA QUANTI DI QUESTI AVEVANO UN TUMORE IN CORSO ?

27 gen 2021

Dottoressa BOLGAN

 Moltissimo di ciò che ci dicono su virus e vaccini è sbagliato. Il resto è nascosto


La scoperta che il Sars Cov 2 sia un virus batterico ha enormi conseguenze.

Il rischio tra i vaccinati di potenziamento fatale della malattia.

Il fenomeno della vaccino resistenza causa la diffusione di mutanti del virus più pericolosi e contagiosi.

Quale ruolo virtuoso avrebbero avuto gli asintomatici, in condizioni normali,
se non fossero stati messi in quarantena ?

Di tutto questo e di molto altro parliamo con la dott.ssa Loretta Bolgan



Potresti imbatterti in Loretta Bolgan. Se preso da dubbi, perplessità e preoccupazioni - rispetto alla pressante richiesta di adesione alla campagna vaccinale - ti decidi a percorrere la rete in lungo e in largo cercando di saperne di più.

Ti stai chiedendo se sia la cosa giusta da fare, se sia l’unica scelta possibile per te, le persone che ami, per tutti noi.

Chi ha fortuna la incontra e sente e comprende immediatamente che ciò che intuiva seppure oscuramente era più che fondato.

Ascoltandola si percepisce che ciò che la muove è autentico desiderio di avvertire il suo prossimo intorno ai grandi temi della salute.

Del tutto scevra da qualsiasi conflitto di interesse, si capisce facilmente come mai gli organi ufficiali di informazione la evitino scrupolosamente.




In Studi e Salute , il suo sito personale, Loretta si è posta l’obiettivo di rendere disponibile a tutti noi
accanto ad una sezione “Testimonianze” e uno spazio dedicato a “La Forza della Vita”,
“una banca dati in cui raccoglie materiali di carattere scientifico e divulgativo (articoli, dossier, ebook ecc.)
principalmente su due aree tematiche: la salute umana e l’ambiente, con lo scopo di informare e mantenere aggiornato il lettore su temi attuali sempre più complessi, in modo da aiutarlo a discernere in maniera consapevole, per il benessere individuale e collettivo, tra le molteplici possibilità di scelta che il progresso ci offre».

Basta visitare la sezione salute del suo sito per rendersi conto della qualità e quantità di materiali documentali scritti, pubblicati e messi a disposizione gratuitamente di chiunque interessato alla loro consultazione.

Parla di se stessa con estrema sintesi definendosi un consulente scientifico.

Si è laureata in chimica e tecnologie farmaceutiche a Padova, dove ha conseguito il dottorato di ricerca in scienze farmaceutiche.

Durante il dottorato ha lavorato come Research fellow al Massachusetts General Hospital (Boston).

Dopo il suo primo percorso di studi che le ha permesso di acquisire competenze in ambito farmaceutico, della biologia molecolare e cellulare, ha lavorato come ricercatrice industriale nello sviluppo di kit diagnostici di biologia molecolare, e nell’allestimento di dossier di registrazione di farmaci e galenici.

Nel settore dell’industria farmaceutica si è occupata di registrazione e sviluppo di progetti di ricerca in ambito oncologico.

È stata consulente di parte in merito alla legge 210/92, inquinamento ambientale e malattie professionali,
ha partecipato all’ultima Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito nel gruppo vaccini.

Attualmente è consulente per l’Ordine Nazionale dei Biologi per la tossicologia dei farmaci e dei vaccini,
si occupa anche di medicina funzionale, nutrigenomica, terapie nutrizionali.

Da oltre 20 anni, Loretta collabora, quale consulente scientifico, con associazioni no-profit,
movimenti civici e comitati scientifici che hanno come obiettivo la tutela del consumatore,
della salute umana e ambientale e lavorano per la libertà vaccinale e terapeutica e per la salvaguardia dell’ambiente.

Non lasciarti fuorviare dal suo sorriso gentile.

In lei generosità, determinazione, forza, coraggio, competenza si integrano alla perfezione
facendone una combattente per le cause della Vita e le istanze del benessere psicofisico.

Chi ha provato ad esorcizzare la potenza dirompente del suo messaggio nei confronti della narrativa dominante
attaccandola personalmente o sulla base di presunti errori nella presentazione delle evidenze tecnico-scientifiche a supporto delle sue avvertenze ha fatto tutt’altro che una bella figura.

Se la consapevolezza della molteplicità dei suoi interessi e delle sue attività-collaborazioni
(Loretta è protagonista di associazioni dello spessore di Corvelva, Comilva, RinascimentoItalia)
insieme alla consultazione del suo CV permettono di soppesare adeguatamente l’eccelsa qualità della sua formazione e della sua esperienza è solo leggendola e ascoltandola che si può apprezzare il carattere di forte rottura con le spiegazioni circolanti delle verità scientifiche di cui si fa ambasciatrice contro la propaganda dilagante che diffonde e usa la paura del contagio e la concomitante improrogabile necessità, quale unica arma utilizzabile di reclusioni coatte e vaccinazioni di massa.


CV-English-Loretta-Bolgan-2019-1Download 

 

Un virus batterico

La tesi sostenuta dalla Bolgan, sin da luglio scorso, che il virus che provoca il covid fosse un virus batterico,
ha trovato recente conferma nei risultati della ricerca del dott. Carlo Brogna con cui la dott.ssa Bolgan ha attivamente collaborato; primi al mondo a fotografare e guardare in faccia il virus.

La sua natura batterica spiega come mai risultino efficaci contro il virus gli antibiotici, utilizzati tra l’altro da quei medici che hanno individuato sul campo la terapia domiciliare precoce al cui successo, praticamente totale,
nel trattamento tempestivo dei malati covid a casa dei pazienti non hanno fatto seguito la promozione e la diffusione della stessa da parte del governo e del CTS che continuano inspiegabilmente ad ignorarla.

La natura batterica del virus è coerente, inoltre, con la constatazione che gli immuno probiotici siano efficaci nel suo controllo.

A domanda la dott.ssa specifica che la consapevolezza della natura del virus ha grande importanza
per la individuazione della corretta terapia e prevenzione avendo «un impatto notevole in tutte quelle che sono le conoscenze relative alla sua modalità di trasmissione, mettendo in discussione tutta la procedura che è stata messa in opera per il suo contenimento quali le mascherine, il distanziamento ecc. perché presuppongono una diffusione a livello ambientale del virus, che si trova nell’ambiente, diversa da quella prevista avendo questo virus un comportamento più simile a un fago.

I batteri fanno da veicolo al virus facilitando l’infezione delle cellule anche eucariote.

Il virus, è documentato, entra quindi anche nelle cellule epiteliali così come nei macrofagi.

Principalmente però è un virus che infetta i batteri attraverso i quali stimola la grande tempesta di citochine
insieme ad una forte produzione di tossine batteriche responsabili tra l’altro di tutte le manifestazioni neurologiche del covid.

Parlando di un virus che ha caratteristiche più da enterovirus, il contagio avviene per ingestione e non per inalazione; si mette perciò in discussione il fatto che questo sia un virus tipicamente respiratorio cioè che infetta le vie aeree inferiori, quelle polmonari.

Esso infetta naso e gola ma poi viene ingerito, non viene respirato, a meno che non ci sia un’autoinalazione che è quella che succede quando indossiamo la mascherina…

Tutte queste cose, andavano verificate da subito.

Tutte le misure che noi stiamo prendendo sono del tutto inutili nei confronti di un virus come questo
perché non abbiamo ancora capito o non abbiamo voluto capire, quale è la reale via di trasmissione
e come va trattato il paziente da subito, al primo manifestarsi della sintomatologia
.

Questo virus, insiste la dott.ssa Bolgan, colonizza i batteri iniettando al loro interno il suo genoma.

Tende inoltre a integrarsi nel DNA dell’ospite.

Non sappiamo ancora se si integra completamente o parzialmente.

