24 nov 2011

Non mi è mai piaciuto sottostare ai teteski

Riporto completamente l'articolo che ho trovato su I.O.

qquebec – La colonizzazione tedesca comincia dalla Grecia
Ma quello che non ci dicono è che ciò che si sta consumando veramente in Europa, cioè è una sorta di guerra finanziaria con Berlino quartier generale e Francoforte (BCE) fronte operativo. Se ripercorriamo la storia europea degli ultimi secoli, non possiamo negare che la Germania sia stata al centro delle più sanguinarie guerre europee, poi allargatesi al mondo intero. Tutte guerre che, già dai tempi di Bismark, avevano come scopo l’espansione e il dominio del popolo teutonico in Europa attraverso la conquista di territori, ricchezze, risorse e spazi commerciali. Sembra dunque esserci nella Germania uno storico desiderio di dominio. Allora gli strumenti di forza erano le armi e gli eserciti, oggi è l’euro. Cambia solo lo strumento di offesa, ma l’obiettivo è sempre quello. E il caso del salvataggio della Grecia è emblematico da questo punto di vista. Nel giugno del 1941 la Germania mandò i panzer ad Atene, adesso ci manda la BCE e gli ispettori con la valigetta piena di contratti capestro da imporre ai vinti che prevedono la cessione “volonaria” di importanti quote di aziende, banche e aree demaniali. Come la cessione del controllo della OTE, che gestisce la rete telefonica nazionale o dei porti e degli aeroporti. O la creazione di progetti di sviluppo, quali il recente Progetto Helios, varato dalla Germania, con la cortese collaborazione della Grecia che dovrà mettere a disposizione terreni demaniali dismessi sui quali i tedeschi realizzeranno i loro parchi fotovoltaici per importare quella energia che verrà a mancare con l’addio della Germania al nucleare. Ma gli esempi potrebbero essere tanti. In sostanza, però, la Grecia pagherà in parte i suoi debiti con il fotovoltaico.

La moneta unica come “mezzo di distruzione di massa”
La creazione della moneta unica, del resto, con trattamenti di cambio differenti da stato a stato in riferimento a quella che era nel 2001 la moneta nazionale più forte, cioè il marco tedesco, ha indebolito alcuni paesi rendendoli più vulnerabili all’inflaizone, al tempo stesso rafforzandone altri. L’Italia, paese fondatore dell’Unione Europea, è stata penalizzata sotto questo punto di vista più di altri, con un cambio a 1.936,27 lire per un euro e appesantendo col tempo e in maniera irreversibile quel rapporto debito pubblico/Pil che poteva essere regolato con una svalutazione monetaria della lira. Di fatto la Germania, il cui debito pubblico è al limite della sostenibilità (82% del Pil), ha dalla sua il fatto che l’euro non ha implicitamente svalutato la propria ricchezza, come invece è successo per l’Italia e maggiormente per la Grecia rendendo questi stati più vulnerabili e attaccabili dalla speculazione internazionale sul cambio. A tutti gli effetti, ci siamo accorti ben presto di un fenomeno di inflazione reale fortissimo, con prezzi che tendevano a salire (una pizza margherita che costava 4.000 lire, quasi da subito venne a costare 4 euro sfruttando nell’immediato una debolezza psicologica umana, che tende a considerare il primo numero di una cifra), ed oggi, a dieci anni dall’introduzione dalla moneta unica, possiamo tranquillamente dire che ciò che costava 1.000 lire oggi costa un euro (a un cambio quasi doppio, però).

Quell’oceano di soldi in nero
Se scendiamo più nel dettaglio e senza guardare in faccia nessuno possiamo dire che una parte dell’Italia ha fortemente approfittato dell’avvento dell’euro. Chi ha potuto, ha subito alzato i propri prezzi, e parliamo di commercianti vari, ristoratori, medici, notai, avvocati, commercialisti, dentisti, liberi professionisti in genere. Va detto forte e chiaro che molte materie prime salivano poco o niente, come ad esempio i beni agricoli, ma a noi consumatori veniva tutto aumentato spacciandocelo per “sono aumentate le materie prime”, oppure “è aumentato il costo della vita”. Ed ecco che il medico specialista, o il dentista, equiparavano subito le 100.000 lire a 100 euro. Una fenomenale massa di denaro veniva drenata dalle tasche di lavoratori dipendenti e pensionati, per finire nelle tasche di chi già possedeva una situazione migliore. Per ovviare all’aumento dei prezzi molte volte le persone cercavano il risparmio del “senta, e senza IVA?”. Ed ecco che la massa di denaro che fluiva da una parte dell’Italia verso l’altra si tingeva parzialmente di nero. Parte di quel nero veniva riversato in conti correnti, spesso esteri, dove non fanno domande, ma anche italiani perchè in quegli anni c’erano meno controlli, e parte veniva riversata sul grande amore degli italiani: il mattone.
Eh si, perchè nel 2000 il mondo intero iniziò ad andare in recessione, anche come reazione ad una spaventosa bolla speculativa dei mercati borsistici di tutto il mondo. Basti pensare che il nostro Mib30, l’indice principale di allora, toccò per ben 2 volte quota 51.000 (oggi siamo sotto 15.000). In Italia, come del resto anche in altri paesi europei, gli investitori fuggivano dalla borsa, e dove potevano investire? Nell’acquisto di immobili. Ed ecco che quella enorme massa di denaro, in parte nera ed in parte bianca, si riversò come un fiume in piena sul mercato immobiliare, dando vita ad un incremento dei prezzi degli immobili. In pochissimi anni le case raddoppiarono, in molti casi triplicarono di prezzo grazie anche alla leva dal cambio psicologico e incontrollato della lira con la nuova moneta europea (1.000 lire = 1 euro, 100 milioni = 100 mila euro).

Mandanti ed esecutori dell’impoverimento di parte della nostra società
Senza conseguenze? Ovviamente no. A parte un divario sempre maggiore in fatto di ricchezza posseduta, con una fascia di persone sempre più ricca ed una massa più numerosa di persone che cominciava a non riuscire più ad arrivare a fine mese, la fascia di persone che cercava di accedere alla prima casa veniva letteralmente massacrata: giovani coppie o singoli dovevano iniziare ad accendere mutui non più su 15 o 20 anni, ma su 30 e 40, con il risultato di un lunghissimo e pesantissimo indebitamento. E se hai un mutuo pesante da pagare… non compri più nulla, non consumi più che lo stretto necessario, insomma il tuo apporto all’economia, basata sui consumi, si riduce all’osso. Ecco dunque che la crescita economica di questo paese, che dipende da quanto le aziende producono, e dunque da quanto i cittadini consumano, non decollava. E se il Pil non decolla, ma il debito pubblico si, anche per via dell’effetto euro, il rapporto debito pubblico/Pil peggiora, passando da quel 107 del 2006-2007 al 120 di oggi. Quindi, la moneta unica ha ucciso l’Italia su commissione. Il mandante è la Germania, ma l’esecutore è lo Stato, almeno in parte, laddove non esiste una coscienza sociale e un amore di nazione che rendesse coeso il nostro popolo, che al contrario è sempre diviso e improntato al “ognuno per sè”. Ma il bello è che tutto ciò era evitabile.

Cosa si sarebbe potuto fare
Si poteva fare qualcosa nel 2002 o no? Si, si potevano mettere in piedi delle misure di controllo dei prezzi, a livello legislativo ma anche con mezzi semplici, come ad esempio l’obbligo di mostrare, per tre anni dall’introduzione dell’euro, ovunque, e ripeto ovunque, il prezzo in Lire accanto (e della stessa grandezza) al prezzo in Euro. Sanzionando i trasgressori. Ma perchè questo non fu fatto? … Fu una svista? Tecnicamente il raddoppio dei prezzi portò come conseguenza anche a un raddoppio del gettito IVA nelle casse dell’erario e questo faceva comodo allo Stato. Ma era evidente che non sarebbe durato a lungo il giochetto perché prima o poi il consumatore medio, quello che sa di avere i soldi solo se si mette le mani in tasca, si sarebbe accorto della fregatura con inevitabile crollo dei consumi. Allora perché non si mise un freno a questa speculazione sin dall’inizio? La nostra teoria è che questo “non agire” fu il frutto di un calcolo politico da parte del governo Berlusconi che si insediò nel giugno del 2001. Ma qui occorre fare qualche passo indietro. Nella seconda metà del 2000, poco prima dell’avvento dell’euro quindi, l’Italia si accingeva già ad entrare in recessione, con le aziende che mostravano i primi cali di profitto. E durante una recessione cosa fanno solitamente le persone? Non spendono, ma mettono i soldi che avanzano al sicuro, temendo tempi peggiori. Succede ovunque, ed è un fenomeno che alimenta la recessione stessa, perchè i consumatori smettono di cosnumare limitandosi allo stretto necessario, dunque le aziende devono adeguarsi smettendo di produrre come prima, devono mandare a casa lavoratori, che a loro volta non avranno più soldi da spendere. Una catena, insomma, un circolo vizioso.
Come si sarebbe potuto invertire il trend all’indomani dell’introduzione della moneta unica? Posto che il rapporto di cambio fu fissato a svantaggio dell’Italia e a favore della Germania, i governi avrebbro dovuto vigilare attentamente sui prezzi, come dicevamo prima. Si decise, invece di non intervenire, anche perché l’euro ci avrebbe messo al riparo da impennate inflazionistiche. Quindi ci avrebbe pensato l’euro, questa nuova valuta ad aggiustare le cose. Sembrava una manna piuovuta dal cielo tanto che molti ne erano divenatti euforici senza curarsi degli effetti catastrofici che avrebbe causato sul potyere d’acquisto dei consumatori. Così l’italiano benestante, lavoratore autonomo, ha subito cercato di approfittarne alzando i propri prezzi ed equiparando nella sostanza l’Euro alle 1.000 lire di prima, mentre il lavoratore dipendente si è ritrovato la busta paga dimezzata in termini reali. A tutto vantaggio delle banche che in quegli anni pompavano sul mercato immobiliare a più non posso spingendo la classe operaia a contrarre mutui in euro approfittando dei tassi di mercato relativamente bassi (ma in euro!). Un trappola che ha permesso un arricchimento sfrenato delle banche che nel frattempo avevano valorizzato a bilancio cifre doppie rispetto a quelle reali e che sarebbero state onorate dal contribuente con il doppio degli anni di lavoro, rispetto a quando c’ìera la lira. Quindi, gran parte del risparmio delle famiglie è stato eroso così come buona parte del paese si trova adesso in tale difficoltà da non poter più contribuire ai consumi se non a quelli strettamente essenziali, e dunque non si cresce.

Una guerra a colpi di spread
Quello a cui stiamo assistendo oggi nei paesi periferici dell’eurozona non è altro che una corsa dissennata a vendere titoli di stato italiani, spagnoli, portoghesi, ecc. per timore che falliscano sotto il peso del debito pubblico. E chi li compra? Guarda caso, proprio la BCE, che pur essendo un organismo indipendente, risente della gerarchia del potere europeo, che vede la Germania in testa, dunque volente o nolente la BCE è influenzata dal potere finanziario tedesco. In questo modo i forzieri delle banche tedesche, che ultimamente hanno venduto sul mercato una notevole quantità dei nostri Btp che detenevano, fanno il pieno di liquidità a una velocità che si può tranquillamente misurare con lo “spread”. Più si allarga il differenziale fra i titoli di stato italiani e tedeschi presi a riferimento, più veloce è il travaso di fondi dalle banche italiane a quelle tedesche. Del resto i soldi non si creano né si distruggono, bensì si trasferiscono all’interno dello stesso insieme di elementi, che si chiama Unione Europea. Quando la misura sarà colma la Germania (ma anche la Francia, perchè ricordiamo che le banche francesi ultimamente hanno venduto il 50% dei Btp italiani che avevano in portafoglio) darà il placet per aiutare i paesi in difficoltà stampando moneta, rendendo operativo il fondo salva stati (Efsf) e lanciando gli eurobond.

