19 giu 2021

Leggete bene e con attenzione

 Sui vaccini Covid-19 abbiamo sentito tutto e il contrario di tutto,
non è facile formarsi un’opinione e prendere delle decisioni.

Non è facile districarsi nel groviglio d’informazioni contraddittorie e spesso false
che ci arrivano dai media
e ancora meno in un dibattito dove tutti intervengono con giudizi che non vogliono mettere in discussione.

Come sempre, servono risposte, ma le risposte giuste si trovano solo quando si fanno le domande giuste.

Per aiutarvi a trovarle abbiamo rivolto una serie di domande a un team di medici inglesi (Unite4Truth),
che si è espresso in particolare sulla somministrazione di vaccini Covid-19 a bambini e ragazzi.


Perché se è difficile prendere una decisione informata che riguarda noi stessi,
lo è ancor di più avere la responsabilità di scegliere al posto dei nostri ragazzi.


Sentiamo cosa hanno da dirci in questa intervista,
dove ad interrogarli è un medico nostrano:

il Prof. Giovanni Vanni Frajese, docente universitario e specializzato in endocrinologia.



L’intervista del Prof. Frajese

Prof. Frajese: innanzitutto potete spiegarci chi siete e perché avete pensato di rivolgervi all’opinione pubblica?

Medici inglesi:
Siamo un gruppo di medici che operano in Gran Bretagna
e desideriamo informarvi delle nostre gravi preoccupazioni
in merito alle proposte per somministrare i vaccini COVID-19 ai bambini e ai ragazzi.
Problemi documentati, che vengono ignorati da molti operatori sanitari,
dai rappresentanti politici e dagli organi di governo.
Quelli che, come noi, tentano di esporre la situazione vengono ignorati, licenziati o censurati.


Prof. Frajese: sono un medico e un professore universitario, ma cosa dite?
Non vi rendete conto che in questo momento è fondamentale vaccinare tutti, così da poter tornare a vivere?
Come potete da medici insinuare paura nella popolazione? È incredibile.


Medici inglesi:
È proprio questo che ci preoccupa.
Documenti governativi suggeriscono che l’implementazione del vaccino Covid-19
nei bambini di età superiore ai 12 anni sia già pianificata per settembre 2021.


Prof. Frajese: Certamente, il piano vaccinale comprenderà di immunizzare tutta la popolazione a scaglioni di fasce di età.

Medici Inglesi:
I vaccini, come qualsiasi altro trattamento medico, comportano diversi rischi e benefici.
Il rapporto rischi benefici cambia moltissimo a seconda dell’età del paziente a cui viene somministrato.

Per i vaccini Covid-19, i potenziali benefici sono evidenti per gli anziani e per pazienti vulnerabili,
tuttavia, per i bambini, l’equilibrio tra rischi e benefici sarebbe molto diverso.



Prof Frajese: Ma cosa dite? Non sperimenterebbero mai sui bambini vaccini non sicuri!


Medici Inglesi:
Ricordate il vaccino contro l’influenza suina, Pandemrix?
Lanciato a seguito della pandemia del 2010,
ha provocato in bambini e adolescenti oltre mille casi di una lesione cerebrale devastante (narcolessia), prima di essere ritirato.

Poi ci fu in Dengvaxia, un nuovo vaccino contro la Dengue,
che fu distribuito anche ai bambini prima dei risultati completi dello studio
e ne sono morti una ventina per un possibile aumento della risposta immune dovuta agli anticorpi,
prima che il vaccino fosse ritirato.



Non dobbiamo rischiare di ripetere errori del genere con i vaccini Covid-19:
l’impatto sarebbe devastante, non solo per la popolazione colpita, ma in generale sulla campagna vaccinale.


Prof Frajese: Ma qual è il vostro punto?

Medici inglesi:
Nessun intervento medico dovrebbe essere introdotto per tutti,
ma per ogni gruppo di età e di persone si dovrebbero adottare misure diverse.

Questo approccio è stato delineato lo scorso ottobre dal capo della task force governativa inglese sui vaccini, Kate Bringham, che ha affermato:

“Dobbiamo solo vaccinare tutti coloro che sono a rischio.
Non ci sarà vaccinazione per le persone sotto i 18 anni.
Vaccino solo per le persone sopra i 50 anni, incentrato sugli operatori sanitari, sugli assistenti domiciliari e sui soggetti vulnerabili."


Prof Frajese: mi sembra sensato, proteggere le categorie a rischio e non correre il rischio di danneggiare le altre categorie.

Medici inglesi:
I bambini sani hanno pochissime possibilità di contrarre il Covid-19, con un rischio di morte di 1 su 2,5 milioni.

Nessun bambino precedentemente sano di età inferiore ai 15 anni è morto durante la pandemia nel Regno Unito.

I ricoveri in ospedale, o in terapia intensiva, sono estremamente rari,
la maggior parte dei bambini risultano asintomatici o con sintomi molto lievi.


