7 apr 2021

CURARE I MALATI A CASA

 

La cura per il covid 19 esiste

Essa è semplice, si realizza con farmaci tradizionali.

È tutt’altro che costosa.

Se applicata con la giusta tempistica è in grado di salvare vite umane.

Piuttosto che il lockdown, bisogna, finalmente, mettere i medici di base in grado di somministrare
la terapia domiciliare precoce capillarmente su tutto il territorio nazionale.


La corretta terapia domiciliare, somministrata tempestivamente all’apparire dei primi sintomi
è stata sinora negata dalle linee guida ufficicialmente riconosciute.

Eppure tale pratica risparmierebbe i pericolosi affollamenti nei pronto soccorso, 
nei reparti covid e nelle terapie intensive.

Il corretto trattamento domiciliare precoce (tdp) è, infatti, in grado salvare vite umane in modo diretto 
ma anche indiretto, lasciando liberi gli ospedali per il trattamento delle altre consuete patologie.


La tensione e le energie impiegate nella propaganda dell’emergenza sanitaria
si sono tuttavia concentrate quasi esclusivamente sulla scarsa capacità di ricezione del sistema ospedaliero
rispetto alla dinamica di diffusione del covid tra la popolazione e in particolare sulla mancanza di un sufficiente numero di posti in terapia intensiva.

Tale deficienza a fronte della rapidità di crescita della diffusione della patologia
ha giustificato le segregazioni totali e parziali a cui siamo stati costretti nel corso della prima, 
della seconda e della terza ondata malgrado esse abbiano comportato 
la dannosissima paralisi di gran parte della vita sociale ed economica del Paese.

Rianimazione ed intubazione rappresentano però il fallimento della cura.

La corretta terapia domiciliare precoce essendo in grado di circoscrivere l’evoluzione della patologia,
nella quasi totalità dei casi, alla prima fase, quella virale.

I pazienti correttamente e tempestivamente assititi evitano di passare alle fasi successive della patologia,
via via sempre più critiche e dispendiose dal punto di vista della natura degli interventi terapeutici necessari 
e della loro probabilità di successo.


Agli inizi si è tardato ad individuare la giusta modalità di intervento
anche a causa della disincentivazione alla pratica delle autopsie (OMS e ministero della sanità); 
si è così perso tempo prezioso.

Tuttavia a marzo 2020 i nostri medici avevano già concepito, quale efficace strategia di intervento,
una terapia domiciliare precoce a base di antinfiammatori fans, antibiotici, idrossiclorochina ed eparina
(cortisone nella eventuale seconda fase), plasmaimmune quando necessario.

Precoce, perché era subito stato chiaro quanto fosse decisiva la tempestività dell’intervento.

Si vedano a tal proposito la call conference del dott. Pierluigi Viale 
sulla patogenesi del covid-19 e le relative indicazioni terapeutiche

Si vedano anche le testimonianze dei medici Claudio Puoti, Salvatore Spagnolo, Luigi Cavanna,
e altri nonché le relative richieste dirette al ministero della sanità e al governo 
per implementare tale modalità di intervento a livello nazionale.


La praticabilità della terapia domiciliare precoce

Ad ogni medico di base sono affidati un massimo di 1500 pazienti.
Come si sa, essi sono capillarmente presenti su tutto il territorio nazionale.

Gli italiani venuti ufficialmente in contatto con il virus, i cosiddetti casi, 
sono ad oggi 3,6 milioni su sessanta milioni di abitanti, ossia il 6% della popolazione.

Il 6% di 1500 fa 90, ossia una media di circa 90 pazienti che ogni medico ha dovuto, ad oggi,
gestire per ragioni legate al covid; ma attenzione, circa l’80% di questi non necessita di cure essendo asintomatico.

Il 20% di 90 sono pari ad una media di 18 pazienti con sintomi affidati ad ogni medico di base.

Certamente la distribuzione dei casi e degli ammalati non è stata uniforme.

Alcuni medici, tuttavia, sono stati in grado di assitere e curare sino a 300 pazienti covid già nella prima fase
e con grande successo (praticamente nessuno dei pazienti trattati in tdp è finito in ospedale).

Le unità speciali di continuità assistenziale USCA sono state pensate ed attivate per intervenire laddove necessario ad affiancare i medici di base.


I medici che hanno concepito e sperimentato con successo la corretta terapia domiciliare precoce (tdp) sono stati tuttavia frustrati nelle loro richieste
vedi ANSA ROMA, 13 novembre 2020.

