30 apr 2021

Come siamo caduti in basso

 Perché il Ministero della Salute ha fatto ricorso contro la sentenza del TAR
che abolisce il protocollo “tachipirina e vigile attesa”?


La risposta la fornisce una delle nostre lettrici portando alla nostra attenzione l’articolo redatto da una ricercatrice del Cnr, la Dottoressa Antonella De Ninno.

Di seguito ne riportiamo il testo.

La campagna vaccinale sembra procedere spedita, al netto di qualche tentennamento sulla determinazione delle fasce di età da coinvolgere nell’uso di un vaccino o dell’altro.

L’informazione generalista celebra le centinaia di migliaia di nuovi vaccinati al giorno come i nuovi soldati che partono verso il fronte; alcuni si spingono a chiedere di considerare i morti per gli effetti collaterali “indesiderati” dei vaccini come i nuovi eroi di questa sporca guerra che il virus ci ha dichiarato.


Contemporaneamente la definizione di una terapia di cura da attuarsi a domicilio già nelle primissime fasi della malattia, come chiesto da migliaia di medici non soltanto nel nostro Paese, stenta a decollare.

Anzi, dopo un apparente breve decollo è stata impallinata e riportata a terra proprio dalla torre di controllo.

La motivazione del sabotaggio non è stata comunicata e, per la verità, neanche richiesta dai molti giornalisti professionisti che riempiono le pagine dei notiziari di “informazioni” sulla pandemia.

L’iniziativa del Ministero della Salute non sembra di facile interpretazione:

lasciare ai medici la libertà di cura, qualora vogliano assumersene la responsabilità e fare fede al giuramento di Ippocrate, sembrerebbe una scelta di minimo impatto sull’organizzazione della macchina statale di contrasto alla pandemia, anzi potrebbe sollevare la pressione esercitata sugli ospedali e quindi, dovrebbero essere gli stessi medici ospedalieri a richiederla a gran voce.

Invece non è così.


Da un lato i medici “di territorio” chiedono mani libere per poter curare i pazienti,
forti di oltre un anno di esperienza di cure domiciliari, dall’altro i medici ospedalieri,
rappresentati nel Comitato Tecnico Scientifico che suggerisce le strategie al Ministero,
insistono nel negare la rilevanza delle cure domiciliari precoci.



Tutta la strategia di contrasto al virus Covid-19 è basata sulla campagna vaccinale.

I primi vaccini sono stati disponibili a partire dalla fine del mese di Dicembre 2020 a poco meno di un anno dall’inizio della pandemia.

In Europa l’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata (CMA) è stata concessa dall’ente regolatorio EMA.

La CMA è valida per un anno, con possibilità di rinnovo, e prevede per il suo titolare gli stessi diritti e responsabilità di un’autorizzazione standard.

Inoltre, il titolare di una CMA ha obblighi specifici, tra cui il completamento o lo svolgimento di nuovi studi
entro un determinato periodo di tempo per confermare che il rapporto rischi/benefici rimanga positivo.


Tuttavia, per accelerare la campagna di vaccinazione, anche in vista della prossima scadenza delle CMA già concesse EMA pensa ad autorizzazione in emergenza, procedura più rapida di quella usata finora:

“Siamo pronti a riflettere con gli Stati membri sulle possibili strade per accelerare l’approvazione dei vaccini”, ha sottolineato un portavoce della CE, secondo il quale una possibilità potrebbe essere rappresentata da “un’autorizzazione di emergenza dei vaccini a livello europeo, con responsabilità condivisa tra gli Stati membri”.


La differenza tra l’autorizzazione condizionata e l’autorizzazione in emergenza, a ben vedere, non è sottile.

L’EMA non può, attualmente, rilasciare approvazioni di emergenza,
ma in circostanze eccezionali ha raccomandato l’uso compassionevole di alcuni farmaci.

Nel sito della Commissione Europea citato nella nota 2 leggiamo:


Nel caso di un’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata dell’UE (CMA),
la responsabilità incombe al titolare dell’autorizzazione
.
Quest’ultimo sarà responsabile del prodotto e del suo uso sicuro.

La CMA è valida per un anno, con possibilità di rinnovo, e prevede per il suo titolare gli stessi diritti e responsabilità di un’autorizzazione standard.
Inoltre, il titolare di una CMA ha obblighi specifici, tra cui il completamento o lo svolgimento di nuovi studi entro un determinato periodo di tempo per confermare che il rapporto rischi/benefici rimanga positivo.

Nel caso di un’autorizzazione per l’uso di emergenza ai fini della distribuzione temporanea di un medicinale non autorizzato (articolo 5, paragrafo 2, della direttiva 2001/83), la legislazione dell’UE impone agli Stati membri di sollevare il fabbricante e il titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio dalla responsabilità civile o amministrativa qualora l’uso di emergenza sia raccomandato o richiesto dallo Stato membro
.”


Ma l’utilizzo in emergenza “consente l’uso temporaneo di un medicinale a determinate condizioni, purché si verifichino circostanze di emergenza” cioè non sia possibile far fronte altrimenti alle conseguenza gravi ed irreversibili della malattia.


Se lo Stato rende ufficiale un protocollo per le cure domiciliari,

implicitamente esclude la possibilità di autorizzare farmaci o vaccini in emergenza

quindi viene meno la strategia dell’EMA per procedere al rinnovo della CMA

o all’autorizzazione di nuovi vaccini in emergenza.


E’ stata quindi operata una scelta, da parte del Ministro della Salute, di “facilitare” le case farmaceutiche produttrici dei vaccini.



Impugnare la decisione del TAR sulle cure domiciliari è stata una precisa scelta strategica basata su valutazioni che, fino ad ora, non sono state comunicate alla cittadinanza benché abbiano uno straordinario impatto addirittura sulla sopravvivenza stessa dei cittadini.

Operazione degna di un monarca assolutista.

Capire questo significa capire i rapporti di forza oggi esistenti in Italia ed in tutta Europa.



