Mentre i media italiani di regime abbandonano la Russia e scelgono di informare sulla guerra in Ucraina
solo sulla base della narrazione imposta da Washington,
Electomagazine ha deciso di utilizzare i resoconti di un nostro inviato che resta in Russia.
Per offrire una informazione più completa anche in questo frangente.
Consapevoli, come Eschilo, che in guerra la prima vittima è la verità.
Ma con la certezza che ciò che ci racconterà Lorenzo Trufolo è esattamente ciò che vede,
senza alcuna velina del Governo.
Sulla scia degli ultimi eventi noti, nel mare magnum di informazioni superficiali, se non proprio di sfacciate disinformazioni, rilasciate come un profluvio e a reti unificate nel sistema mediatico “occidentale”, tra i grandi assenti di questa faccenda, oltre al già defunto metodo empirico delle scienze sociali applicato nelle relazioni internazionali, vi è l’osservazione della quotidianità secondo la prospettiva, già così menzionata da molti, dell’“altro lato della cortina”, ossia l’ultimo grande capolavoro a stelle e strisce della diplomazia democratica e liberale del duo B-B.
Tra le varie notizie parzialmente inquadrate vi è non solo la fuga delle note società finanziarie multinazionali Visa e Mastercard dalla Federazione Russa, ma anche la famigerata cacciata della Federazione dal sistema di messaggistica di pagamenti Swift, un po’ vista da tanti come il “coniglio dal cappello”, ossia come lo strumento di risoluzione efficace di questa crisi internazionale, specie da coloro facilmente impressionabili con termini come “nuclear option” e “third world war” sovente usati dall’Amministrazione d’Oltreoceano dem con toni roboanti.
Ma come stanno le cose?
Slanciandosi oltre il discorso “fake news” e “russofobia”, il quale ricorda molto l’immagine storica dello спрут, ovvero della “piovra”, usata per descrivere quello che fu l’Impero Russo dei Romanov, occorre anzitutto sapere in cosa consistono queste due tipologie di cosiddette “targeted economic sanctions”.
Secondo quanto sostenuto nelle precedenti dichiarazioni ufficiali, infatti, le sanzioni economiche imposte da Usa e Unione europea differiscono per obiettivi e metodi:
andando più nel dettaglio, e superando come ogni sorta di annunci propagandistici e sensazionalistici, si osserva come la Commissione von Der Leyen abbia incluso nel pacchetto Swift sette istituzioni bancarie come ВТБ, Банк Откритие e Cовкомбанк, ma non i maggiori istituti per capitale complessivo come Сбербанк e Гацпромбанк (rispettivamente al primo e al terzo posto nella classifica russa), ossia le più coinvolte nelle relazioni commerciali energetiche e negli interscambi finanziari tra Ue e Federazione Russa, come comprovato dal volume dei rispettivi asset rispetto alle concorrenti sanzionate.
Le stesse due banche, ancora una volta, non sono state del tutto colpite dalle misure tutto sommato equivalenti adottate dagli Usa:
infatti, come è possibile leggere nei comunicati della White House, si osserva come ancora una volta a essere colpiti soprattutto sono istituti minori come Откритие, Новиком e Совком, alle quali è proibita (entro 30 giorni dall’entrata in vigore) ogni forma di interazione con compagnie americane e l’accesso ai mercati globali in dollaro oltre che la stessa attrazione di investimenti in valuta statunitense, ma ancora una volta non Сбербанк e Гацпромбанк, alle quali non è stato fatto invece divieto esplicito di sviluppare relazioni economiche con le controparti statunitensi ma sono, invece, soggette al congelamento dei loro deposit account negli Usa e al divieto di sviluppare le stesse relazioni usando il dollaro come valuta di riferimento.
Secondo la White House e l’Us Treasury Department, infine, questi packages of measures impediranno ai servizi finanziari russi l’accesso al mercato globale e l’attrazione di investimenti fissi in dollaro.