Prof Frajese: resta però il problema dell’immunità di gregge, che è importante per gli anziani e per le persone fragili.


Medici inglesi:
“L’immunità sviluppata naturalmente da bambini e ragazzi darà un’immunità generale più ampia e duratura rispetto a quella acquisita con la vaccinazione.”


Prof Frajese: ci spieghi perché molti bambini saranno già immuni.

Medici inglesi:
Già due terzi della popolazione adulta inglese, per esempio, ha ricevuto almeno una dose di un vaccino Covid-19.
I modelli che presumono che la vaccinazione dei bambini sia necessaria per raggiungere l’immunità di gregge
non hanno tenuto conto della percentuale di coloro che già avevano l’immunità prima di marzo 2020, coloro che l’hanno acquisita naturalmente.


Prof Frajese: Voi in Inghilterra siete avanti con la vaccinazione rispetto all’Italia, ma avete già raggiunto l’immunità di gregge?

Medici inglesi:
modelli matematici hanno elaborato di recente calcoli che ci confermano sia stata raggiunta dal 12 aprile 2021.
Ciò nonostante, la campagna vaccinale per fasce di età sempre più giovani continua.

Il 13 maggio, l’MHRA ha ricevuto un totale di 224.544 eventi avversi
(reazioni individuali al farmaco non desiderabili)
tra cui 1.145 morti in associazione con vaccini SARS-CoV-2, nella sola Inghilterra.


Le segnalazioni di ictus dovuti a trombosi venose cerebrali erano inizialmente in numero limitato,
ma con l’aumentare della consapevolezza, molte altre segnalazioni hanno portato alla conclusione
che il vaccino AstraZeneca non deve essere usato per adulti sotto i 40 anni di età e questo risultato,
imprevedibile, ha portato anche alla sospensione della sperimentazione sui bambini del vaccino Oxford AstraZeneca.


Prof Frajese: Si, infatti, non molti vogliono vaccinarsi con l’AstraZeneca.

Medici inglesi:
Eventi simili sono stati osservati purtroppo anche con i vaccini Pfizer e Moderna
sul sistema di segnalazione degli eventi avversi (Vaers) degli Stati Uniti.

È probabile che questo sia un effetto dovuto alla proteina Spike.

La possibilità di ulteriori problemi di salute non può essere esclusa.

In Israele, dove i vaccini sono stati ampiamente distribuiti a giovani e adolescenti,
il vaccino Pfizer è stato collegato a diversi casi di miocardite nei ragazzi,
e sono state sollevate preoccupazioni circa le segnalazioni di cicli mestruali alterati e sanguinamento anomalo nelle ragazze dopo il vaccino.


Prof Frajese: Non mi sembra gli americani dicano lo stesso, il vaccino è sicuro anche per i bambini, lo dicono tutti gli esperti più famosi.

Medici inglesi:
La cosa più preoccupante per quanto riguarda la possibile vaccinazione dei bambini,
è che c’è stato recentemente segnalato un numero preoccupante di decessi (4178),
associati alla vaccinazione, segnalati al sistema VAERS negli Stati Uniti.


Un gruppo, America’s Frontline Doctors, sta facendo causa al governo e ha raccolto 672,952 firme per fermare l’uso dei vaccini sperimentali.

In Israele sono al momento stimati 1600 decessi per la stessa causa.


Prof Frajese: Non mi state tranquillizzando, io ho una figlia adolescente.


Medici inglesi:
Tutti gli studi di fase 3 sul vaccino Covid-19 sono in corso
e non dovrebbero concludersi prima della fine del 2022/inizio 2023.

I vaccini sono, pertanto, attualmente ancora sperimentali
con solo un numero limitato di dati sulla sicurezza degli adulti a breve termine,
e assolutamente nessun dato a lungo termine disponibile.

Inoltre, molti utilizzano una tecnologia di vaccino a mRNA completamente nuova,
che non è mai stata precedentemente approvata per l’uso negli esseri umani.


Il mRNA è un profarmaco e non si sa quanta proteina spike produrrà un individuo.

Potenziali effetti a insorgenza tardiva possono richiedere mesi o anni per diventare evidenti.

I limitati studi sui bambini intrapresi fino ad oggi sono del tutto sottodimensionati
e non possono escludere effetti collaterali gravi, anche se non comuni.


Prof Frajese: Ma i bambini hanno tutta la vita davanti a loro!

Medici inglesi:
Sì, e i loro sistemi immunologici e neurologici sono ancora in fase di sviluppo,
rendendoli potenzialmente più vulnerabili agli effetti avversi rispetto agli adulti.

Sono già stati evidenziati collegamenti con malattie autoimmuni e possibili effetti sulla fertilità.

Un documento pubblicato di recente ha sollevato la possibilità che i vaccini a mRNA Covid-19
possano innescare malattie neurodegenerative, basate sui prioni.


Ma la cosa più importante è che tutti i rischi siano essi potenziali, conosciuti e sconosciuti,
devono essere considerati sul piatto della bilancia contro i rischi del Covid19 stesso.