Se si integrasse parzialmente, nel momento in cui viene stimolata la sua produzione non sappiamo se si producono solo parti del virus, non infettive, o se si attivi tutto il virus provocando una ripartenza dell’infezione.

Mi sono arrivate numerose segnalazioni che le persone che si sono vaccinate con l’antinfluenzale
e poi per il covid dopo circa una settimana sviluppano il covid!


I test tampone indicano che c’è una replicazione virale e questo ci dice che il virus si è riattivato.

Per riattivarsi ci sono due modalità.

Nella prima essa è dovuta alla persistenza del virus nelle cellule batteriche (non dannosa – semplicemente viene riattivata la sua presenza a livello dei batteri),

nella seconda la riattivazione avverrebbe proprio perché si sarebbe integrato nel DNA esattamente come fanno i retrovirus (tipico l’esempio dell’herpes che è un retrovirus integrato).

Questo presuppone che l’RNA del virus dev’essere retrotrascritto e integrato.

Tale comportamento è stato dimostrato per questo virus a livello delle cellule; per il momento si è visto che l’integrazione è parziale, tuttavia le evidenze delle persone che si ammalano dopo la vaccinazione mi fanno pensare che il virus si integri completamente.

Il fatto che si produca una cronicizzazione della malattia si è capito già dopo qualche mese perché le persone continuavano a produrre proteine virali anche dopo mesi, cosa che è stata appurata facendo l’analisi delle feci.

Anche qui abbiamo sbagliato.

Il campione più corretto per studiare questo virus sono le feci, non il tampone salivare!
 
 
Quella a cui faceva riferimento prima è il fenomeno della crossreattività tra influenza e covid?

Sì, perché ci sono delle omologie di sequenza tra virus influenzali e covid che condividono proteine assai simili
per cui se si formano degli anticorpi contro il virus dell’influenza, gli stessi anticorpi si legano debolmente al Sars Cov-2.

Il problema è che gli anticorpi che si formano in seguito alla vaccinazione antinfluenzale si legano al covid
ma poiché lo fanno in maniera debole accade che più anticorpi si legano allo stesso virus.

Quando si forma questo complesso formato da più anticorpi col virus, il virus entra nelle cellule attraverso un recettore diverso dall’ACE2.

In questo caso il complesso si serve del recettore Fc-gamma che è presente nelle cellule del sistema immunitario, in particolare nei macrofagi, nei mastociti e in altre cellule di questo tipo.

Quando il virus entra nei macrofagi attraverso questa via, esso blocca la risposta antivirale del macrofago e quindi gli interferoni antivirali, cominciando così a replicarsi in maniera incontrollata all’interno delle cellule del sistema immunitario.

Da qui la stimolazione della produzione di citochine
.

Ecco il meccanismo con cui si innesca la complicanza.

Questo è quello che chiamiamo il potenziamento della malattia che si produce in maniera molto rapida e incontrollata.


Una versione amplificata della recidiva dell’influenza?

Esattamente. Sì, anche con il virus dell’influenza succede la stessa cosa.

Il potenziamento della malattia nel caso dell’influenza è possibile dopo la vaccinazione antinfluenzale.

Soprattutto negli over 65 si manifesta questo fenomeno molto pericoloso.

Teniamo conto, infatti, che soprattutto tra gli anziani la percentuale dei vaccinati che manifestano un potenziamento è alta, aggirandosi intorno al 50%.

La vaccinazione li predispone alla complicazione fatale soprattutto se sono compresenti più patologie.

Di conseguenza il fenomeno del potenziamento è un fenomeno che va evitato cercando di fermare l’infezione nella prima fase, quella virale.

Quando il sistema immunitario non riesce a bloccare il virus nella prima fase può succedere che si inneschi la complicazione, perché nel tentativo di bloccare il virus esso ha tutto il tempo di andare ad infettare le cellule del sistema immunitario ed è questa infezione a provocare la complicazione grave fatale.

Quest’ultima è quindi conseguenza di un potenziamento della malattia che si attiva con gli stessi anticorpi che la persona sta producendo contro il virus perché se c’è una produzione precoce di anticorpi che non sono molto affini ed efficaci per il virus, essi purtroppo sono in grado di legarsi al virus e causare di per sé il potenziamento.

Se la persona avesse anticorpi provenienti dal vaccino antinfluenzale, da un vaccino covid o anche da infezioni covid pregresse essa corre un rischio maggiore di sviluppare il potenziamento, anche da subito.


Dottoressa, se non ho interpretato male, la letteratura scientifica riporta che la sperimentazione di vaccini contro le prime forme di Sars e di Mers, all’inizio del secolo, condotta, in fase preclinica, sugli animali, quando quest’ultimi venivano reinfettati con il virus selvatico, dopo essere stati vaccinati, manifestavano il fenomeno del potenziamento e della complicazione fatale tanto da indurre da causare il blocco della sperimentazione di quei vaccini. È così?

Sì, è proprio così.


Come mai allora è stata ripresa, e proprio sugli umani?

Ho documentato già nel primo libro che ho scritto sui vaccini, questa problematica,  peraltro ben nota, sin dall’inizio, anche alle agenzie regolatorie e ai produttori.

Se si va a leggere quello che ho scritto vi si trova documentato che nella prima riunione con le agenzie regolatorie e i produttori per decidere cosa fare nel pieno della pandemia, che l’argomento centrale a quel tempo era proprio il rischio di potenziamento della malattia.

Ne erano, quindi, perfettamente a conoscenza ma hanno comunque utilizzato la procedura accelerata (fast track) prevista per situazioni di estrema gravità.

Non si sapeva ancora bene che tipo di andamento la pandemia avrebbe manifestato nel corso del tempo,
se sarebbe potuta diventare qualcosa di catastrofico.

Davanti a tale incognita hanno deciso comunque di prendersi il rischio di fare il vaccino sperimentandolo direttamente sull’umano, in parallelo con gli studi preclinici.

Questa scelta in una valutazione beneficio/rischio risulta nettamente sbilanciata verso il rischio.

Negli studi preclinici, che a una occhiata anche superficiale appaiono strutturati nello stesso modo
– io per ora ne ho approfondito solo uno e attualmente sto approfondendo quelli della Pfizer – ,
si può constatare che essi - gli animali - vengono vaccinati per poi infettarli successivamente con il virus contagioso con la stessa sequenza del vaccino e non con virus circolanti.

È evidente che con questa modalità non siamo assolutamente in grado di sapere se il vaccino protegge o meno dall’infezione o se può avere provocare un potenziamento della malattia.

Tutti gli studi sulla SARS sono stati fatti con virus ingegnerizzati, quindi con una sequenza modificata rispetto al virus della SARS originale.

Questo ha permesso di constatare il potenziamento della malattia.

Teniamo conto che in questo caso il potenziamento della malattia non è trascurabile perché impatta gran parte dei vaccinati. 
 
Se si considera ad esempio il caso ben conosciuto del virus sinciziale respiratorio, il relativo vaccino è stato testato sui bambini con problemi di bronchiti, broncheoliti e simili.

Hanno riscontrato che l’80% dei bambini, rispetto ai non vaccinati,
ha sviluppato il potenziamento della malattia e molti di loro sono anche morti
.
 
Il vaccino contro la dengue che ha la stessa problematica è stato ritirato e la ditta produttrice è stata denunciata per non aver preso in considerazione il problema del potenziamento pur conoscendolo con la conseguenza di aver causato la morte di bambini vaccinati.


La precauzione sarebbe stata d’obbligo, soprattutto non è accettabile che sia stata data un’autorizzazione seppure condizionale per un vaccino per il quale non si è escluso, in maniera chiara e definitiva, il rischio di causare il potenziamento.

Grandi riviste, quali Science, Nature e altre, anche recentemente, hanno lamentato il fatto che non ci sono ancora dati su quest’aspetto e ecco, tutto questo è inaccettabile!
 