Il debito posseduto come arma di convincimento
In Grecia l’amico qquebec ha spiegato come questo fenomeno abbia comportato una sorta di colonizzazione, perchè la Grecia ha dovuto cedere per farsi aiutare, ha dovuto pagare con qualcosa il suo salvataggio. Per quanto riguarda l’Italia, invece, la situazione è più complessa. Ma abbiamo visto ad esempio alcuni fatti: uno di questi, e il più eclatante, è Parmalat, dove l’Italia ha fatto finta di scandalizzarsi, di strapparsi i capelli, ma non ha portato sino in fondo la difesa della nostra azienda. C’era – va detto – un difetto originale, ovvero l’assenza di una definizione di alcuni settori strategici, come invece ha fatto la Francia le cui aziende di inyteresse nazionale sono difese dall’acquisto da parte di gruppi stranieri. Basti ricordare GDF Suez, operante nel settore energetico, che stava per essere conquistata tramite Opa da Enel, e che venne invece difesa a spada tratta e non se ne fece più nulla. In Italia invece, governi miopi, non hanno mai messo mano ad una simile definizione limitandosi a far valere il peso della golden share, peraltro invisa da tutti a livello europeo. Quindi su Parmalat si era in difetto sin dall’inizio, ma il governo italiano avrebbe potuto tentare un salvataggio in extremis, azzardato è vero .. ma possibile. Ebbene quel tentativo non è stato fatto, e Parmalat è andata. L’Italia ha dovuto cedere, e l’arma di ricatto è stata la quantità di debito italiano in mani francesi. Perché, oggi come oggi, chi possiede il debito è sovrano, cioè comanda. Così, a breve, potrebbero finire in mani francesi anche Edison e Alitalia. E’ solo questione di tempo (e di accordi). Se la quarta guerra mondiale – come diceva Einstein – si combatterà con le pietre, forse la terza si sta già combattendo a colpi di “spread”.

23 nov 2011

BOICOTTARE I KRUKKI

Gli attacchi speculativi all'euro rafforzano il potere dei tedeschi in Europa. La Grecia è già caduta, schiacciata dal suo debito pubblico, mentre altri stati si stanno piegando lentamente ai diktat della Germania. Il fondo salva stati sarà operativo con i soldi in fuga verso i bund tedeschi

La Germania vuole dominare l’Europa. Ormai il quadro è talmente chiaro che anche una persona inesperta di economia e finanza lo capirebbe. Sempre che non si faccia rimbambire dalla stampa e dalle televisioni, che continuano a dare la colpa unicamente al debito pubblico o ai governi che non hanno fatto niente per cercare ridurlo. Il debito pubblico è stato aumentato già da un bel pezzo da diversi stati, quindi non solamente l’Italia ma anche ad esempio i primi della classe, gli USA (chi non ricorda il braccio di ferro sul rialzo del tetto del debito di pochi mesi fa?), quindi non è una novità, ma diventa un problema solo quando la crescita economica rallenta e si avvicina mediamente allo zero, come è accaduto da noi. Tuttavia non è l’apocalisse e non significa che non ci sia rimedio. Anzi, le ricette per curare il male ci sono, basta solo applicarle, ammesso che lo si voglia veramente fare. Gli USA, che viaggiano su una lunghezza d’onda non diversa da quella europea in fatto di debito pubblico, hanno alzato come dicevo l’asticella del tetto e magicamente per l’opinone pubblica hanno risolto parte del problema (resta il problema della crescita, che deve essere sostenuta per contrastare l’aumentato debito pubblico, e dunque per tenere basso il loro rapporto debito/Gross Domestic Product). Ancor più interessante come esempio il Giappone, caso paradossale per chi lo conosce a fondo, convive col problema del debito statale da almeno 25 anni applicando tassi d’interesse a zero sul costo del denaro in una economia a stagflazione costante. Ma in Europa, e in Italia specialmente, la musica è diversa. Sembra che tutto il male si sia concentrato improvvisamente qui. Così ci hanno fatto credere, al punto che l’allarme sociale gonfiato a dismisura dai media e dalla stampa governativa si è trasformato in crisi irreversibile, così come ci avevano fatto credere il contrario dieci anni fa durante l’esplosione con la bolla internet e successivamente con quella immobiliare. Insomma, non si sa più a chi credere e a cosa pensare mentre i mercati sono in preda del panico.

W L'AUSTERITA'

Ma come ? Questa doveva essere il Governo del fare, del tagliare, del decidere, dell'agire.......e mo' ? Le Camere rimangono chiuse 2 settimane ? Ma come ? Ma se ci sono degli impegni urgentiiiiisssiiiiimi che il precedente Governo l'abbiamo cambiato perchè decideva dopo solo 2 giorni.......ed ora ? BUFFONI

Leggete questa :

"Grazie a una legge del 1997 firmata dal Professor Prodi, i nuovi titolari dei dicasteri - in cambio della mancata indennità parlamentare - metteranno in saccoccia 132mila euro lordi annui. Insomma, come spiega lo stesso Bechis, "il governo tecnico snello costerà 4,8 milioni di stipendi", mentre "il governo uscente costava 2,9 milioni". Se questo è l'inizio non siamo certo messi bene.
A questo "spreco" va ad aggiungersi, come denunciato nei giorni scorsi dal Giornale, il lauto stipendio dello stesso SuperMario.
Grazie alla scelta di Giorgio Napolitano di nominarlo senatore a vita, Monti "aggiunge 12.005,95 euro lordi di indennità, più 12.680 euro netti di rimborsi, al costo mensile dei senatori italiani. In un anno (12 mensilità) fanno 144mila euro lordi di stipendio, e 152mila di rimborsi: circa 300mila euro l’anno di costo per Monti senatore a vita".
Alla faccia della crisi. Come se non bastasse l'ingresso in politica dell'economista della Bocconi garantirà a 350 parlamentari di prima nomina e ad altri 264 veterani un vitalizio mica da ridere. I primi raggiungeranno la cifra di 2.412 euro al mese al compimento del 65esimo anno di età con un costo aggiuntivo per le casse dello Stato di oltre 172 milioni di euro. Grazie a SuperMario i parlamentari eletti nel 2006 e rinominati due anni dopo, invece, andranno invece in pensione a 60 anni con 4.202 euro al mese. Una spesa di oltre 465 milioni di euro.
Alla faccia dei tagli dei costi della politica, insomma. La dieta firmata da Mario Monti inizia con una grande abbuffata. A questa seguirà, con buona probabilità, una dieta ferrea. Ma quella dovranno farla i cittadini sui quali peseranno la reintroduzione dell'Ici e la patrimoniale."

1° ed unico risultato del Governo : 350 milioni a Roma......Adesso diventi imprescindibile dare la nazionalità a chi è nato in Italia e neppure rispetta le nostre Leggi.........e poi .......???

22 nov 2011

MONTI

Prendo queste notizie qua e là.....saranno vere ? A Voi il compito di verificarle :

"......Mario Monti continua a negare di essere un rappresentante dei Poteri forti; ieri ha sfioraro il ridicolo ricordano come l’Economist lo avesse definito il “Saddam Hussein del business Usa” per essersi opposto a Microsoft e Coca Cola quando era Commissario europeo. Frase ad effetto ma priva di fondamento........invece la Coca Cola che lui aveva “perseguitato” lo ha assunto come Consigliere, .........

......Mario Monti non rappresenta i poteri forti, Mario Monti è parte costituente dei poteri forti. Monti è consigliere di Goldman Sachs (a proposito: ma si è dimesso?), è presidente della Trilaterale (ramo europeo), ha fondato il think tank Breugel di cui è presidente, è membro e assiduo frequentatore del Bilderberg. Naturalmente nelle biografie ufficiali scorda sistematicamente di ricordare la sua affiliazione alla Trilaterale e al Bilderberg. Perchè?......

.......Altro che tecnico sobrio e neutrale, Monti è un uomo molto ambizioso che recepisce gli interessi di queste organizzazioni, le quali hanno forti interessi finanziari.......

......Così Monti può perseguire i propri interessi, facendo leva sul sostegno dei compagni di cordata italiani .Ad esempio: oggi fa scandalo il bigliettino di Enrico Letta, nessuno scrive che Enrico Letta è un membro della Trilaterale, affiliazione che naturalmente il deputato Pd, come Monti, non rivendica nelle biografie ufficiali. Sapendo questo retroscena il suo gesto apparentemente ingenuo assume un altro significato ......

PS Un lettore di questo blog, Marco Saba, che ringrazio, segnala che Monti è anche membro Senior Advisory Council di Moody’s ovvero della principale agenzia di rating al mondo…...."






Sarà tutto vero ? Inquietante ........

 

20 nov 2011

CIANCE EN LIBERTE...

Politica; per como la vedo mi..
Partendo da lontano.. dai tempi in cui la Dc, Psi,Pli,ecc, vennero smontati dalla magistratura.(FINANZIAMENTO ILLECITO AI PARTITI) ora che si sia indagato solo su alcuni partiti sembra evidente.. basta una piccola comparazione..quella dei dipenti dei partiti..al tempi d'oro il Pc ( o como si chiamava..)disponeva di migliaia di dipendenti stipendiati..Ora essi sono meno di mille e si sono venduti anca il bottegone...ma andem inanzi..
Certo gli elettori della destra..mica hanno votato per il trota o la  minetti..ma si sa chi comanda ..mette i suoi ..devo dire che la minetti il suo bel posticino  se le "guadagnato"..mentre sul trota..be sorvoliamo..
la sinistra..Be in un momento raro di onestà un parlamentare di tale schieramento ebbe il coraggio di dire ..che loro.. non erano stati capaci neanche di fare una legge sul conflitto di interessi.........................................


La destra molla( non è caduta) ..si fa un governo tecnico..ora questi "tecnici" guadagnano(guadagnavano) più di un parlamentare,a parte il Passera che dovrà rinunciare a 4 milioni di Intesa ma gliene rimangono altri... il meno ricco acchiappava più di un bersani...Quindi non ci sono entrati per il grano..ma per (almeno spero)amor di patria...
 Fiducia record per il nuovo governo  ( ora i nostri parlamentari approvano con larghe maggioranze trasversali solo i  loro benefic..tipo I.pod ..I-Pad2 gratis..aumenti di stipendi e cosucce simili)
 Cosa farà il nuovo governo..? e qui ci possiamo divertire ..inanzi tutto metterà le mani in tasca ai soliti..ICI, Iva, accise.. taglio delle pensioni, che se andiamo a vedere sono già ora migliori di Francia e Germany..anche loro hanno una pensione di anzianita a 40 anni viene chiamata in modo diverso tutto quà.
La logica vorrebe che si trovassero i denari dai grandi evasori e company bella..ma per fare ciò serve tempo e questo manca..quindi mano al portafoglio gente  ..tocca a noi.. i soliti..

Patrimoniale ,e si hai voglia qualcosa piluccheranno ma serve solo come cortina fumogena..
Taglio dei benefic alla casta.. no dico siamo matti?..il prelievo fatto da Fini e già stato recuperato con un aumento (votato a maggioranza bulgara )
taglio dei parlamentari..passato in cavalleria anchesso..
taglio delle pensioni della casta..forse ..ma solo forse nella prossima legislatura..i 350 onorevoli(minuscolo mi raccomando) di prima nomina..  mica voterebbero per troncarsi le palline..

Quindi qualsiasi cosa vorranno fare..dovranno passare sotto le forche Caudine del parlamento..pena la bocciatura..e qui tutti i partiti  gongolano..
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MERCATI;   e vai ..(se ne parla pochino ultimamente sul blog)
 intanto va sottolineato che la Grecia verrà salvata.. il motivo  è semplice  i suoi debiti sono in mano ai Franzusi ,Tedeschi, Inglesi..
Ora tenendo conto di ciò e che i cosidetti Pigs sono grecia,belgio,italia,spagna,portogallo,irlanda..messi tutti assieme contano più dei crucchi..e i voti contano..si faranno i bond europei..magari con un nome diverso..cambia poco ma senza di essi la Francia non potrà salvare le sue banche
 ( e son o tante )..altrimenti ciao ..ciao.. anche così.. non è messa bene..le banche stanno vendendo i nostri bond..(che rendono il 6/7% ) per acquistare i propi (3/4%)..e dato che trovano compratori ..noi non siamo messi poi cosi male ( personalmente farei il contrario)   comunque si sà ..ordini dall'alto se vogliono il grano del governo devono bere la cicuta..questa primavera ne vedremo delle belle a tal proposito...
Germania ..al momento stanno bene..ma..se non cambiano alla veloce staranno peggio..  se il salvataggio della grecia fosse avvenuto all'inizio del 2010 di denari ne sarebbero serviti di meno ed ora le cose andrebbero meglio ..anche per i crucchi..intanto in Svizzera non trovi una cassetta di sicurezza manco a strapagarla.... e vai....

18 nov 2011

EQUITA' SOCIALE

Ieri ho sentito una bella enunciazione di programma. Tono pacato, parole ben scandite, una battuta umoristica, (si vede che è un Professore), belle parole :

•provvedimenti per affrontare l'emergenza, assicurare la sostenibilità della finanza pubblica e restituire fiducia nelle capacità del nostro Paese di reagire e sostenere una crescita duratura ed equilibrata;


•delineare con iniziative concrete un progetto per modernizzare le strutture economiche e sociali, in modo da ampliare le opportunità per le imprese, i giovani, le donne e tutti i cittadini, in un quadro di ritrovata coesione sociale e territoriale.

