8 apr 2010

La crisi greca

La crisi della Grecia continua a tormentare i mercati ma la mia impressione è che la questione sia manipolata ad arte per guidare i mercati. Non fraintendiamoci: la questione greca è seria e lo è nella misura in cui gli ellenici non sono l'unico stato UE ad avere qualche problemuccio in tema di disavanzo; a questo punto però, più che il disavanzo della Grecia, dovremmo temere i report economici taroccati, le bolle finanziarie in atto, la disoccupazione che avanza con percentuali ben lontane dai numeri addomesticati dell' ufficialità, l'erosione dei redditi di dipendenti e pensionati e di molte altre cose ancora.
Sia come sia, la questione contingente pare essere il reperimento di 23 miliardi in scadenza a breve. Se davvero i paesi dell' UE sono in difficoltà a fare una colletta di tali proporzioni allora siamo veramente alla canna del gas. In realtà, le economie dei paesi industrializzati sono messe piuttosto male, direi in misura inversamente proporzionale al dilagante ottimismo che, da qualche tempo, viene proditoriamente seminato a piene mani ma le difficoltà, l'inconcludenza, i distinguo che accompagnano il caso in questione, in verità, mi sembrano più che altro strumentali.
Ho la netta impressione che le speculazioni che riguardano la Grecia non siano solo quelle sui CDS, note a tutti. Ieri, sul mio blog, parlavo della eventualità che un unico, orwelliano disegno, stia operando per mantenere i mercati in uno stato che oserei definire di coma farmacologico; guarda caso, prima le vicende del Dubai, poi quelle della Grecia, tornano di attualità non appena i mercati si trovano a ridosso di resistenze chiave, con il risultato che ritraccia. Dapprima, nel caso del Dubay, con un sonoro ritracciamento che ci ha ripiombati, per il tempo di un weekend, nella cupa atmosfera di alcuni mesi prima poi, come se ci si avvicinasse ad una forma di assuefazione, con ritracciamenti sempre meno marcati ma che, in ogni caso, hanno la prerogativa di tenere il Toro fuori dalle sale operative.
Domani, con tutta probabilità, un insignificante dato economico, magari la notizia di una rinnovata regolarità del climaterio della cugina del guardiano di WS, faranno sì che anche l' Orso decida per una bella vacanza.
D'altro canto in finanza, quando i volumi latitano da tanto tempo, la realtà finisce per disperdersi nella finzione.

2 commenti:

  1. Ho letto quanto hai scritto ieri sul tuo blog e trovo che hai perfettamente ragione. Una cosa non capisco, il perchè di questa "euforia" borsistica. Mi si dice che la borsa da il segnale in anticipo, ma vorrei capire cosa c'è da anticipare ? Le aziende che chiudono ? Quelle in cassa integrazione ? Quelle che quando presenteranno il bilancio 2009 alle banche si vedranno ridurre i fidi ?

    RispondiElimina
  2. Le borse storicamente hanno sempre anticipato i trend economici ma questo vale in un contesto di libera contrattazione, non quando il mercato è palesemente e rigidamente pervaso da un unico e comune obbiettivo.
    Guardiamo le cose con realismo: allo stato attuale, a tuttoggi, alle borse manca la presenza di quei grossi capitali che, nel passato, nel bene o nel male, hanno generato i trend di lungo termine: con tutte le considerazioni che su questo si possono fare, l'investimento di un fondo ha lo scopo di far crescere un capitale solitamente ingente quindi è costruito su presupposti fondamentali solidi.
    Se il mercato, come è attualmente, è diretto da capitali più modesti e frammentati, come può essere l'investimento di una moltitudine di banche, allora resta condizionato dal trading di breve. Per questo motivo, credo, le borse hanno potuto crescere a dispetto di un quadro finanziario ed economico semplicemente decadente. A questa strategia diventa funzionale qualsiasi notizia, la più importante quanto la più inutile: basta gestirle nel modo appropriato, tanto ciò che conta è il subitaneo impatto emotivo che può indurre l'investitore frastornato all'operazione sbagliata. Su questo stanno lucrando le banche per sanare i loro bilanci disastrati dalla finanza "creativa"; a questo mirano governi e istituti centrali per mantenere i listini su livelli di sicurezza.
    Un esempio eclatante, di ciò che un epocale crollo borsistico potrebbe generare, lo ricaviamo, pur con tutti i distinguo del caso, ce lo fornisce proprio Fiat con la vicenda Chrysler. Pensiamo a cosa potrebbe accadere alle economie e alle industrie occidentali qualora diventassero fortemente appetite agli ingenti capitali dell'Est: avrebbero l'opportunità di impadronirsi delle economie mondiali: una sorta di guerra mondiale mascherata sotto inconsuete spoglie, alla quale credo si sia voluto contrapporre un argine a livello mondiale.
    Sarà forse fantascienza ma la logica mi porta a queste conclusioni e, guarda caso, i mercati, da un anno a questa parte, si stanno comportando proprio in maniera coerente con una siffatta ipotesi.
    Certo, può accadere che un evento improvviso e non gestibile possa abbattere questo sistema e i listini tornino a precipitare come può accadere che, ma ci credo molto meno, superate alcune resistenze chiave, torni una reale fiducia tra gli investitori; il primo caso lo si vuole evitare, il secondo è ritenuto, giustamente, improbabile; ecco perchè i prezzi languono in questa sorta di stagno.
    Per quanto concerne la presunta "euforia", direi di lasciar perdere: le persone assennate sono tuttaltro che euforiche; al massimo stanno cavalcando la tigre: una tigre molto famelica.

    RispondiElimina