Prof Frajese: Quindi un rapporto rischi/benefici molto diverso dovrà essere applicato ai bambini rispetto agli adulti. Mi sembra logico.

Medici inglesi:
c’è una saggezza importante nel giuramento di Ippocrate che afferma: “Primo: non fare del male”.

Tutti gli interventi medici comportano un rischio, quindi abbiamo il dovere di agire con cautela e proporzionalità.

Questo è particolarmente vero quando si prende in considerazione un intervento di massa su una popolazione assolutamente sana.

Deve esserci una chiara evidenza di benefici, di gran lunga superiori ai danni.

Le attuali evidenze disponibili mostrano chiaramente che il calcolo del rischio rispetto al beneficio
NON supporta la somministrazione di vaccini Covid-19 nei bambini.


Nella carta internazionale dei diritti del fanciullo si afferma che
“il bambino, a causa della sua immaturità fisica e mentale, ha bisogno di speciali tutele e cure, inclusa un’adeguata protezione legale”.

Come adulti, abbiamo il dovere di proteggere i bambini da danni non necessari e imprevedibili.

Concludiamo che è irresponsabile, in quanto non necessario, includere i bambini sotto i 18 anni nella vaccinazione Covid-19 nazionale.

Anche gli studi clinici sui bambini pongono enormi dilemmi etici,
alla luce della mancanza di potenziali benefici per i partecipanti allo studio, e dei rischi ancora sconosciuti.

Si dovrebbe attendere la fine degli attuali studi di Fase 3 e diversi anni di dati sulla sicurezza negli adulti, per escludere o quantificare tutti i potenziali effetti negativi.


Prof Frajese: E cosa proponete?


Medici inglesi:
Chiediamo ai nostri governi e alle autorità di non vaccinare i bambini contro il Covid-19.

È stata esercitata estrema cautela su molti aspetti della pandemia,
ma sicuramente ora è il momento più importante per esercitare la vera cautela:

non vogliamo essere la generazione di adulti che, per fretta e per paura, rischia la salute dei bambini.


Prof Frajese: Mi avete convinto, sono d’accordo.


Se leggendo questo articolo trovi anche tu vero e sensato quanto esposto dai seguenti colleghi,
firma la petizione per bloccare la sperimentazione sui bambini, è ora di fermarsi e riflettere.


Prof. Giovanni Vanni Frajese

N.B.

Il contenuto del presente articolo rappresenta una mia personale riflessione,
e non rappresenta in alcun modo l’opinione della Università presso cui presto servizio (Università di Roma “Foro Italico”), né l’OMA/WFO (Organizzazione Mondiale degli Agricoltori) di cui coordino il comitato scientifico.



Lista dei medici inglesi firmatari del documento:

Dr Rosamond Jones, MD, FRCPCH, retired consultant pediatrician

Lord Moonie, MBChB, MRCPsych, MFCM, MSc, House of Lords, former parliamentary undersecretary of state 2001-2003, former consultant in Public Health Medicine

Prof Anthony Fryer, PhD, FRCPath, Professor of Clinical Biochemistry, Keele University

Professor Karol Sikora, MA, MBBChir, PhD, FRCR, FRCP, FFPM, Dean of Medicine, Buckingham University, Professor of Oncology

Professor Angus Dalgleish, MD, FRCP, FRACP, FRCPath, FMed Sci, Professor of Oncology, St Georges Hospital London

Professor Richard Ennos, MA, PhD. Honorary Professorial Fellow, University of Edinburgh

Professor Anthony J Brookes, Department of Genetics & Genome Biology, University of Leicester

John A Lee, MBBS, PhD, FRCPath, retired Consultant Histopathologist, former Clinical Professor of Pathology at Hull York Medical School

Dr Alan Mordue, MBChB, FFPH (ret). Retired Consultant in Public Health Medicine & Epidemiology

Dr Elizabeth Evans, MA, MBBS, DRCOG, retired doctor

Mr Malcolm Loudon, MB ChB, MD, FRCSEd, FRCS (Gen Surg). MIHM, VR. Consultant Surgeon

Dr Gerry Quinn, Microbiologist

Dr C Geoffrey Maidment, MD, FRCP, retired consultant physician

Dr K Singh, MBChB, MRCGP, general practitioner

Dr Pauline Jones MB BS retired general practitioner

Dr Holly Young, BSc, MBChB, MRCP, Consultant physician, Croydon University Hospital

Dr David Critchley, BSc, PhD, 32 years in pharmaceutical R&D as a clinical research scientist.