•di intervenire sui costi di funzionamento dei soggetti che ricoprono cariche elettive, dirigenti designati politicamente nelle società di diritto privato, finanziate con risorse pubbliche, più in generale quanti rappresentano le istituzioni ad ogni livello politico ed amministrativo, dovranno agire con sobrietà ed attenzione al contenimento dei costi, dando un segnale concreto ed immediato;


•di combattere l'evasione fiscale anche attraverso la diminuzione della soglia per l'uso del contante;

•di reintrodurre l'ICI delle abitazioni principali la cui esenzione, nel confronto internazionale, rappresenta una peculiarità, se non un'anomalia, dell'ordinamento tributario italiano;

•di ridurre il peso delle imposte e dei contributi che gravano sul lavoro e sull'attività produttiva, finanziata da un aumento del prelievo sui consumi e sulla proprietà, che sosterrebbe la crescita senza incidere sul bilancio pubblico;

•di intervenire sulla regolamentazione del project financing in modo da dare impulso all'attività economica che coinvolga i capitali privati nella realizzazione di infrastrutture;

•di riformare le istituzioni del mercato del lavoro;

•di assicurare maggiore attenzione alle prospettive dei giovani nella convinzione che rappresentano il motore fondamentale per la crescita del Paese.

(fonte Lavoripubblici.it)
 
2 cose mi hanno colpito, perchè ben identificate - le uniche - :
 
1) re-introduzione dell'ICI sulla prima casa
2) aumento delle rendite catastali
 
Tutto il resto ?  FUMOSO
 
Chissà perchè, ma queste due forme di tassazione vanno a colpire direttamente il 75% circa degli Italiani che hanno casa propria, quindi i lavoratori ed i pensionati, non coloro che affittano la casa ;
e l'aumento delle rendite catastali va sempre a colpire quel 75% di Italiani che abitano la casa di proprietà, perchè solo per loro aumenterà il valore dell'immobile da mettere nel modello 730 od Unico. Chi affitta la casa, NO. Pertanto i proprietari immobiliari, NO
 
Bella equità non c'è che dire........

17 nov 2011

Se questo è "il nuovo ed il meglio" era meglio quando stavamo peggio

Vi chiederete, ma questo qui non c'ha un ..zzo da fare che mettere tutti 'sti profili ? E' vero, ma sono talmente nausato dall'aver letto da chi saremo governati che Vi pongo queste riflessioni.

Vi rendete conto che ci lamentavamo per i nostri politici infognati a Roma, magari con un loro lavoro di libero professionista e poi leggiamo i curricula di questi Signori. Con doppi, tripli, quadrupli incarichi e tutti ben retribuiti e che aggiungeranno a questi i compensi governativi ?

Vi rendete conto di cosa ci stanno propinando ? Una media d'eta di 63 anni (sessantatre) Matusalem al Governo. Rinnovamento ???????????

Vi rendete conto che le elezioni sono state vinte da liste appartenenti al centro/destra, con un Governo che non è stato sfiduciato e questi mi mettono un Governo nel quale almeno la metà dei componenti sono dichiaratamente di sinistra ? Che hanno già lavorato in Governi di sinistra ?

Alla faccia delle scelte del Popolo. Questo è un golpe bianco.

Vi rendete conto che non c'è più un accenno al federalismo ? Qui torniamo indietro di 20 anni.

Questi magna magna universitari ( ma un tecnico deve per forza essere un professore universitario ?)
Tecnico è anche un idraulico, un meccanico, un macellaio, un agricoltore.......gente che ha sudato, non questi che hanno ricoperto incarichi in precedenti Governi oppure che sono ancora nei Consigli di Amministrazione di Società che hanno interessi diretti nelle decisioni del Governo.

Ma adesso non esiste più il problema del "conflitto di interessi". ?
Rileggetevi i curricula, leggete i nomi delle Società nelle quali questi Signori fanno parte dei Consigli di Amministrazione od altri organismi, tipo Collegi Sindacali od altro e ditemi, urlatemi, che non esistono conflitti di interesse.

Povera Italia. Qui sì che abbiamo toccato il fondo (almeno spero).
Altro che dire "pena" al Governo Berlusconi, questi mi fanno pena prima ancora di aver iniziato a lavorare.....lavorare...eufemismo per questi qui......

Mario Monti

Sessantotto anni, lombardo, per dieci anni commissario europeo, Mario Monti - neopremier con l'interim per l'Economia - è considerato uno dei più autorevoli economisti italiani. Ma è soprattutto il rigorista e il tecnico "duro e puro" che non guarda in faccia a nessuno quando si tratta di difendere il mercato dalle distorsioni della concorrenza, nemmeno se ha di fronte i maggiori colossi dell'industria.
Nato a Varese il 19 marzo del 1943, Monti si laurea alla Bocconi nel 1965; dopo un periodo passato negli Stati Uniti, dove si specializza a Yale studiando con il futuro premio Nobel James Tobin (quello della Tobin tax sulle transazioni finanziarie), comincia a insegnare all'Università di Torino nel 1970. Quindici anni dopo diventa professore di Economia politica alla Bocconi, dove assume l'incarico di rettore dell'Istituto di Economia Politica. La sua competenza ne fa un candidato ideale per incarichi tecnico-istituzionali: se ne accorge nel 1994 Silvio Berlusconi, appena insediatosi a palazzo Chigi, che lo indica come commissario europeo.
A lui vanno le deleghe per il mercato interno, i servizi finanziari e la fiscalità. Monti mantiene un profilo di assoluta indipendenza, tanto che quando arriva la scadenza, viene riconfermato come commissario europeo dal governo di centrosinistra guidato da Massimo D'Alema ("dal dottor Monti mi sento ben rappresentato a Bruxelles" aveva detto pochi mesi prima): questa volta gli viene affidata la delega per la concorrenza. E' sotto la sua direzione che la commissione europea avvia un procedimento contro Microsoft sfociato in una multa record di 497 milioni di euro inflitta al colosso di Bill Gates per aver violato le norme antitrust. Altro risultato ottenuto dal paladino della concorrenza , lo stop alla fusione tra General Electric e Honeywell nel 2001.
Nel 2004, Berlusconi , tornato nel frattempo a Palazzo Chigi, decide di non rinnovargli l'incarico, preferendogli Rocco Buttiglione, poi stoppato dal Parlamento europeo per le sue affermazioni anti-gay. Dalle colonne del Corriere della Sera, Monti, che oggi conserva la carica di presidente della Bocconi, conduce una triplice battaglia per il mercato, le liberalizzazioni e il rigore dei conti pubblici. Sua l'idea, lanciata quando l'emergenza era lontana da venire, di porre un tetto ai rendimenti dei titoli di Stato, per evitare che il debito si autoalimentasse. E suo l'editoriale di qualche giorno fa in cui chiedeva al premier di concentrarsi sul risanamento piuttosto che puntare a "un successo elettorale a tutti i costi per la Sua parte politica, ma in un Paese sempre più populista, distaccato dall'Europa e magari visto come responsabile di un fallimento dell'integrazione europea". L'Europa lo vede come l'uomo che può tirare l'Italia fuori dal caos perché sa che Monti non concepisce un 'Italia fuori dall'Europa. Come dimostra questa citazione riportata da "wikiquote":
"Il giorno dopo la mia nomina Marco Pannella, che peraltro ho in forte simpatia, organizzò una conferenza stampa per sostenere che 'con Monti avevano vinto i poteri forti'. La presi a ridere e quando un giornalista mi chiese un commento dissi che di poteri forti non ne conoscevo. Tranne uno, l'Europa e oggi mi fa piacere aver contribuito a renderlo più forte".

Antonio Catricalà

Il nuovo sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, torna a Palazzo Chigi dove è già stato segretario generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Sposato, due figlie, Catricalà è stato fino ad oggi Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, ruolo ricoperto dal 9 marzo 2005. Il suo incarico all'Antitrust sarebbe terminato a marzo 2012, momento in cui, secondo le sue stesse parole, avrebbe puntato a "rindossare la toga", tornando quindi alla sua lunga carriera di magistrato e giurista.
Nato a Catanzaro il 7 febbraio 1952, a ventidue anni si è laureato con lode in legge a Roma ed è stato nominato, a seguito di concorso, assistente di Pietro Rescigno (La Sapienza - Facoltà di Giurisprudenza), di cui era stato studente. Per due anni ha studiato economia, sociologia, storia e scienza dell'amministrazione presso l'Istituto Luigi Sturzo di Roma, dove è stato allievo di Federico Caffé. A ventiquattro anni ha vinto il concorso in magistratura ordinaria e ha superato l'esame di abilitazione all'esercizio della professione forense. Ha vinto i concorsi per procuratore dello Stato e, a ventisette anni, per avvocato dello Stato. Nel 1982 ha vinto il concorso per consigliere di Stato. Dal 2006 è Presidente di sezione del Consiglio di Stato in posizione di fuori ruolo.
Presidente e componente di collegi amministrativi, ha collaborato con l'Ufficio legislativo della Presidenza del Consiglio dei Ministri ed è stato Capo di Gabinetto e consigliere giuridico nei Ministeri. E' stato segretario generale dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Il 18 novembre 2010 è stato designato dal consiglio dei ministri presidente dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, carica alla quale ha rinunciato nove giorni dopo, prima che le Commissioni parlamentari esprimessero il parere sulla sua nomina.

Andrea Riccardi

Se l'obiettivo era quello di premiare l'esperienza, Andrea Riccardi, neoministro alla cooperazione internazionale, è certamente l'uomo giusto al posto giusto.
Fondatore della comunità di Sant'Egidio, diffusa in 73 paesi del mondo con larga presenza in Africa e America Latina, con progetti innovativi proprio nel campo della cooperazione internazionale, Riccardi gode di grande stima all'estero. Basti pensare che la rivista americana Time nel 2003 lo ha inserito nell'elenco dei 36 "eroi moderni" d'Europa, che si sono distinti per coraggio professionale e impegno umanitario. Ma non solo: è stato uno dei pochi non politici a ricevere il prestigioso premio Carlo Magno, attribuito a chi si è distinto nella promozione di un'Europa Unita e nella diffusione di una cultura di pace e dialogo. Premio ottenuto negli anni da De Gasperi, Churchill, Ciampi e Angela Merkel.
Romano, classe 1950, professore di fama internazionale, oltre che uno dei laici piu" autorevoli nel panorama religioso, Riccardi è ordinario di Storia Contemporanea alla Terza Università degli Studi di Roma. E' uno studioso della Chiesa in Età moderna e contemporanea, ma anche del fenomeno religioso nel suo complesso. Tra le sue più recenti pubblicazioni, la Biografia di Giovanni Paolo II del 2010 per le Edizioni San Paolo, poi tradotta in dieci lingue.
Con la Comunità di Sant'Egidio, fondata insieme con un gruppo di studenti del liceo romano Virgilio, è stato sempre in prima linea per la giustizia sociale, i diritti degli ultimi, la pace, portando avanti in oltre quarant'anni di impegno numerosi progetti di sviluppo per il Sud del mondo. Ha avuto un ruolo di mediazione in diversi conflitti e ha contribuito al raggiungimento della pace in alcuni paesi, tra cui il Mozambico, il Guatemala, la Costa d'Avorio.
Schivo e riservato, (poche le interviste concesse negli ultimi anni) Riccardi ha firmato spesso articoli su giornali e settimanali. "Senza una rivolta morale - ha scritto a luglio di quest'anno su Famiglia Cristiana- l'Italia non ha futuro". Un articolo nel quale neo ministro della cooperazione si soffermava sulle responsabilità dei politici ("non hanno ridotto i privilegi") ma non solo. E sottolineava: "Non c'é futuro senza storia; soprattutto in Italia, ricca di vestigia e di monumenti. Ma la cultura umanistica e la storia sono poco considerati".