 
Ho letto, credo sul suo e-book, che gli studi preclinici sugli animali, fatti per gli attuali vaccini covid, sono stati svolti in fretta e furia e in parallelo alla sperimentazione sull’uomo grazie alla concessione della procedura fast track ma su modelli animali che non sviluppano la complicanza del covid con la conseguenza che non è stato possibile verificare se questi vaccini possano o meno causare potenziamento della malattia.

Sì, a breve analizzerò gli studi che la Pfizer ha presentato all’EMA come prova della sicurezza e dell’efficacia di questo vaccino.

Attenzione che i primati non sono la specie animale corretta per testare il vaccino proprio perché non sviluppano la complicazione grave e fatale.

Non possiamo sapere quindi se il vaccino protegge.

La sua funzione sarebbe propriamente quella di evitare che le persone sviluppino questo genere di complicazioni!

Se, infatti, dovessimo proteggere le persone da un semplice raffreddore, è del tutto evidente che del vaccino potremmo farne tutti a meno.


Dagli studi preclinici sappiamo che non è sterilizzante ossia che non impedisce la trasmissione del contagio.

Il vaccinato può comunque prendersi l’infezione e sviluppare la malattia, sintomatica o asintomatica, non sappiamo ma è noto che può infettare gli altri. 
 
L’infezione si contrae perché se la persona dovesse venire a contatto con il virus circolante essa è esposta, a tutti gli effetti, alla stregua di una persona non vaccinata, a contagio e trasmissione del virus.

In definitiva il vaccino non interrompe la catena della trasmissione del virus.


Pensare che c’è chi parla di dare un patentino di immunità a chi si sottopone alla vaccinazione,
un patentino di immunità per un vaccino che non garantisce nessuna immunità…


Il patentino non ha senso a priori.

Non trovo corretta questa strategia in ogni caso.

A mio avviso queste infezioni stagionali hanno modalità di diffusione assai simili.

Come con l’influenza l’unica cosa che possiamo fare è curare a casa la persona sintomatica finché non sta bene; anche nella fase di convalescenza dovrebbe starsene a casa almeno quindici giorni finché non recupera completamente.

Questo andrebbe fatto per qualsiasi tipo di malattia infettiva.

Di solito, invece, quando una persona è influenzata, passati i consueti tre giorni di febbre torna al lavoro
ma il tempo necessario al sistema immunitario di risolvere l’infiammazione e fare i ripari del danno
richiederebbe che la persona se ne stesse a casa tranquilla, a curarsi e a riposare.

È questa la cosiddetta quarantena inversa.

Tengo a casa il malato, lo curo, cerco di isolarlo, mantenendo con lui un contatto minimo indispensabile;

tutti gli altri si lasciano liberi di uscire, soprattutto la fascia maggiore della popolazione che è quella che non manifesta sintomi e se li manifesta sono in ogni caso nella fascia dei sintomi influenzali che si risolvono senza che si abbia la complicazione grave.


Precauzione e monitoraggio stretto degli anziani a rischio che vanno curati, in maniera tempestiva appena si manifestano i primi sintomi.

Prevenzione per tutto il resto della popolazione.

Fare quindi un investimento importante e sostanziale sulla prevenzione e sulla cura della fase influenzale
ed evitare il tracciamento dei positivi a base di tamponi che strategicamente non è così fondamentale, viste oltretutto le problematiche di gestione del poco personale e delle risorse finanziarie di cui disponiamo.

D’altra parte teniamo conto del fatto che ci sono degli studi che ci stanno dando l’informazione
che gli asintomatici, per loro caratteristica, hanno selezionato all’interno del loro organismo, dei virus attenuati.

Gli asintomatici, quindi, selezionano dei mutanti che in realtà non sono in grado di causare la malattia.

Questo il motivo per cui sono asintomatici.

Essi sono potenzialmente infettivi, però infettano a basso grado.

In definitiva è come se fossero dei vaccini naturali perché infettano le persone a basso grado
attraverso virus attenuati in modo naturale attraverso il loro organismo.



Una vaccinazione naturale. Bisognerebbe abbracciarsele queste persone quando si incontrano.

In teoria sì, in teoria sono quelli che fanno finire prima l’epidemia perché permettono la diffusione rapida del virus in forma di mutante non pericoloso diverso da quello che può causare la malattia;
finendo prima la malattia essi impediscono anche la selezione di mutanti più aggressivi e pericolosi.

Hanno quindi varie finalità.

Una parte consistente della letteratura e degli studi che non sono stati fatti a sufficienza per vedere perché l’asintomatico è asintomatico e perché l’asintomatico è tale rispetto a uno che si prende la malattia;
sembra che la ragione stia nei mutanti che si stanno replicando nel loro organismo.

Teniamo conto, infatti, che una persona che ha un sistema immunitario efficace seleziona, tra i vari mutanti che si formano durante la replicazione del virus, quelli che sono meno pericolosi se il sistema immunitario è robusto
perché riesce a eliminare quelli che possono creare un danno all’organismo.

Viceversa quelli che sono attenuati sono quelli che rendono la persona asintomatica.

In chi, invece, ha un sistema immunitario depresso o intossicato dall’uso di troppi farmaci come nel caso degli anziani o delle persone che hanno patologie che causano l’immunodepressione, il virus sfonda una porta aperta, per cui si replica in maniera incontrollata anche con mutanti più pericolosi che si replicano più rapidamente e sono più aggressivi.

Ecco, bisognerebbe, aver studiato con molta più attenzione questi fenomeni.

Si sarebbe potuto capire molto se si fosse fatto un lavoro approfondito sul sequenziamento.

Se avessimo sequenziato fin dall’inizio i virus sia nelle persone che hanno sviluppato la patologia grave fatale
sia in quelli sintomatici che non sviluppano la patologia grave e negli asintomatici forse saremmo riusciti a capire un po’ meglio la dinamica di questa infezione.

Soprattutto bisognava andare a studiare nel dettaglio la diffusione ambientale del virus.

Di recente cominciano a venire fuori studi cinesi molto importanti che ci dicono che il virus si trova nell’acqua, si trova nella verdura annaffiata, si trova nella carne macellata, addirittura nell’acqua dei prodotti congelati!

Questo vuol dire che siamo in presenza di una diffusione ormai capillare che rende del tutto inutile il contenimento attuato attraverso il distanziamento se il virus si trova ormai dappertutto. 
 
 
Quindi gli asintomatici piuttosto che tenerli in quarantena avremmo dovuto lasciarli circolare…
Le chiedo allora pensando all’altra faccia della medaglia se può essere che il vaccino possa contribuire a indurre una selezione di mutanti più contagiosi e più pericolosi


Certo che sì!

Fa vaccino resistenza.

Sì, dobbiamo tener conto che i virus a RNA, a singolo filamento come questi, formano rapidamente mutanti, soprattutto nella parte della Spike ché quella è immunogenica, riuscendo così a sfuggire rapidamente a quello che è l’attacco del sistema immunitario, soprattutto adattativo.

C’è, infatti, un RNA polimerasi RNA dipendente che introduce molti errori nella sua replicazione, formando, quindi, molto rapidamente mutanti con mutazioni che sono presenti in tutti i virus del nuovo mutante, ossia in tutte le copie, al 100%.

Può però formare anche una popolazione di mutanti minori, presenti in una percentuale che varia dal 20 all’80% del mutante maggiore che si chiamano quasispecie.

Quindi accanto al mutante maggiore si hanno anche centinaia di questi mutanti minori, tutti in equilibrio competitivo tra di loro.

Quando si vaccina si producono degli anticorpi specifici per l’antigene vaccinale ma questi anticorpi prodotti attraverso il vaccino non sono in grado di legarsi a tutti i mutanti minori, quindi i mutanti minori che sfuggono dal legame con l’anticorpo vaccinale sono propriamente quelli che si replicano e fanno la resistenza perché godono di un vantaggio selettivo.

