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15 set 2015

BUFFONI

Ogni anno verso l’autunno la Consip – società controllata dal ministero del Tesoro che si occupa degli acquisti del settore pubblico – scopre di quante macchine di servizio a noleggio (senza conducente) ha bisogno la Pubblica amministrazione e poi organizza l’asta.
La richiesta per quest’anno è aumentata perché il governo renziano, per dar seguito ai propositi mediatici del Capo, ha tagliato senza criterio e ha bloccato gli acquisti, tranne che per la sicurezza (volanti della polizia) e la sanità (le ambulanze degli ospedali).

Più Palazzo Chigi taglia, o simula il taglio, più s’impenna la quota di macchine a noleggio.
È come il gioco delle tre carte.

Con le concessionarie che vincono la gara, Consip stipula una convenzione della durata di 12 mesi e fissa il limite di spesa (per il 2015, appunto, sono 106 milioni di euro), poi ciascuna amministrazione – inclusa quella centrale, cioè ministeri e governo – riceve l’auto che preferisce per un paio di anni o al massimo tre: modello utilitaria a benzina, berlina di media cilindrata a diesel oppure monovolume a metano o anche elettrica.

Consip prevede un esborso per il 2015 di 106 milioni, somma (esclusa Iva) che va ridotta di un 10-15 per cento se l’asta viene aggiudicata con un buon ribasso.
Rispetto al 2013 (gestione condivisa Monti-Letta), Consip pagherà 26 milioni in più – da 80,3 a 106 milioni – per quasi duemila vetture in più (5.900 anziché 4.075).

8 set 2015

SIRIA al bivio

Il 5 settembre il segretario di stato americano John Kerry ha telefonato al ministro degli esteri russo Sergei Lavrov, avvertendolo di non intensificare il sostegno militare al governo siriano.

Kerry ci è andato giù pesante, dicendo a Lavrov che le azioni della Russia potrebbero “portare alla perdita di altre vite innocenti, all’incremento dei flussi migratori e al rischio di uno scontro con la coalizione che lotta contro lo Stato islamico in Siria”.

Finora Mosca si è limitata a inviare in Siria una squadra militare di quelle che solitamente vengono dislocate per preparare l’arrivo di un contingente molto più grande. Ha anche mandato un centro di controllo del traffico aereo e alcune unità abitative per il proprio personale presso una base aerea siriana.
 
Questo significa probabilmente che i russi si stanno preparando a intervenire per salvare il presidente Bashar al Assad. Nei quattro anni di guerra civile in Siria, il Cremlino ha fornito ad Assad sostegno diplomatico, aiuti economici e armi, ma questo non è più sufficiente. Ci vorrà almeno una rapida consegna di armi pesanti, e forse anche l’intervento dell’aviazione russa in sostegno all’esausto esercito siriano.

Ne hanno davvero bisogno.

Da maggio, quando i jihadisti del gruppo Stato islamico hanno conquistato Palmira nel centro della Siria, hanno continuato ad avanzare verso ovest a partire dalla loro nuova base.
Un mese fa hanno conquistato la città a maggioranza cristiana di Al Qaratayn, a nordest di Damasco (i cui abitanti, naturalmente, sono fuggiti). E ora le truppe dello Stato islamico sono a trenta chilometri dalla M5, l’autostrada che collega Damasco con le altre parti della Siria che sono ancora sotto il controllo del governo.

Tra l’altro, se i jihadisti hanno conquistato Palmira è perché la “coalizione contro lo Stato islamico” (in pratica l’aviazione statunitense) non ha lanciato neanche una bomba per difenderla. Ha effettuato almeno mille missioni per difendere Kobane, la città curda al confine con la Turchia assediata dai combattenti del gruppo Stato islamico, perché i curdi erano alleati di Washington.

Palmira invece era difesa dai soldati di Assad, e quindi gli Stati Uniti hanno lasciato che lo Stato islamico se ne impadronisse.
Si può facilmente immaginare l’orrore di Kerry (e di Obama) all’idea che difendendo Palmira dessero l’impressione di star proteggendo il brutale regime di Assad.

Ma se le truppe dello Stato islamico riusciranno a tagliare l’M5, questo sarà visto come un segno dell’imminente sconfitta del governo.
A quel punto quasi la metà delle persone che ancora vivono in territori controllati dal regime di Damasco (circa 17 milioni di persone) potrebbero farsi prendere dal panico e cercare di lasciare il paese. Tra questi ci sarebbero naturalmente le minoranze religiose (cristiani, alawiti e drusi): cinque milioni di persone che hanno buone ragioni di temere di essere massacrate, stuprate o ridotte in schiavitù dai jihadisti. Anche i milioni di musulmani sunniti che hanno servito il governo e l’esercito sarebbero in pericolo.

Quindi altri quattro o cinque milioni di profughi potrebbero riversarsi fuori dai confini della Siria, aggiungendosi ai quattro milioni che lo hanno già fatto.

Quel che si lascerebbero alle spalle sarebbe una Siria interamente controllata dai jihadisti. A quel punto resterebbe solo da vedere se questi seguiranno la strada dei profughi, attaccando il Libano e la Giordania, o se cominceranno a combattersi tra loro. Tutti e tre i principali gruppi islamisti – lo Stato islamico (non più sostenuto da Turchia e Arabia Saudita), il Fronte al nusra e Ahrar al-Sham (che invece lo sono ancora) – sono praticamente identici per quanto riguarda l’ideologia e gli obiettivi finali. Hanno tuttavia alcune differenze tattiche: lo scorso anno lo Stato islamico e il Fronte al nusra hanno avuto una disputa territoriale piuttosto seria, che forse potrebbe tenerli impegnati.

Ma anche se così fosse, la Siria sarebbe perduta.

È questo il rischio che i russi vedono all’orizzonte ed è per questo che forse sono decisi a combattere.

Il 4 settembre, quando gli è stato chiesto se volesse farsi coinvolgere direttamente nel conflitto siriano, il presidente russo Vladimir Putin si è limitato a dire che la domanda era “prematura”. Nessuno ama Assad, neanche i russi, ma è il male minore tra le possibilità che ancora rimangono. Per essere precisi, è l’unica alternativa che rimane alla vittoria dei jihadisti.

La maggior parte dei ribelli “moderati” hanno smesso di combattere o sono fuggiti all’estero, incapaci di competere con i jihadisti per potenza di fuoco, risorse e atrocità. L’idea che gli Stati Uniti possano creare una “terza forza” moderata capace di sconfiggere sia i jihadisti sia Assad è un’illusione che serve solo a salvare la faccia.

Mosca ha usato la diplomazia per salvare l’amministrazione Obama da se stessa due anni fa, quando Washington era pronta a bombardare l’esercito di Assad per rispondere alle accuse (forse non vere) secondo cui questo aveva usato gas contro i civili.

Ma stavolta l’unico modo in cui la Russia può evitare il disastro è mettere in campo le proprie forze aeree, e forse anche quelle di terra.

Se lo farà, la domanda principale sarà se gli Stati Uniti lasceranno che sia la Russia a svolgere un compito che per loro è troppo spinoso o se invece cederanno alle rimostranze degli alleati turchi e sauditi, opponendosi all’intervento russo.

Dal momento che gli Stati Uniti non hanno una loro strategia coerente, è impossibile prevedere come reagiranno.

Nonostante le sbruffonate di Kerry, neanche a Washington sanno ancora cosa fare.
(Traduzione di Federico Ferrone)


Morale della favola ? Che idioti questi americani .......o forse no ? Petrolio ? Gas ? Armi ? Ricostruzione ? Erba ? 

4 mag 2015

Come non condividere ?