Nella fattispecie, società come la Sber, a capitale maggioritario pubblico, hanno sviluppato una resilienza maggiore in questi anni creando un ecosistema di società parallele ed associate attive in più settori sul mercato e comunque escluse dal pacchetto attuale Usa-Ue.
Un’altra nota a margine meriterebbe l’esclusione dal pacchetto sanzioni del settore agrario e farmaceutico della Federazione Russa, oltre che l’inclusione degli istituti finanziari e delle grandi società russe coinvolte in prima linea nel programma spaziale statunitense, destinate ad essere sostituite da compagnie inedite sul mercato come Space X e Blue Origin.
Pertanto, pare inevitabile che una delle più evidenti conseguenze di questa partita è il decoupling netto tra Ue e Federazione Russa, segnato dall’interruzione ormai ufficiale di ogni tipo di relazione sulle piazze finanziarie visto l’abbandono ufficiale di Sber del mercato europeo nell’ultima settimana.
E discorso simile va applicato nell’ambito energetico, ovviamente:
aumento del 67 per cento dei costi medi del gas,
aumento dell’inflazione netta dell’area euro, record in termini percentuali dalla fine del 2013,
e ritorno al carbone,
acquisto in massa del Gnl americano imparagonabilmente più costoso e inadatto agli stock tradizionali europei.
In tutto ciò pare ovvio che la Federazione Russa si troverà a dover produrre meno gas per l’Europa, dato anche l’affossamento del Nord Stream 2, per giunta con introiti netti proporzionalmente molto più elevati e firmando accordi mutualmente vantaggiosi con partner di prim’ordine in Asia, come la Prc, come ultimamente avvenuto per il trentennale Soyuz Vostok, via Mongolia, da impostare in euro e non più in dollari (qualcuno ricorda il parallelismo in Europa con quali paesi di transito e di destinazione?).
Ed è proprio all’Asia che Vladimir Putin guarda, e una manifestazione interessante ne è senz’altro la recente mozione Onu sulla Guerra d’Ucraina, come dapprima affermato non solo nella visita di Stato dei Giochi di Pechino ma anche in un famoso scritto sulle relazioni sino-russe.
Il conflitto in Ucraina non è che un acceleratore di eventi:
la via della de-dollarizzazione del commercio mondiale sta passando da qui, con la stipula di accordi strategici tra Sberbank e Banca centrale cinese per l’emissione su vasta scala della debit card Union Pay, in contrapposizione alla Visa;
il potenziamento del circuito nazionale di pagamento interno МИР, in contrapposizione alla Mastercard, sviluppato già nel 2015 sulla scia delle sanzioni Ue per la questione della Crimea e che oggi vale il 30 per cento delle debit card emesse sul mercato russo;
il potenziamento di sistemi di messaggistica bancaria e financial transfer system alternativi allo Swift in Eurasia come il russo Spfs (sulla cui estensione alla Eaeu già si vocifera da anni), il cinese Cips e l’indiano Sfms.
Tutte alternative ponderate sulle ripetute dichiarazioni di Putin sul pericolo dell’uso del dollaro come “sanctions weapon” nelle dispute politiche internazionali.
Decoupling, de-dollarizzazione, multipolarismo, asiatizzazione:
parole chiave menzionate già da intellettuali di spicco come Parag Khanna, in “The Future is Asian”, o ancor più lontano predetto da Georg Wilhelm Friedrich Hegel nella teorizzazione del “corso eliodromico della Storia”.
Qui giace il “Prossimo Vicinato” russo, il famoso “Ближнее Зарубежье”:
l’Unione economica eurasiatica, la Csto, il trattato di amicizia sino-russo, la Siberia e l’Oceano Pacifico.
La Sri, l’idea di una globalizzazione estranea ai capisaldi etici dell’internazionalismo liberale, l’“harmonious world” confuciano, i cinque Principles of Peaceful Coexistence.
L’Ucraina, Paese inteso come spartiacque riassunto coerentemente nella sua storia e nel suo nome, è al centro di un processo storico di transizione epocale: e come affermò Hegel, la storia è come il banco di un macellaio.
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