Essi vengono quindi selezionati proprio dalla vaccinazione ed ecco la vaccino resistenza!

Ed ecco che la famosa variante di Londra, così come quelle che si sono manifestate in Francia o altrove
potrebbero avere questa origine. Facile presupporre che siano state causate dalla vaccinazione.

Bisognerebbe fare uno studio per vedere se le mutazioni cadono nel sito di legame degli anticorpi vaccinali
perché se così fosse allora è stato effettivamente il vaccino a creare le varianti.

In ogni caso, dal punto di vista della plausibilità biologica è assai probabile che si originino mutanti da vaccino resistenza.

Più vacciniamo la popolazione più rapidamente creiamo vaccino resistenza.
 

Il risultato sarà che invece di avere un effetto gregge

(loro dicono che bisogna vaccinare il 75% della popolazione perché si riesca ad interrompere il contagio) saremo di fronte a un virus che il vaccino non potrà contenere

perché la trasmissione non si interrompe vaccinando e non ha alcun senso parlare di effetto gregge.


Si otterrà viceversa l’effetto contrario, ossia la vaccino resistenza e anche molto rapidamente!
 
 

 

23 gen 2021

La LOMBARDIA ed il potere politico

 E’ incredibile come la Lombardia continui ad essere reputata la regione più infetta d’Italia.

Ogniqualvolta escono sulle tv nazionali i dati giornalieri la nostra regione è sempre al primo posto e il cronista sottolinea come il maggior numero dei contagi si sia registrato in Lombardia.

Ma non ce n’è uno che faccia una semplicissima proporzione con il numero degli abitanti
dimostrando così che i contagiati lombardi non sono certo ai vertici di questa drammatica classifica.

La Lombardia, non dimentichiamo ha 10 milioni di abitanti, un sesto dell’intera nazione.

Ora scopriamo anche che l’indice R con T è tra i più bassi.

Eppure ci hanno spiegato fino a ieri sera che è proprio a causa di questo indice che la regione è ancora in zona rossa con effetti sociali e economici devastanti.



Lo stesso tasso di attualmente positivi sul numero dei residenti dimostra come la Lombardia faccia molto meglio di altri.


Prendiamo la Basilicata, regione da cui proviene il ministro della salute Roberto Speranza (Liberi e Uguali).

L’R con T è a 1,12, terzo posto dopo Molise e Sicilia.


Il tasso di attualmente infetti è pari a 1,27%.

Eppure per ragioni insondabili è in zona gialla, cioè i suoi abitanti hanno ampia libertà d’azione
.


Ora prendiamo la Lombardia: ha un R con T di 0,82.

Meglio fanno solo Veneto 0.81 e Campania 0.76.

Ha un tasso di positivi sul totale dei residenti dello 0.53%.

Eppure è in zona rossa.


Possiamo dire che qualcosa non va per davvero?


Anche il Molise è in zona gialla pur avendo l’ R con T più alto in assoluto 1.38.


Prendiamo la Puglia, regione di Giuseppe Conte e di Francesco Boccia ministro per gli affari regionali.

L’R con T è a 1,08, quinto posto in Italia tra le venti regioni.

Il tasso di positività è il più alto a 1,35%.

Eppure è in zona arancione.




C’è una spiegazione scientifica?

 

 

14 gen 2021

Dr. MARTIN


Il dottor David Martin ieri ha dato al mondo la pistola fumante, in modo che ora possiamo affermare che la salute pubblica in Canada (e in tutto il mondo) è diventata un’arma.

Il dottor David Martin ci ha anche dato la comprensione per aiutare “noi gente” a rivendicare la narrazione :


“Questo è mRNA confezionato in un involucro di grasso che viene consegnato a una cellula.

È un dispositivo medico progettato per stimolare la cellula umana a diventare un creatore di patogeni. Non è un vaccino.

“Vaccino” è in realtà un termine legalmente definito dalla legge sulla salute pubblica;

è un termine legalmente definito secondo gli standard CDC e FDA. [1]


E il vaccino deve specificamente stimolare sia l’immunità all’interno della persona che lo riceve oltre che interrompere la trasmissione.


E questo non è ciò che è.


Loro (Moderna e Pfizer) sono stati abbondantemente chiari nel dire che il filamento di mRNA che sta entrando nella cellula non serve a fermare la trasmissione, è un trattamento.


Ma se fosse raccontato come un trattamento, non otterrebbe l’orecchio comprensivo delle autorità sanitarie pubbliche perché allora la gente direbbe:

Quali altri trattamenti ci sono?


L’uso del termine vaccino è inconcepibile per la sua stessa definizione legale …


Moderna è stata fondata come azienda chemioterapica per il cancro, non come produttore di vaccini per SARSCOV2.


Se dicessimo che daremo alle persone la chemioterapia come profilassi per un cancro che ancora il paziente non ha, verremmo derisi perché è un’idea stupida.



Questo è esattamente quello che è.

Si tratta di un dispositivo meccanico sotto forma di un pacchetto di tecnologia molto piccolo che viene inserito nel sistema umano per attivare la cellula e diventare un sito di produzione di agenti patogeni.


E mi rifiuto di intavolare in qualsiasi conversazione sul fatto che questo sia un vaccino.



L’unico motivo per cui il termine viene utilizzato è abusare del caso Jacobson del 1905 che è stato travisato da quando è stato scritto.

E se fossimo onesti con questo, lo chiameremmo effettivamente per quello che è:

è un dispositivo chimico patogeno che ha lo scopo di scatenare un’azione di produzione di agenti patogeni chimici all’interno di una cellula.

È un dispositivo medico , non un farmaco perché soddisfa la definizione CDRH di dispositivo.

Non è un sistema vivente, non è un sistema biologico, è una tecnologia fisica – capita che abbia le dimensioni di un pacchetto molecolare.


Quindi, dobbiamo essere molto chiari per assicurarci di non innamorarci del loro gioco.

Di conseguenza deve essere chiaro a tutti coloro che ascoltano che non cadremo in questa definizione fallimentare, così come non cadremo nella loro definizione chimica industriale di salute.

Entrambi sono funzionalmente difettosi e sono una violazione implicita del costrutto legale che viene sfruttato.

Mi sento frustrato quando sento attivisti e avvocati dire: “combatteremo il vaccino”.

Se stabilisci che si tratta di un vaccino, hai già perso la battaglia.


Non è un vaccino.

È fatto per farti ammalare.



L’80% delle persone esposte a SARSCOV2 sono portatori asintomatici.

L’80% delle persone a cui viene iniettato questo farmaco sperimenta un evento clinico avverso.


Ti viene iniettata una sostanza chimica per indurre la malattia, non per indurre una risposta immuno-trasmissiva.


In altre parole, niente di questo ti impedirà di trasmettere qualcosa.


Si tratta di farti ammalare e saranno le tue stesse cellule che ti fanno ammalare.


Quando il responsabile della distribuzione delle informazioni è l’industria , perdiamo.

Perché l’unica narrativa è quella che verrà compensata dalle persone che firmano l’assegno.

Questo vale per i nostri politici … e per i nostri media – sono stati pagato –
se segui i soldi ti rendi conto che non c’è nessuna voce non conflittuale su nessuna rete “.


– Dr. David Martin , 5 gennaio 2021,

11 gen 2021

Abbiamo un problema....forse più di uno.

 Mi sembra il caso di riportare integralmente, così ognuno un pensiero proprio se lo fa.

1. Perché non sono una cavia

Il vaccino Comirnaty della Pfizer Biontech, in uso da domenica 27 dicembre 2020 in Italia, ha ricevuto “l’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni”, non è quindi stato ancora approvato definitivamente e al momento mancano molti dati sulla sicurezza e sull’efficacia che, soprattutto sul medio e lungo termine, di fatto verranno ottenuti dopo un largo uso sulla popolazione (come testimonia anche il triangolino nero rovesciato nel bugiardino del vaccino).