Dr Padma Kanthan, MBBS, General practitioner

Dr Thomas Carnwath, MBBCh,MA, FRCPsych, FRCGP, consultant psychiatrist

Dr Sam McBride BSc (Hons) Medical Microbiology &Immunobiology, MBBCh BAO, MSc in Clinical Gerontology, MRCP(UK), FRCEM, FRCP(Edinburgh). NHS Emergency Medicine & geriatrics

Dr Helen Westwood MBChB MRCGP DCH DRCOG, general practitioner

Dr M A Bell, MBChB, MRCP(UK),FRCEM, Consultant in Emergency Medicine, UK

Mr Ian F Comaish, MA, BM BCh, FRCOphth, FRANZCO, Consultant ophthalmologist

Dr Jayne LM Donegan MBBS, DRCOG, DCH, DFFP, MRCGP, general practitioner

Dr Dayal Mukherjee, MBBS MSc Dr Clare Craig, BM,BCh, FRCPath, Pathologist

Mr C P Chilton, MBBS, FRCS, Consultant urologist emeritus

Dr Theresa Lawrie, MBBCh, PhD, Director, Evidence-Based Medicine Consultancy Ltd, BathDr Jason Lester, MRCP, FRCR, Consultant Clinical Oncologist, Rutherford Cancer Centre, Newport

Dr Scott McLachan, FAIDH, MCSE, MCT,DSysEng, LLM, MPhil., Postdoctoral researcher, Risk & Information management GroupMichael Cockayne, MSc, PGDip, SCPHNOH, BA, RN, Occupational health practitioner

Dr John Flack, BPharm, PhD. Retired Director of Safety Evaluation at Beecham Pharmaceuticals 1980-1989 and Senior Vice-president for Drug Discovery 1990-92 SmithKline Beecham

Dr Stephanie Williams, Dermatologist

Dr Greta Mushet, retired Consultant Psychiatrist in Psychotherapy. MBChB, MRCPsych

Dr JE, MBChB, BSc, NHS hospital junior doctor

Mr Anthony Hinton, MBChB, FRCS, Consultant ENT surgeon, London

Dr Elizabeth Corcoran, MBBS, MRCPsych, Psychiatrist, Chair Down’s Syndrome Research Foundation UK

Dr Alan Black, MB BS MSc Dip Pharm Med, retired pharmaceutical physician

Dr Christina Peers, MBBS,DRCOG,DFSRH,FFSRH, Consultant in Contraception & Reproductive Health

Dr Marco Chiesa, MD, FRCPsych, Consultant Psychiatrist & Visiting Professor, UCL

Elizabeth Burton, MB ChB, retired general practitioner

Noel Thomas,MA, MB ChB, DCH, DObsRCOG, DTM&H, MFHom, retired doctor

Malcolm Sadler,MBBS, FRCGP,retired general practitioner with 37 years in Medical Practice

Dr Ian Bridges, MBBS, Retired general practitioner

13 giu 2021

Giugno 2020 - Giugno 2021 - IDENTICI

 Questo il grafico in Lombardia dal marzo 2020 ad oggi.

 


Notate bene la situazione a Giugno 2020 e la situazione a Giugno 2021 

Grafico identico = Incidenza identica.

Perchè in estate non circola l'influenza. Questa la verità.


Però - nel frattempo - ci stanno inoculando un vaccino senza sperimentarlo,

senza conoscere gli effetti collaterali, senza sapere cosa succederà nel nostro organismo

a distanza di mesi ed anni. Però muoiono persone che se non l'avessero ricevuto non sarebbero morte.

Questa la seconda verità.


Un vaccino non vaccino per il quale stiamo facendo da cavia per quali interessi occulti ?

 

E "quasi" nessuno che invece cerca una cura, la soluzione più logica.

10 giu 2021

Ricordatevi sempre - a futura memoria - che questa è "la verità"

 Nel mio ultimo video, “Covid, le cure proibite”,
avevo previsto che in autunno sarebbe iniziata la battaglia contro le persone non vaccinate,
nel tentativo di colpevolizzarle per la eventuale persistenza del virus

In altre parole, dicevo, si sarebbe tentato di mettere cittadini gli uni contro gli altri,
nella speranza di usare i vaccinati per convincere le ampie sacche di non vaccinati
a cedere definitivamente ai desiderata di Big Farma.

Invece, a quanto pare, si vogliono accelerare i tempi.


Già oggi il "corriere della sera" pubblica un video di Beppe Severgnini intitolato 

“Quanta pazienza con gli attempati no-vax”.

Con il solito ditino alzato da maestrino di provincia, il nostro ignorante nazionale
si rivolge ai circa 4 milioni di sessantenni che finora non si sono vaccinati, sentenziando:

«Cari attempati no-vax, se potete permettervi certe fisime è grazie a noi,
alle decine di milioni di italiani che disciplinatamente si vaccinano e vi proteggono,
e con voi, diciamolo, hanno una gran pazienza».


Questo, per chi non l’avesse capito, sarà il refrain autunnale.

Severgnini viene semplicemente mandato in avanscoperta, “per vedere l’effetto che fa”.

Ritengo quindi necessario rispondere immediatamente, in modo categorico,
prima che questa diventi la narrativa ufficiale sul mainstream.