Riporto questo articolo di Magdi Allam


Venerdì primo maggio a Milano nello scontro con i cosiddetti «antagonisti» si è registrata la convergenza e si è toccato con mano il fallimento della medesima strategia adottata, a partire dagli anni Settanta, dai governi italiani con la criminalità organizzata e il terrorismo di matrice interna e straniera.
La sintesi di questa comune strategia è di pervenire, costi quel che costi, a un accordo sottobanco con il nemico dichiarato dello Stato incentrato su questo baratto: «Io Stato ti garantisco un margine di legittimità informale e persino di operatività sostanziale che consenta a te, nemico dello Stato, di attuare almeno parzialmente gli obiettivi che corrispondono alla tua ragion d'essere. Tu nemico dello Stato mi garantisci che non attenterai agli obiettivi vitali dello Stato, non concepirai il territorio nazionale come campo di battaglia contro l'Italia o di regolamento di conti contro fazioni avverse alla tua area di appartenenza».
In definitiva i governi hanno delegato principalmente ai Servizi segreti, che istituzionalmente sono preposti alle operazioni clandestine, e alla Digos che è l'apparato di Polizia radicato sul territorio e infiltrato negli ambienti più pericolosi per la sicurezza nazionale, il compito di trattare, definire e far rispettare dei singolari patti di convivenza contronatura tra nemici all'interno di una casa comune, che è la nostra Italia. Apparentemente lo Stato, quale padrone di casa, ha il coltello dalla parte del manico. Di fatto i risultati confermano che a beneficiare di questa strategia del «vivi e lascia vivere», sono stati principalmente i nemici dello Stato.
Se per il ministro degli Interni Alfano, secondo una dichiarazione resa ieri, l'intervento delle forze dell'ordine a Milano è da considerarsi un successo perché «ha evitato il peggio», in quanto «la giornata inaugurale dell'Expo non è stata macchiata dal sangue né dei manifestanti né delle forze dell'ordine», ebbene sorgono più di un dubbio.
Innanzitutto, come potrebbe sentirsi tranquillo Alfano con circa un migliaio di terroristi urbani (è il termine più corretto rispetto a «teppistelli figli di papà», «farabutti col cappuccio», «imbecilli violenti», considerando l'armamentario da guerriglia urbana, l'organizzazione militarizzata e il livello della devastazione prodotta), provenienti da vari Paesi europei che si sono infiltrati in Italia e che potrebbero rimettere a ferro e fuoco Milano durante i prossimi sei mesi di durata dell'Expo?
In secondo luogo come può Alfano cantare vittoria quando il centro di Milano è stato trasformato in un campo di battaglia con le strade deserte avvolte dal fumo delle molotov e dal fumo dei lacrimogeni, con decine di auto incendiate, banche, negozi ed edifici danneggiati, fioriere divelte e cassonetti dati alle fiamme?
È possibile che Alfano ostenti una certa tranquillità perché si sarebbe arrivati a un accordo con i terroristi urbani, del tipo: «Vi abbiamo lasciato sfogare, avete avuto modo di mostrare al grande pubblico le ragioni per cui scegliete di protestare violentemente, ora però tornate a rispettare i patti». In cosa concretamente consistono questi patti? Vi siete mai chiesti come sia possibile che questi terroristi urbani, indicati come «centri sociali», «black bloc» «anarchici» o «cani sciolti», dispongano all'interno delle nostre città di sedi il cui affitto e le varie utenze vengono pagate dalle istituzioni dello Stato che loro combattono come il nemico? Vi siete mai chiesti come sia possibile che le leggi dello Stato tutelino più questi nemici dello Stato rispetto alle forze dell'ordine che rischiano la vita per difendere lo Stato?
Ebbene ciò prefigura un patto simile a quello stipulato con i terroristi palestinesi dell'Olp in base al quale l'Italia chiuse un occhio per consentire loro di far transitare armi e denaro sporco, ottenendo in cambio la preservazione del suolo nazionale dagli attentati terroristici, anche se fummo comunque colpiti dal gruppo di Abu Nidal che era nemico di Arafat. Oggi l'Italia si è alleata con i Fratelli musulmani, che offrono la loro collaborazione per scovare i terroristi islamici di Al Qaida o dell'Isis, ottenendo in cambio la legittimazione ufficiale e il controllo delle moschee su cui fondano l'islamizzazione dell'Occidente.
Sia con i terroristi urbani sia con i terroristi islamici l'Italia opera con una visuale miope: la parola d'ordine è evitare che mettano la bomba oggi, mentre ciò che potrebbe accadere domani non è affare mio; quindi è opportuno cercare di andare d'accordo con tutti e non inimicarsi nessuno. Un tribunale della storia lo condannerebbe come «alto tradimento». Preferiamo essere ricordati come le vittime sacrificali di questi patti suicidi con il nemico o assumere da subito da protagonisti l'iniziativa di assicurare anche ai nostri figli e nipoti il diritto a vivere con dignità e libertà dentro casa nostra?

3 apr 2015

REATI DEPENALIZZATI

Questo è un elenco preciso dei reati per i quali viene lasciata alla discrezionalità del Giudice il procedere o meno contro il reato commesso.

Grazie governo renzi. Grazie. Ci voleva proprio. Così i malfattori sapranno che questo è il paese dei bengodi.

Quali sono i reati che non prevederanno il carcere
– Abbandono di persone minori o incapaci – art.591 c.p. co.1
– Abusivo esercizio di una professione – art 348
– Abuso dei mezzi di correzione o di disciplina – art.571 c.p.
– Abuso d’ufficio – art.323 c.p.
– Accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico – art.615 ter
– Arbitraria invasione e occupazione di aziende agricole o industriali. Sabotaggio – art.508 c.p.
- Adulterazione o contraffazione di cose in danno della pubblica salute – art.441 c.p.
– Appropriazione indebita – art.646 c.p.
– Arresto illegale – art.606 c.p.
– Assistenza agli associati (anche mafiosi) – art.418 co.1 c.p.
– Attentato a impianti di pubblica utilità – art.420 c.p.
– Attentati alla sicurezza dei trasporti – art.432 c.p.
– Atti osceni – art.527 c.p.
– Atti persecutori (stalking) – art.612 bis co.1
– Commercio o somministrazione di medicinali guasti – art.443 c.p.
– Commercio di sostanze alimentari nocive – art.444 c.p.
– Contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari – art.517 quater
– Corruzione di minorenne – art.609 quinquies co.1 c.p.
– Crollo di costruzioni o altri disastri dolosi – art.434 co.1 c.p.
– Corruzione – art-318 c.p.
– Danneggiamento – art.635 c.p.
– Danneggiamento a seguito d’incendio – art.423 c.p.
– Danneggiamento seguito da inondazione,frana valanga – art.427 co.1 c.p.
– Danneggiamento di informazioni e programmi informatici – art.635 bis c.p.
– Danneggiamento di sistemi informatici o telematici – art.635 quater c.p.
– Detenzione di materiale pornografico – art.600 quater c.p.
– Deviazione di acque e modifiche dello stato dei luoghi – art.632 c.p.
– Diffamazione – art. 595 c.p.
– Divieto di combattimento tra animali – art.544 quinquies
– Esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza – artt.392-393 c.p.
– Evasione – art 385 c.p.
– Fabbricazione o detenzione di materie esplodenti – art.435 c.p.
– False informazioni al P.M. – art.371 bis
– Falsità materiale del P.U. – art.477 c.p.
– Favoreggiamento personale – art-378 c.p.
– Favoreggiamento reale art.379 c.p.
– Frode informatica – art.640ter co.1-2 c.p.
– Frode in emigrazione art.645 c.p.co.1
– Frode nelle pubbliche forniture – art.356
– Frode processuale – art.374 c.p.
– Frodi contro le industrie nazionali – art.514 c.p.
– Frode nell’esercizio del commercio – art.515 c.p.
– Furto – art.624 c.p.
– Gioco d’azzardo – art.718-719 c.p.
– Impiego dei minori nell’accattonaggio – art.600 octies c.p.
– Incesto – art.564 1 co. C.p.
– Inadempimento di contratti di pubbliche forniture art.355 c.p.
– Indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato – art 316 ter
– Ingiuria – art.594 c.p.
– Ingresso abusivo nel fondo altrui – art.637 c.p.
– Insolvenza fraudolenta – art.641 c.p.
– Interferenze illecite nella vita privata – art. 615 bis
– Interruzione di pubblico servizio – art.331 c.p.
– Intralcio alla giustizia – art.377 c.p.
– Introduzione nello Stato e commercio di prodotti falsi – art.474 c.p.
– Introduzione o abbandono di animali nel fondo altrui – art.636 c.p.
– Invasione di terreni o edifici – art.633 c.p.
– Istigazione a delinquere – art.414 c.p.
– Istigazione a disobbedire alle leggi – art.415 c.p.
– Lesione personale – art.582 c.p.
– Lesioni personali colpose art.590 c.p.
– Maltrattamento di animali – art.544 ter
– Malversazione a danno dei privati – art.315 c.p.
– Malversazione a danno dello Stato – art.316 bis
– Mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice – art.388 c.p.
– Manovre speculative su merci – art.501 bis c.p.
– Millantato credito – art.346 c.p.
– Minaccia – art. 612 c.p.
– Occultamento di cadavere – art.412 c.p.
– Oltraggio a P.U. – art.341 bis
– Oltraggio a un magistrato in udienza art.343 c.p.
– Omessa denuncia di reato da parte del P.U. – art.361
– Omicidio colposo – art.589 c.p. co.1
– Omissione di referto – art.365 c.p.
– Omissione di soccorso – art. 593 c.p.
– Patrocinio o consulenza infedele – art.380 c.p.
– Peculato mediante profitto dell’errore altrui – art.316 c.p.
– Percosse – art. 581 c.p.
– Possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi – art.497 bis co.1.
– Procurata evasione – art.386 co.1
– Procurata inosservanza di pena – art.390 c.p.
– Resistenza a P.U. – art. 337 c.p.
– Rialzo e ribasso fraudolento di prezzi sul pubblico mercato o nelle borse di commercio – art.501 c.p.
– Rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro – art.437 c.p.
– Rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio – art.326 c.p.
– Rivelazione di segreti inerenti ad un procedimento penale – art.379 bis
– Rifiuto di atti d’ufficio. Omissione – art.328 c.p.
– Rissa – art.588 c.p.
– Simulazione di reato – art.367 c.p.
– Sostituzione di persona – art.494 c.p.
– Sottrazione o danneggiamento di cose sottoposte a sequestro – art.334 c.p.
– Sottrazione di persone incapaci – art.574 c.p.
– Sottrazione e trattenimento di minori all’estero – art.574 bis
– Stato d’incapacità procurato mediante violenza – art. 613 c.p.
– Traffico d’influenze illecite – art.346 bis
– Truffa – art.640 c.p.
– Turbata libertà degli incanti – art.353
– Turbativa violenta del possesso di cose immobili – art.634 c.p.
– Usurpazione di funzioni pubbliche – art.347
– Uccisione di animali – art.544 bis
– Uccisione o danneggiamento di animali altrui – art.638 c.p.
– Vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine – art.516 c.p.
– Vilipendio delle tombe – art.408
– Vilipendio di cadavere – art.410 co.1
– Violazione, sottrazione e soppressione di corrispondenza – art 616 c.p.
– Violazione di domicilio art.614 c.p.
– Violazione di domicilio commessa dal P.U. – art. 615 c.p.
– Violazione di sepolcro – art.407 c.p.
– Violazione di sigilli art.349
– Violazione degli obblighi di assistenza familiare – art.570 c.p.
– Violenza o minaccia a P.U. art.336 c.p.
– Violenza privata – art.610 c.p.
– Violenza o minaccia per costringere taluno a commettere un reato – art.611 c.p.