Scheda tecnica vaccino Pfizer Comirnaty: https://www.ema.europa.eu/en/documents/product-information/comirnaty-epar-product-information_it.pdf

Indicazioni di MHRA (Medicines & Healthcare products Regulatory Agency) sull’uso del vaccino da parte dei professionisti della salute:
Information for Healthcare Professionals on Pfizer/BioNTech COVID-19 vaccine

Scheda informativa FDA U.S. Food and Drug Administration (per destinatari e assistenti): https://www.fda.gov/media/144414/download

Scheda informativa FDA U.S. Food and Drug Administration per i fornitori di assistenza sanitaria che somministrano il vaccino: https://www.fda.gov/media/144413/download

Link alla lettera di approvazione dell’FDA: EMA raccomanda l’autorizzazione nell’UE del primo vaccino COVID-19

FDA Briefing Document Pfizer-BioNTech COVID-19 Vaccine https://www.fda.gov/media/144245/download

Pfizer COVID-19 Vaccine EUA Letter of Authorization reissued 12-23-20: https://www.fda.gov/media/144412/download

Analisi del CDC – Centers for Disease Control and Prevention: https://www.cdc.gov/vaccines/acip/meetings/downloads/slides-2020-12/slides-12-19/05-COVID-CLARK.pdf

2. Perché potrei comunque ammalarmi

Il vaccino previsto per il Covid 19 non è efficace al 100%.

Pfizer dichiara un’efficacia del vaccino al 95%; tuttavia la stragrande maggioranza dei placebo della sperimentazione non hanno contratto il Covid, così come la stragrande maggioranza dei vaccinati.

La percentuale riportata si riferisce a meno di 200 casi Covid su 36.000.

Rispetto al campione attualmente considerato, la riduzione del rischio di contrarre il Covid, è di meno dell’1%.


Anche in presenza di immunizzazione, ad oggi non si sa quanto duri la copertura,

ed è probabile che sarà richiesta una continua iniezione di altre dosi o di altri vaccini,

aumentando esponenzialmente la possibilità di eventi avversi.




Domande e risposte sul sito AIFA Agenzia Italiana del Farmaco: Domande e risposte su vaccino COVID-19 Comirnaty | Agenzia Italiana del Farmaco

Potrei inoltre ammalarmi di altre malattie, soprattutto a medio lungo termine, di cui non esistono ancora dati osservabili alla luce del periodo di osservazione degli effetti collaterali che attualmente è di 7 giorni (si veda il punto 7).

Scheda tecnica vaccino Pfizer Comirnaty: https://www.ema.europa.eu/en/documents/product-information/comirnaty-epar-product-information_it.pdf

Indicazioni di MHRA (Medicines & Healthcare products Regulatory Agency)
sull’uso del vaccino da parte dei professionisti della salute:
Information for Healthcare Professionals on Pfizer/BioNTech COVID-19 vaccine

3. Perché potrei comunque infettare gli altri

Gli studi a disposizione non hanno ancora chiarito se coloro che vengono vaccinati possano o meno essere contagiosi per gli altri, come confermato dall’Agenzia Italiana del Farmaco – AIFA.


Domande e risposte sul sito AIFA Agenzia Italiana del Farmaco:
Domande e risposte su vaccino COVID-19 Comirnaty | Agenzia Italiana del Farmaco



Il vaccino anti-Covid non fermerà subito la pandemia: cosa ci aspetta.

Gli scenari: https://quifinanza.it/editoriali/video/vaccino-covid-scenari/432498/

Se fosse effettivamente possibile che gli individui vaccinati diffondano il virus, le indicazioni ministeriali che individuano i medici e gli operatori sanitari come i primi da sottoporre alla vaccinazione (Società Italiana Medicina Generale) risulterebbero controproducenti, in quanto si potrebbero creare ulteriori focolai proprio nei luoghi a maggior rischio, quali ospedali e RSA.

SIMG-Cricelli: " E’ necessario che i medici di famiglia siano sottoposti subito alla vaccinazione anti Covid-19". Appello a tutto il personale sanitario per l'adesione in massa al piano vaccinale - SIMG. Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie

9 gen 2021

L I B E R T A'

 La vicenda delle presidenziali negli Stati Uniti è finita come doveva finire:
per l’ultimo atto di Donald Trump da capo della prima potenza mondiale, uno scenario wagneriano da Crepuscolo degli dei.

L’assalto a Capitol Hill, simbolo della democrazia occidentale, è stato un errore e, insieme, una trappola in cui i rozzi sostenitori di “The Donald” si sono cacciati trascinando con loro la reputazione dello stesso Trump.

A dirla tutta, per le modalità con le quali si è svolta l’incursione nell’edificio del Congresso c’è da sospettare che quella follia a qualcuno dei nemici del presidente in carica non dispiacesse affatto,
al punto da auspicarla se non proprio favorirla
.

Perché, decorticando la realtà dal denso strato di demagogia con cui il mondo progressista ha narrato l’accaduto all’opinione pubblica mondiale, le conseguenze concrete del gesto inconsulto sono state un generoso regalo al neoeletto Joe Biden, ai Democratici e ai loro supporter incistati negli interstizi del Deep State (lo Stato profondo dei cosiddetti poteri forti) che è stato il vero nemico politico della presidenza Trump.


Dopo Capitol Hill a Trump e a i suoi sostenitori sarà difficile continuare a battere sul tasto del furto elettorale subìto.

Tuttavia, la farsa dell’assalto al Parlamento, proseguita con la sceneggiata delle anime belle del progressismo sull’insurrezione contro le “sacre” istituzioni democratiche, non sana la faglia che divide l’America in profondità e che riflette la condizione di una crisi identitaria dell’Occidente.

Al netto del folklore dei rivoltosi di Capitol Hill, la piazza che si è radunata a Washington per contestare la proclamazione ufficiale della vittoria di Joe Biden restituisce la fotografia di quel popolo degli abissi (la locuzione è stata coniata dallo storico dell’Economia, Giulio Sapelli) che emerge dalle profondità delle aree marginalizzate delle società capitalistiche, bucando la superficie del conformismo ideologico.

L’obiettivo della protesta, debordata in scimmiottamenti ribellistico-insurrezionali, è di rendere manifesta la rabbia verso un sistema socio-culturale-economico che penalizza gli esclusi dalle dinamiche della globalizzazione inducendo disperazione economica ed esistenziale.

Sbeffeggiare i ruspanti contestatori muniti di elmi con le corna, di pelli di bisonte e di armi, criminalizzarli, insultarli non servirà ad eliminarli.

Il malessere nell’America profonda c’è e non saranno le condanne e le sopracciglia inarcate dei benpensanti ad estirparlo.

È possibile che dopo la follia di ieri l’altro Donald Trump si sia giocato il proprio futuro politico, ma il trumpismo, e tutto ciò che esso ha rappresentato per gli Stati Uniti e per l’Occidente, non è morto.

È un fuoco che coverà sotto la cenere, pronto a ravvivarsi quando la razza padrona progressista,

che oggi si riconosce in Joe Biden e ancor più nella vicepresidente Kamala Harris,

proverà a completare la trasformazione antropologica della società americana,

e di rimando occidentale, iniziata da Barack Obama.



Esploderà quando i “liberal” di Washington e la buona borghesia dell’Upper side della costa atlantica
spalancheranno le porte all’onda, azzeratrice della storia, mossa dalla “Cancel Culture”.

L’incendio propagherà quando nelle scuole e nelle università grandi capolavori della letteratura e dell’arte non potranno più essere letti o studiati perché giudicati razzisti o sessisti.

Com’è accaduto in una High School del Massachusetts dove gli insegnanti, adepti del “Disrupt Texts”,
hanno sentenziato che l’Iliade e l’Odissea dovessero essere espunte dai programmi di studio
essendo stato ritenuto Omero “un bieco razzista e sessista” (la notizia è riportata nell’illuminante articolo di Michele Marsonet, pubblicato su Atlantico, di cui si consiglia la lettura).