Piero Giarda

Una posizione delicata quella che ricoprirà Piero Giarda che dovrà mediare i rapporti tra un Governo tutto tecnico con il Parlamento. Ma Giarda ha già esperienza in questo senso avendo passato, come sottosegretario al Tesoro, 6 anni tra le aule e le commissioni parlamentari. Tra le ultime attività svolte da Giarda il coordinamento di uno dei tavoli di analisi sull'analisi della spesa pubblica all'interno della riforma del fisco.
Laureato in economia e commercio nell'Università Cattolica di Milano nel 1962, - si legge sul sito de 'Lavoce.info' con il quale collabora - ha studiato nelle Università di Princeton e Harvard nel periodo 1965-69; libero docente di Scienza delle finanze e diritto finanziario nel 1970. Ha insegnato all'Università Cattolica dal 1968 fino al 1976 in qualità di professore incaricato; dal 1976 al 2001 in qualità di professore ordinario di Scienza delle finanze. Ha insegnato anche alla Università degli Studi della Calabria dal 1972 al 1975 e all'Università di Harvard nel 1970. Tra le materie di insegnamento anche economia politica, politica economica e finanziaria, econometria.
E' responsabile del Laboratorio di Analisi Monetaria nell'Università Cattolica. Componente del Comitato direttivo della scuola per il dottarato in Economia e finanza delle amministrazioni pubbliche. Ha svolto attività di consulenza alla Presidenza del Consiglio e al Ministero delle Finanze. E' stato Presidente della Commissione Tecnica per la Spesa pubblica presso il Ministero del Tesoro dal 1986 al 1995. Poi sottosegretario al Tesoro dal 1995 al 2001 con i governi Amato, D'Alema (I e II), Prodi (I) e Dini (I).

Fabrizio Barca

Fabrizio Barca, neo ministro alla Coesione Territoriale, è direttore generale presso il ministero dell'Economia e delle Finanze. E' figlio di Luciano Barca, partigiano, deputato nelle fila del Pci, direttore dell'Unità ed economista. Fabrizio Barca è stato dirigente nel Servizio Studi della Banca d'Italia, Capo del Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e di Coesione e Presidente del Comitato politiche territoriali dell'Ocse.
Dopo la laurea in Economia presso la Facoltà di Scienze Statistiche e Demografiche dell'Università di Roma e un Master in "Economics" presso l'Università di Cambridge, è stato Visiting Professor presso il Mit e la Stanford University. Ha tenuto corsi universitari sulle tematiche della teoria e dell'analisi empirica dell'impresa e del controllo societario, delle politiche di sviluppo e di storia economica dell'Italia nelle Università Bocconi di Milano, Siena, Modena, Roma (Tor Vergata), Urbino e Parigi (Scienze-Po).
E' autore di numerosi saggi e volumi sull'impresa, sul governo societario, sul capitalismo italiano. Tra i lavori più recenti, "Italia frenata. Paradossi e lezioni della politica per lo sviluppo", Donzelli, 2006; "Federalismo, equità, sviluppo. I risultati delle politiche pubbliche analizzati e misurati dai Conti Pubblici Territoriali", Il Mulino, 2006 (con F. Cappiello, Nel 2009, Fabrizio Barca ha presentato in sede Ue un rapporto contenente una proposta strutturata di riforma della politica di coesione, basata su una analisi scientifica e su una valutazione approfondita della sua efficacia. Il Rapporto Barca ha offerto un contributo importante alla discussione sul futuro della politica di coesione, argomento di grande rilievo nel dibattito europeo

Piero Gnudi

E' un cursus honorum tutto legato al mondo dell'economia e della finanza quello di Piero Gnudi, neoministro del Turismo e dello Sport del Governo Monti.
Con una carriera decisamente di rilievo, segnata da incarichi di massima responsabilità in alcune delle società più importanti del nostro Paese,
Piero Gnudi, 72 anni, nuovo ministro senza portafoglio dello Sport e del Turismo nel nuovo governo Monti, è stato dal 2002 e fino ad aprile scorso per tre mandati consecutivi presidente del consiglio di amministrazione dell'Enel, dove è stato sostituito da Paolo Andrea Colombo.
Laureato in economia e commercio nel 1962 presso l'Università di Bologna e titolare di uno studio commercialista con sede a Bologna, ha rivestito numerose cariche all'interno di consigli di amministrazione e di collegi sindacali di importanti società italiane, tra cui STET, ENI, Enichem, Credito Italiano. Tra il 1995 e il 1996 è stato consigliere economico del ministro dell'Industria. A partire dal 1994 ha fatto parte del consiglio di amministrazione dell'IRI, ricoprendovi (dal 1997 al 1999) l'incarico di sovrintendere alle privatizzazioni e (dal 1999 al 2000) la carica di presidente ed amministratore delegato; sempre presso l'IRI ha quindi svolto (dal 2000 al 2002) le funzioni di presidente del comitato dei liquidatori. Membro del direttivo di Confindustria, della giunta direttiva di Assonime (associazione tra le società italiane per azioni), del comitato di indirizzo strategico per lo sviluppo della Piazza Finanziaria Italiana, del comitato esecutivo dell'Aspen Institute, del comitato per la corporate governance delle società quotate ricostituito su iniziativa di Borsa Italiana nell'aprile 2005, nonché presidente onorario dell'Osservatorio Mediterraneo dell'Energia (OME), ricopre anche l'incarico di presidente del consiglio di amministrazione di Emittenti Titoli e di consigliere di amministrazione di Unicredit, di Astaldi e de "Il Sole 24 Ore".

Lorenzo Ornaghi

Lorenzo Ornaghi arriva nella squadra di Governo dopo una lunga carriera accademica.
Nato a Villasanta (Monza) il 25 ottobre del 1948, è dal 1 novembre 2002 Rettore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Nello stesso Ateneo ha conseguito la laurea in Scienze politiche nel 1972 e dal 1990 é titolare della cattedra di Scienza politica. Sempre alla Cattolica, è stato allievo di uno dei 'padri' della Lega, lo storico Gianfranco Miglio. Dal 1998 è membro del Consiglio di Amministrazione del quotidiano Avvenire, di cui dal 2002 è vicepresidente. E' anche Direttore della rivista Vita e Pensiero e componente del comitato scientifico di numerose riviste, tra cui Filosofia politica, Quaderni di scienza politica, Teoria politica.
Autore di numerosi volumi e saggi pubblicati su riviste italiane e internazionali, Ornaghi, oltre che alle indagini sulle trasformazioni del sistema politico e sul concetto di rappresentanza e organizzazione degli interessi, si è dedicato allo studio dell'integrazione politico-istituzionale dell'Europa.
Ornaghi, che non è sposato e non ha figli, nel 2005 ha ricevuto la laurea honoris causa in Giurisprudenza, conferita dall'Università Cattolica Pazmany Peter di Budapest. Dal 2001 al 2006 è stato il primo Presidente dell'Agenzia per le Onlus. Dal 1996 è Direttore dell'Alta scuola di Economia e relazioni internazionali (Aseri), destinata alla formazione post-universitaria di esperti di sistemi economici e politici globali.

Enzo Moavero Milanesi

Enzo Moavero Milanesi e' il ministro degli Affari europei del governo guidato da Mario Monti.
Un ingresso nell'esecutivo, quello del 57enne avvocato e attualmente giudice del Tribunale di primo grado della Corte di Giustizia Ue, dato per scontato negli ultimi giorni. Moavero che conosce bene il nuovo premier perché ne è stato capo di gabinetto ai tempi della Commissione Ue, era stato indicato quale papabile sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Un incarico che poi Monti ha deciso di affidare a Antonio Catricala', dando pero' a Moavero un posto chiave in un momento in cui, mai come ora, i rapporti con l'Unione Europea sono cruciali.
Gia' capo di gabinetto dei commissari europei Filippo Maria Pandolfi e Mario Monti a Bruxelles e consigliere a Palazzo Chigi di Amato e Ciampi nel 1992-1993, Moavero è esperto di mercato e concorrenza, con una vita trascorsa in gran parte all'estero, dedicata al mercato ed al diritto internazionale. Considerato da molti come una sorta di alter ego giuridico di Monti, il nuovo responsabile degli Affari europei - sposato e padre di tre figli - all'inizio della sua carriera e' andato a Yale, dopo la laurea in legge alla Sapienza nel 1977 e un tirocinio in uno studio legale di diritto internazionale. Poi e' arrivata la specializzazione al College de France di Bruges in diritto comunitario e quella in diritto internazionale, alla University of Texas, a Dallas.
Nel 1993 e' entrato, a meno di 30 anni, come funzionario della Direzione generale della Concorrenza della Commissione dell'allora CE, passando sei anni dopo al gabinetto del vicepresidente. In veste di consigliere dei governi Amato e Ciampi dal 1992 al 1994, e' tornato spesso a Roma. Amato lo nomino' poi capo del Segretariato per gli Affari Europei nell'ambito del Segretariato generale della Presidenza del Consiglio, con funzioni di coordinamento della politica economica italiana con la politica comunitaria. L'incontro con Monti risale al 1995 quando il commissario per il mercato interno, appena nominato, lo chiamo' a capo del suo gabinetto. Per poi portarselo dietro anche dopo quando il professore assume la guida della Commissione alla concorrenza.
Nel 2002, nel pieno del mandato di Monti alla Concorrenza, Moavero viene nominato segretario generale aggiunto della Commissione Europea. Dal 2005 al 2006 diventa direttore generale dell'Ufficio dei Consiglieri per le Politiche Europee della Commissione, per poi giurare a Lussemburgo come giudice del Tribunale di primo grado della Corte di Giustizia della Ue.
Moàvero (si legge così: con l'accento sulla 'a', precisano i suoi conterranei) appartiene a una famiglia le cui radici affondano nella storia del Lodigiano. Con avi tra gli abitanti di Cavenago d'Adda dall'anno 1460, Moavero e' - si apprende da alcune fonti del territorio - diretto discendente dei Bocconi che, partendo da Cavenago, finirono poi per fondare a Milano la Rinascente prima e l'Università Bocconi poi.

Francesco Profumo

Francesco Profumo entra nella squadra di Governo dopo una lunga carriera accademica.
Ligure (è nato a Savona il 3 maggio del '53), Profumo, ingegnere e docente universitario, dallo scorso 13 agosto e' Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Sposato, tre figli, ha iniziato la carriera nel 1978 in Ansaldo a Genova come ingegnere progettista. Nel 1985 si è trasferito a Torino dove ha intrapreso la carriera di ricercatore universitario e nel 1995 è diventato Professore Ordinario di Macchine e Azionamenti Elettrici nello stesso Ateneo. Ha quindi assunto la carica di Presidente della Prima Facoltà di Ingegneria del Politecnico dal 2003 al 2005; dal primo ottobre del 2005 è diventato rettore dello stesso ateneo (scadenza del mandato a settembre 2013).
Il suo rettorato è stato caratterizzato da una forte spinta verso la collaborazione con diverse aziende internazionali (come Microsoft, Motorola) e con una apertura della didattica verso l'Estero.
E' stato "Visiting Professor" al Dipartimento di Ingegneria Elettrica dell'University of Wisconsin-Madison (USA) nel periodo 1986-88, al Dipartimento di Ingegneria Elettrica della Nagasaki University (Giappone) nel periodo 1996-97, al Dipartimento di Ingegneria Elettrica della Czech Technical University-Prague (Repubblica Ceca) nel 1999 e alla Facoltà di Ingegneria dell'Università di Cordoba (Argentina) nel 2004 e nel 2005.
Accanto alla carriera nella propria Università, Profumo è stato molto attivo in molti gruppi di lavoro internazionali, con numerosi riconoscimenti in tutto il mondo e tante pubblicazioni. Nel 2011 ha dato la sua disponibilità alla candidatura di Sindaco di Torino per il Partito Democratico, ma in seguito ha ritirato la candidatura.
Presidente di Columbus, del Forum Torino ha fatto anche parte di un Panel del Comitato di Indirizzo per la Valutazione della Ricerca (Civr) del ministero dell'Istruzione.
Già membro del Consiglio di Amministrazione di Reply, di Fidia SpA, Unicredit Private Bank, il 12 aprile 2011 è stato nominato membro del Consiglio di Amministrazione di Telecom Italia e ha svolto ruolo di Consigliere per Il Sole 24 Ore e per Pirelli.