[1] Il Ministero della salute ha impugnato presso il Consiglio di Stato la decisione del tar del Lazio
Covid-19, Comitato Cure Domiciliari vince ancora al Tar: «Medici devono poter prescrivere farmaci che ritengono opportuni» - Sanità Informazione .

CHE FUTURO CI ATTENDE ????

 Primo dogma: il Covid è invincibile, o quasi.

Secondo dogma: il Covid è affrontabile solo in ospedale.

Terzo: è prevenibile in un solo modo, con il vaccino.

Tre falsità elevate a legge, scolpite in tutti i decreti che inchiodano la popolazione alla genuflessione penitenziale, alla condanna perpetua.

Non isperate mai veder lo cielo, anime prave: state tutti a distanza, rintanati e muti.


A voi penseremo noi, anzi lo stiamo già facendo:

santificando il terrore a reti unificate,

facendo in modo che arriviate all’ospedale troppo tardi,

dopo esser stati abbandonati nelle vostre case in preda all’aggravarsi delle vostre condizioni,

e infine sommergendovi di dosi vaccinali presentate come salvifiche, sicure, innocue, efficacissime.



“E dacci oggi la nostra paura quotidiana”, recita il mantra della nuova religione:

si prega tutti i giorni da oltre un anno, a reti unificate, perché dal male non si venga liberati mai,

se non con la vaccinazione universale permanente, da qui all’eternità, inflitta a popolazioni 

sottomesse, disinformate, confuse e frastornate, ipnotizzate dal grande sortilegio e dai suoi riti 

untuosi, dai suoi cerimonieri che sembrano imbecilli, sembrano superstiziosi, 

ma sono solo squallidi bugiardi.


La morte lenta procede come da programma, solo con qualche inevitabile variante:

una grandiosa sceneggiata planetaria, a cui nessuno – tra quelli che comandano – pare che osi opporsi.


Esistono, le cure:

e sono normalissime.


Dal Covid si guarisce stando a casa, se ben curati, e subito.



Perché ricorrere ai vaccini, per una malattia così poco preoccupante, se non viene trascurata?


E che vaccini, poi: sperimentali, non testati a sufficienza.


Senza le necessarie garanzie: né sulla loro innocuità, né tantomeno sulla loro efficacia.


Follia: il governo obbliga i medici a vaccinarsi, pur sapendo che un soggetto – benché vaccinato – può rimanere contagioso.


Eppure, la religione da quell’orecchio non ci sente: già prepara i pass vaccinali, onde costringere tutti quanti, prima o poi – con le buone o le cattive, con l’arma del ricatto, con la discriminazione – a subire il cosiddetto inoculo, l’anomala pozione “genica” che, a detta degli stessi fabbricanti, non si può dire ancora quali effetti avrà, sull’organismo, nel medio e lungo termine.


Eppure, prendere o lasciare: ti devi vaccinare, se non vuoi essere espulso dalla società, dai cinema, dai treni, dai concerti.



«Vi prego, giuratemi che non è vero», direbbe un paziente risvegliatosi dal coma, se fosse entrato in letargo nel 2019. «Assicuratemi che è un sogno, un incubo terribile».


L’elenco delle nefandezze, l’inventario dell’abominio, sta già riempiendo libri, dossier, scartoffie giudiziarie.


L’inenarrabile: dalle autopsie vietate ai corpi inceneriti, dai medici radiati alle voci indipendenti censurate.


E in questa insopportabile sozzura, in questa galera a cielo aperto,
c’è chi continua a celebrare i riti democratici della politica, come se il regime religioso non esistesse neppure.


La Terra è piatta, ripete la nuova teocrazia: non avrete altro dio all’infuori del Covid.


E c’è un governo (perché un governo poi c’è sempre) che vara i suoi decreti,
disciplina la sceneggiatura del presente e tenta di plasmare un ipotetico futuro.


Ai morti parla come se fossero viventi: prefigura loro un avvenire nuovo, persino migliore del passato recente.


Nazioni intanto si fiutano tra loro, come se nulla fosse, minacciando guerre:
come avveniva prima, quando il pianeta ancora non era entrato nell’ombra cieca dell’impostura terminale, amministrata con sapienza dalla nuova religione sanitaria.

26 apr 2021

POLITICAMENTE CORRETTO = CENSURA

 

La censura è tornata in Occidente sotto le vesti di quella para-religione di sinistra che viene chiamata politicamente corretto.

Con la censura si diffonde anche l’autocensura,

perché molti hanno paura di essere denigrati come razzisti, colonialisti, imperialisti, omofobi, transfobi, islamofobi, che sono i nuovi peccati capitali del decalogo di quella religione illiberale e anti-occidentale che è appunto il politicamente corretto.

Conosco molte persone, in entrambi i lati dell’Atlantico, che hanno paura di scrivere quel che pensano davvero.

Sono soprattutto scrittori, professori, scienziati, ricercatori, giornalisti che si autocensurano,
perché hanno pensieri non politicamente corretti e sono terrorizzati dai casi esemplari di loro colleghi che hanno subito ostracismi, talvolta dopo una lunga ed aspra gogna pubblica e sono stati esclusi dallo spazio pubblico o costretti ad autoescludersi dimettendosi.


Conosco alcuni scienziati, medici, avvocati, e alcuni omosessuali, transessuali liberali, che credono nella scienza e nel diritto e che ritengono che esistano differenze biologiche tra uomini e donne, che il sesso non sia una costruzione sociale o culturale, che i bambini abbiano bisogno di un padre maschio e di una madre femmina e che la gestazione per altri (eterologa) sia uno sfruttamento delle donne e culmini in un commercio di bambini.

E non osano dirlo apertamente, perché temono le reazioni delle lobby Lgbt e dei media che a quelle lobby tengono bordone.
 
Conosco sociologi ed economisti che ritengono una vera follia insostenibile

la politica della sinistra post-comunista e cattolica di porte e porti spalancati e di accoglienza indiscriminata degli immigrati.