Siamo sulla soglia dell’abisso con l’inverarsi nel reale del mondo descritto da Ray Bradbury nel profetico Fahrenheit 451:

chissà che un giorno alcuni di noi, i più tenaci, non saranno costretti a imparare a memoria le grandi opere del passato per poterle salvare dalla furia iconoclasta del politicamente corretto per poi trasmetterle alle future generazioni quando il mondo sarà liberato dalla dittatura del progressismo.


Ciò che di spaventoso si va delineando all’orizzonte della coppia Biden-Harris è l’instaurazione di una democrazia-simulacro, che dell’antica forma di governo mantiene l’involucro esteriore ma ne ha dismesso il contenuto sostanziale, di rappresentazione fedele della sovranità popolare.


La democrazia-simulacro ha un linguaggio universale, il politicamente corretto, al quale non solo gli statunitensi ma tutti gli occidentali dovranno adeguarsi.


Ma cosa accadrà quando in nome dell’ideologia “green”, in tutto l’Occidente verranno bruciati milioni di posti di lavoro?

Cosa accadrà quando il solco che divide le élite dei privilegiati dalle masse dei diseredati diventerà una voragine incolmabile?


La razza padrona di Washington con i suoi referenti europei, anche italiani, punta a disegnare il futuro di una quota d’umanità, cancellandone storia, identità, memoria e riscrivendo i codici di alcuni valori finora ritenuti fondanti.


Come quello assoluto della libertà di espressione.


Nel giorno della bravata dei trumpiani a Capitol Hill, di là dall’infantile sbrego al simbolo della democrazia (costato la vita a quattro manifestanti), il vero atto sostanziale di privazione della libertà l’hanno compiuto i manipolatori del pensiero, che controllano l’immenso mondo dei social, decidendo autoritativamente di oscurare i messaggi del presidente Trump.



A seguito degli incidenti nella capitale, Facebook ha bloccato a tempo indeterminato la pagina di Donald Trump.

Il proprietario Mark Zuckerberg, secondo le ricostruzioni di Axios, avrebbe definito la situazione a Washington un’emergenza.


Domandiamoci allora chi sia più pericoloso per la sopravvivenza dell’idea di libertà:

il rozzo contestatore che si fa fotografare seduto alla scrivania della Speaker alla Camera dei rappresentanti, Nancy Pelosi,

o il titolare di una rete social di dimensioni planetarie che decide insindacabilmente chi debba esprimersi e chi invece debba essere censurato?


Oggi si parla di Stati Uniti e sono tante le anime belle del progressismo nostrano che l’altra notte si sono straccate le vesti per la protesta inscenata a Washington.


Eppure, le medesime anime belle non si preoccupano di ciò che sta accadendo in Italia con un governo minoritario nella volontà popolare che imperterrito continua a tenere in scacco il Paese.


C’è un comun denominatore che connette il progressismo delle due sponde dell’Atlantico:

la pretesa di riconfigurare la democrazia privandola dell’elemento strutturale della volontà popolare.



Nel luglio del 2019, in un’intervista al Financial Times, il leader russo Vladimir Putin parlò apertamente di democrazia liberale finita nel presente contesto storico.


L’asserzione destò l’indignazione dei liberal occidentali,

cioè di quegli stessi che hanno trovato giusto che, negli Stati Uniti,

la prassi elettorale democratica venisse profanata dal ricorso massiccio al voto postale,

tutt’altro che trasparente, nella convinzione che il fine (far fuori politicamente Donald Trump)

giustificasse il mezzo (la truffa elettorale).



Resta da chiedersi chi meglio abbia intonato il De profundis allo spirito autentico della democrazia:

i sovranisti, brutti sporchi e cattivi, o

i progressisti, campioni del Bene e delle buone maniere?


La giornata dell’assalto a Capitol Hill andrà presto in archivio e verrà tirata fuori soltanto per completare l’opera di annientamento del nemico politico Donald Trump.

Ma qualcosa è sfuggito al perfetto quadretto confezionato dalla narrazione liberal:

i rozzi invasori di Capitol Hill un risultato l’hanno ottenuto.



Hanno avuto il loro martire, l’eroina in nome della quale continuare la crociata anti-progressista.


È Ashli Babbit, la donna (disarmata) uccisa da un proiettile al cuore esploso da un agente in servizio al Campidoglio.



La Babbit era nel vivo della protesta perché convinta fan di Donald Trump.

Aveva 35 anni ed era una veterana dell’Us Air Force.

Nelle foto sui social amava apparire con la maglietta del QAnon, la milizia estremista che sostiene teorie complottiste sul ruolo del Deep State nell’affossare la presidenza Trump.


Giusta o sbagliata che fosse la sua idea, quel che certo è che da domani la defunta Babbit

sarà un’icona da portare in battaglia alla testa delle schiere dei “barbari”, visti all’opera ieri l’altro.


E quando un popolo di disperati trova la sua Giovanna d’Arco alla quale votarsi, per i nemici e 

persecutori, di solito, non finisce bene.

A FUTURA MEMORIA

 Il rapporto tra popolo e potere (o poteri) non è mai stato idilliaco,
e storicamente le conflittualità sono sempre state mediate da quelli che oggi definiremmo corpi intermedi, ovvero religioni, tribuni del popolo, mafie, sacerdoti, maghi, sindacalisti…partiti politici.

Va detto che il potere ha sempre cercato di comprare i rappresentanti dei corpi intermedi, quanto meno d’addomesticarli.


Inutile ribadire che la storia dei popoli è diversa, ma presenta comunque similitudini.

Negli ultimi duecento anni le aristocrazie storiche hanno pian pianino ceduto lo scettro a quelle tecnologico-finanziarie.

Il rapporto tra popolo e nuovi padroni del potere è stato comunque calmierato da corpi intermedi
come chiesa, sindacati e partiti politici (negli ultimi settant’anni si sono aggiunte le organizzazioni internazionali).


Ma oggi siamo ad una svolta epocale, ad una resa di conti, tra popolo e potere.


Questo perché il potere non ha più bisogno del popolo, degli esseri umani.



Il potere non ha più bisogno di braccia che lavorino nei campi o nelle fabbriche,

e nemmeno di tanti addetti alle manutenzioni edili ed urbane,

troppi sono anche insegnanti ed impiegati, pericolosi gli autonomi dediti ad artigianato e commercio. 



Questi ultimi rappresentano per il potere l’insidiosa classe che potrebbe azionare l’ascensore  

sociale, tentando la prevaricazione economica nei riguardi del potere consolidato.


Per bloccare ogni tumulto, quindi evitare che vengano insidiati i poteri,

è stato siglato un patto di stabilità tra i gruppi mondiali che detengono il potere.



Il patto tra poteri (amministratori di gruppi finanziari, multinazionali tecnologiche ed industria della sicurezza) prende il nome di “Great Reset”, ed è stato siglato al Forum di Davos circa vent’anni fa, nel 2001: durante quell’appuntamento, dal titolo “Global information technology report”, si definirono a Davos le basi del “Great Reset”.



Il 2 gennaio 2021, Maurizio Blondet ha pubblicato un estratto dell’Economist (settimanale di Sir Evelyn de Rothschild)

in cui si acclarano i postulati di quello storico accordo di Davos:
ovvero

- soppressione della proprietà privata,

- limitazione della mobilità dei popoli,

- limiti al lavoro creativo ed individuale,

- introduzione della moneta elettronica per scongiurare risparmio individuale ed accumulo di danaro fuori dal controllo dei sistemi bancari,

- rafforzamento delle norme di sicurezza al fine di controllare l’agire degli individui.


Norme e metodiche che, i potenti di Davos hanno fatto digerire alle politiche nazionali come antidoto alla distruzione del pianeta.


In pratica la salvaguardia del Pianeta verrebbe garantita con la schiavitù dei popoli.