Giampaolo Di Paola

Un ammiraglio alla guida della Difesa. Giampaolo Di Paola, 67 anni, campano di Torre annunziata ed attuale presidente del Comitato militare della Nato, è il nuovo ministro della Difesa: l'ultima volta che un militare ha ricoperto questo incarico è stato 16 anni fa, quando il generale Domenico Corcione entrò a far parte del governo Dini, dal gennaio '95 al maggio 1996.
Di Paola indossa l'uniforme da circa 48 anni. Entrato all'Accademia navale nel 1963, è stato nominato guardiamarina nel 1966. Quindi una serie di promozioni, fino a quella di ammiraglio di Squadra, il primo gennaio 1999. E' un sommergibilista. Dopo la specializzazione presso la Scuola sommergibili, infatti, dal 1968 al 1974 ha prestato servizio con vari incarichi a bordo dei sommergibili convenzionali 'Gazzana' e 'Piomata'. Ha poi comandato il 'Cappellini' e il 'Sauro' e, nel 1984-'85, anche la fregata 'Grecale'. Dopo la promozione a capitano di vascello ha comandato la portaerei Garibaldi, negli anni 1989-'90.
Si tratta di un ufficiale dalla vasta esperienza internazionale. Nel 1981 Di Paola ha frequentato il Nato Defence College a Roma; dall' '81 all' '84 ha prestato servizio a 'Saclant' (a Norfolk, in Virginia), nel settore della pianificazione di lungo termine, come ufficiale 'Asw' (guerra antisommergibile) e addetto al programma di guerra subacquea. Nell'ambito dello Stato maggiore della Marina ha assunto diversi incarichi di rilievo, tra cui quello di capo del 3/o Reparto piani e operazioni (1992/94). Dal '94 al 1998 e' passato allo Stato maggiore della Difesa, come 'capo del Reparto politica militare. Il 30 novembre 1998 e' stato nominato capo di gabinetto del ministro della Difesa, all'epoca Carlo Scognamiglio. Un incarico che ha mantenuto anche con il ministro Sergio Mattarella. Dal 26 marzo 2001 al 9 marzo 2004
Di Paola è stato Segretario generale della Difesa e direttore nazionale degli armamenti, e su quella poltrona è rimasto fino al 10 marzo 2004, quando è stato nominato capo di Stato Maggiore della Difesa. In questa veste ha coordinato la pianificazione di tutte le più recenti missioni internazionali dell'Italia, dall'Iraq all'Afghanistan. Ed è proprio la capacità dimostrata nel gestire queste delicate operazioni 'fuori area' - con senso pratico, ma anche la necessaria diplomazia - che gli è valsa quel consenso senza cui il 26 giugno 2008 non sarebbe stato nominato presidente del Comitato militare dell'Alleanza atlantica, posto ambito da diversi altri Paesi. L'incarico dell'ammiraglio sarebbe scaduto a fine giugno 2012, ma dovrà anticipare il rientro

16 nov 2011

Corrado Passera

"Non investiremmo 500 miliardi e non andremmo in giro a dire che il paese è meglio di quello che sembra se non lo pensassimo". Lo diceva qualche settimana fa l'amministratore delegato di Intesa, Corrado Passera, neoministro per lo Sviluppo Economico, Infrastrutture e Trasporti parlando di un rischio default che per l'Italia "c'é" così come però la possibilità di farcela. Non siamo la Grecia, che pure deve essere salvata e su cui l'Europa ha commesso già tanti errori, diceva, noi dobbiamo salvarci da soli: "qualcosa é stato fatto, ma adesso occorre fare bene i compiti". E lui si è impegnato in prima persona per svolgerli.
In oltre trent'anni di carriera si è occupato di informatica, finanza, editoria, credito, amministrazione pubblica, ancora banche.
Oggi, a 57 anni, il responsabile del Ministero di Via Veneto accetta la sfida di occuparsi del rilancio dell'economia italiana.
Il banchiere è stato spesso dipinto con il cuore al centro che guarda a sinistra, (ha votato per le primarie del Pd), nominato da Prodi e Ciampi alla guida di Poste Italiane, è da decenni in sodalizio con il professor Bazoli, vicinissimo al leader dell'Unione.
Negli ultimi anni però Passera si è sempre più smarcato da questa etichetta occupandosi, tra l'altro, e in prima persona, del risanamento di Alitalia, caro all'ex premier Berlusconi.
In tutti questi anni, l'ex McKinsey (come il suo 'rivale' Profumò) si è guadagnato appellativi di ogni genere - manager decisionista, duro idealista, risanatore quando era alla guida di Poste Italiane.
Per colui che tra le tante sfide vinte annovera appunto quella di Poste, definita anni fa dal Financial Times "un'azienda che non è più motivo di imbarazzo nazionale", l'etichetta di banchiere di 'sistema' è però quella più duratura. Quella che lo ha anche differenziato da Unicredit. Quando quest'ultima guardava più all'Europa, Passera all'Italia, Piazza Cordusio evitava operazioni finanziarie che potevano avere implicazioni politiche, Ca dé Sass ne valutava comunque la fattibilità.
Nato a Como a fine dicembre del 1954, Passera è sposato, ha tre figli e uno in arrivo per i primi mesi del prossimo anno: due dal primo matrimonio, Luigi e Sofia, l'ultima Luce nata poco più di un anno fa dalla seconda moglie Giovanna Salza. Laurea alla Bocconi di Milano (come Monti) e un master in Business Administration alla Wharton School di Philadelphia, il neo ministro si dimostra fin dai suoi primi passi nel mondo del lavoro un enfant prodige.
Inizia la carriera come manager all'Olivetti e, dopo un' esperienza in McKinsey (1980-1985), torna a Ivrea dove diventa braccio destro dell'ingegnere, presidente, amministratore delegato e direttore generale della Cir. E' di quegli anni la sua prima esperienza nel mondo del credito: dall"88 al '95 e' vice presidente del Credito Romagnolo. Sempre per De Benedetti, Passera sbarca nel mondo dell' editoria diventando prima direttore generale della Mondadori e poi vice presidente e amministratore delegato del Gruppo Espresso-Repubblica.
In quelle vesti - è l'inizio degli anni Novanta - si trova a fronteggiare ptoprio Silvio Berlusconi sul lodo Mondadori. Dal 1992 al 1996 è amministratore delegato di Olivetti nel periodo della grande ristrutturazione dell'informatica e dell' avvio di Omnitel e di Infostrada nel mondo della telefonia. Lascia Ivrea nel 1996 per diventare amministratore delegato dell'Ambroveneto al fianco di Bazoli, che per la nuova banca punta su un manager con esperienze nel mondo dell'industria. Quando però va in porto l'acquisto della Cariplo, la scelta di capo azienda cade su Carlo Salvatori. Passera tenta di mettersi in proprio lanciando un progetto di banca virtuale, ma quell'idea rimane nel cassetto perché proprio in quei giorni arriva la telefonata dell'allora presidente del Consiglio, Romano Prodi che, assieme al ministro del Tesoro dell'epoca, Carlo Azeglio Ciampi, lo sceglie come l'uomo su cui puntare per risanare le disastrate Poste.
Passera si rimbocca le maniche - look per lui abituale, come dimostrano le numerose foto che lo ritraggono informalmente in camicia - e trasforma il monolite romano prima in una Spa e poi, grazie anche al piano di impresa da lui pensato e progettato, in un'azienda pronta a fare utili.
Proprio sul traguardo torna al timone di una grande banca, Intesa, che poi si unirà al Sanpaolo di Torino. Adesso la sfida politica sotto i riflettori dell'Europa e del mondo intero

Renato Balduzzi

Renato Balduzzi, nuovo ministro della salute, è un giurista esperto di Sanità e presidente dell'Agenas, l'agenzia per i servizi sanitari regionali e al ministero della Salute ha già lavorato nell'ufficio legislativo del ministro di allora Rosy Bindi.
Nato a Voghera, 56 anni, sposato con tre figli è professore ordinario di diritto costituzionale nell'Università del Piemonte Orientale e professore invitato nell'Università di Paris-Val de Marne (Paris XII).
Suo il contributo a scrivere importanti passaggi di leggi di riforma sanitaria varati durante il governo Prodi, come le norme sul lavoro in esclusiva dei medici del servizio pubblico.
Nella sua biografia compaiono anche numerose pubblicazioni sul diritto regionale, l'organizzazione sanitaria, il diritto degli enti locali, drafting legislativo e anche le biotecnologie

Elsa Fornero

Una signora minuta e gentile con carattere di ferro: Elsa Fornero, neoministro del Welfare, economista, è una delle maggiori esperte di previdenza in Italia.
Nata a San Carlo Canavese (Torino) nel 1948 è professore di Economia Politica presso l'Università di Torino.
Convinta sostenitrice di una riforma strutturale e non estemporanea della previdenza che comprenda l'estensione del metodo "contributivo pro rata" per tutti Fornero ha sottolineato anche più volte la necessità di una fascia flessibile di uscita per uomini e donne tra i 63 e i 70 anni.
Questo tipo di interventi oltre a essere equi e di prospettiva potrebbero portare risparmi consistenti.
Il calcolo dell'importo della pensione, nel caso di contributivo e di fascia flessibile di uscita, sarebbe a questo punto collegato ai contributi versati e al momento nel quale si decide di uscire dal lavoro.
Fornero ha inoltre ribadito più volte la necessità di un intervento "universale" che elimini ogni sacca di privilegio.
Vice presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa-Sanpaolo e coordinatore scientifico del CeRP (Center for Research on Pensions and Welfare Policies, Collegio Carlo Alberto, Fornero è membro del collegio docenti del dottorato in Scienze Economiche dell'Università di Torino e docente presso l'Università di Maastricht. E' componente del Nucleo di valutazione della spesa previdenziale del ministero del Welfare, editorialista de Il Sole 24 Ore e membro del CdA di Buzzi Unicem.
Sposata con Mario Deaglio, economista ed editorialista della "Stampa" ha due figli e tre nipoti. Il lavoro difficile che questo Governo si prepara ad affrontare non la spaventa ma cercherà di ritagliarsi del tempo per tornare nella sua Torino e soprattutto il week end in campagna per vedere i bambini e curare l'orto di cui è appassionata.

Corrado Clini

E' il negoziatore climatico per l'Italia in campo internazionale (nell'ambito della convenzione quadro delle Nazioni Unite4 sui cambiamenti climatici), ma è anche l'uomo che tiene insieme le aziende intorno all'idea di sviluppo sostenibile. Corrado Clini, neo ministro dell'Ambiente, si sposta di pochi metri: il suo ufficio attuale da direttore generale del dicastero di Via Cristoforo Colombo sale al piano nobile occupato precedentemente da Stefania Prestigiacomo.
Attualmente alla guida della direzione generale per lo sviluppo sostenibile, il clima e l'energia, Clini - 64 anni, laureato in medicina del lavoro e in igiene e sanità pubblica - é 'senior research fellow' ad Harvard ed è autore di oltre 40 pubblicazioni scientifiche.
E' coordinatore della Commissione tecnica del Cipe che ha elaborato il piano nazionale per la riduzione delle emnissioni dei gas ad effetto serra; è stato presidente del comitato nazionale di gestione per le attività del protocollo di Kyoto (2005-2009); focal point del protocollo di Montreal per la protezione della fascia di ozono; è stato membro del consiglio di amministrazione e vice commissario dell'Enea (2004-2007); membro del China Council for International Cooperation on Environment and Development; membro del board dell'Agenzia europea dell'ambiente. Tra il 2002 e il 2009 ha programmato e coordinato oltre 900 progetti, soprattutto sulla modellistica e sulla valutazione dei cambiamenti climatici, ricerca e sviluppo delle tecnologie a basso impatto ambientale. Di particolare rilievo, quelli nel Mediterraneo, in Medio Oriente e in Cina.
Inoltre, ha avuto un ruolo fondamentale durante il G8 svoltosi in Italia nel 2009, nell'ambito del Forum sulle tecnologie a basso impatto di carbonio (Trieste e Bologna) e del vertice dei ministri dell'Ambiente a Siracusa. Ha ricoperto la carica di presidente della Global Bioenergy partnership (2005-2009), a cui aderiscono 20 Paesi. Infine, da agosto è presidente del Consorzio per l'area di ricerca scientifica e tecnologica di Trieste

Mario Catania

Mario Catania, neoministro delle Politiche agricole, è un 'supertecnico' esperto di politiche comunitarie, con un bagaglio di importanti incarichi a Bruxelles. Attualmente responsabile del Dipartimento delle politiche europee e internazionali del dicastero delle Politiche agricole, è il dirigente che ha finora trattato per l'Italia la Pac, la proposta di politica agricola comune vera 'bestia nera' per l'intero mondo agricolo nazionale.
Romano, 59 anni, laureato in giurisprudenza, Catania sarà quindi il ministro in prima linea a Bruxelles nelle trattative per la messa a punto della Pac nei prossimi mesi, cercando di mettere argine ai tagli dei finanziamenti previsti per l'Italia.

Con l'ingresso nel 1978 al ministero, quella di Catania è stata una carriera tutta interna al dicastero di via XX settembre, stretto collaboratore degli ultimi tre ministri delle Politiche Agricole. Nel settembre 1997 è stato nominato esperto presso la rappresentanza permanente a Bruxelles, nel 2008 è diventato direttore generale del ministero, nell'ottobre 2009 nominato nell'attuale incarico di capo del Dipartimento che cura le relazioni comunitarie ed i rapporti internazionali in sede bilaterale e multilaterale, compresi i lavori dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) e dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico (OCSE) in raccordo con il Ministero degli affari esteri.