31 mar 2015

APRITE GLI OCCHI

Proprio vero.
Questo è uno dei peggiori incantatori e ciarlatani che abbiamo avuto nella storia d'Italia.....e purtroppo tanta gente ci casca. Se condividete, passate parola.

Ieri il governo Renzi ha improvvisamente rialzato la testa, urlando ai quattro venti i risultati incoraggianti dell’aumento dei contratti a tempo indeterminato.


Dopo un anno di indicatori puntualmente negativi, i primi dati sulle assunzioni nel 2015 sono stati annunciati con l’anticipo delle grandi occasioni, prima da parte del premier stesso che ha raccontato come il ministro Poletti avesse in mano dei numeri “a due cifre” poi, infine, dallo stesso ministero del Lavoro che li ha diffusi orgogliosamente.


Questo, in sostanza, l’esito del monitoraggio operato dallo stesso ministero del Welfare: nel primo bimestre del nuovo anno, i contratti a tempo indeterminato sono cresciuti del 38,5% rispetto allo stesso periodo del 2014, con un incremento di oltre 70mila assunzioni in complesso.


Un risultato, ovviamente, salutato con entusiasmo dal presidente del Consiglio. “L’Italia riparte”, ha sentenziato Matteo Renzi, mentre, dalla maggioranza, si sperticavano le lodi della politica economica dell’esecutivo.

Ma una cosa dev’essere chiara fin da subito: i numeri che oggi l’esecutivo sventola con tanta soddisfazione non hanno niente a che fare con la riforma del lavoro. O, forse, dipendono proprio dal suo arrivo, non già come incentivo, ma come deterrente: ecco perché.


Innanzitutto, è da sottolineare il valore aggiunto degli sgravi contenuti nella recente legge di stabilità, che ha ridotto sensibilmente i contributi Inps ai datori di lavoro che sottoscrivono nuovi contratti a tempo indeterminato, insieme a una parallela riduzione del fardello Irap.
Insomma, un’occasione molto ghiotta che, giustamente, le imprese hanno prontamente colto non appena i fondi sono stati sbloccati.


Ma d’altro canto, persiste un’ulteriore ragione alla base dell’impennata così decisa delle assunzioni.

E non rientra nei casi dell’economia che riparte, o della crisi ormai alle spalle, tutte frasi che spesso, purtroppo, abbiamo sentito a sproposito.


Siccome i dati diffusi dal ministero del Lavoro si riferiscono ai mesi di gennaio e febbraio, non bisogna ignorare come la nuova tipologia dei contratti a tutele crescenti, contenuta nel decreti attuativi del Jobs Act sia entrata in vigore, guarda caso, proprio dal 7 marzo.

Tutti i rapporti di lavoro a tempo indeterminato sottoscritti da quel giorno, non godonoo più della corazza contro il licenziamento senza giusta causa prima costituita dall’articolo 18.


Ecco, dunque, che i numeri tanto osannati dal governo assumono dunque una luce completamente diversa: anziché segnale incoraggiante per il recupero della ricchezza e l’occupazione, potrebbe essere il frutto di un comportamento difensivo attuato dai lavoratori, per tutelarsi di fronte all’imminente riforma dei contratti, magari accettando condizioni più sfavorevoli pur di non rimetterci anche nella protezione del proprio posto di lavoro.

La risposta definitiva la conosceremo solo tra qualche mese, quando saranno diffusi i dati relativi al rodaggio dei nuovi regimi contrattuali, scaturiti dal tanto contestato Jobs Act.



E chissà che non finiremo per imbatterci in una scoperta davvero inattesa: di questa riforma potevamo tranquillamente farne a meno.

21 mar 2015

QUOZIENTE ZERO

Questa non mi è mai piaciuta.......

Recentemente il Washington Times ha ricostruito, attraverso documenti segreti ritrovati a Tripoli dopo la caduta di Gheddafi, l’operazione di manipolazione orchestrata da Hillary Clinton (allora Segretario di Stato americano), per legittimare l’intervento militare Usa in Libia.

I documenti sono una serie di telefonate registrate (e confermate dai diretti interessati), intercorse tra alti ufficiali del Pentagono, un membro democratico del Congresso americano e Saif Gheddafi, figlio del Colonnello, nei giorni cruciali della guerra.

Dai documenti appaiono con chiarezza 4 livelli d’irresponsabilità e approssimazione con cui Washington si è rapportata alla crisi libica:

1) il Pentagono agiva indipendentemente dal Dipartimento di Stato, per evitare una guerra che (incredibilmente) erano i militari a non volere e i politici ad imporre.

2) la Cia non aveva la minima idea di cosa stesse realmente accadendo sul terreno, all’interno della guerra civile.

3) il Dipartimento di Stato (cioè la Clinton) non aveva istituito alcun canale diretto di gestione crisi con il regime libico (che, al contrario, aveva il Pentagono), né aveva conoscenza di chi fossero realmente i “ribelli anti-Gheddafi” e di quanti jihadisti e islamisti vi erano al loro interno.

4) La Clinton manipolò le informazioni su un presunto genocidio in atto da parte del governo libico; genocidio smentito dal Pentagono e dalle organizzazioni umanitarie operanti in Libia.

Sarah Leah Whitson, direttore esecutivo del Medio Oriente per Human Rights Watch ha confermato al Washington Times che vi erano state atrocità ma “nulla che potesse far pensare ad un genocidio imminente”. Amnesty International, in un report del settembre 2011, svelò che i crimini erano compiuti anche dai ribelli (torture, esecuzioni sommarie di civili e rapimenti di lavoratori stranieri).