Il protocollo per le cure a casa, messo a punto dal gruppo di lavoro del Ministero della Salute
che non prevede l’uso di antibiotici, antinfiammatori e cortisone, e impedisce la somministrazione di idrossiclorochina, ha seminato sconcerto tra quei medici di famiglia che 
avendo sperimentato con successo la tdp, avevano chiesto che fosse ufficializzata 
perché si potesse più adeguatamente diffonderne la pratica su tutto il territorio nazionale
con l’aiuto decisivo del ministero, ma all’uscita di quel protocollo si sono immediatamente resi conto
che la loro esperienza di cura sul campo era stata completamente negata.

Non ne hanno, infatti, condiviso le indicazioni terapeutiche: “Nessuno ci ha interpellati”.

In pratica il protocollo ufficiale prevede paracetamolo (tachipirina) per i sintomi febbrili,
antinfiammatori solo se il quadro clinico del paziente inizia ad aggravarsi, cortisone solo in emergenza.

Nessun antireumatico (idrossiclorochina), nè antibiotici.

Eparina solo per le persone che hanno difficoltà a muoversi.


Ascoltiamo, a tal proposito, lo sfogo del dott. Stefano Manera 
all’indomani della diffusione del protocollo per le cure a casa:
Una notizia degna di un venerdì 13 di un anno bisestile che sarà ricordato a lungo.
Come sapete uso da sempre la prevenzione e la medicina “non convenzionale” per curare me stesso e gli altri, tuttavia sono certo che sia indispensabile che un medico conosca e sappia utilizzare bene tutte le risorse terapeutiche a disposizione, con i giusti criteri e i giusti tempi.
Da mesi diciamo e scriviamo quanto sia fondamentale l’utilizzo di cortisone, antibiotici ed eparina anche precocemente nel trattamento della malattia.
Ci sono studi che ne dimostrano l’efficacia e l’utilità per salvare molte vite.
Qui emerge, nero su bianco, che c’è una volontà precisa di non fornire le cure idonee durante l’assistenza domiciliare.
Ci dicono l’esatto contrario: niente antibiotici e cortisone, che fino all’anno scorso venivano prescritti a tutti, da tutti i medici, per ogni banale influenza!
Non parliamo dell’idrossidoclorochina e del plasma iperimmune che fin da subito, sono stati banditi dai piani terapeutici
con la scusa della pericolosità degli effetti collaterali, convincendo rapidamente tutti.

L’attesa del tampone, anche 10 o più giorni, in presenza della sintomatologia da covid,
quasi del tutto sovrapponibile a quella influenzale, insieme al suo mancato trattamento,
rimandato sino alla disponibilità dell’esito del tampone, ha fatto il resto
impedendo il trattamento precoce del paziente fin dalla prima fase, quella prettamente virale,
in cui si rivela decisivo l’intervento farmacologico tempestivo del medico di base in grado di bloccare la deriva del covid verso le pericolose fasi successive.

L’drossiclorochina (plaquenil), insieme all’eparina (clexane) (+ antibiotico),
finché ne è stato consentito l’uso, sono stati i farmaci decisivi, il cui uso,
nella terapia domiciliare precoce (all’apparizione dei primi sintomi),
ha evitato il ricovero e l’aggravamento dei pazienti covid.


Viceversa, la prolungata attesa dell’esito del tampone, in presenza dei sintomi lievi della prima fase,
trattati con paracetamolo (tachipirina), hanno garantito (provocato) il peggioramento
e la transizione della malattia alle sue fasi successive, necessitanti ricovero ospedaliero
e nei casi più sfortunati terapia intensiva…

Tutto questo è noto sin dalla seconda metà dello scorso marzo,
ma le richieste di migliaia di medici sono rimaste inascoltate e anzi
l’AIFA ha proibito l’uso della idrossiclorochina e ribadito quello assai controverso della tachipirina.

Si ascolti a tal proposito la testimonianza seguente del dott. Andrea Mangiagalli


Tutti sappiamo quanto sia stata decisiva l’incremento della curva dei “casi” a legittimare e conclamare la seconda ondata con conseguente necessità di paralizzare nuovamente la vita del paese.

Si continua tuttavia a negare l’inattendibilità del tampone rispetto alla veridicità dei risultati diagnostici
che restituisce e questo malgrado il pronunciamento dell’ISS 
e la letteratura scientifica di settore che ne hanno decretato la fallacia
(vedi il mio Dubbi da tamponare).