Paola Severino

Paola Severino, primo Guardasigilli donna - Avvocato penalista tra i piu' noti, prorettore vicario alla Luiss.
La prima donna ministro della Giustizia nella storia della Repubblica italiana è uno dei più noti avvocati penalisti.
Sessantatré anni, napoletana, Paola Severino arriva al dicastero di Via Arenula con un curriculum di peso: prorettore vicario dell'Università Luiss Guido Carli, professore ordinario di diritto penale presso la stessa Università della Confindustria e, soprattutto, avvocato di clienti 'illustri'.
Ha difeso, tra gli altri, Romando Prodi nel processo sulla vendita della Cirio, il legale della Fininvest Giovanni Acampora nel processo Imi-Sir, Francesco Gaetano Caltagirone nell'inchiesta di Perugia su Enimont, Cesare Geronzi per il crac della Cirio, l'ex segretario generale del Quirinale Gaetano Gifuni nell'indagine sui fondi per la gestione della tenuta di Castelporziano.
Ha lavorato nello studio di Giovanni Maria Flick prima che il professore fosse nominato Guardasigilli del governo Prodi, ha rappresentato l'Unione delle comunità ebraiche nel processo al nazista Erich Priebke, e tra le società-colosso alle quali ha dato assistenza legale ci sono Eni e Telecom.
Paola Severino si è laureata in Giurisprudenza all'Università di Roma La Sapienza nel 1971. Gli inizi della sua carriera universitaria sono al Cnr, vincitrice di una borsa di studio dal '72 al '75. Dal '75 all'87 ricopre l'incarico di assistente ordinario presso la seconda cattedra di diritto penale dell'Università La Sapienza. Poi il trasferimento all'ateneo di Perugia come professore ordinario di diritto penale commerciale alla facoltà di Economia.
E' titolare dell'insegnamento di diritto penale alla Scuola ufficiali carabinieri di Roma. Dal 30 luglio 1997 al 30 luglio del 2001 è stata - prima donna in assoluto anche in questo caso - vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura militare. Proprio mentre rivestiva quell'incarico ha vinto la classifica dei manager pubblici più ricchi: nel 1998 dichiarò infatti un reddito da 3,3 miliardi di vecchie

Cancellieri Anna Maria

Per la seconda volta dal 1861 ad oggi una donna si siede sulla poltrona di ministro dell'Interno. La prima era stata Rosa Russo Iervolino (ottobre 1998-dicembre 1999, governo D'Alema).
Oggi tocca ad Anna Maria Cancellieri, prefetto in pensione, dallo scorso 20 ottobre commissario straordinario al Comune di Parma.
Nata a Roma nel 1943, sposata e con due figli, nonna, laureata in Scienze politiche, giornalista pubblicista, Cancellieri inizia nel 1972 la sua carriera direttiva al ministero dell'Interno. Viene nominata capo ufficio stampa e relazioni esterne della Prefettura di Milano e responsabile del progetto Efficienza per la pubblica amministrazione. Continua a svolgere diversi incarichi nella prefettura del capoluogo lombardo - dove ha casa - tra i quali quello di sub-commissario al Comune. Nel luglio del 1993 viene nominata prefetto e torna a Roma, alla Direzione centrale per la documentazione presso la Direzione generale per l'Amministrazione generale e per gli affari del personale.
Nel 1994 è a Parma come Commissario straordinario del Comune. In seguito assume gli incarichi di prefetto di Vicenza, Bergamo, Brescia, Catania e Genova. Nel 2009 va in pensione.
Ma a fare la nonna resta per poco tempo. Nel novembre di quell'anno viene infatti nominata commissario straordinario del Teatro Bellini di Catania. Nel febbraio 2010, il suo predecessore al Viminale, Roberto Maroni, la chiama a guidare - sempre nel ruolo di commissario - il Comune di Bologna, in seguito alle dimissioni del sindaco Flavio Delbono, travolto dal cosiddetto Cinzia-gate.
Rimane nel capoluogo emiliano fino alle elezioni del 2010, ottenendo grande popolarità nella città e riconoscimenti bipartisan. Fino alla proposta di una candidatura a sindaco da parte di una lista civica in seguito appoggiata dal centrodestra. Lei, dopo averci pensato qualche giorno, rifiuta per l'"indisponibilità ad essere espressione di qualsiasi schieramento politico nazionale o locale". Rimane quindi in stand-by per qualche mese e torna in pista ancora come commissario, sempre in Emilia, ma questa volta a Parma, dopo le dimissioni del sindaco Pietro Vignali.
Dopo neanche un mese c'é però la chiamata del duo Napolitano-Monti, a caccia di 'quote rosa' nel gabinetto tecnico guidato dal professore. Anche su questo il prefetto ha le idee molto chiare: "io - ha detto - l'8 marzo l'abolirei, la donna non deve sentirsi razza a parte perché siamo molto meglio degli uomini".

Giulio Terzi di Sant'Agata

ROMA - Dalla prestigiosa poltrona di ambasciatore italiano a Washington alla guida della Farnesina.
L'ambasciatore Giulio Terzi di Sant'Agata, chiamato oggi a far parte della squadra dell'esecutivo di Mario Monti, sarà il nuovo capo della diplomazia italiana, succedendo a Franco Frattini.
Per Terzi, il 'ritorno' alla Farnesina da ministro rappresenta il coronamento di una lunga carriera diplomatica che lo ha visto ricoprire alcuni dei principali incarichi della diplomazia italiana.
Bergamasco, classe 1946, Terzi è entrato in diplomazia nel 1973 dopo una laurea in giurisprudenza, specializzandosi in diritto internazionale.
Tra i vari incarichi ricoperti quello di Console Generale a Vancouver durante l'Expo '86, dove ha promosso importanti eventi per il commercio e la cultura italiana. Nel 1987 è tornato a Roma per prestare servizio prima presso la Direzione Generale degli Affari Economici, dove si è occupato soprattutto di nuove tecnologie, e in seguito alla Direzione Generale del Personale. Il suo successivo incarico all'estero è stato a Bruxelles, dove ha ricoperto la carica di Consigliere Politico presso la Rappresentanza d'Italia presso la Nato, in un periodo particolarmente impegnativo segnato dalla fine della guerra fredda, dalla riunificazione della Germania e dalla prima guerra del Golfo. Dal 1993 al 1998 è stato a New York presso la Rappresentanza d'Italia alle Nazioni Unite, dapprima come Primo Consigliere per gli affari politici, e successivamente come Ministro e Vice Rappresentante Permanente. Ha anche prestato servizio presso il Ministero degli Esteri a Roma come Vice Segretario Generale, Direttore Generale per la Cooperazione Politica Multilaterale e Diritti Umani e Direttore Politico, occupandosi principalmente di sicurezza internazionale e di questioni politiche, con particolare riferimento all'attività del Consiglio di Sicurezza, dell'Assemblea Generale e del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite oltre che quella di organi quali il Consiglio Europeo, la Nato, il G8 e l'Osce. Ha assistito il ministro degli Esteri sui temi della sicurezza internazionale, in particolare relativamente ad aree geografiche quali i Balcani occidentali, il Medio Oriente, l'Afganistan, l'Africa Orientale e a tematiche come la proliferazione nucleare, il terrorismo e i diritti umani. Tra gli incarichi degli anni scorsi di particolare rilievo all'estero vi è stato quello di ambasciatore d'Italia in Israele tra il 2002 e il 2004, un periodo caratterizzato dallo scoppio della seconda Intifada, dal rafforzamento delle relazioni tra Unione europea e Israele e da un rinnovato impegno da parte delle autorità israeliane e palestinesi a sostegno della Road Map. Dal 20 agosto 2008 al 30 settembre 2009, l'Ambasciatore Terzi è stato Rappresentante Permanente d'Italia alle Nazioni Unite a New York dove ha guidato la delegazione italiana al Consiglio di Sicurezza durante l'ultimo periodo del biennio italiano come membro non permanente nel 2007-2008 concentrandosi in particolare su Afganistan, questioni umanitarie e protezione dei civili nei conflitti. Per poi essere chiamato ad ottobre 2009 alla guida dell'Ambasciata di Washington

MINISTRI

ROMA- Mario Monti ha appena reso noto i nomi dei 12 Ministri con portafoglio del suo governo tecnico. Un lungo colloquio con il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, durato oltre due ore in cui Monti e Napolitano hanno discusso sul nuovo programma di governo. Tre donne nella squadra di Monti. Ecco la lista della squadra targata Monti:

Economia e Finanze: Oltre a essere Presidente del Consiglio, Monti guiderà anche il Ministero dell'Economia.

Sviluppo economico e Infrastrutture e Trasporti: Corrado Passera

Interni: Anna Maria Cancellieri

Salute: Prof. Renato Balduzzi

Giustizia: Paola Severino

Ambiente: Corrado Clini

Difesa: Giampaolo Di Paola

Agricoltura: Mario Catania

Pubblica Istruzione: Francesco Profumo

Esteri: Giulio Maria Terzi di Sant'Agata

Beni Culturali: Lorenzo Ornaghi

Welfare: Fornero

Monti in questi minuti, sta illustrando le motivazioni delle sue scelte.

Cinque sono i Ministri senza portafoglio.

Affari Europei: Enzo Milanesi

Turismo e Sport: Piero Gnudi

Coesione territoriale: Fabrizio Barca

Rapporti con il Parlamento: Piero Giarda

Cooperazione Internazionale: Andrea Riccardi

Alle ore 17.00 il giuramento al Quirinale.

9 nov 2011

SVEGLIAAAAA!!!!

Qui non si parla di giusto o sbagliato, ma di essere uomini liberi oppure no. E' giunto il momento di dichiararlo e, grazie a Dio, l'unica cosa che ha sempre fatto rizzare le tribù italiche è stato lo straniero, se poi pure krukko anche meglio.

Sarebbe anche opportuno smettrla tutte le volte di accusarsi di questo o quel tradimento; perchè la Francia cosa ha fatto in passato, nel recente passato ? la Germania ?

Nessun popolo nella storia ha fatto cose di non suo interesse, mi pare normale.

Alcuni son stati più bravi di noi, vedi i francesi che son riusciti a sedersi al tavolo dei vincitori nonostante aver collaborarato con i krukki quando da Noi, almeno, scoppiò la guerra civile.

La verità, tolte tutte le nostre orrende colpe che, sia chiaro, saranno archiviate solo con una epurazione, è che dal 2007 la Germania ha fatto solo e soltanto i suoi comodi, per essere educati.

Non si capisce il perchè si accetti un comportamento di questo tipo, le colpe nostre son nostre ma non ribellarsi all'arroganza straniera non ha senso.

La BCE ha fatto, fino a ieri, solo e soltanto quello che volevano i tedeschi, pure in barba ai francesi.

Ma di cosa stiamo parlando, quelli fanno i comodi loro con la nostra pellaccia e poi gli si dovrebbe pure dire grazie ? io verso soldi alla Grecia per le banche krukke e dei galli e poi dovrei dire pure grazie ? io verso soldi al Portogallo, all'Irlanda per le banche inglesi e poi dovrei dire pure grazie ???

Un paese inaffidabile ? si, certo, ma gli altri ? come chiamarli ? infami, traditori, criminali ? non mi pare che nessuno degli anglosassoni abbia chiesto scusa per il casino che hanno fatto.

Io dovrei rispettare delle regole, del cavolo, scritte da quattro burocrati super pagati quando non ho una banca centrale ? la BCE non è una banca centrale!!! questo è chiaro o no ?

Io, terzo finanziatore d'Europa, dovrei pagare e stare zitto ? cioè dovrei mantenere un carrozzone, oltre a quello in Patria, e poi non pretendere che i miei soldi ritornino sotto forma di gestione mirata, di miei interessi ?

Dovrei mantenere una BCE che non stampa ??? non svaluta ???

Non si capisce del perchè ogni volta che l'Italia cerca di fare i suoi interessi commetta un chissà quale "reato" comportamentale, disonestà ecc...

Credo che sia giunto il momento, anche per Noi, dopo 60 anni, dopo aver pagato quello che c'era da pagare e zitti e mosca, di iniziare nuovamente a fare i Nostri.

Cosa vuol dire questo ? che, essendo il paese fondatore dell'Europa e terzo finanziatore, sia giunta l'ora che la BCE faccia anche quello che vogliono gli altri, che di certo non disturberà i francesi anzi, oppure a "fankulo" i krukki e nemici come prima.

I tedeschi e forse anche alcuni giornalisti ops giornalai, ancora non si sono accorti, i primi così impegnati a colonizzare per la 3° volta l'Europa e i 2° a parlar di calcio o del Berlusconi, che la Germania si sta isolando per la 3° volta.