Alcuni di essi ritengono che sia in corso un progetto di islamizzazione demografica e culturale dell’Europa.

E non osano scriverlo.


Conosco professori che non si possono concedere di fare libera ricerca su temi “sensibili” quali la storia delle crociate, dell’Inquisizione, del colonialismo, dell’imperialismo, del comunismo e del fascismo.

Ne conosco altri che non si sentono liberi di scrivere liberamente su temi antropologici e biologici.

Conosco giornalisti che credono che il loro lavoro sia dire la verità sul mondo, anche quando non conviene, ma non ritengono di poterlo fare liberamente.

Molti giornalisti riluttano a scrivere di questioni connesse con l’omosessualità o di islamizzazione dell’Europa perché hanno il (giustificato) timore di incorrere nell’accusa di omotransfobia, di islamofobia o di razzismo o di fascismo.


In Italia, in particolare, molti giornalisti riluttano a criticare i magistrati anche quando sono evidentemente influenzati nel loro lavoro dalle proprie ideologie o appartenenze politiche, perché sanno che incorreranno ineluttabilmente in costose querele.



Tutti questi timori e autocensure che ho menzionato affliggono, soprattutto, intellettuali liberali o conservatori,
ma anche progressisti che non sposano ogni singolo aspetto della nuova ortodossia dell’estrema sinistra.

Eppure, viviamo nella società più libera della storia del mondo.

Non ci sono i gulag sovietici,

né i lager della Germania nazista,

né i generali (e i desaparecidos) del Sud America,

né il Minculpop del fascismo.

Non esistono più né le gogne,

né le cacce alle streghe e agli eretici,

né esiste più l’Inquisizione con i suoi autodafé, i suoi roghi, e la sua ostilità verso la scienza ed il libero pensiero.


Non c’è nessun Grande Fratello che imponga un retto-pensiero,
una neo-lingua e che punisca gli psico-reati come nel romanzo “1984” di George Orwell.


Eppure esistono fenomeni che ci richiamano alla mente e fanno tornare in voga parole come
“pensiero unico”,
“ortodossia”,
“dissidenti”,
“liste nere”,
“inquisizione mediatica”,
“reati d’opinione”,
“gogne mediatiche”,
“cacce alle streghe”,
“tribù (politiche)”,
“doppi standard”,
“fake news”,
“anti-vax”,
“anti-scienza”.

Le parole e i concetti di “correttezza politica”, sinonimo di “ortodossia di pensiero”
tornano di moda nel mondo intellettuale occidentale,
come ai tempi staliniani di Andrej Zdanov e del suo occhiuto controllo su ogni produzione culturale.



Non esiste oggi in Occidente né uno Zdanov, né un Grande Fratello, ma esiste uno Zdanov collettivo, un Grande Fratello collettivo,
una specie di “orchestra rossa” fatta da “intellettuali collettivi”, che guardano e puniscono in coro.


La “cancellazione” della cultura classica e dei grandi personaggi del passato negli Usa viene usata addirittura come stendardo di una “cultura” da alcuni gruppi di professori e studenti e dagli Usa tende a diffondersi in Europa.


La “correttezza politica” e la “cancellazione” sono utilizzate col medesimo proposito

con cui nelle società premoderne si mettevano al rogo le streghe:

per incutere paura nei cuori, in maniera da imporre il bavaglio ed indurre molti a tacere

ed a stare a guardare ed incoraggiare altri a portare il loro legnetto, per ravvivare il fuoco dei roghi.



Sono pochi coloro che si dedicano concretamente alla caccia alle streghe,
ma c’è un ampio gruppo che si mette al loro seguito.


E c’è un gruppo ancora più ampio che resta in silenzio.


C’è per fortuna anche un gruppo minuscolo che si oppone alla caccia.


Alcuni giornali e giornalisti critici (per fortuna ce ne sono ancora) denunciano la malattia interna dell’Occidente che si autoflagella, un veleno che si diffonde ad opera dei suoi stessi chierici e che lo sta lentamente trasformando in una società in buona parte illiberale e premoderna.

Quei giornalisti sanno di rischiare di poter essi stessi essere additati al pubblico ludibrio come streghe.


Ci si chiede: quanto resisteranno ancora?

O quando saranno essi stessi chiamati “streghe” ed avviati al rogo (mediatico, ben s’intende).

I prossimi potremmo essere noi.


Il liberalismo è assediato da un veleno, dalla nuova ortodossia illiberale,

che si presenta come iper-liberale e iper-democratica e che si è radicata dappertutto,

comprese le stesse istituzioni culturali incaricate di diffondere il pluralismo della cultura 
 
e delle opinioni.


È la nuova religione neo-zdanoviana del politicamente corretto.


Questa ideologia si ammanta dell’idea di un “nuovo umanesimo” post-cristiano e post-liberale,

che sarebbe ancora più universalista e più inclusiva dell’universalismo cristiano e liberale.


Ma non dice mai in cosa consisterebbe questo nuovo umanesimo.


Non può dirlo perché non esiste, dato che nulla può essere più inclusivo dell’affermazione cristiana

della sacra dignità di ogni essere umano e nulla può essere più universalista

della affermazione liberale dell’eguaglianza nei diritti umani di ogni individuo a prescindere da sesso,
 
 razza, religione, cultura e opinione.


Ma intanto quell’ideologia, nonostante il suo nullismo, persegue

e persiste nella cancellazione (nichilista, appunto) della cultura occidentale, cristiana e liberale.



Si ammanta del linguaggio del progresso, dell’anti-razzismo, dell’anti-discriminazione.


Essa promette un futuro radioso della “fusione” delle varie civiltà e culture, di fratellanza universale, che chiama “inclusione”.


Ma essa minaccia di far rivivere le divisioni culturali, religiose e persino razziali,
e di trascinarci in un passato premoderno e tribale di censure, autocensure e oscurantismo.

E di conflitti, dove siamo tutti schierati uno contro l’altro secondo la tribù di appartenenza.