Caro Severgnini, è veramente tragico vedere mescolate in una sola persona tanta presunzione e tanta ignoranza:


1 – Non esiste ad oggi una sola ricerca scientifica randomizzata in doppio cieco

che dimostri in modo irrefutabile quale sia l’efficacia effettiva delle nuove terapie geniche

(comunemente, ma erratamente, definite "vaccini".

L’equivalenza automatica vaccino = immunizzazione esiste solo nella testa degli ignoranti.



2 – Per quanto ne sappiamo, dopo sei mesi di campagna vaccinale abbiamo delle percentuali di 

contagio ed un numero di morti giornalieri molto simili a quelli dell’anno scorso, nello stesso periodo.

Necessitano quindi dati statistici molto più completi prima di poter affermare

che le vaccinazioni abbiano avuto un qualunque effetto reale sulla riduzione della diffusione del virus.



3 – Sappiamo anche che i vaccinati possono comunque trasmettere il virus, come portatori 

asintomatici.

Non si può quindi escludere che siano proprio i vaccinati i primi responsabili per la persistenza del 

virus nel nostro ambiente sociale.



4 – È addirittura lecito sospettare che siano proprio i vaccinati a favorire l'emergenza delle nuove

 varianti.

Senza queste varianti, il virus molto probabilmente sarebbe già scomparso dalla faccia della terra.

Quindi, casomai, la persistenza del virus è colpa vostra.



Cordialmente, da un “attempato” che si informa

ad un altro attempato che, evidentemente, ignora gli elementi più essenziali di questa discussione.

8 giu 2021

Libertà tre

 Il neo-totalitarismo italiano


L’Italia ha avuto finora manifestazioni sporadiche e specifiche, ma non meno preoccupanti,
di questo nuovo “totalitarismo”.

Il neo-totalitarismo politicamente corretto in Italia si è in pratica focalizzato sulla dialettica fascismo-antifascismo oltre che sull’attacco laicista alla tradizione cattolica e ha avuto caratteristiche               mediatico- giudiziarie.


Ricordiamo solo i principali episodi :


La più rilevante manifestazione del neo-totalitarismo nelle Università e nei media italiani
è stata la lunga persecuzione subita dallo storico Renzo De Felice, accusato per decenni dagli storici di sinistra
di volere “riabilitare il fascismo” e di “revisionismo storico” solo perché aveva,
nei suoi studi e nella sua monumentale biografia di Benito Mussolini,
osato presentare come un regime illiberale e non democratico che aveva goduto, nonostante tutto,
del consenso della gran parte degli italiani e come un “fenomeno storico” del tutto concluso ed irripetibile.


Alle critiche, alle accuse e alle richieste di alcuni storici di sinistra che gli fosse addirittura revocata la cattedra, si aggiunsero le contestazioni e le minacce di alcuni gruppi politici studenteschi della sinistra radicale, uno dei quali, Lotta Continua, minacciò persino di impedirgli fisicamente di tenere le sue lezioni universitarie, proprio come avveniva nel periodo fascista ai danni di accademici antifascisti.

Il tentativo di mettere il bavaglio totalitario a Renzo De Felice fallì anche perché alcuni politici della sinistra,
tra cui alcuni leader comunisti come Giorgio Amendola, difesero anche contro la protervia degli storici comunisti, la serietà e la professionalità del lavoro di De Felice.


Nel gennaio del 2008 al Papa Benedetto XVI fu impedito di parlare all’Università La Sapienza di Roma
da circa 70 professori (prevalentemente fisici) laicisti di sinistra e da alcuni gruppi di studenti estremisti,
ovviamente “antifascisti” di sinistra solo perché nel 1990 l’allora cardinale Joseph Ratzinger aveva citato
(avvertendo di non volerla “usare in funzione apologetica”) la frase dell’epistemologo laico Paul Feyerabend secondo cui :
la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo

 in occasione del processo a quest’ultimo.


Il neo-totalitarismo in Italia si è manifestato finora soprattutto come “circo mediatico-giudiziario”
orchestrato da un’alleanza :

tra il Partito degli intellettuali illuminati (Pii) collegati al Partito Democratico (Pd),

con il Partito dei procuratori politicizzati (Ppp)

e con il Partito del giornalista collettivo (Pgc),

mostratosi prono ai voleri delle procure e delle forze di sinistra.



Il loro fuoco neo-totalitario si è concentrato soprattutto sui leader politici
che si opponevano all’egemonia catto-comunista nelle massime istituzioni politiche e culturali italiane.

Prima Bettino Craxi, poi Silvio Berlusconi
sono stati colpiti da una continua e martellante campagna mediatica,
che li additava alla pubblica esecrazione come inaffidabili e impresentabili “fascisti in pectore”.

Soprattutto Berlusconi, gratificato dell’epiteto di “caimano”, è stato vittima
di una serie di controverse inchieste giudiziarie (oltre 70), rivelatesi inconsistenti,
che lo indicavano come responsabile di vari reati.

Insieme ai grandi leader nazionali sono stati raggiunti dalla falce mediatico-giudiziaria
diversi uomini politici di rango medio e diversi cittadini comuni.