Nicoletta Forcheri
ha già documentato la mitica riunione di Davos sulla web-tv ByoBlu,
determinando l’ira del conformismo mediatico italiano:

non dimentichiamo che gran parte dei giornalisti italioti gradivano essere ospiti negli alberghi di Davos.



Nel 2016 il piano del Forum di Davos viene illustrato dall’Istituto Mises
: ovvero

diviene di dominio pubblico la volontà del potere di abolire la proprietà privata.


Il titolo di quel rapporto (e programma) è
No privacy, no property: the world in 2030 according to the Wef”.


Quindi entro il 2030 i potenti della terra contano d’aver convinto tutti gli stati del pianeta
ad abolire per legge la proprietà di alloggi e strumenti di produzione.

In questo progetto del potere si rivela provvidenziale la pandemia da Covid,

- che sta di fatto agevolando la criminalizzazione del lavoro umano (valutato come primo fattore d’inquinamento),

- del turismo di massa e

- della socializzazione umana in genere.


La pandemia sta anche favorendo il depauperamento del risparmio individuale di coloro che non sono parte del sistema:

ovvero tutti gli individui che non lavorano per entità statali e multinazionali.


Perché il Great Reset prevede che debbano essere chiuse tutte le attività individuali artigianali e commerciali, e per favorire l’accordo unico tra grande distribuzione e commercio elettronico.


Obiettivo dei signori di Davos è far decollare il reddito universale (la “povertà sostenibile”) entro il secondo trimestre 2021:

sarebbero proprio artigiani e commercianti a dover per primi abbandonare le rispettive attività per piegarsi ad un programma di “povertà sostenibile”.



La pandemia s’è rivelata fondamentale per l’opera di convincimento al non lavoro.


“Oltre la privacy e la proprietà” è una pubblicazione, per il World economic forum, dell’ecoattivista danese Ida Auken
(dal 2011 al 2014 ministro dell’Ambiente della Danimarca, ancora membro del Parlamento danese)
e parla d’un mondo “senza privacy o proprietà”:

immagina un mondo in cui “non possiedo nulla, non ho privacy e la vita non è mai stata migliore”.


L’obiettivo è entro il 2030 (scenario di Ida Auken) che

“lo shopping e il possesso sono diventati obsoleti, perché tutto ciò che una volta era un prodotto ora è un servizio.

In questo suo nuovo mondo idilliaco, le persone hanno libero accesso a mezzi di trasporto,

alloggio, cibo e tutte le cose di cui abbiamo bisogno nella nostra vita quotidiana”.



I poteri si sono inseriti in questi disegni utopici e, per fare propri tutti i beni dei popoli,
hanno elaborato la trappola della “povertà sostenibile”, il reddito di base garantito.


Antony Peter Mueller (professore tedesco di Economia) sottolinea che questo progetto va oltre il comunismo più estremo.


“L’imminente esproprio andrebbe oltre anche la richiesta comunista – nota Mueller –
questa vuole abolire la proprietà privata dei mezzi di produzione, ma lascia spazio ai beni privati.
La proiezione del Wef afferma che anche i beni di consumo non sarebbero più proprietà privata (…)
secondo le proiezioni dei “Global future Councils” del Wef, la proprietà privata e la privacy saranno abolite nel prossimo decennio.
Le persone non possederanno nulla. Le merci sono gratuite o devono essere prestate dallo Stato”.


“La proprietà privata è di ostacolo al capitalismo”, afferma l’Economist nel suo elogio alle politiche del Forum di Davos.


L’Fmi (Fondo monetario internazionale) ha sposato il programma del Forum di Davos,

infatti è partito il programma mondiale di reset del debito:


in cambio gli stati con maggiore debito pubblico sarebbero i primi a dover garantire ai poteri

che i cittadini perdano per sempre la proprietà privata di qualsiasi bene.



E chi gestirebbe i beni confiscati?

Le élite, che pensano di risolvere il problema abolendo mondialmente la proprietà privata,

hanno già predisposto un unico fondo planetario che controlli i diritti sui beni e terreni.


L’idea, davvero utopica, veniva per la prima volta paventata da George Soros nel 1970,

due anni dopo la sua invenzione degli “hedge fund”:

il cosiddetto “sistema finanziario buono” che convinse moltissimi hippie sessantottini a trasformarsi in yuppies finanziari di successo.



Ora che il pianeta è ancor più bruciato dai debiti, gli stessi tentano di reinterpretare Karl Marx e Friedrich Engels, e questa volta lo fanno raccontandoci che c’è in “dispotismo asiatico buono”
e che poggia sull’“assenza della proprietà privata…chiave della pace per i popoli”.


Un particolare, non secondario per noi italiani, è che ai passati Forum di Davos era ospite fisso Gianroberto Casaleggio (fondatore dell’omonima azienda che controlla i 5 Stelle):

ne deriva che, su noi italiani potrebbe abbattersi la sperimentazione d’abolizione della proprietà privata.

Un programma che partirebbe certamente con una modifica costituzionale:

del resto l’Unione europea chiede da almeno un decennio che lo stato ponga limiti alla libertà privata in Italia (circa l’80 per cento dei cittadini italiani vivono in case di proprietà).


Ecco che i pignoramenti europei, che dovrebbero colpire i proprietari anche per minimi importi,

agevolerebbero la transizione delle proprietà italiane verso un fondo immobiliare europeo.


Poi la carestia e la mancanza di danaro che decollerebbero entro luglio 2021 (interruzione programmata delle catene di rifornimento) darebbero alla società la grande instabilità economica utile alla svendita dei beni ai grandi gruppi finanziari:

i “compro casa” (collegati alle grandi finanziarie) stanno affacciandosi al mercato insieme ai “compro oro”.


Di fatto, i potenti della terra stanno riportando l’orologio della storia al tempo di sumeri, babilonesi ed egiziani pre-ellenistici: quindi a prima che il diritto romano desse certezza alla proprietà privata.

Quest’ultima garantiva la libertà dei cittadini, la loro non sudditanza verso un unico padrone,
era meritocratica perché costruita da colui che lavorava e risparmiava.


Ecco perché lo scrivente condivide le parole (e l’appello) di Maurizio Blondet:

“Ciò che viene venduto al pubblico come promessa di uguaglianza e sostenibilità ecologica è in realtà un brutale assalto alla dignità umana e alla libertà”.



Del resto, il discorso di buon anno di Angela Merkel non lascia spazio a fraintendimenti:

la potente tedesca ha detto che necessita colpire giudiziariamente i pensatori complottisti,

istituendo un reato europeo di negazionismo che permetta di punire

chi critica verità processuali, giudiziarie, finanziarie e scientifiche.


La proprietà privata, ed il lavoro libero ed individuale, danno all’uomo libertà e lo sottraggono all’omologazione ordinata dai potenti.


L’Occidente sta accettando supinamente una dittatura
da cui è difficile sortire,
perché sicurezza informatica, forze di polizia (eserciti e security di multinazionali),
magistratura e governi sono illuminati dai potenti di Davos.

Ed i potenti gestiscono il potere come la propria fattoria,
parafrasando il dittatore paraguaiano Alfredo Stroessner:

in Paraguay le forze dell’ordine giuravano fedeltà al potere.


Quest’ultima è consuetudine in tutte le multinazionali, le stesse che oggi stanno subentrando al controllo degli stati democratici.

1 gen 2021

Sarebbe il caso di darsi una SVEGLIATA

 Una delle leggende metropolitane più in voga da sempre vuole che il presidente degli Stati Uniti

 sia l’uomo più potente della Terra.

L’ultimo, Donald Trump, è stato oscurato persino dai social, oltre che dai giornali e dalle televisioni:

derubato della vittoria, attraverso un golpe elettorale di proporzioni orwelliane, viene semplicemente

 “spento” per paura che il popolo americano finisca di rendersi conto, fino in fondo, che la sua

 famosa democrazia è stata sequestrata da una banda di ladri.