Molti si lasciano ingannare dalle etichette che quell’ideologia ostenta
e dalle maschere dietro cui si nasconde il suo volto.


È il volto demoniaco del potere per il potere.


È questo il vero volto che si nasconde dietro le ubbìe del politicamente corretto
.


Esso mira costantemente a presentare normali opinioni come presunte malattie psichiatriche (omotransfobia, islamofobia).


Alla maniera di Zdanov e di Leonid Breznev.


E ad introdurre negli ordinamenti giudiziari liberali sempre nuovi reati di opinione che mettono o inducono al bavaglio e all’autocensura.


È questo il caso dell’Italia dove si discute sul cosiddetto “Ddl Zan” che, se approvato anche al Senato, sanzionerebbe come “incitamento alla discriminazione” anche legittime opinioni come quella,
per esempio, secondo cui “un bambino ha bisogno di un padre ed una madre”

o quella che afferma la realtà e la rilevanza del sesso biologico, o che la maternità surrogata conduce al commercio dei bambini.


Vero o falso, Enrico Letta?

20 apr 2021

Sigmund Sigmund Sigmund, come siamo messi male.

 

Alcuni passaggi teorizzati da Sigmund Freud in “Psicologia delle masse e analisi dell’Io” 

ci forniscono un formidabile strumento per analizzare alcuni meccanismi mentali 

che hanno condotto alla paralisi il Paese, nell’insensato tentativo di eradicare del tutto 

un virus a bassa letalità



Scrive il padre della psicanalisi, prendendo spunto da alcune riflessioni di Gustave Le Bon:



“Osservazioni attente sembrano provare che l’individuo immerso per qualche tempo 

nel mezzo di una massa cada in uno stato particolare, assai simile allo stato di fascinazione

 dell’ipnotizzato nelle mani dell’ipnotizzatore.

La personalità cosciente è svanita, la volontà e il discernimento aboliti.

Sentimenti e pensieri vengono orientati nella direzione voluta dall’ipnotizzatore”.


Secondo Freud, l’effetto che la suggestione di massa determina sul singolo è tale da offuscare ogni capacità critica, inducendolo a “orientare i sentimenti e le idee a senso unico, con la tendenza a trasformare immediatamente in atti le idee suggerite da altri.
Egli non è più se stesso, ma un automa, incapace di essere guidato dalla propria volontà”.



Ora, mi sembra evidente che nella presunta ipnosi di massa che stiamo subendo da oltre un anno,
come sempre accade in analoghe situazioni, alcune parole, ripetute come in modo martellante da politici di governo, virologi ed esponenti dell’informazione, risultano del tutto funzionali.

Parole in gran parte desunte dal quotidiano bollettino di guerra che scandisce questa infinita emergenza sanitaria.

Covid,
morti,
terapie intensive,
ricoveri,
contagi,
tamponi,
mascherine,
assembramenti,
distanziamento,
vaccino e
lockdown 


sono solo alcuni dei termini che evocano la fine dell’umanità nella testa dei più,
facendo loro accettare e seguire con diligenza le norme più insensate.


Si tratta di milioni individui che, proprio a causa del sovrastante clima di continuo allarme,
hanno dato corpo ad una enorme massa emotiva la quale, avendo abolito ogni capacità critica,
si comporta come un gregge terrorizzato dai lupi.


In tal senso, a beneficio di chi possiede ancora un barlume di razionalità,
ritengo che l’unico antidoto contro questa colossale suggestione di massa
sia possibile trovarlo nella attenta lettura dei dati relativi alla pandemia in atto.


Ebbene, in tema di morti e di mortalità generale, il 2020 ha registrato un aumento importante, il 15,6 per cento, ma non catastrofico.

Un aumento, occorre sottolineare, che solo in parte è stato attribuito al Covid-19,
dal momento che tante altre gravi patologie sono state trascurate nel caos di una epidemia descritta come la peste bubbonica.

Quest’anno però, malgrado le centinaia di decessi, che ogni giorno vengono divulgati attraverso il citato bollettino, la stessa mortalità generale risulta, almeno nei mesi di gennaio e febbraio, assolutamente in linea con quella del quinquennio 2015/2019.


Addirittura nel 2017 si registrarono nello stesso bimestre 134.917 decessi contro i 126.866 del 2021.

Dunque è probabile che per molti dei poveretti che ci lasciano,
risultati positivi al Sars-Cors-2, la causa primaria del decesso vada ricercata altrove.



A conferma di ciò mi sembra illuminante la risposta che l’ex capo del Comitato tecnico/scientifico,  

Agostino Miozzo, dette tempo fa su Rai Tre a Lucia Annunziata, la quale chiedeva lumi circa il record di 

morti registrato in Italia:

Noi siamo rigorosi nel denunciare tutti coloro che muoiono con il Covid

e li categorizziamo morti da Covid, per Covid
.”


Ergo, dal momento che il virus si è oramai diffuso in ogni angolo d’Italia,
tant’è che l’Oms stima il numero effettivo dei contagiati fino a 20 volte superiore a quello ufficiale,
il numero dei decessi attribuiti giornalmente al Covid-19 appare sempre meno attendibile.


Un simile ragionamento dovrebbe valere per chi rischia sul serio di finire in terapia intensiva o peggio,
ovvero gli anziani e i portatori di gravi e gravissime patologie.


Infatti, al 30 marzo 2021 risultano 106.789 pazienti deceduti Sars-Cov-2 positivi.

Di questi 1.188 sotto i 50 anni (l’1,1 per cento)

e addirittura 282 con meno di 40 anni (lo 0,26 per cento),

in maggioranza affetti da gravi e gravissime patologie pregresse.


Adesso, tutto questo ci deve spingere verso la palude del negazionismo preconcetto
?

Niente affatto.

Da tali, semplici valutazioni dei numeri della pandemia,
che chiunque in possesso di un collegamento internet è in grado di estrapolare,
è possibile uscire dal vortice emozionale di una suggestione collettiva
che impedisce ai più di farsi una idea più equilibrata di questa brutta malattia.