Questa specificità italiana è stata dovuta ad una eccessiva estroflessione del potere

di un nutrito gruppo di procuratori politicizzati, che hanno potuto invadere il terreno di tutti gli altri 

poteri e organi dello Stato senza che alcuno di essi potesse controllarlo e bilanciarlo.


Il risultato?

La messa in discussione dello Stato di diritto e della democrazia liberale in Italia,
avvicinandola ad una democrazia giudiziaria illiberale.

Ancora oggi il potere del “Partito dei procuratori politicizzati” è un potere assoluto e incontrollato
che, specie se continuerà a godere di coperture politiche e mediatiche,
può essere la base di un totalitarismo politico-mediatico-giudiziario di cui già si sono visti i segni.


Il tema di fondo dominante nel neo-totalitarismo italiano è stato finora quello
della archeologica guerra culturale fascismo/antifascismo.

È una guerra anacronistica e strumentale, la cui continuazione artificiosa è servita in passato
a legittimare il Partito Comunista e l’Unione Sovietica come parte del mondo democratico,
in quanto parte attiva dell’antifascismo e dell’antinazismo degli anni Quaranta del Novecento.

Oggi continua ad essere utile per etichettare, delegittimare e tenere lontani dal Governo del Paese
i leader e le forze del centrodestra, stigmatizzati come “fascisti” e “razzisti”.


Vale ancor oggi quanto scrisse Leonardo Sciascia oltre 20 anni fa,
quando ancora non esisteva l’espressione politicamente corretto, ma ne esisteva la sostanza:

Il più bello esemplare di fascista in cui ci si possa oggi imbattere

è quello del sedicente antifascista unicamente dedito a dare del fascista a chi fascista non è
.


Oggi potremmo aggiungere anche a chi razzista e omofobo non è.


Se finora il neo-totalitarismo italiano ha avuto come tema principale l’antifascismo archeologico 

e di maniera, l’eventuale approvazione del Ddl Zan offrirà nuove armi ideologiche e giudiziarie,

perché a quella tematica si aggiungeranno i reati di opinione relativi alla teoria del gender

che quel Ddl mira a fare divenire ideologia di Stato.

 


Oltre 20 anni fa Pier Paolo Pasolini profetizzò l’avvento di una

 “epoca in cui il nuovo potere utilizzerà le parole libertarie per creare un nuovo potere omologato,

una nuova inquisizione e un nuovo conformismo. E i suoi chierici saranno chierici di sinistra”.




Forse ci siamo.

Libertà due

 Il politicamente corretto si presenta in apparenza come un’innocua etichetta linguistica,
una semantica dell’eufemismo iper-rispettosa delle minoranze svantaggiate, magari un po’ eccessiva,
un po’ puritana e talvolta ridicola, ma mirante ad un ingentilimento del linguaggio.

Esso promette, come in una “Lourdes linguistica”, di superare, con un linguaggio più rispettoso,
le discriminazioni e le degradazioni ai danni degli individui appartenenti a minoranze svantaggiate e denigrate.

In apparenza il politicamente corretto nasce da una sete interiore di giustizia,
da una pulsione a difendere le vittime dell’oppressione,
da un anelito liberale e progressivo verso una società più giusta e gentile.


Ma i fatti contraddicono questi apparenti obbiettivi edificanti

e mostrano che dalle iniziali buone intenzioni di ingentilimento del linguaggio

e della società nasce un nuovo totalitarismo
.


Non c’è oggi in Occidente alcun gulag,
alcuna polizia segreta,
ma stiamo assistendo alla nascita, in nuove forme, di un totalitarismo,
arbitro del linguaggio e del pensiero,
con persecuzioni sia mediatiche,
sia giudiziarie,
che mette nel mirino soprattutto i difensori della tradizione,
della cultura occidentale e, a volte, del semplice buon senso.


La civiltà occidentale è considerata dalla nuova ideologia come intrinsecamente colpevole,
reproba e anzi geneticamente razzista, sessista, omo-transfobica.

E i suoi difensori vengono accusati pretestuosamente :

di omo-transfobia solo perché difendono la famiglia naturale
e la rilevanza del sesso biologico nel definire l’identità di genere;

di razzismo solo perché si oppongono alle ideologie esse sì razziste, anti-occidentali e anti-bianche;

vengono tacciati di colonialismo e schiavismo perché si rifiutano di avallare le ricostruzioni storiche fantasiose e paranoidi degli “antirazzisti”;

vengono accusati di identitarismo eurocentrico o di “tradizionalismo di stampo fascista”                   sol che affermino le radici cristiane o nazionali della propria identità.



Il risultato è che chi vuole preservare la sua vita sociale,
deve allinearsi e mettere a tacere il suo eventuale dissenso al cospetto di un potere immateriale, ma non meno totalitario:

quello del Partito degli intellettuali illuminati (Pii) antirazzisti, anti-omofobi e antifascisti.