GENERALI “PACIFISTI” E POLITICI GUERRAFONDAI
Come scrivemmo già nel 2011, Hillary Clinton forzò le informazioni, inaugurando la teoria della guerra umanitaria preventiva: colpire Gheddafi non per i crimini commessi ma per quelli che avrebbe potuto commettere. Una vera follia.
L’intelligence militare spiegava, al contrario, che Gheddafi aveva dato precisi ordini di non colpire i civili per evitare reazioni internazionali.

Dalle registrazioni si evidenzia come il Pentagono (nella figura dell’Ammiraglio Mullen allora Capo di Stato Maggiore congiunto) non si fidasse delle relazioni che il Dipartimento di Stato e la Cia impacchettavano ad Obama, “ma non c’era nulla che potesse fare per contrastarle”.

La signora Clinton fu inamovibile nel trascinare la Casa Bianca nell’avventura libica (e Obama nel farsi trascinare), ignorando gli avvertimenti del Pentagono secondo cui “gli interessi degli Stati Uniti non erano in gioco, mentre e la stabilità regionale poteva essere minacciata” nel caso di caduta del regime.

Charles Kubic, uno dei mediatori del Pentagono in Libia ha rivelato che dopo la prima settimana di missili americani sulle basi libiche, Gheddafi era disposto a cedere il suo governo per una transizione pacifica a due condizioni: l’eliminazione delle sanzioni contro di lui e l’insediamento di una forza militare in Libia che impedisse la consegna del paese ai jihadisti; “Tutti pensavano che fosse una cosa ragionevole. Ma non il Dipartimento di Stato“.

RICORDIAMOCI QUESTA STORIA
Con buona pace del prof. Luttwak, la Casa Bianca non può esimersi dalle responsabilità di quella guerra disastrosa.

Fra un anno la signora Clinton potrebbe essere uno dei candidati alla presidenza degli Stati Uniti; ricordiamoci di tutto questo quando inizieremo a leggere i peana dei servizievoli giornalisti italiani sulla “prima donna presidente degli Stati Uniti”; la cui irresponsabilità e incapacità è una delle causa del dilagare dell’Isis nel Mediterraneo.

14 gen 2015

ESSERE DI SINISTRA .......

Qualche giorno fa in occasione dei settant’anni di Mario Capanna il Corriere della Sera ha titolato «una vita contro». Peccato che il giorno del compleanno del compagno Capanna non sia caduto qualche giorno dopo. Altrimenti il Corriere avrebbe potuto aggiungere un altro elemento al novero dei «contro»: contro il taglio del vitalizio.
Proprio in questi giorni lo storico leader sessantottino, già animatore delle proteste studentesche, già segretario di Democrazia proletaria, è tornato alla ribalta delle cronache dopo decenni di assenza. Motivo? Ha firmato, insieme a 53 ex colleghi, un ricorso per evitare il taglio del 10% del vitalizio proposto dal Pirellone di cui è stato consigliere regionale per una legislatura. Scelta che ha destato parecchie polemiche e che ha spinto il noto programma radiofonico La Zanzara, condotto da Giuseppe Cruciani con David Parenzo su Radio 24, ad intervistare Capanna. Che ci ha dato una gran notizia di cui dovremmo essergli tutti grati: non ha firmato il ricorso per lui, per miseri due-trecento euro (che a molti farebbero comodo). L’ha fatto per tutti noi giovani precari, cassintegrati, per i pensionati che al mese prendono un decimo di lui (500 contro oltre 5mila).
Alla domanda, prevedibile, di Cruciani che ha chiesto «sentendo questa notizia qualcuno ha commentato: Capanna è partito contestando il mondo ed è finito a contestare il vitalizio». Capanna ha risposto: «Schiocchezzina, schiocchezzina il problema non sono i cento o duecento euro di decurtazione, il problema è che se malauguratamente non ci venisse data ragione dal Tar si aprirebbe un precedente micidiale che riguarderebbe milioni di pensionati e lavoratori: ovvero che è lecito intaccare i diritti acquisiti che non sono privilegi ma diritti costituzionalmente garantiti». In pratica quel che Capanna ci sta dicendo è: mi hanno dato il vitalizio, ora nessuno me lo può togliere. Ma, attenzione, che non combatte per sé ma per gli altri. «Io la casta – ha aggiunto – la combatto dal 17 novembre 1967, dalla prima occupazione. Io prendo due vitalizi perché sono meritati. [...] La cifra può essere alta rispetto alla metà di pensionati che prende meno di mille euro, ma il punto è portare in alto le pensioni più basse non tagliare per invidia quelle più alte. Se il ricorso non passa vuol dire che tutti potremmo essere sottoposti al taglieggiamento delle pensioni».
Peccato che Capanna non consideri una cosa: il suo vitalizio (cosa diversa dalla pensione) è pagato con i nostri soldi. Non solo perché, cosa scontata, tutti i contributi sono stati pagati con soldi pubblici, ma anche perché i vitalizi sono calcolati secondo un sistema pesantemente retributivo: in pratica, qualunque sia la speranza di vita, il politico prende molto di più di quello che ha versato. Soldi pagati dalle nuove generazioni sottoposte, viceversa, a un sistema contributivo che darà loro meno di quello stanno versando. E visto che, come ben sa Capanna, i soldi non crescono sugli alberi ciò vuol dire che parte del suo vitalizio è pagato con la fiscalità previdenziale delle nuove generazioni. Motivo per cui tagliare a Capanna non significa fare un torto ai giovani bensì a un favore.
Per farla breve quarant’anni fa Capanna era un giovane che combatteva contro il potere e i privilegi degli anziani. Lo si fa sempre quando si è giovani. Peccato che poi, col tempo, s’invecchi.

NON DIMENTICATE CHE SONO 2 I PAST PRESIDENT


Benefit che per legge sono garantiti a tutti gli ex capi di Stato italiani e mai soppressi nonostante le promesse di spending review.
  1. la scorta sarà fissa sotto casa e lo seguirà nei suoi spostamenti
  2. per Napolitano lavorerà uno staff che potrebbe arrivare a contare fino a quindici persone. Solo la segreteria da neo senatore a vita sarà, infatti, formata da almeno dieci persone
  3. A Sant'Ivo alla Sapienza, proprio di fronte a Palazzo Madama, Napolitano avrà un ufficio di oltre 100 metriquadri. Si tratta dello stesso ufficio che ospitò Oscar Luigi Scalfaro. "Qui - spiega l'Huffington Post, potrebbero lavorare un capo ufficio, due addetti ai lavori esecutivi, due a quelli ausiliari, tre funzionari generici, e un consigliere diplomatico". I funzionari saranno pagati (ovviamente) dal Senato
  4. ai funzionari del Senato andranno ad aggiungersi a quelli messi a disposizione del Quirinale. Secondo voci vicine all'ex presidente della Repubblica, a seguire Napolitano saranno un segretario personale, un "addetto alla persona" e un guardarobiere. Più, ovviamente, l'autista personale che lo seguirà in ogni spostamento
  5. il benefit dell'auto e dell'autista non spetterà solo a Napolitano, ma anche al figlio primogenito Giulio
Napolitano ha rinunciato all'indennità di fine mandato. Quindi niente vitalizio che solitamente si portano a casa gli ex parlamentari. Si limiterà a incassare i circa 15mila euro al mese destinati ai senatori a vita. "A questo - racconta l'Huffington Post - si aggiungeranno linee telefoniche protette che gli consentiranno di avere un filo diretto sia con il Quirinale sia con il Viminale, canali televisivi in bassa frequenza, collegamenti con agenzie e banche dati riservate".