Una idea la quale, se dovesse prendere piede, potrebbe spingere le autorità preposte
a prendere misure assai più ragionevoli, sul modello della Svezia e di altri Stati aperturisti.


Perché, e qui concludo, continuando a paralizzare il sistema con le attuali regole,

il Paese non riuscirà più ad estrarre le risorse necessarie per occuparsi di chi soffre

o soffrirà in futuro di altre serie malattie, anche peggiori del Covid-19.

7 apr 2021

CURARE I MALATI A CASA

 

La cura per il covid 19 esiste

Essa è semplice, si realizza con farmaci tradizionali.

È tutt’altro che costosa.

Se applicata con la giusta tempistica è in grado di salvare vite umane.

Piuttosto che il lockdown, bisogna, finalmente, mettere i medici di base in grado di somministrare
la terapia domiciliare precoce capillarmente su tutto il territorio nazionale.


La corretta terapia domiciliare, somministrata tempestivamente all’apparire dei primi sintomi
è stata sinora negata dalle linee guida ufficicialmente riconosciute.

Eppure tale pratica risparmierebbe i pericolosi affollamenti nei pronto soccorso, 
nei reparti covid e nelle terapie intensive.

Il corretto trattamento domiciliare precoce (tdp) è, infatti, in grado salvare vite umane in modo diretto 
ma anche indiretto, lasciando liberi gli ospedali per il trattamento delle altre consuete patologie.


La tensione e le energie impiegate nella propaganda dell’emergenza sanitaria
si sono tuttavia concentrate quasi esclusivamente sulla scarsa capacità di ricezione del sistema ospedaliero
rispetto alla dinamica di diffusione del covid tra la popolazione e in particolare sulla mancanza di un sufficiente numero di posti in terapia intensiva.

Tale deficienza a fronte della rapidità di crescita della diffusione della patologia
ha giustificato le segregazioni totali e parziali a cui siamo stati costretti nel corso della prima, 
della seconda e della terza ondata malgrado esse abbiano comportato 
la dannosissima paralisi di gran parte della vita sociale ed economica del Paese.

Rianimazione ed intubazione rappresentano però il fallimento della cura.

La corretta terapia domiciliare precoce essendo in grado di circoscrivere l’evoluzione della patologia,
nella quasi totalità dei casi, alla prima fase, quella virale.

I pazienti correttamente e tempestivamente assititi evitano di passare alle fasi successive della patologia,
via via sempre più critiche e dispendiose dal punto di vista della natura degli interventi terapeutici necessari 
e della loro probabilità di successo.


Agli inizi si è tardato ad individuare la giusta modalità di intervento
anche a causa della disincentivazione alla pratica delle autopsie (OMS e ministero della sanità); 
si è così perso tempo prezioso.

Tuttavia a marzo 2020 i nostri medici avevano già concepito, quale efficace strategia di intervento,
una terapia domiciliare precoce a base di antinfiammatori fans, antibiotici, idrossiclorochina ed eparina
(cortisone nella eventuale seconda fase), plasmaimmune quando necessario.

Precoce, perché era subito stato chiaro quanto fosse decisiva la tempestività dell’intervento.

Si vedano a tal proposito la call conference del dott. Pierluigi Viale 
sulla patogenesi del covid-19 e le relative indicazioni terapeutiche

Si vedano anche le testimonianze dei medici Claudio Puoti, Salvatore Spagnolo, Luigi Cavanna,
e altri nonché le relative richieste dirette al ministero della sanità e al governo 
per implementare tale modalità di intervento a livello nazionale.


La praticabilità della terapia domiciliare precoce

Ad ogni medico di base sono affidati un massimo di 1500 pazienti.
Come si sa, essi sono capillarmente presenti su tutto il territorio nazionale.

Gli italiani venuti ufficialmente in contatto con il virus, i cosiddetti casi, 
sono ad oggi 3,6 milioni su sessanta milioni di abitanti, ossia il 6% della popolazione.

Il 6% di 1500 fa 90, ossia una media di circa 90 pazienti che ogni medico ha dovuto, ad oggi,
gestire per ragioni legate al covid; ma attenzione, circa l’80% di questi non necessita di cure essendo asintomatico.

Il 20% di 90 sono pari ad una media di 18 pazienti con sintomi affidati ad ogni medico di base.

Certamente la distribuzione dei casi e degli ammalati non è stata uniforme.

Alcuni medici, tuttavia, sono stati in grado di assitere e curare sino a 300 pazienti covid già nella prima fase
e con grande successo (praticamente nessuno dei pazienti trattati in tdp è finito in ospedale).

Le unità speciali di continuità assistenziale USCA sono state pensate ed attivate per intervenire laddove necessario ad affiancare i medici di base.


I medici che hanno concepito e sperimentato con successo la corretta terapia domiciliare precoce (tdp) sono stati tuttavia frustrati nelle loro richieste
vedi ANSA ROMA, 13 novembre 2020.

Il protocollo per le cure a casa, messo a punto dal gruppo di lavoro del Ministero della Salute
che non prevede l’uso di antibiotici, antinfiammatori e cortisone, e impedisce la somministrazione di idrossiclorochina, ha seminato sconcerto tra quei medici di famiglia che 
avendo sperimentato con successo la tdp, avevano chiesto che fosse ufficializzata 
perché si potesse più adeguatamente diffonderne la pratica su tutto il territorio nazionale
con l’aiuto decisivo del ministero, ma all’uscita di quel protocollo si sono immediatamente resi conto
che la loro esperienza di cura sul campo era stata completamente negata.

Non ne hanno, infatti, condiviso le indicazioni terapeutiche: “Nessuno ci ha interpellati”.

In pratica il protocollo ufficiale prevede paracetamolo (tachipirina) per i sintomi febbrili,
antinfiammatori solo se il quadro clinico del paziente inizia ad aggravarsi, cortisone solo in emergenza.