Questo neo-totalitarismo si manifesta, soprattutto, nel mondo accademico e nei media,
ma anche nelle istituzioni statali e in particolare in quelle giudiziarie quando,
come in Finlandia ed in altri Paesi occidentali, si approvano leggi ideologiche e liberticide
che criminalizzano le opinioni contrarie al politicamente corretto.

Esso tende a diffondersi persino nelle imprese private intimidite dall’aggressività (e dalle lobby politicamente corrette).

L I B E R T A' d'espressione, che parole "strane" ai giorni d'oggi.

 Un totalitarismo, con caratteristiche sia ideologiche sia mediatico-giudiziarie,
sta emergendo in Occidente dalla presunta “gentilezza
e dal presunto “liberalismo” della ideologia del politicamente corretto.

Lo documentano alcuni recenti fatti avvenuti in Europa.

Il Procuratore generale della Finlandia, il 30 aprile scorso,
ha aperto un procedimento penale contro il vescovo di una chiesa evangelica luterana, Juhana Pohjola,
per “incitamento all’odio” perché in un libretto aveva scritto tra l’altro
che nella dottrina cristiana “il matrimonio è inteso solo tra un uomo e una donna”.


Per lo stesso libretto, intitolato “Maschio e femmina (Dio) li creò”
sarà processata anche l’ex leader della Democrazia Cristiana finlandese, signora Paivi Rasanen,
medico, membro del Parlamento ed ex ministro dell’Interno finlandese tra il 2011 e il 2014.

In particolare la parlamentare democristiana finlandese viene accusata di “agitazione di odio etnico
per avere sostenuto che le pratiche omosessuali non possono che essere definite un “peccato”
dalle chiese cristiane perché “altrimenti verrebbe veno la necessità di un Salvatore”.


A Parigi nei giorni scorsi sul Boulevard de Ménilmontant,
trecento fedeli cattolici riunitisi per onorare la memoria di una decina di “martiri”
(tra cui l’allora arcivescovo di Parigi, Georges Darboy) fucilati dai comunardi della Comune parigina del 1870, sono stati attaccati e malmenati al grido di “morte ai fascisti” da numerosi “antifa”.

Così vengono chiamati quei giovani fanatici francesi che, in omaggio all’ideologia del politicamente corretto,
vedono il fascismo quasi dappertutto e in particolare nei conservatori, nei tradizionalisti e persino in una innocua cerimonia religiosa.

Uno dei fedeli feriti, colpito alla testa dagli “antifa”, è stato ricoverato.

Gli altri si sono dovuti rifugiare nella vicina chiesa di Notre-Dame de la Croix
fino a quando la polizia non li ha messi in salvo.


“Fascismo degli antifascisti politicamente corretti” hanno commentato alcuni giornali di destra.


In Belgio quattro membri dell’organizzazione fiamminga tradizionalista moderata “Voorpost
sono stati condannati nei giorni scorsi a sei mesi di carcere per aver esposto uno striscione con la scritta     “Stop all’islamizzazione”.

Quello striscione è stato ritenuto da un tribunale “incitamento all’odio”
perché mirante a “convincere che in futuro l’Islam dominerà le Fiandre”, come si legge nella sentenza.

“Dire Stop all’islamizzazione sarebbe un delitto?”, si è chiesto polemicamente il quotidiano belga Le Vif.


Il 3 giugno scorso, a Parigi, è cominciato il processo sul “caso Mila”,
la liceale diciottenne rea di aver “offeso l’Islam”, da lei definita sui social “una religione di odio”.

La ragazza ha ricevuto per questo ben 100mila minacce di morte in un anno e mezzo:
quasi 200 minacce al giorno ad opera di quei gruppi misti di musulmani salafiti
di origine mediorientale e di francesi “antirazzisti”, “anticolonialisti” e “antifa”.

Mila è sotto scorta dal febbraio 2020 e ha dovuto cambiare due istituti
prima di rassegnarsi a rinunciare alla scuola e a vivere chiusa in casa, per motivi di sicurezza.

I gruppi “anti-razzisti” francesi combattono soprattutto la presunta “islamofobia”.

Sono molte decine gli intellettuali francesi che vivono reclusi e protetti dalla polizia
perché sono accusati di “islamofobia” da aggressivi gruppi composti da salafiti di origine mediorientale
e dai loro alleati francesi di sinistra “anti-razzisti”.

Per questo in Francia pochi osano pronunciare giudizi critici sulla religione musulmana.


Il mese scorso il cappellano del Trinity College di Cambridge, Bernard Randall,
è stato licenziato per le sue critiche alla teoria del gender e al programma Lgbtqi introdotto nella sua scuola.


All’Università di Cambridge la nota femminista nera, lesbica ed ebrea, Linda Bellos,
si è vista ritirare l’invito dall’Ateneo per l’opposizione di attivisti transgender che non le perdonano le sue posizioni antitrans.

Essere donna, nera, ebrea, lesbica e femminista non basta più ad evitare l’ostracismo delle lobby Lgbtqi.

Ora bisogna anche essere assolutamente accondiscendenti verso i trans.