Alla fine, forse, per assurdo, ringrazieremo proprio i krukki, per la loro stupidità, poichè sarà merito loro se quello scatto di dignità tanto invocato da molti arriverà.

ciance en libertè

Ammesso e non concesso che venga letto da più di un migliaio  persone..(  risata)  vi propongo  la mia verdat..accussì como la vedo..Dunca er Boss molla la gadrega..Traducion M, B se ne va..(sarà poi vero? mi non credo minga..por mi le solo uno scambio de poltrone...e la borsa crolla...(azzo... anzi CAZZO.. ma non dicevano che era tutta colpa sua?)..L'altro b(bersanuccio ) ora dovrà trovare qualcosaltro da dire.. e si il disco " se ne deve andare " va cangiato..Idee.. e qui Cazzo ci sta bien..porche ne vedo pochine..da tutte le parti.. si sviolinate tante imburrate al colon anche ma idee  pochine...e sparse in un mare de.. m...da...
a scanso de ripetermi ma.. cazzarola   minga la vedo ben..
I mercati se ne fottono del berlusca e anche di bersani..semplicemte ci hanno messo nel mezzo e giù botte..
La bce di suo devo dire che è ottima a combinare casini ..quanto a risolvere .. si buonanotte..
Mercati.. e quì viene il bello;   
germany e Francia ..sbraitano ..ma guarda caso  la banca Fallita( in silenzio Non dovete scriverlo..infatti anche la stampa tace..)Si chiama DEXIA  Franco/Belga..fallita per i troppi bond Greci in suo possesso ma mica solo ai voglia a trovarne di scheletri ci hanno messo giusto una semana a capire che era solo l'inizio..
Banca da riforraggiare..(rifinanziare) guarda caso sono Francesi o tedesche..quasi tutte .. delle nostre, l'unica che forse dovra inventarsi qualcosa  è l'UNicredito.. colpevole di avere troppi bond nostrani in cassetto..Mica Greci ma Italici..che badate bien... ora vanno calcolati in modo diverso..naturalmente in perdita..Grazie alle nuove disposizioni della bce..(echecazzo!)  i mutui subprime..semplicente carta straccia, valgono più dei bond nostri.. il fatto che coi sub non ci puoi manco pulire il didietro conta poco...tra un po ci chiederanno di vendere l'oro.. e si sento odor di sudamerica...

Ora visto che tutti remano contro mi viene difficile credere che il mercato premii il nostro paese..
Anche perchè..di grano libero in giro ne trovia iosa.. sono miliardi di dollaroni...notiziola passata sotto i ponti alcuni mesi fà...Un celebre studio legale di NY .famoso  per la sua specializzazione   come operante per conto delle multinazionali Usa.. ha presentato domanda di rientro di capitali detenuti all'estero al tesoro .
Ora ..anzi meglio allora.. i burocrati Usa gongolanti chiesero di quanto si trattasse. Circa 1,5 miliardi di dollari fu la risposta. Balzi di gioia da parte del tesoro..( va specificato che una azienda Usa operante all'estero non paga le tasse in Usa ma paga il 33% qualora questi denari rientrassero negli States..unbel pò di grano diciamocelo..

Da parte del tesoro USa ci fu subito disponibilità a agevolare il rientro in breve tempo...MA.. e si  vi è siempre un ma..la dozzina di legulei dissero che  i loro clienti erano si disposti a far rientare tali capitali ed a reinvestirli in Usa ma chiedevano di pagare solo il 5%.. anziche il 33%..inutile dire che non se ne fece nulla...Ora tutto sto ben del sottoscritto..volete minga che stia lì a prendere la muffa na?..  Quasi quasi mi specializzo in bungabunga..rende bene..

8 nov 2011

GORGONZOLA

Questo post è dedicato a Nino.....che mi paragona il Gorgonzola al Roquefort.
Non devo certo insegnare a Lui qualcosa in campo alimentare, ma diamo qualche informazione di carattere generale.

- La denominazione "Gorgonzola" risale agli inizi del Novecento in sostituzione di quella più generica di Stracchino, o Stracchino di Gorgonzola e trae origine dall'omonima città lombarda, Gorgonzola.


Il Gorgonzola è un formaggio a Denominazione di Origine Protetta (D.O.P.), riconosciuto dall'Unione Europea e registrato nella lista dei prodotti D.O.P. con Reg. CEE n.1107/96.

La Denominazione di Origine Protetta si può considerare il massimo riconoscimento ufficiale che possa essere assegnato dalla Nazione e dalla Comunità Europea ad un prodotto alimentare.

Nel 1970 è stato istituito il Consorzio per la tutela del Formaggio Gorgonzola, il cui disciplinare stabilisce precise regole di produzione e delimita l'area geografica di provenienza del latte utilizzato.

Oggi sono due le regioni italiane in cui è possibile la produzione di Gorgonzola:
il Piemonte con sette province (Novara, Vercelli, Cuneo, Biella, Verbano-Cusio-Ossola e alcune zone delle province di Alessandria) e
la Lombardia con otto province (Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Milano, Pavia e Varese).

Il disciplinare prevede anche che ogni forma sia marchiata all'origine, che riporti l'indicazione del produttore e che sia avvolta in fogli di alluminio sui cui è stampata in rilievo la lettera "g" (simbolo del Consorzio).

- il Gim, della Invernizzi, è palese, non è più il Gim di una volta. Ora ci sono i franciosi della Lactalis ed è un prodotto industriale ;
 
- questo lo trovo un ottimo prodotto (ancora industriale, ma un pochino meno) :
Ercole Santi nacque l'11 novembre 1867 a Sannazzaro Dè Burgundi, nella Bassa Lomellina. A 11 anni dovette apprendere un mestiere. Come volevano le consuetudini locali lasciò la famiglia e venne accolto in una masseria tra Vigevano e Mortara, dove apprese l'arte del casaro. Il lavoro appassionava Ercole, che fu assunto presso una latteria alle porte di Novara, dove imparò a "produrre" il Gorgonzola. Ercole si sposò nel 1898 e diventò padre di Luigi Santi, che sin da giovanissimo iniziò a lavorare, passando da un caseificio all'altro, assieme al padre, che gli trasmetteva l'esperienza consolidata nel mestiere. Nel 1930 Luigi Santi fondò una società di stagionatura del Gorgonzola. La qualità del formaggio raggiunse ottimi risultati, Luigi Santi istruì a sua volta il figlio Ercole (omonimo del nonno), con il quale volle assumersi la responsabilità dell'intero ciclo produttivo del Gorgonzola. Il giovane Ercole Santi, forte di un'esperienza iniziata durante le pause scolastiche e di una conoscenza maturata presso l'Istituto Lattiero Caseario di Lodi, avviò il caseificio di Oleggio (1964), prima unità produttiva del Gorgonzola Santi Quattrorose, quello di Garbagna Novarese e, nel 1980 quello di Cameri, attualmente sede principale del gruppo SANTI & C 1898.

- questo è fodamentale :
Per il tipo dolce la stagionatura si completa tra i 75/90 giorni circa, per il tipo piccante è più lunga, da un minimo di 90 giorni fino a 150 giorni circa.



- questo è quello che si deve sapere :
Uno dei formaggi onde la Valsassina andò famosa in tutta Europa, ed anche «over seas», oltre gli oceani, è stato il Gorgonzola, del quale è tipico l'aspetto, una volta che sia tagliato e stimolante tanto da far venire l'acquolina in bocca al solo sentirne il profumo. Le forme erano preparate dai «produttori» nella caratteristica sagoma di un cilindro, del diametro di centimetri 28 e dell'altezza di circa cent. 14 del peso di 10 chili circa. Il produttore vendeva le «gorgonzole» (così da noi e in Lombardia erano chiamate) allo stagionatore, il quale, dopo averle sottoposte alla salatura ed alla perforazione, mediante grossi aghi di ottone (che non arrugginisce) le collocava nelle «casere» (famose grotte formatesi in Valsassina attraverso i secoli, nelle viscere delle montagne), dove, in un ambiente relativamente freddo (temperatura costante sui 5/7 gradi circa) con un certo tasso di umidità, erano tenute a stagionare. Esse cioè subivano uno speciale processo di fermentazione naturale, per il quale la «cagliata» originaria «maturava» diventando sàpida e leggermente piccante, mentre i batteri naturali penetrati nelle forme attraverso i buchi provocavano la cosiddetta «erborinatura». Dopo tre mesi all'incirca, il formaggio si presentava al taglio con un colore leggermente avorio, maculato quà e là di strisce verdoline, anzi color del prezzemolo, donde appunto il nome di «erborinatura».


Ho detto che il «Gorgonzola» era famoso non soltanto in Italia, ma anche all'Estero, tanto è vero che le più importanti ditte lecchesi di stagionatura dell'epoca, avevano istituito filiali a Londra, un mercato di grande consumo di questo caratteristico formaggio, che assorbiva oltre il cinquanta per cento della nostra produzione.

La ditta Mattia Locatelli, inoltre, aveva fondato una filiale addirittura a Nuova York, acquistando nella centralissima via un caseggiato, per non esser costretta a prenderne uno in affitto.

Quell'antico procedimento è stato abbandonato «quasi del tutto». Qualche cosa si fa ancora in Valsassina all'uso antico, ma si tratta di una produzione minima, fatta per soddisfare le esigenze dei «palati» sopraffini, che non sono molti, mentre sono moltissimi coloro che mangiano formaggi senza nessuna conoscenza di essi, ignorando come e quando vanno mangiati. Ingollano insomma qualunque cosa venga loro propinata, perchè tanto non ne capiscono nulla.

Il 90 per cento della produzione delle «Gorgonzole» è ottenuta nella Bassa Lombardia, dove il latte (materia prima essenziale, per qualsiasi tipo di formaggio) è abbondante e dove sono stati impiantati nell'ultimo quarantennio giganteschi frigoriferi, nei quali opera la stagionatura. Sono state le esigenze di natura economica a provocare questa trasformazione. Nella «casera» della Valsassina occorrevano tre mesi o poco più per una stagionatura perfetta. Nei frigoriferi della Bassa Lombardia bastano quaranta giorni. Ognuno capisce che gli stagionatori di un tempo, posto che avessero in «casera» forme per il valore di un milione, impegnavano tale capitale, senza poterne ricavare un reddito soddisfacente, per novanta o cento giorni. Oggi, invece, dopo soli quaranta giorni riescono a smobilizzare il capitale investito. Se calcolate che una grossa ditta ha, per ipotesi, un centinaio di milioni così investiti, capite subito come oggi possa essere rapidamente reintegrato il suo capitale circolante.




Naturalmente, il gorgonzola di oggi è buono ma è poco piccante si presenta molto bene (fu per legge statuale vietato l'uso della scorza di baritina, che veniva impiegata un tempo per la protezione del formaggio) è saporito; ma non ha più quel «quid» di superiore aroma, di quello d'allora.


La vera «morte» del gorgonzola è di mangiarlo con la polenta appena sfornata sul tagliere. Errore, grosso errore, è mangiarlo alla fine del pasto. Almeno cosi fanno i buongustai, che ripeto non sono molti. La massa dei consumatori è totalmente incompetente e lo mangia nelle maniere più sbagliate.

- Il gorgonzola di altri tempi. Gli Italiani, soprattutto quelli della Val Padana, sono convinti d'essere sempre degli intenditori di formaggio gorgonzola, come lo furono i loro padri. I dati statistici lo confermerebbero. Delle 300 mila forme - peso medio 10 chili - prodotte ogni settimana nel centinaio di caseifici piemontesi e lombardi, moltissime vengono consumate in loco, da clienti affezionati al «prodotto». Ma si tratta proprio di gorgonzola?


Come spesso capita, noi italiani eravamo convinti che quel formaggio fosse nostra geniale scoperta esclusiva. In realtà, lo stracchino di Gorgonzola (tale il nome originario e completo) si inserì, probabilmente dopo gli altri, nella grande famiglia europea dei caci contaminati da una «nobile muffa», quella dovuta al penicillum glaucum; «classe» comprendente i francesi Roquefort (di latte di pecora) e tutta la dinastia del blues (di Bresse, d'Auvergne, Gex, Sassenage, Septmoncel) e altri di latte vaccino, lo stilton in Gran Bretagna, e, oggi nostri notevoli concorrenti, lo scandinavo danablu e tedesco bergader.

La storiella risalirebbe agli ultimi secoli, quando Gorgonzola era, in autunno, il centro di raccolta delle mandrie dei «bergamini» che avevano passato l'estate in montagna. Era nel paesetto lombardo che i nostri allevatori, prima di tornare a casa, preparavano, col latte delle mucche stanche (vale a dire stracche) lo stracchino. E fu nella cantina di una trattoria che il formaggio, fermentando, fu invaso da quello che i lombardi chiamarono erborinn, prezzemolo: ancora oggi, essi definiscono infatti il gorgonzola «formaggio erborinato» in parallelo con il persillé francese.