Nessun antireumatico (idrossiclorochina), nè antibiotici.

Eparina solo per le persone che hanno difficoltà a muoversi.


Ascoltiamo, a tal proposito, lo sfogo del dott. Stefano Manera 
all’indomani della diffusione del protocollo per le cure a casa:
Una notizia degna di un venerdì 13 di un anno bisestile che sarà ricordato a lungo.
Come sapete uso da sempre la prevenzione e la medicina “non convenzionale” per curare me stesso e gli altri, tuttavia sono certo che sia indispensabile che un medico conosca e sappia utilizzare bene tutte le risorse terapeutiche a disposizione, con i giusti criteri e i giusti tempi.
Da mesi diciamo e scriviamo quanto sia fondamentale l’utilizzo di cortisone, antibiotici ed eparina anche precocemente nel trattamento della malattia.
Ci sono studi che ne dimostrano l’efficacia e l’utilità per salvare molte vite.
Qui emerge, nero su bianco, che c’è una volontà precisa di non fornire le cure idonee durante l’assistenza domiciliare.
Ci dicono l’esatto contrario: niente antibiotici e cortisone, che fino all’anno scorso venivano prescritti a tutti, da tutti i medici, per ogni banale influenza!
Non parliamo dell’idrossidoclorochina e del plasma iperimmune che fin da subito, sono stati banditi dai piani terapeutici
con la scusa della pericolosità degli effetti collaterali, convincendo rapidamente tutti.

L’attesa del tampone, anche 10 o più giorni, in presenza della sintomatologia da covid,
quasi del tutto sovrapponibile a quella influenzale, insieme al suo mancato trattamento,
rimandato sino alla disponibilità dell’esito del tampone, ha fatto il resto
impedendo il trattamento precoce del paziente fin dalla prima fase, quella prettamente virale,
in cui si rivela decisivo l’intervento farmacologico tempestivo del medico di base in grado di bloccare la deriva del covid verso le pericolose fasi successive.

L’drossiclorochina (plaquenil), insieme all’eparina (clexane) (+ antibiotico),
finché ne è stato consentito l’uso, sono stati i farmaci decisivi, il cui uso,
nella terapia domiciliare precoce (all’apparizione dei primi sintomi),
ha evitato il ricovero e l’aggravamento dei pazienti covid.


Viceversa, la prolungata attesa dell’esito del tampone, in presenza dei sintomi lievi della prima fase,
trattati con paracetamolo (tachipirina), hanno garantito (provocato) il peggioramento
e la transizione della malattia alle sue fasi successive, necessitanti ricovero ospedaliero
e nei casi più sfortunati terapia intensiva…

Tutto questo è noto sin dalla seconda metà dello scorso marzo,
ma le richieste di migliaia di medici sono rimaste inascoltate e anzi
l’AIFA ha proibito l’uso della idrossiclorochina e ribadito quello assai controverso della tachipirina.

Si ascolti a tal proposito la testimonianza seguente del dott. Andrea Mangiagalli


Tutti sappiamo quanto sia stata decisiva l’incremento della curva dei “casi” a legittimare e conclamare la seconda ondata con conseguente necessità di paralizzare nuovamente la vita del paese.

Si continua tuttavia a negare l’inattendibilità del tampone rispetto alla veridicità dei risultati diagnostici
che restituisce e questo malgrado il pronunciamento dell’ISS 
e la letteratura scientifica di settore che ne hanno decretato la fallacia
(vedi il mio Dubbi da tamponare).


A tale proposito si veda

Palermo. “Tamponi inaffidabili”: il Codacons presenta esposto a nove Procure in Sicilia
L’inaffidibabilità è stata certificata dalla Commissione europea e dall’ISS
(procurano fino al 95% dei falsi positivi secondo l’Istituto Superiore di Sanità).
Sono stati ipotizzati i reati di truffa aggravata, procurato allarme, falso ideologico e omicidio colposo.


Integrazione del 27 novembre


Il biologo Franco Trinca spiega che esistono delle sostanze e delle molecole che possono aiutare a sconfiggere questa malattia o perlomeno evitare che si sviluppi una forma grave, su tutte la quercetina:
Lo certifica lo stesso Consiglio Nazionale delle Ricerche”, dice Franco Trinca.


Integrazione del 4 dicembre


L’idrossiclorochina al Consiglio di Stato


aggiornamento dell’11 dicembre

Terapia domiciliare di un gruppo di medici italiani condivisa anche da Yale
Circa 200 medici e specialisti italiani hanno messo a punto uno schema terapeutico domiciliare “anticovid”
utile a ridurre o evitare addirittura, il ricovero in ospedale ai malati di Sar-cov-2.
Lo stesso schema è condiviso da Harvey Risch, professore e componente del Dipartimento di Epidemiologia dell’Università di Yale
e dal collega Peter A. McCullough.

Leggi qui l’articolo completo


La testimonianza del dott. Szumski a Radio Radio TV


Aggiornamento del 20 gennaio

La terapia domiciliare precoce a rete 4 con i dottori Mangiagalli e Stramezzi


Aggiornamento del 21 Gennaio




La corretta terapia domiciliare precoce sembra essere stata finalmente sdoganata sui grandi mezzi di informazione.

Ecco il commento dell’avvocato Grimaldi fondatore del gruppo “terapiadomiciliarecovid19” su FB invitato alla trasmissione FuoriTg Tg3



Aggiornamento del 31 gennaio

La cura per il covid esiste da marzo.

Essa è stata individuata grazie alla collaborazione di tanti medici 
sulla base della loro esperienza clinica dei malati di covid.

La cura fa uso di farmaci tradizionali Il successo, quando l’applicazione della cura è tempestiva, 
all’apparire dei primi sintomi, è totale.

Le autorità sono state informate ma colpevolmente hanno reagito nel peggiore dei modi
proibendo l’uso di uno dei farmaci utilizzato, l’idrossiclorochina che funziona da antivirale 
(noto sin dal 2005-prime sars).
Il farmaco è stato riammesso all’uso solo grazie a ricorso e intervento del consiglio di stato che lo ha riabilitato.