11 apr 2014

DIAMOCI UNA MOSSA O NON CI SARA' FUTURO

Fino a qualche tempo fa, Lei diceva che eravamo sull'orlo del baratro. Adesso, è convinto che la fine del mondo ci sia già stata.
«Non la fine del mondo, bensì la fine di un mondo. Siamo usciti dal mondo moderno, dove i riferimenti erano stabili e la forma politica dominante era lo Stato-nazione, e siamo entrati in un mondo postmoderno, dove la visone di lungo termine è ovunque sostituita dall'effimero. È un mondo liquido, deterritorializzato, dominato dalle nozioni “marittime” di flussi e di reti».
Però Lei parla di «colpo di Stato europeo».
«Colpo di Stato è forse eccessivo, in quanto sono gli stessi Stati ad aver accettato di essere progressivamente spogliati delle sovranità politiche, finanziarie e di bilancio. L'Unione europea, che si è organizzata dall'alto (con la Commissione di Bruxelles) verso il basso ha solo seguito questa inclinazione naturale».
Che ne pensa del refrain austerità/crescita?
«L'austerità non riporterà la crescita, poiché il suo scopo principale è quello di esercitare una pressione al ribasso sui salari e sui redditi, dunque di diminuire il potere di acquisto, ossia la richiesta. E quando c'è meno richiesta, il consumo diminuisce, la produzione anche e la disoccupazione aumenta. Le classi proletarie e le classi medie sono le prime a soffrirne».
Ma quale può essere l'alternativa? Lei ha più volte affermato: “l'ideologia della crescita è un errore logico. Non ci può essere crescita materiale infinita in uno spazio finito”.
«L'alternativa è organizzare, fin da ora, una decrescita sostenibile, favorendo il ricollocamento, economizzando le riserve naturali, favorendo gli stili di vita che non si riducono a una fuga in avanti nei consumi. Ma l'alternativa è anche “ideologica”: si tratta di rifiutare l'assiomatico dell'interesse e il primato dell'economia, e di smettere di volere “sempre di più”. “Di più” non è sinonimo di “meglio”».
Altrimenti, come scrive nel libro, prevede una vera e propria marcia verso la miseria.
«Lo possiamo constatare già oggi in diversi paesi europei. Il risultato delle politiche di austerità adottate sotto la pressione dei mercati finanziari è proprio questo. La disuguaglianza tra i vari Paesi e al loro stesso interno non smette di ampliarsi, a esclusivo beneficio delle nuove classi finanziarie e politico-mediatiche».
Ma c'è stato un momento preciso in cui abbiamo perso la nostra sovranità?
«L'abbandono è stato progressivo. È il risultato del trasferimento all'Unione Europea di gran parte della sovranità che non è stata riportata a un livello superiore (una sovranità europea), ma scomparsa in una sorte di “buco nero”. Questo processo è stato completato dalla politica del debito, che ha posto gli Stati sotto il controllo di investitori privati e agenzie di rating».
Ed è possibile riconquistare quote di sovranità?
«Occorrerebbe ritrovare i mezzi dell'indipendenza economica e finanziaria, il che necessita un cambiamento radicale delle politiche pubbliche, a cui però nessun Paese europeo sembra propenso».

18 gen 2014

Mandiamola a casa

CARTA VETRATA/KYENGE A LECCO TRA FALSI DEMOCRATICI
E FAZZOLETTI VERDI SUGLI OCCHI

Ce l’hanno per la pelle e non per l’inutilità operativa del Ministro.
Per le sue origini piuttosto che, nei fatti, per il vuoto spinto prodotto da questo Ministro senza portafoglio portata in giro dal suo fan club come un santino, una reliquia: “noi siamo tolleranti, brave persone, democratiche, noi, infatti, stiamo con la Kyenge”.

Le tappe dell’adorazione toccheranno Osnago e il capoluogo.

Ed è subito scandalo. Comunicati di difesa e di indignazione.

Aiuto, vergogna: è caccia alle streghe dicono i democratici o chi si ritiene tale. (Che non mi pare un bel complimento).

E perché mai?
Qual è il modo alternativo per sapere quando incontrare un politico, un Ministro nella propria città?
Gli telefoniamo?
Ci chiama Lei/Lui?

Non mi pare che la Questura sia priva di strumenti per vietare una manifestazione e tutelare chi vuole incontrarla, ascoltarla.
Ma il dissenso?
E’ vietato?

E chi lo decide di ‘sto passo che questo o quell’altro politico non si può fischiare?

I democratici applaudono.
I democratici si applaudono. Da soli.
Il Ministro Kyenge è lo strumento per sentirsi dalla parte buona.
Chissenefrega che è vuoto spinto di retorica e inconcludenza?

Qui l’aspetto più antidemocratico e ipocrita è proprio quello di un Governo che mette una donna di colore a capo del Ministero dell’Integrazione.
E che caspita. Saremo finalmente democratici sul serio quando non li sbatteremo nel ghetto dell’ovvio, della retorica, ma quando li troveremo soprattutto altrove. In altri Ministeri.

E basta questi (pseudo)democratici in coda dal Ministro, per far credere di esserlo, che si schierano contro le contestazioni perché loro sono per l’integrazione, la pace e la bontà.
Come se fosse un prodotto del supermercato.
Riempiono i loro bagagli a mano di coscienza pulita e solidarietà: “Le chiediamo di proseguire con forza nella sua attività di governo per l’integrazione contro ogni forma di discriminazione, il riconoscimento della cittadinanza italiana ai bambini nati in Italia da genitori stranieri (ius soli), il superamento della Bossi-Fini, la chiusura dei CIE, cioè l’attuazione di quei principi di civiltà dei quali l’Italia non può più fare a meno”

Ecco benissimo, applausi. Per non ridurlo a caso televisivo, a questione di puro ordine pubblico e di puro disordine verbale, presentate la proposta di Legge. Ci vuole un soffio di tempo, potete poi continuare ad andarci in tv. Superate la Bossi-Fini, cancellatela (siete al Governo) e ricordatevi che i Cpt/Cie li avete creati voi, voi democratici, – gli stessi delle bombe e delle missioni finto umanitarie, dei miliardi spesi per cacciabombardieri F35 e tolti alle pensioni e alle politiche sociali, sì voi che ora vi riempite la bocca di “principi di civiltà dei quali non si può fare a meno”.

Basta chiacchiere. A lavorare.

20 gen 2013

S V E G L I A A A A A A

Qualcuno la pensa come me.........e Voi cosa ne pensate ?

Sbagliano coloro che pensano che Monti aspiri di nuovo a Palazzo Chigi.

 Il suo vero obiettivo è il Quirinale, da cui attuare meglio e più autorevolmente il progetto di de-industrializzazione e impoverimento della società italiana (funzionale alla creazione di manodopera europea a basso costo, allo shopping di aziende e assets italiani da parte di amici e amici degli amici titolari di vari fondi di investimento sovra-nazionali, alla sostituzione della democrazia parlamentare con la tecnocrazia oligarchica ) magari manovrando qualche servizievole burattino (ce ne sono tanti disponibili) come presidente di un consiglio dei ministri direttamente commissariato da UE e BCE.

19 gen 2013

GLI SPECULATORI

che controllano i Governi democraticamente eletti dal Popolo (che non è più sovrano)
Siamo delle marionette in mano a questi disfattisti......e non aggiungo di più.

"Questo è l’elenco degli azionisti di bankitalia, BCE e Federal reserve.
Il quadro è completo sarete sicuramente in grado di tirare le conclusioni su questa terza guerra mondiale combatutta a colpi di finanza.

AZIONISTI BANKITALIA

- GRUPPO INTESA 27,2 %                    (passera)
- GRUPPO SAN PAOLO 17,23 %
- GRUPPO CAPITALIA 11,15 %
- GRUPPO UNICREDITO 10,97 %      (goldman)
- ASSICURAZIONI GENERALI 6,33 %
- INPS 5,0 %
- BANCA CARIGE 3,96 %
- BNL 2,83 %
- MONTE DEI PASCHI DI SIENA 2,50 %
- CASSA DI RISPARMIO DI FIRENZE 1,85 %
- RAS 1,33 %
- GRUPPO LA FONDIARIA 2,0 %
- GRUPPO PREMAFIN 2,0 %

AZIONISTI DELLA BCE BANCA CENTRALE EUROPEA

Banca Nazionale del Belgio (2,83%)
Banca centrale del Lussemburgo (0,17%)
Banca Nazionale della Danimarca (1,72%)
Banca d’Olanda (4,43%)
Banca Nazionale della Germania (23,40%)
Banca nazionale d’Austria (2,30%)
Banca della Grecia (2,16%)
Banca del Portogallo (2,01%)
Banca della Spagna (8,78%)
Banca di Finlandia (1,43%)
Banca della Francia (16,52%)
Banca Centrale di Svezia (2,66%)
Banca Centrale d’Irlanda (1,03%)
Banca d’Inghilterra (15,98%) (Non ha l’euro)
Bankitalia (14,57%)

AZIONISTI DELLA FEDERAL RESERVE

Rothschild Bank di Londra
Kuhn Loeb Bank di New York
Warburg Bank di Amburgo
Israel Moses Seif Banks d’Italia
Rothschild Bank di Berlino
Goldman, Sachs di New York
Lehman Brothers di New York
Warburg Bank di Amsterdam
Lazard Brothers di Parigi
Chase Manhattan Bank di New York

Tutte le banche azioniste della federal reserve controllano attraverso le loro compartecipazioni tutte le banche centrali dell’unione europea.