A tale proposito si veda

Palermo. “Tamponi inaffidabili”: il Codacons presenta esposto a nove Procure in Sicilia
L’inaffidibabilità è stata certificata dalla Commissione europea e dall’ISS
(procurano fino al 95% dei falsi positivi secondo l’Istituto Superiore di Sanità).
Sono stati ipotizzati i reati di truffa aggravata, procurato allarme, falso ideologico e omicidio colposo.


Integrazione del 27 novembre


Il biologo Franco Trinca spiega che esistono delle sostanze e delle molecole che possono aiutare a sconfiggere questa malattia o perlomeno evitare che si sviluppi una forma grave, su tutte la quercetina:
Lo certifica lo stesso Consiglio Nazionale delle Ricerche”, dice Franco Trinca.


Integrazione del 4 dicembre


L’idrossiclorochina al Consiglio di Stato


aggiornamento dell’11 dicembre

Terapia domiciliare di un gruppo di medici italiani condivisa anche da Yale
Circa 200 medici e specialisti italiani hanno messo a punto uno schema terapeutico domiciliare “anticovid”
utile a ridurre o evitare addirittura, il ricovero in ospedale ai malati di Sar-cov-2.
Lo stesso schema è condiviso da Harvey Risch, professore e componente del Dipartimento di Epidemiologia dell’Università di Yale
e dal collega Peter A. McCullough.

Leggi qui l’articolo completo


La testimonianza del dott. Szumski a Radio Radio TV


Aggiornamento del 20 gennaio

La terapia domiciliare precoce a rete 4 con i dottori Mangiagalli e Stramezzi


Aggiornamento del 21 Gennaio




La corretta terapia domiciliare precoce sembra essere stata finalmente sdoganata sui grandi mezzi di informazione.

Ecco il commento dell’avvocato Grimaldi fondatore del gruppo “terapiadomiciliarecovid19” su FB invitato alla trasmissione FuoriTg Tg3



Aggiornamento del 31 gennaio

La cura per il covid esiste da marzo.

Essa è stata individuata grazie alla collaborazione di tanti medici 
sulla base della loro esperienza clinica dei malati di covid.

La cura fa uso di farmaci tradizionali Il successo, quando l’applicazione della cura è tempestiva, 
all’apparire dei primi sintomi, è totale.

Le autorità sono state informate ma colpevolmente hanno reagito nel peggiore dei modi
proibendo l’uso di uno dei farmaci utilizzato, l’idrossiclorochina che funziona da antivirale 
(noto sin dal 2005-prime sars).
Il farmaco è stato riammesso all’uso solo grazie a ricorso e intervento del consiglio di stato che lo ha riabilitato.

Se questi medici fossero stati ascoltati e ci si fosse organizzati per tempo :

avremmo evitato migliaia di vittime del covid

l’intasamento degli ospedali e dei reparti di terapia intensiva
con conseguente incapacità delle strutture ospedaliere di far fronte al complesso delle cure e trattamenti per altre patologie

la clausura coatta e le limitazioni delle libertà fondamentali

le campagne terroristiche che hanno diffuso colpevolmente il panico tra la popolazione

lo smantellamento in corso, rapido e progressivo, del nostro sistema produttivo
con tutte le conseguenze drammatiche che esso comporta e comporterà.


Chi ancora si ostina a fare da megafono alla criminale propaganda che ha ammorbato il paese
privandolo della serenità relativa di cui godevamo si fa complice di questo ormai insostenibile stato di cose



integrazione del 15 febbraio

affaritaliani
Tachipirina e attesa? Il Covid dilaga. Ora Draghi li mandi tutti a casa
Linee guida per le cure domiciliari del Covid-19: le colpe dei vertici sanitari e del ministero della Salute nella gestione dell’epidemia


aggiornamento del 5 marzo 2021

ESCLUSIVO. Covid e cure precoci. Il Tar del Lazio: no alla Tachipirina e alla vigile attesa


aggiornamento del 9 marzo

dopo il pronunciamento del TAR del Lazio che ha sospeso gli effetti della nota dell’Aifa
che impediva ai medici di base di trattare i pazienti Covid se non con Tachipirina e vigile attesa.
Il Piemonte, e ora il Molise, hanno adottato lo schema terapeutico del protocollo di cura della terapia domiciliare precoce.
Prossimamente dovrebbero aggiungersi Abruzzo e Lombardia.

Bisognerebbe che in ogni regione ci si mobilitasse per fare altrettanto.

Vedi il servizio di Byoblu

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