Se questi medici fossero stati ascoltati e ci si fosse organizzati per tempo :

avremmo evitato migliaia di vittime del covid

l’intasamento degli ospedali e dei reparti di terapia intensiva
con conseguente incapacità delle strutture ospedaliere di far fronte al complesso delle cure e trattamenti per altre patologie

la clausura coatta e le limitazioni delle libertà fondamentali

le campagne terroristiche che hanno diffuso colpevolmente il panico tra la popolazione

lo smantellamento in corso, rapido e progressivo, del nostro sistema produttivo
con tutte le conseguenze drammatiche che esso comporta e comporterà.


Chi ancora si ostina a fare da megafono alla criminale propaganda che ha ammorbato il paese
privandolo della serenità relativa di cui godevamo si fa complice di questo ormai insostenibile stato di cose



integrazione del 15 febbraio

affaritaliani
Tachipirina e attesa? Il Covid dilaga. Ora Draghi li mandi tutti a casa
Linee guida per le cure domiciliari del Covid-19: le colpe dei vertici sanitari e del ministero della Salute nella gestione dell’epidemia


aggiornamento del 5 marzo 2021

ESCLUSIVO. Covid e cure precoci. Il Tar del Lazio: no alla Tachipirina e alla vigile attesa


aggiornamento del 9 marzo

dopo il pronunciamento del TAR del Lazio che ha sospeso gli effetti della nota dell’Aifa
che impediva ai medici di base di trattare i pazienti Covid se non con Tachipirina e vigile attesa.
Il Piemonte, e ora il Molise, hanno adottato lo schema terapeutico del protocollo di cura della terapia domiciliare precoce.
Prossimamente dovrebbero aggiungersi Abruzzo e Lombardia.

Bisognerebbe che in ogni regione ci si mobilitasse per fare altrettanto.

Vedi il servizio di Byoblu

Quante palle ci raccontano

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 Dov'è il COVID ? 

Questi sono dati ISTAT

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ESISTERE

 Non farti mai imporre la loro narrazione, disse a se stesso, inutilmente.

L’aveva sentita arrivare: vaghi allarmi, notizie ancora lontane.

Poi la vide avvicinarsi, ne intuì la vocazione.

Io sarò tutto, proclamava.

E aveva ragione: era nata per travolgere, schiacciare, soffocare, sovrastare.

Le prime fanterie furono sbaragliate in modo tragicomico, tra un involtino primavera e una birretta sui Navigli milanesi.

Il tempo di guardarsi attorno, di scoprirsi già accerchiati.

Voci metalliche, elicotteri.

Ma la televisione – cantava Lucio Dalla – ha detto che il nuovo anno porterà una trasformazione.

“Garage Olimpo”, il cupo film di Marco Bechis, parlava ancora di abissi materiali, l’inferno argentino quasi ingenuo degli orrori caserecci di una dittatura atroce che ti faceva scomparire, poteva ridurti a pezzettini nelle cantine dell’Esma e poi scaraventarti da un aereo oltre l’estuario della Plata, in mare aperto.


Ora è come se fossero scomparsi tutti quanti, ma volontariamente: senza colpo ferire.


Tutto ormai scorre silenziosamente, in tempi di sofisticazione digitale, di auto senza rumore e quasi prive di pilota, di droni sapientissimi e algoritmi.

Gironi grigi e ammutoliti, bocche bendate e infagottate.

La parodia scolastica affidata alla mestizia di lezioni fantasmatiche, grazie alla connessione solo digitale del codice binario che dà vita al monitor.

Tutti nell’Orrida Gheenna, sotto forma di influenza universale.

Triste ironia, per chi smaniava di poter essere virale, come se fosse una virtù, una fantastica conquista, dentro la planetaria smaterializzazione progressiva di qualsiasi cosa avesse ancora addosso il vecchio odore di umanità possibile, e dunque impresentabile.

Del mondo antico, quello più familiare e tridimensionale, restano quasi solo le affabili menzogne dell’affabulazione giornaliera, con il sinistro contorno di ululati e feretri.


Menzogne virtuali a badilate, a once, a tonnellate:

le tenebrose fantasie di ogni leggenda, l’antologia di aneddoti che annebbia qualunque palingenesi presunta.


Imporre un solo tema, sempre quello, per un anno e oltre: anche per sempre, stando agli umori dei peggiori aruspici.

Imporre il modo di pensare, di vestirsi, di parlare e respirare, di calcare marciapiedi e magazzini.

Imporre l’orizzonte, dopo aver plasmato su misura ogni sussurro, ogni recondito sentire, persino l’aritmetica drogata di elezioni presentate come cruciale appuntamento escatologico, spada d’arcangelo a separare il bene e il male.



Nelle paludi torbide, gli alligatori ancora ufficialmente addetti alla politica si limitano oggi a un agitarsi goffo,
tra le sabbie di un’impotenza definitivamente conclamata.

Sono ben altri, lassù, a disegnare traiettorie concepite per convogliare in modo conveniente tutto il bestiame umano, che ancora non capisce e perde tempo ad azzuffarsi in liti di cortile.

Se il piano infine non sarà condotto a termine, non sarà merito di alcuna schiera di soldati semplici.


Ci sono pure quelli, dotati di animo ribelle: hanno imparato a farsi ben valere, ma restano sparuta minoranza.

Intanto ha vinto l’onda anomala, la vibrazione scura concepita come alibi per la dominazione ultima, imposta col terrore.

Ha vinto la paura, la quiete artificiale dell’allevamento in cui trionfa la superstizione.

Niente è credibile, nell’assordante macrocosmo delle frottole:


le rare verità ormai sfuggono a qualsiasi radar, non trovano parole capaci di bucare le corazze della sordità atterrita.