Un esempio:
Goldman Sachs è il maggior azionista di unicredit che è a sua volta azionista di bankitalia che possiede un pezzetto della BCE.

Chi controlla l’emissione del denaro controlla ogni aspetto della vita politica-economica-sociale delle nazioni.

Sono le banche a governare il mondo non i governi democraticamente eletti.

Altro esempio :

Mario Monti, Romano Prodi, Mario Draghi, Visco sono tutti uomini di Goldman Sachs e anche membri del potentissimo Gruppo Bilderberg, membro del Bilderberg lo era anche l’ex ministro dell’economia Tremonti.

La teoria della cospirazione non è un delirio paranoico e queste non sono semplici coincidenze, questo è il sistema!

13 nov 2012

Tagli pensioni

Del doman non v’è certezza. Ma del presente sì. L’allarme recentemente lanciato dalla Corte dei Conti sulla tenuta del sistema pensionistico italiano non è da sottovalutare. Per niente. Le “crescenti forme di precarietà del mercato del lavoro, nei posti e nelle retribuzioni, che incidono sui futuri trattamenti pensionistici, soprattutto per le fasce più deboli (giovani e donne)” – si legge nel rapporto sull’Inps – “avranno riflessi su adeguatezza delle prestazioni e sostenibilità sociale del sistema”. A rincarare la dose ci pensa, poi, la Banca d’Italia la quale prevede che nel 2012 almeno 1/3 delle aziende chiuderà coi bilanci in rosso e qualcosa come 3 milioni di partite Iva, per la maggior parte artigiani e commercianti, verranno cancellate con preoccupanti effetti sul futuro gettito contributivo per le casse dell’Inps. Tradotto: non ci saranno più soldi per pagare gli assegni. Basta guardare quello che è successo in Grecia per farsi un’idea. Ma il Presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua, uomo da oltre 1 milione di euro all’anno di retribuzione per i vari incarichi che ricopre, e il commovente Ministro del Welfare Elsa Fornero ci dicono che non è vero, che il sistema previdenziale è in equilibrio, nonostante l’Inps abbia dovuto ingoiare l’ex istituto nazionale per i dipendenti pubblici (Inpdap) che portava in dote un deficit da 5,8 miliardi di euro. Cifra che è stata spesa per le pensioni dei dipendenti civili e militari dello Stato senza che realmente vi fossero in cassa.

L’Inps incorpora l’Inpdap per nascondere 5,8 miliardi di deficit

3 nov 2012

QUESTO E' UN PROBLEMA SERIO

I sistemi democratici procedono diversamente, perché devono controllare non solo ciò che il popolo fa, ma anche quello che pensa.
Lo Stato non è in grado di garantire l’obbedienza con la forza e il pensiero può portare all’azione, perciò la minaccia all’ordine deve essere sradicata alla fonte.
È quindi necessario creare una cornice che delimiti un pensiero accettabile, racchiuso entro i princìpi della religione di Stato. (Noam Chomsky )

Questo è quello che stanno costruendo monti e gli accoliti europei ........

17 ott 2012

PROSPETTIVE FUTURE

Riprendo una parte di un articolo pubblicato su un blog "La tempesta Perfetta".

Il vero problema dell’Italia è la costrizione imposta a tutta l’economia di rimanere agganciata ad una moneta unica forte come l’euro che sta annientando la competitività del tessuto produttivo nazionale, salassando i salari dei lavoratori, amplificando gli squilibri interni ed esterni del paese con il resto degli stati europei. Il vero problema dell’Italia è che continuando su questa strada apriremo le porte ad una progressiva ma inesorabile colonizzazione dei grandi gruppi industriali e finanziari stranieri, rinunciando all’autonomia produttiva e peggiorando anno dopo anno la dipendenza dagli investimenti esteri e il tasso di indebitamento con il resto del mondo. Il vero problema dell’Italia è la selezione della classe dirigente, che viene scelta con cura in base alla scarsa competenza e capacità decisionale o alla facilità con cui si lascia manipolare o corrompere da agenti esterni alla politica. Il vero problema dell'Italia è il continuo attacco della propaganda che tende ad assottigliare e ridimensionare le istituzioni democratiche dello stato in favore di interessi e controlli privatistici della politica. In confronto a questi problemi cruciali, i vitalizi dei parlamentari sono il classico fumo negli occhi che serve ad annebbiare la vista, perché a quel punto, quando la nazione sarà priva di qualsiasi capacità di reazione, non ci sarà più bisogno della politica, del parlamento, della democrazia, in quanto vivremo in una sorta di dittatura finanziaria e industriale eterodiretta in cui le decisioni verranno prese altrove e i residenti non avranno più alcuna voce in capitolo non solo per far valere le proprie legittime istanze di giustizia ed equità sociale, ma anche per rivendicare gli essenziali diritti democratici che stanno alla base della pacifica convivenza civile (non ultimo il diritto di voto). Inutile ricordare che da trenta anni a questa parte, con l’adesione totale e convinta ai programmi oligarchici e totalitari dell’Unione Europea, il processo di espropriazione di potere, di ricchezza, di democrazia è già abbondantemente in corso e sotto gli occhi di tutti.

24 lug 2012

TAGLIO COSTI ???? NOOOOOOO

Quanto si risparmia dalla soppressione e accorpamento delle Province?

Nessun risparmio di spesa, al momento, il beneficio è tutto da quantificare.

Con buona pace di quanti ancora oggi si ostinano ad illustrare e divulgare risparmi straordinari dalla soppressione delle Province.

Il riferimento incontrovertibile è ricavato dalla relazione tecnica del Governo al decreto legge 6 luglio 2012 n. 95 che in merito all’art. 17 sulle Province così spiega:
Si tratta di una norma procedurale e, pertanto, non è possibile allo stato attuale quantificarne gli effetti finanziari, posto che questi potranno essere rilevati solo successivamente, al completamento dell’iter.
La disposizione normativa, in ogni caso, avrà effetti virtuosi in considerazione dei risparmi di spesa che deriveranno dalla riduzione del numero delle circoscrizioni provinciali.
Le disposizioni contenute nei commi da 6 a 9, che, in attuazione dell’art. 23 comma 18 del decreto legge n. 201 del 2011, come convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011, trasferiscono ai Comuni tutte le funzioni riguardanti le materie di legislazione esclusiva statale già conferire alle province, comportano prospettive di maggiore integrazione funzionale con le funzioni già di competenza comunale. La norma non è suscettibile di produrre oneri in quanto contestualmente al trasferimento delle funzioni, saranno trasferiti altresì i beni e le risorse finanziarie, umane, strumentali e organizzative. L’effettiva quantificazione dei risparmi di spesa sarà possibile solo dopo l’individuazione delle singole funzioni, da effettuare con successivo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri da adottarsi entro sessanta giorni dall’entrata in vigore del presente decreto”.

Pertanto, scrive il Governo:
a) Non è possibile quantificare gli effetti finanziari della riforma;
b) Sarà possibile fare una verifica dei dati solo ad iter ultimato;
c) Il trasferimento ai Comuni delle funzioni amministrative già assegnate dallo Stato alle Province non comporta oneri;
d) La quantificazione degli eventuali risparmi sarà possibile solo dopo l’individuazione delle singole funzioni.
Ma allora ci chiediamo perché ancora una volta il Governo ha deciso di procedere con decretazione d’urgenza quando:
a) Non si è ancora effettuata neanche la ricognizione delle funzioni da trasferire;
b) Non si conoscono i risparmi;
c) Si afferma genericamente soltanto che non ci saranno nuovi oneri.

