14 mar 2022

Poverina

 

«Ecco cosa ottieni quando prendi la più grande potenza globale mai concepita dagli esseri umani 
e la consegni a un imbecille». 
 
Difficile essere più lapidari di così.
 
 Il giudizio è apparso sul Washington Times, il quotidiano conservatore della capitale. 
 
E «the imbecile», l'imbecille in questione, è la democratica Kamala Harris, vicepresidente degli Stati Uniti. 
 
L'accusa è giustificata da un episodio del quale in Italia nessuno si è accorto. 
 
O, per essere più precisi, del quale nessuno ha dato notizia.
 
Perché la missione europea della Harris è stata raccontata da tutte le testate, 
ma nessuno ha ritenuto degno d'interesse ciò che è avvenuto durante la conferenza stampa
 che il braccio destro di Joe Biden ha tenuto l'11 marzo a Varsavia, assieme al presidente polacco Andrzej Duda. 
 
E che invece ha fatto il giro dei media del mondo,
 dal quotidiano inglese The Telegraph
 all'indiano The Indian Express,
 passando per i talk show di Pervyj Kanal, sui quali il video della Harris è stato mostrato a ripetizione.
 

A lei e a Duda è stato chiesto se gli Stati Uniti siano disposti ad accogliere i rifugiati ucraini, 
o se intendano in qualche altro modo alleggerire la pressione della migrazione ucraina sulla Polonia. 
 
Quando la giornalista ha concluso la domanda,
 i due interpellati si sono guardati come se ciascuno aspettasse che l'altro rispondesse per primo
 
Finché il numero 2 della Casa Bianca non è scoppiato in una fragorosa risata 
e ha detto, iniziando a sghignazzare, che  «a friend in need is a friend indeed»,
 l'equivalente dell'italiano «un vero amico si vede nel momento del bisogno».
 

Quindi ha preso la parola, sempre ridendo di gusto, come è normale che faccia una persona 
alle prese con un argomento molto buffo, anziché con una tragedia fatta di vedove, orfani, ospedali bombardati 
e poveri cristi in fuga. 
 
«È scoppiata nella sua tipica risata schiamazzante», ha scritto il Washington Times. 
 
Che per questo l'ha paragonata al Joker, il cattivo di Batman e del film interpretato da Joaquin Phoenix,
 ma «senza quel trucco sbavato e sgargiante».
 
Risata «tipica» perché quello della Harris è un vizio.
 La stessa cosa le era successa in agosto, a Singapore. 
Le avevano chiesto un commento sulla situazione in Afghanistan, 
dal quale Biden aveva richiamato le truppe statunitensi, lasciando la popolazione nelle mani dei talebani,
 e nemmeno in quell'occasione era riuscita a trattenere grasse risate.
 

Episodi che hanno contribuito a far impennare la quota di americani che disapprova il suo operato, 
schizzata dal 43% di inizio mandato al 52% attuale, a fronte di un consenso crollato al 40% (peggio di Biden, persino).
 
Superfluo aggiungere che la Harris, prima vicepresidente donna degli Stati Uniti e possibile futura candidata alla presidenza, durante il mandato di Donald Trump era sempre stata in prima fila tra coloro che lo accusavano di «incompetenza» e «insensibilità».
 

Può essere interessante fare un gioco, di pura fantasia: 
immaginare cosa sarebbe successo se a ridere in pubblico sulla tragedia degli ucraini 
fosse stato proprio Trump, anziché la sua avversaria progressista. 
 
Quanto risalto carta stampata, siti e tg avrebbero dato alla vicenda. 
 
Quanti commenti vibranti di sdegno sarebbero spuntati ovunque. 
 
Con la Harris, invece, silenzio assoluto. 
 
Zitti e buoni.

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