Chi sono?

Gli stessi fenomeni che hanno fatto crollare torri, scatenato crisi finanziarie, armato e protetto tagliagole mediorientali.

E infine, architettato il super-golpe mondiale, l’Operazione Covid: il mondo intero, per la prima volta nella storia, ipnotizzato e fatto prigioniero da un virus influenzale altamente contagioso ma dalla letalità bassissima.



Lo show del 2020 ha esibito il potenziale mostruoso del piano, cioè il Grande Reset annunciato a Davos:

economie tradizionali distrutte e Stati indebitati fino all’agonia.


Parola d’ordine, verticalizzare: azzerare l’autonomia del singolo per renderlo insicuro e quindi sottomesso al super - potere, paternalistico e multinazionale.


Il business epocale dei vaccini è solo un effetto collaterale, sia pure di smisurata vastità finanziaria.

Il target siamo noi,

il bersaglio grosso è il declassamento dell’umanità distanziata,

atterrita,

resa docile e ammaestrata da una lunga preparazione,

come quella garantita da rinomati spaventapasseri del calibro di Greta Thunberg.


I grandi burattinai non vengono quasi mai nominati: al massimo si evocano think-tanks, entità paramassoniche e banche d’affari.


I più disattenti si fermano addirittura al livello più basso, quello dei meri esecutori politici (il teatrino italiano),

ignorando che tre soggetti, da soli –

i fondi d’investimento Vanguard,

State Street e

BlackRock, vicendevolmente soci -

detengono quote di controllo dei maggiori gruppi industriali, finanziari e culturali del pianeta, dagli Usa alla Cina passando per l'Europa.



Constatazione che, di per sé, evidenzia l’ingenuità di chi ancora si attarda a pretendere notizie dai giornali e dai telegiornali, controllati dalla Triade e finanziati con la pubblicità di colossi come Big Pharma, anch’essi dominati dalla Triade come anche Big Money, Big Tech e Big Web, le corporazioni che hanno organizzato l’imbroglio (americano, ma in realtà mondiale) per eliminare il loro maggiore avversario, Trump.


Occhi bassi, e faccia nel fango: questo è stato chiesto, ai cittadini, nel 2020.

Ed il peggio è che i cittadini hanno accettato, eccome, di tenere gli occhi bassi e la faccia nel fango.



L’hanno fatto a causa di un virus influenzale: hanno accettato di rinunciare a vivere, non si sa bene fino a quando.

Come polli d’allevamento, ora accettano di farsi somministrare vaccini sperimentali, di cui gli stessi scienziati (quelli non coinvolti nel business) hanno paura.


Occhi bassi e faccia nel fango: in nome dell’ennesima invenzione terroristica, domani 

– dimenticata la libertà –

accetteranno anche di denunciare e isolare i difformi, i dissidenti,

così come già oggi non battono ciglio quando YouTube rimuove i loro video e Facebook cancella i loro post.



Il Grande Reset galoppa grazie a questo:

alla sovrana ignoranza delle pecore,

all’egoismo miope degli imbecilli,

alla vile complicità del gregge che sta andando al macello ma non se ne rende conto.



Emerge la storica propensione dei prigionieri, come quelli della Caverna di Platone:
non detestano i carcerieri, ma i compagni che evadono dal carcere e tentano inutilmente di liberarli.


Faccia nel fango e occhi bassi, le pecore badano a serrare i ranghi.


Per quanto, ancora?

Per quanto tempo ci saranno abbastanza ciechi, in circolazione,

da credere che sia un virus influenzale a minacciare la nostra sicurezza,

e abbastanza folli da pensare che la stessa sicurezza sia barattabile con la cessione della libertà?



La democrazia non ha nemmeno due secoli di vita: non è la regola, è un incidente della storia.


L’Operazione Covid, da cui il Grande Reset, è la restaurazione:

l’obiettivo è riportare indietro le lancette della storia,

costringendoci gradualmente a subire lo stile di vita imposto dalla Cina:


occhi bassi, e faccia nel fango.


Distanziamento,

mascherine,

coprifuoco:

niente sarà più come prima, gongolano i burattinai della Triade.


Già pregustano l’obbligo vaccinale,

il pass sanitario (zootecnico) per “proteggere” il gregge,

sottomettendolo definitivamente, in balia di un ricatto perpetuo dai risvolti inquietanti anche sul piano sanitario.


La vera, cattiva notizia è la seguente: milioni di individui non l’hanno ancora compreso, a quanto pare.


Letteralmente: non sanno in che mondo vivono.


Non capiscono, non vedono chi prende le grandi decisioni, lassù, e in base a quale logica.


I più sprovveduti, addirittura, sembrano proprio irrecuperabili: credono che i governi stiano facendo del loro meglio per tutelare i cittadini.




Questa è la parte peggiore, a livello umano, dell’orrenda eredità del 2020:

la scoperta di non poter più contare su una vasta fascia di popolazione.

Persone per bene, abituate a lavorare, socialmente corrette e disciplinate, ma completamente cieche. 


Non ci saranno parole in grado di aprire loro gli occhi: ancora, preferiranno tenere lo sguardo basso

 e la faccia nel fango. Pecore


Proprio quel fango – destinato a salire, di giorno in giorno, con la vera catastrofe in arrivo (quella economica) – attiverà il risveglio di milioni di ritardatari.


Chissà, forse smetteranno di votare per i soliti ladruncoli e i soliti pagliacci.

A milioni hanno già smesso di leggere i giornali, di ascoltare i telepredicatori della nuova religione.

Le avanguardie sono in movimento: in massa stanno abbandonando i vecchi social, dominati dalla Triade, per passare a nuove piattaforme.


Sembra che il 2021 abbia a che fare con una svolta precisa del destino:

abbandonare la psicologia dell’odio,

smettere di dare importanza al piccolo nemico di turno,

prendere coscienza della propria sovranità di cittadini.

E accettare la propria pienezza di esseri umani, non destinati a viver come bruti.


Virtute e canoscenza: verità, finalmente.

Nel 2020, la morte civile ha raggiunto il suo apice, l’apoteosi della menzogna (sanitaria, mediatica, elettorale).

Il 2021 è già un’alba, per milioni di individui.

La ferocia del 2020 non ammette esitazioni: o di qua, o di là.

Vita o morte, civiltà o barbarie: uomini o topi, per dirla con Steinbeck.


Che posto potrebbe esserci, nel futuro, per chi accettasse di tenere ancora gli occhi bassi e la faccia nel fango?


Non sarebbe un futuro dignitoso: niente di desiderabile.


“Io resto a casa”, belavano le pecore, sicure che il demonio sarebbe sparito da solo in 40 giorni, come promesso dal governo.

Tra poco i giorni saranno 400, e il demonio – tu guarda, che caso – è ancora in circolazione.



Lui non ci resta, a casa: vuole che siano le pecore, a essere rinchiuse.

Ma la grande evasione, a quanto pare, è cominciata.

Sarà dura, dicono i bene informati: ci sarà da combattere, per la libertà.


Ma lo spietato 2020 ha regalato questa terribile certezza:

faccia nel fango e occhi bassi non sono vita, sono soltanto il coma farmacologico del post-umano che qualcuno sogna.


“Ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”: così Montale definì il perimetro della dittatura.



Ce lo ha spiegato benissimo, il 2020, quello che non siamo e quello che non vogliamo diventare.

In questo, è stato un maestro formidabile: un dimostratore eccezionale, a partire dall’infame gestione italiana dell’emergenza, che nei paesi industriali vanta il bilancio peggiore, di gran lunga, in termini di vittime e tracolli economici.


L’umanità è di fronte a un bivio drammatico, e a un’accelerazione altrettanto traumatica.

L’impensabile è avvenuto in pochi mesi, e sta continuando ad accadere.


La cronaca ci prende a schiaffi: e nel 2021 ci costringerà a tenere alta la testa, lontano dal fango.


SVEGLIA