L’elenco delle province che non hanno i requisiti richiesti secondo i nuovi criteri stabiliti dal Governo e che quindi potrebbero essere cancellate.
Il Governo Monti ha appena approvato in Consiglio dei Ministri i criteri in base ai quali saranno tagliate le Province italiane come previsto dal decreto sulla spending review.

Le due regole molto semplici per il riordino delle province prevedono per i nuovi enti locali un popolazione residente di almeno 350mila abitanti ed un’estensione su una superficie territoriale non inferiore ai 2500 chilometri quadrati.

Tutte le Province senza questi due requisiti saranno abolite e accorpate alle rimanenti.
A queste ultime rimarranno le competenze in materia ambientale, di trasporto e viabilità mentre tutte le altre competenze fin qui esercitate verranno trasferite ai Comuni.
L’iter per l’abolizione definitiva è ancora molto lungo e prevede diversi passaggi anche in sede legislativa, ma vediamo quali sarebbero le Province cancellate secondo i criteri stabiliti oggi.

Tra parentesi il numero di abitanti o la superficie delle Province che non raggiungono i requisiti richiesti
Abruzzo
Pescara (324.407)
Teramo (312.961)
Basilicata
Matera (203.827)
Calabria
Crotone (174.463)
Vibo Valentia (165.981)
Campania
Benevento (286.994)
Emilia-Romagna
Rimini (331.831)
Piacenza (291.232)
Reggio Emilia (2292 km²)
Ravenna (1858 km²)
Forlì Cesena (2377 km²)
Friuli-Venezia Giulia
Pordenone (316.045)
Gorizia (142.209)
Lazio
Viterbo (322.119)
Rieti (160.576)
Latina (2250 km²)
Liguria
Savona (287.582)
La Spezia (223.516)
Imperia (223.335)

Lombardia
Sondrio (183.238)
Lecco (341.233)
Lodi (229.095)
Como (1288 km²)
Monza Brianza (405 km²)
Mantova (2339 km²)
Cremona (1772 km²)
Varese (1199 km²)
Marche
Macerata (325.896)
Ascoli Piceno (213.909)
Fermo (178.342)
Molise
Isernia (88.561)
Piemonte
Asti (220.082)
Biella (185.328)
Vercelli (179.055)
Verbano-Cusio-Ossola (163.121)
Novara (1339 km²)
Puglia
Taranto (2430 km²)
Brindisi (1840 km²)
Barletta-Andria-Trani (1543 km²)
Sardegna
Nuoro (160.040)
Sassari (336.977)
Oristano (165.531)
Carbonia-Iglesias (129.597)
Olbia Tempio (159.141)
Medio Campidano (102.010)
Ogliastra (57.959)
Sicilia
Enna (171.854)
Ragusa (319.867)
Caltanissetta (270.670)
Siracusa (2109 km²)
Trapani (2459 km²)
Toscana
Livorno (343.128)
Lucca (1773 km²)
Pisa (2444 km²)
Pistoia (293.510)
Siena (273.284)
Grosseto (228.783)
Prato (250.791)
Massa-Carrara (203.744)
Umbria
Terni (234.586)
Veneto
Belluno(213.078)
Rovigo (247.948)
Padova (2142 km²)
Treviso (2477 km²)
21 luglio 2012

23 lug 2012

Rapporto Debito / Pil

Per chi se lo fosse dimenticato, questo rappresenta l'aumento scriteriato della spesa pubblica negli anni Dc - Psi - Pri - Pli - Pci e compagnia bella.
Che piaccia oppure no, Berlusconi arrivò nel corso 1994 .......

Poi errori ne hanno fatti anche loro per carità, nulla di dire, ma la voragine fu creata prima.

1 mag 2012

ACQUA CALDA

Per qualcuno che non ne ha mai sentito parlare .....
Art. 32 legge 30 marzo 1981, n. 119:
È istituita, presso il Ministero del tesoro, una Commissione tecnica per la spesa pubblica. La Commissione opera, sulla base delle direttive del CIPE con il compito di:
a) compiere studi ed effettuare analisi sui metodi di impostazione del bilancio pluriennale programmatico e sulla struttura della spesa per i programmi e progetti (…);
b) trasmettere al Parlamento, ogni anno, una relazione sui costi e sugli effetti finanziari derivanti da provvedimenti e da leggi di spesa;
c) effettuare l’analisi del funzionamento di organi ed enti pubblici e della speditezza delle relative procedure di spesa;
d) svolgere le ricerche, gli studi e le rilevazioni richieste dal CIPE e dalle competenti Commissioni parlamentari, fornendo le informazioni, le notizie e i documenti ritenuti utili allo svolgimento delle rispettive competenze;
e) studiare ed aggiornare i metodi ed i criteri di valutazione tecnico-economica necessari alla predisposizione della nota illustrativa relativa ai costi e ai benefici, da allegarsi al rendiconto del bilancio dello Stato (…).
La commissione è nominata con decreto del Ministro del tesoro ed è composta da undici membri, scelti tra persone che abbiano particolare competenza in materia di analisi di spesa e di flussi finanziari (…).
Nel marzo 1981 il governo in carica era quello di Forlani, sostenuto dal tradizionale pentapartito Dc-Psi-Psdi-Pri-Pli. Pochi mesi dopo sarebbe arrivato a Palazzo Chigi il primo Presidente del consiglio non democristiano, Giovanni Spadolini. A marzo 1981 era Ministro del Tesoro Nino Andreatta, del Bilancio Giorgio La Malfa, del Tesoro Franco Reviglio. Nell’anno precedente la spesa pubblica totale era stata il 42% del Pil (49,9% nel 2011), la pressione fiscale il 31% (45% atteso nel 2012), il debito pubblico il 56% del Pil (120,1% nel 2011). Il Pil reale era cresciuto nel 1980 del 3,1% (-1,9% previsto dall’Ocse in Italia nel 2012).

Quanto ipotizzato dal governo è .......acqua calda.......

22 apr 2012

FUORI DALL'EURO

Paul Krugman

Sabato il Times ha pubblicato un articolo che parla di un fenomeno apparentemente in crescita in Europa: suicidi imputabili alla “crisi economica”, persone che si tolgono la vita in preda alla disperazione per essere rimaste senza lavoro o aver visto fallire la propria azienda. Un articolo straziante. Sono sicuro, tuttavia, di non essere stato l´unico lettore, specialmente tra gli economisti, a essersi chiesto se la vera questione non riguardi tanto i singoli individui, quanto l´evidente determinazione dei leader europei a far commettere un suicidio economico all´intero continente.
Soltanto pochi mesi fa nutrivo qualche speranza per l´Europa. Forse ricorderete che alla fine dell´autunno scorso l´Europa sembrava sull´orlo di una catastrofe finanziaria. Ma la Banca centrale europea – l´equivalente europeo della Fed – corse in aiuto dell´Europa. Concesse alle banche europee linee di credito aperte a condizione che esse offrissero come collaterali i cosiddetti “eurobond”. Ciò servì a puntellare direttamente le banche e indirettamente i governi e mise fine al panico.

La situazione a quel punto cambiò: si trattava di capire se quell´intervento temerario ed efficace sarebbe stato l´inizio di un più ampio cambiamento; se la leadership europea avrebbe utilizzato il margine di respiro creato dalle banche per riprendere in considerazione le politiche che in primis avevano portato a una crisi tanto profonda.
Così, però, non è stato. Anzi: i leader europei hanno rilanciato e ribadito le loro idee e le loro politiche fallimentari. E di giorno in giorno diventa sempre più difficile credere che qualcosa possa indurli a cambiare strada.
Prendete in considerazione la situazione della Spagna, che è ora l´epicentro della crisi. Non parliamo più di recessione in questo caso: la Spagna è in piena e palese depressione con un tasso complessivo di disoccupazione pari al 23,6 per cento, paragonabile a quello dell´America nei tempi peggiori della Grande Depressione, mentre il tasso di disoccupazione giovanile è di oltre il 50 per cento. La situazione, per tutto ciò, è insostenibile. Proprio dalla consapevolezza che la situazione non può perdurare nasce l´inasprimento continuo dei tassi di interesse in Spagna.