«Quel gorgonzola - dicono i dirigenti del Consorzio fra produttori e stagionatori, istituito nel 1970, e che dal marzo 1975 è autorizzato a marchiare le forme - aveva caratteristiche sue. Era un formaggio di latte parzialmente scremato, lo si otteneva miscelando due cagliate ottenute in ore diverse, e il «verde» si diffondeva spontaneamente. Maturazione lunga, almeno 90 giorni, muffa di colore scuro, pasta gessosa, sapore e odore forti e decisi. Tutte cose che oggi, alla gente, non piacciono più. Si cercano formaggi dolci, grassi, con pochissime venature, maturazione rapida; quindi si lavora latte intero, con penicilli selezionati, forniti dal Centro sperimentale del latte. A noi va benissimo. Contro decine di migliaia di forme dolci, se ne fanno pochissime di «naturale», proprio per qualche intenditore che si ostina a chiederlo».

Il nuovo gorgonzola ha, quindi, ben poco di comune con l'antico.

7 nov 2011

Ciance in libertè

Le piccole imprese non bastano,punto.Con esse noi ci campi, sono utili,nessuno ne discute ma non bastano.  Prendiamo l'es. classico.. i viaggi in aereo...ai bei tempi per/ delle compagnie di bandiera..i biglietti costavano na mazzata..poi..nacque il low cost ..e il medesimo viaggio(magari con scalo in un aereoporto minore) al momento costa una bazzecola..Semplicente per il fatto che le retribuzioni sono scese e di brutto..(piloti,hostess,servizi).
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I dazi ci sono..ma sono una cosetta pericolosa..possono anche ritorcersi contro..Se aumentiamo un dazio del 10% sull'eletronica (prodotto principe dei paesi asiatici) poi non possiamo lamentarci se essi non acquistano i nostri prodotti... ed i nostri produttori chiudono.. Tempo fa direi un 3/4 mesi parlando con un Ingegnere venne fuori questa semplice Verità.
  Gli venne ordinata una macchina in grado di produrre/controllare  alcuni pezzi lavorati con diverse finalità..
La macchina vene prodotta ed impiegata con successo, dopo tre mesi si potè calcolare che essa operava come 6 operai, con pause programmate(manutenzione) e con un guadagno/risparmio per l'azienda di 30mila euro ogni bimestre. La stessa macchina venne offerta ad un grande produttore  di auto Indiano.. il quale pur lodandola la rifiutò in blocco.Motivo?  Semplice il costo, sui 120mila Euro..
Con tale somma Lui poteva produrre i pezzi per anni con operai umani..anzi ci risparmiava pure ,e dulcis in fondo creava occupazione..
 Sono semplicemente cambiati i tempi,Ora  in Asia sono in grado di fare cose che noi semplicente non possiamo più fare per svariati motivi.(sopratutto economici)

Il treno a levitazione magnetica inventato dai tedeschi è stato costruito in Cina e non in Germania..loro possono spendere e spandere.Noi no,.Anzi ora in Cina pare che costi già troppo produrre alcune cose, di qui il trasferimento in Vietnam e in cambogia..
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Sull'euro si possono dire molte cose..  quotazioni errate ..e molto altro.. rimane un fatto.. i debiti ci sono..(in tutti i paesi) a questo proposito non sarebbe male leggere questo articolo..

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http://tradingnostop.finanza.com/2011/11/02/la-ragnatela-del-debito/
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Esso presenta una idea niente affatto barbina....e non va tenuto conto delle scadenze diverse..queste sono palle..tutti i bond scadono alla fine del mese..di tutti i mesi ...ma al valore relativo quindi un bond potrebbe essere cancellato con percentuali non uguali ma con margini diversi ,dati dalla resa del medesimo..Cosa che non averrà mai perchè essi fanno parte del gruzzolo che le banche conteggiano come attivo..
Il mondo intero ormai viaggia sul debito..esso viene gestito da sopranazioni definite gruppi ,corporazioni e altro  le quali ci lucrano.. e non possiamo farci nulla..

Ma siamo tutti coglionazzi ? .......NO

DI PAOLO BARNARD


paolobarnard.info

Presidente,

perdoni l'approccio informale. Sono il giornalista e autore Paolo Barnard, lavoro da due anni con il gruppo di macroeconomisti del Levy Institute Bard College di New York sulla crisi dell'Eurozona. Siamo guidati dal Prof. L. Randall Wray dell’Università del Missouri Kansas City, che coordina altri 10 colleghi inglesi e australiani.
Presidente, è incomprensibile che Lei non scelga di salvare la nazione, e il Suo governo, rendendo pubblico che:

a) l'Euro fu disegnato precisamente per affossare gli Stati del sud Europa, fra cui l’Italia.

b) esistono responsabili italiani ed europei di questo "colpo di Stato finanziario di proporzioni storiche". (una definizione del tutto ragionata offerta dell'economista americano Michael Hudson)

Presidente, dalle pagine del Financial Times, del Wall Street Journal e persino del New York Times, da mesi economisti del calibro di Martin Wolf, Joseph Stiglitz, Paul Krugman, Nouriel Roubini, Marshall Auerback, Le stanno suggerendo la via d'uscita. A Parigi, l’eccellente Prof. Alain Parguez dell’Università di Besancon ne ha trattato esaustivamente. Wray e i suoi colleghi Mosler, Tcherneva e Hudson pure. Nel dettaglio, essi hanno scritto che:

L'Italia è stata condannata a un’aggressione senza precedenti da parte dei mercati dall'operato dei governi di centrosinistra che La hanno preceduta, poiché essi hanno portato il nostro Paese nel catastrofico costrutto dell'Eurozona. Le famiglie italiane e il Suo governo non devono pagare per colpe non loro. Lei deve dire alla nazione ciò che sta veramente accadendo, e chi ci ha condotti a questo dramma.

L'Euro fu pensato nel 1943 dal francese Francois Perroux con il dichiarato intento di "Togliere agli Stati la loro ragion d'essere". La moneta unica è infatti un progetto franco-germanico da quasi mezzo secolo (Attali, Delors, Issing, Weigel et al.), col fine di congelare le svalutazioni competitive d'Italia e Spagna, e col fine di deprimere i redditi del sud Europa per delocalizzare in esso manodopera industriale per l'esclusivo vantaggio del Neomercantilismo franco-tedesco.

Specificamente, la moneta unica:

- Esclude un prestatore di ultima istanza sul modello Federal Reserve USA, proprio per portare la sfiducia dei mercati sui debiti dell'Eurozona.
- I debiti dell'Eurozona non sono più sovrani, poiché l'Euro è moneta che ogni Stato può solo usare, non emettere, e che ogni Stato deve prendere in prestito dai mercati di capitali privati che lo acquisiscono all'emissione. L'Euro è moneta di nessuno, non sovrana per alcuno.

- I due punti precedenti hanno distrutto il fondamentale più importante della macroeconomia di Stato, che è "Ability to pay", cioè la capacità di uno Stato di onorare sempre il proprio debito emettendo la propria moneta sovrana. L’attuale aggressività dei mercati contro il nostro Paese (ed altri) è dovuta in larghissima parte proprio alla loro consapevolezza della nostra perdita di "Ability to pay", la cui presenza è infatti l'unica rassicurazione che può calmare i mercati. Motivo per il quale il Giappone dello Yen sovrano, che registra il 200% di debito/PIL, non è da essi aggredito e ha inflazione vicina allo 0%. Motivo per cui l'Italia della Lira sovrana mai si trovò in condizioni simili al dramma attuale, nonostante parametri ben peggiori di quelli oggi presenti.

- L'Euro è moneta insostenibile, disegnata precisamente affinché l'assenza radicale di "Ability to pay" nei governi più deboli dell’Eurozona inneschi un circolo vizioso di crisi che alimenta la sfiducia dei mercati che alimenta crisi. Non se ne esce, qualsiasi correttivo non altera, né mai altererà, questo fondamentale negativo, e i mercati infatti non si placano.

- Le estreme misure di austerità per la riduzione del deficit di bilancio che vengono oggi imposte al Suo governo, sono distruttive per la Aggregate Demand di cui qualsiasi economia necessita per crescere. Sono cioè il farmaco che causa la malattia, invece di curarla. Anche questo non accade per un caso.

- Tali misure ci vengono imposte proprio perché il nostro debito pubblico non è più sovrano, a causa dell'adozione di una moneta non sovrana. Infatti, ogni spazio di manovra del Suo governo al fine di stimolare crescita e riduzione del debito attraverso scelte di spesa sovrana (fiscal policy), è stato annullato dall'adozione della moneta unica, che, ribadisco, l'Italia non può emettere come invece fanno USA o Giappone. Si tratta di una perdita di sovranità governativa senza precedenti nella storia repubblicana, e di cui le misure imposte dalla Commissione UE come il European Semester e l'Europact sono l'espressione più estreme, ma di cui noi cittadini e Lei paghiamo le estreme conseguenze.

- L'Euro e i Trattati europei che l’hanno introdotto, sbandierati a salvezza nazionale dal centrosinistra, stanno, per i motivi sopraccitati, umiliando l'Italia, nazione che ha uno dei risparmi privati migliori del mondo, 9.000 miliardi in ricchezza privata, una capacità industriale invidiata dai G20, banche assai più sane della media occidentale, e parametri di deficit che sono inferiori ad altri Stati dell'Eurozona. Lei, Presidente, sarà il capro espiatorio, noi italiani ne soffriremo conseguenze devastanti per generazioni.

Presidente, Lei deve e può denunciare pubblicamente la realtà di questa moneta disegnata per fallire. Lei può e deve smascherare le responsabilità del centrosinistra italiano e dei governi 'tecnici' in queste scelte sovranazionali catastrofiche.

Presidente, il team di macroeconomisti accademici del Levy Institute Bard College di New York e dell'Università del Missouri Kansas City, sono coloro che hanno strutturato il piano Jefes che ha portato l'Argentina dal default al divenire una delle economie più in crescita del mondo di oggi. Essi sono a Sua disposizione per definire sia la strategia comunicativa che quella economica per salvare l'Italia, e il Suo governo, da un destino tragico e che non meritiamo.

In ultimo una precisazione di ordine morale.

Presidente, io non sono un Suo elettore, e avrei cose dure da dire sul segno che la Sua entrata in politica ha lasciato in Italia. Ma non sono un cieco fanatico vittima della cultura dell’odio irrazionale che ha posseduto gli elettori dell’opposizione in questo Paese, guidati da falsari ideologici disprezzabili, come Eugenio Scalfari, Paolo Flores d’Arcais, Paolo Savona, e i loro scherani mediatici come Michele Santoro, Marco Travaglio e codazzo al seguito. Perciò come prima cosa mi ripugna che Lei sia bollato come il responsabile di colpe che Lei non ha, e che sono tutte a carico del centrosinistra italiano. Incolpare un innocente, per quanto criticabile egli sia, è sempre inaccettabile. Ma soprattutto, Presidente, se l’Italia verrà consegnata dal golpe finanziario in atto contro di noi, e da elettori sconsiderati e ignoranti, nelle mani del Partito Democratico, per noi sarà la fine. Sarà l’entrata trionfale a Roma dei carnefici del Neoliberismo più impietoso, sarà la calata della Shock Therapy su un popolo ignaro, cioè il saccheggio del bene comune più scientificamente organizzato di ogni tempo, quello che nell’Est europeo ha già mietuto più di 40 milioni di vite in due decadi, senza contare le sofferenze sociali inenarrabili che porta con sé.

I volti di Mario Monti, di Massimo D’Alema, di Mario Draghi, di Romano Prodi, dell’infimo Bersani, sono le maschere funebri di questa nazione, veri criminali e falsari di portata storica. Il cerimoniere complice si chiama Giorgio Napolitano.

Mi appello a Lei Presidente perché mi rendo conto che i miei connazionali non hanno la più pallida idea di ciò che il centrosinistra italiano ha già inflitto al nostro Paese, di ciò che gli infliggerebbe se salisse al governo, ma soprattutto di chi li guida dietro le quinte. Le eminenze grigie sono le elite Neoclassiche, Neomercantili e Neoliberiste, gente senza nessuna pietà.

Resista Presidente, affinché Lei possa usare il tempo che Le rimane per smascherare il “colpo di Stato finanziario” che sta travolgendo, fra gli altri, la nostra Italia. I mercati finanziari della “classe predatrice”, così ben descritta nella sua abiezione dall’americano James Galbraith, la odiano a morte, ci odiano a morte. Sia, Presidente, colui che piazza la mina nei cingoli della loro macchina infernale, rivelandone l’inganno chiamato Euro e Trattato di Lisbona. Gli italiani non lo faranno. Non ne sono capaci.

Paolo Barnard

Fonte: www.paolobarnard.info