Ancora si ragiona di cerotti, aghi e svariate altre stupidaggini, mentre i signori dell’imperio giocano all’onnipotenza, all’illusoria eternità televisiva, trafficando coi loro palinsesti, le loro facce di cartone, i loro numeri truccati.


Chi mai l’avrebbe detto, un anno fa, che avrebbe dilagato in modo così folle e incontrastato il totalitarismo della narrazione unica, prescritta dalla sera alla mattina, per decreto?

E’ come essersi scordati di avere corpo e gambe, raziocinio, cuore.

Sostanza umana di memorie, dignità di esistere.

4 apr 2021

Questa la verità che non vogliono dirci ?

 

In un’intervista aveva detto:

“Questi vaccini potrebbe fungere da catalizzatore nella formazione di varianti, sui quali non solo sono inefficaci, ma possono anche avere un profilo di patogenicità diverso. 

Quindi, potremmo anche avere dei virus più pericolosi dal punto di vista della neurotossicità o dell’immunotossicità. 

Questi vaccini, quindi, creano nuovi virus”.

Loretta Bolgan, laureata in chimica e tecnologia farmaceutiche, con un dottorato di ricerca in scienze farmaceutiche e una collaborazione come consulente scientifico con Rinascimento Italia sulle problematiche del Covid-19, è tornata sull’argomento vaccini e, in una lunga intervista rilasciata a mittdolcino.com, ha sollevato più di un dubbio:

“Noi, adesso, abbiamo in commercio questi tre: due vaccini a mRNA (che sono quelli della Pfizer e della Moderna) e poi quello dell’AstraZeneca.

[…] Il rischio teorico che questi vaccini vadano a modificare la nostra genetica c’è, sotto forma di reazione avversa, anche se è molto basso.

 L’EMA ha fatto questa valutazione: ci prendiamo il rischio di avere qualcosa che non sia proprio ottimale perché c’è un’emergenza: 

bisogna assolutamente cercare di fermare il Covid. Quindi, si è assunta dei rischi”.

Spiega ancora Bolgan:

“Se la persona è vaccinata, ha degli anticorpi che sono selettivi per quei virus che hanno la stessa sequenza della proteina del vaccino.

Quindi, i virus che non vengono colpiti dagli anticorpi vaccinali, avranno modo di essere favoriti nella loro replicazione.

Più sono diversi dalla sequenza del vaccino, più avranno possibilità di replicarsi in modo favorevole e quindi di resistere al vaccino.

Da qui la vaccino-resistenza che non è altro che la formazione di una variante.

Quindi, in questo momento, le varianti sono necessariamente selezionate dal vaccino”. 

 

Continua Bolgan:

 “Il fatto che nei Paesi dove stanno vaccinando sia caduto bruscamente il numero dei casi, potrebbe essere dovuto al fatto, semplicemente, che hanno abbassato il numero di cicli della PCR.

La PCR, per come è fatta adesso, è facilmente manipolabile.

Per il Sars-cov-2, che è un virus a RNA che muta continuamente, non è sicuramente il test corretto.

Il modo in cui il test PCR è stato condotto non ci permette di capire quanti casi Covid abbiamo realmente perché, dentro la grande massa dei contagiati, abbiamo falsi positivi, ovvero persone positive al test che non sono morte di Covid (ma come conseguenza di altre patologie), perché il Covid è una patologia con una serie di sintomi specifici”.


Aggiunge la dottoressa Bolgan:

 “Inizialmente c’è stata una narrativa molto drammatica.

Ci hanno detto che questo virus era nuovo e che quindi non si sapeva niente, che non c’erano cure, che la gente moriva e che non si sapeva cosa fare. 

 

Primo errore: si sapeva già molto, se non tutto, perché avevamo già avuto la Sars.

Quindi, si conosceva esattamente la dinamica della malattia, con piccole differenze dovute alla caratteristica del Sars-cov-2 che è molto più contagioso, ma meno mortale, rispetto alla Sars. 

C’erano delle differenze cliniche, però si poteva tranquillamente partire dalle conoscenze della Sars per poter fare terapia e anche altro, che poi è quello che hanno fatto in Cina. 


Noi, invece, siamo partiti da zero e abbiamo continuato ad affermare che di farmaci non ce n’erano, che solo i vaccini sarebbero stati la grande salvezza per uscire dal Covid … e ancora adesso sentiamo dire che se non facciamo il vaccino non ne usciremo mai. 


Sappiamo bene che i trattamenti studiati per la Sars funzionano anche per il Covid.

L’idrossiclorochina, l’azitromicina, il cortisone … terapie che sono diventate di prima scelta per i medici che facevano terapia domiciliare e sono quelle che sono state riproposte anche quest’anno, con le stesse modalità e con delle integrazioni migliorative che le hanno rese ancora più efficaci. 

Non si era mai visto prima, per una malattia infettiva unica, ben 260 vaccini.

Inoltre, abbiamo centinaia di ditte in corsa tra di loro per mettere in commercio il vaccino…”.


Ultima battuta, che sembra un invito a tutti:

 “Ci vuole una presa di coscienza dei singoli, che devono capire da soli che, purtroppo, i vaccini non proteggono dall’infezione e nemmeno dalle complicazioni della malattia.

Perché, il fatto che un vaccinato prenda comunque l’infezione, già da solo dovrebbe farci capire che i vaccini non risolveranno il problema.

Al contrario, lo peggiorano perché portano allo sviluppo di varianti sempre nuove.

Avremo sempre nuove epidemie, che partiranno da ognuna delle varianti che andranno a formarsi.

 

 Le persone devono rendersi conto che le varianti sono dovute alla vaccinazione stessa e che, a differenza di quelle naturali (che tendono progressivamente a far finire l’epidemia), le varianti da vaccino prolungano l’epidemia all’infinito”. 


Conclude la dottoressa Bolgan:

“Inoltre, si deve prendere coscienza che i danni da vaccino esistono, anche se c’è una struttura che li nega. 


A luglio-agosto sapremo quante persone vaccinate si sono re-infettate”.