In un certo senso, non interessa davvero in che modo la penisola iberica sia arrivata a questo punto, ma – per quel che può valere – il caso della Spagna non è conforme alla retorica morale così diffusa tra le autorità europee, specialmente in Germania. La Spagna non è stata sregolata dal punto di vista fiscale: alla vigilia della crisi aveva un basso indebitamento e un´eccedenza di bilancio.
Sfortunatamente, però, aveva anche un´enorme bolla immobiliare, una bolla dovuta in gran parte agli ingenti prestiti concessi dalle banche tedesche alle loro controparti spagnole. Quando la bolla è scoppiata, l´economia spagnola si è ritrovata a secco. I problemi fiscali della Spagna sono una conseguenza della sua depressione, non ne sono la causa. Manco a dirlo, la cura prescritta da Berlino e Francoforte è stata una sola: sì, avete indovinato, un ulteriore irrigidimento dell´austerità fiscale.
Questa – se vogliamo dirla tutta e con schiettezza – è pura follia. L´Europa aveva sperimentato per molti anni inflessibili programmi di austerità, con risultati che qualsiasi studente di storia avrebbe potuto anticipare: simili programmi spingono le economie depresse ancor più a fondo nella depressione. E dato che quando gli investitori devono valutare la capacità di un paese di ripagare il proprio debito ne studiano accuratamente la situazione economica, i programmi di austerità non hanno mai funzionato neppure per diminuire i tassi di interesse.

Qual è l´alternativa? Beh, negli anni Trenta – un´epoca che la moderna Europa sta iniziando a ricalcare in modo sempre più fedele – il requisito basilare per la ripresa fu uscire dal sistema aureo (gold standard). Oggi una mossa equivalente sarebbe uscire dall´euro e ripristinare le valute nazionali. Si potrebbe affermare che ciò è inconcepibile, e senza dubbio si tratterebbe di una soluzione dirompente, dalle enormi ripercussioni sia a livello economico sia politico.
D´altro canto, a essere davvero inconcepibile è l´idea di poter continuare lungo questa strada e imporre un´austerità sempre più intransigente a paesi che già soffrono per una disoccupazione a livelli da Grande Depressione.
Se dunque i leader europei volessero veramente salvare l´euro, starebbero cercando una valida alternativa. L´alternativa possibile sta assumendo di fatto una forma molto chiara: il continente europeo ha bisogno di politiche monetarie più espansive, sotto forma di una disponibilità – una disponibilità dichiarata – da parte della Banca centrale europea ad accettare un´inflazione un po´ più alta.

Ma l´Europa ha bisogno anche di più espansive politiche fiscali, sotto forma di sistemi di compensazione tra i budget tedeschi e quelli di paesi in difficoltà come la Spagna e altre nazioni inguaiate della periferia europea. Anche così, con queste politiche, le nazioni della periferia d´Europa dovranno affrontare anni di difficoltà. Ma, quanto meno, qualche speranza di ripresa potrebbe esserci.
Ciò a cui stiamo assistendo, invece, è una totale mancanza di flessibilità. A marzo i leader europei hanno firmato il fiscal pact, un´intesa che di fatto trova la risposta a ogni tipo di problema soltanto nell´austerità fiscale. Nel frattempo, gli alti funzionari della Banca centrale si piccano di sottolineare che al minimo segnale di un aumento dell´inflazione la Banca alzerà i tassi.
In conclusione, quindi, è davvero difficile sottrarsi a un certo senso di disperazione. Invece di ammettere di aver sbagliato, i leader europei sembrano determinati a spingere l’economia nel baratro – e con essa le loro società. E a pagarne le conseguenze sarà il mondo intero.

6 apr 2012

Qualcuno lo scrive

Questo che pubblico è solo una parte di un articolo trovato sul blog VERDEMONETA.
Quanti di noi si identificano con questo pensiero ?

Vogliamo fare un riepilogo delle attività dell’ esecutivo Monti da quando è al governo ?
Non è molto difficile :
Primo step aumento del carico fiscale tramite una serie infinita di gabelle prevalentemente ai danni delle classi deboli, mantenendo i privilegi delle caste e delle lobby.
Sino ad oggi gli unici emendamenti che non hanno visto l’ esecutivo tornare indietro e invertire la rotta sono stati quelli che hanno colpito le classi dei lavoratori dipendenti di bassa fascia, IMU, Deposito titoli, Accise, Robin Tax (bollette utenze), Aumento IVA.
Perché solo la fascia medio bassa, per il semplice motivo che essendo persone etiche ed eque, hanno badato bene di inserire un tetto massimo al pagamento dei tributi, ma di certo non è chi ha meno che si ritrova a pagare il massimo del dovuto
Secondo Step riforma delle pensioni e del lavoro, anche in questo caso penalizzati all’ inverosimile le classi più disagiate e i lavoratori dipendenti e non ma solo e sempre di fascia medio bassa.
Terzo step lotta all’ evasione fiscale, qui qualcosa si sta muovendo, sono stati incrementati i controlli della GDF, in compenso il governo continua a proteggere gli scudati, la casta politica, chi ha è sta portando capitali all’ estero e notizia degli ultimi giorni non procederà ad organizzare la “black List” degli esercizi commerciali che non rilasciano lo scontrino fiscale.
Quarto step, promettere ma non mantenere, l’ esecutivo si è reso sino ad oggi protagonista di volta faccia inammissibili e deprimenti ogni qual volta una lobby l’ ha minacciato, è successo con i tassisti, con gli avvocati, con le banche, con le case petrolifere, con gli scudati, con la casta politica ( in data odierna la commissione che doveva studiare e applicare i tagli ai privilegi si è dimessa, in quanto impossibilitata a svolgere il proprio lavoro)
Dalle mie parti questo comportamento, non della commissione, ma di chi impedisce il normale svolgimento di una funzione che sia pubblica o privata si chiama delinquere,
Sesto step Crescita e sviluppo, restano solo le parole fatti zero, il motivo è semplice non c’è in questo esecutivo una persona che se ne possa occupare, non c’è nessuno all’ altezza, questi dovevano solo tagliare e imporre, il compito era finito se non ci fossero stati i mercati a rialzare il polverone.
La sig.ra Tarantola farebbe meglio a riflettere molto e poi ancora molto prima di parlare, perché prima o poi chi continua ad incitare la violenza con discorsi stupidi ed inutile rischia di incontrare chi non glieli manda a dire.
La considerazione è sempre la stessa, sino a che sentiremo ragliare questi personaggi, Sg Monti compreso, la frase “meglio tasse rozze che finire come la Grecia” è da manuale della demenza senile, non cambierà nulla.
Personalmente avrei preferito “meglio tasse a chi ha grandi ricchezze che finire come la Grecia” ma forse il sig Mario avrebbe dovuto toccare i portafogli di troppi suoi amici conniventi.
A fatti la primavera del sig Monti è già finita, le parole della sig. ra Tarantola sono solo il manifesto di un apparato che non sa ancora una volta di cosa sta parlando.
La politica dell’ esecutivo Monti ha tenuto conto di un’ unica esigenza, non italiana ma europea, quella di guadagnar tempo, l’ elenco sopra riportato ne è la conferma, sono state attuate solo operazioni atte ad un recupero forzoso immediato e temporaneo di denaro.
Questo ha funzionato giusto per quel periodo di tempo che ha permesso all’ unione europea di preparare delle misure difensive per proteggere due o tre istituzioni e paesi.
La situazione spagnola ne è al riprova, nessuno ha cercato di prevenirla come a suo tempo successe per la Grecia.
L’ Italia è servita come specchietto per le allodole, ora che si sta nuovamente appannando, i topi sono già saliti sulle scialuppe, qui a chiudere le falle sono rimasti i soliti irriducibili lavoratori.
A breve termine, il caro sig Monti con aria addolorata e magari sorretto dalla piangente sig. ra Fornero darà il sofferto annuncio che per rilanciare l’ economia e riportare il suo caro spread sotto controllo, è necessaria una patrimoniale secca ed equa, ovviamente con un tetto massimo per chi supera i 100 mila euro annui.
Vaneggio ? Probabile peccato siano state già presentate quattro diverse ipotesi di come farla.
Chiaramente sarà un contributo chiesto in via del tutto eccezionale, Perché tutte le tasse che ci hanno rifilato fino ad ora evidentemente non sono patrimoniali ma generosi spontanei contributi privati .