Lo conferma l’annullamento del corso da parte della stessa Università di Cambridge
al filosofo canadese Jordan Peterson, anche lui perché “reo” di “transfobia”.


Si tratta solo di alcuni dei più recenti episodi europei che mostrano il volto intollerante e tendenzialmente totalitario del politicamente corretto.


Alcune opinioni in Occidente stanno ridiventando anatema e reato.

Negli Usa sono già centinaia le sue vittime.

Il nuovo database americano, “Cancelled People”, ha elencato i nomi di circa 200 personalità
(solo quelle ben note e di primo piano) del mondo culturale, universitario o giornalistico americano e anglosassone
che negli ultimi 5 anni sono state sottoposte a gogna mediatica e cancellate dallo spazio pubblico.

 

3 giu 2021

Lobotomizzati svegliatevi prima che sia troppo tardi

 Ormai, l’espressione “grande reset” è diventata un vero e proprio topos della post-modernità.

Anzi, un topos dell’epoca post-Covid.

È il titolo di una nuova trama: dove si racconta di come sarà più bello, più verde, più giusto, più inclusivo il futuro.

Un “topos” è, per definizione, un “luogo comune”.

E il grande reset può considerarsi il luogo comune per eccellenza:

sembra essere, infatti, la chiave di accensione per fare del mondo un “luogo” gioiosamente condiviso da tutti i suoi abitanti, o quasi.

Ovvero il biglietto di ingresso per il rinnovato pianeta in cui vivremo, felici e contenti, fra dieci o vent’anni.

Quando, cioè, la “nuova normalità” post-pandemica non solo l’avremo digerita definitivamente,

ma addirittura – stando perlomeno ai cantori delle meraviglie del grande reset – la ameremo. 

 

Il progetto prevede, in sintesi, di trasformare la crisi pandemica in una “opportunità”:

in vista di un pianeta più vivibile,

di una società più equa,

di infrastrutture compiutamente digitalizzate e integrate grazie ai prodigi della quarta rivoluzione industriale.


Tutto bene, dunque?

Fino a un certo punto.

Ma non vogliamo qui aprire un dibattito su eventuali trame nascoste
sottese all’iniziativa dei promotori, e dei propugnatori, di questo “azzeramento” del mondo attuale.

Facciamo pure finta che sia tutto trasparente, tutto alla luce del sole.


In fondo, a chi non è mai capitato di pensare che l’attuale modello socio-economico
degli affari, della finanza, delle relazioni internazionali meriterebbe una bella rassettata?

Chi non ha avuto almeno una volta sulla punta della lingua le memorabili parole del grande Gino Bartali:
“Gli è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare”?


Forse, solo chi non ha letto gli ultimi report dell’Oxfam.

Secondo i quali, grossomodo, l’un per cento della popolazione mondiale detiene tanto patrimonio quanto il novantanove per cento residuo.


Ben venga, alla buon’ora, un grande reset, si potrebbe dire.

Finalmente un cambiamento “epocale”, una rivoluzione autentica,
all’insegna della giustizia sociale e delle istanze popolari – non necessariamente “populiste” –
di equità, solidarietà e ridistribuzione.

Che problema c’è, direte?

Per esempio che le rivoluzioni, di solito, le fanno le classi svantaggiate e le subiscono le classi dominanti.

Perlomeno se stiamo a Marx, uno che di rivoluzioni se ne intendeva.

E che magari ha sbagliato un sacco di previsioni, ma ci ha azzeccato, se non altro,
nel prevedere l’avvento di un capitalismo ipertrofico e onnivoro.

Un sistema in cui entità oligopolistiche sempre più concentrate, e potenti, avrebbero finito per divorarsi a vicenda.

Non sembra, dopotutto, una polaroid così sfuocata della nostra era attuale.



E allora, se ragioniamo in una logica marxiana

– diciamo pure da una prospettiva di lotta di classe, per usare una locuzione ormai obsoleta –

dovremmo forse dare un’occhiata agli ideatori

(e già che ci siamo anche ai piazzisti) del grande reset.


Altrimenti detto:

da chi prende il via la Rivoluzione “sociale”,

oltre che verde e digitale, del XXI secolo?




Dal World Economic Forum, una fondazione con sede a Cologny, vicino a Ginevra, in Svizzera,
sorta nel 1971 su impulso dell’economista ed accademico Klaus Schwab.


Al suo tradizionale meeting invernale di Davos partecipavano originariamente – e sono tuttora gli ospiti più graditi –
le teste d’uovo della crème de la crème del capitalismo globale.

Per capirci, all’ultimo raduno (tenutosi dal 26 al 29 gennaio scorso) c’erano, tra gli altri,

il numero uno di Volkswagen, Herbert Diess,

il presidente e ceo di Goldman Sachs, David Solomon,

e decine di altri plurimiliardari, leader di multinazionali e colossi bancari.


Ecco, questo è il parterre di menti “elevate” dal cui grembo è germogliato,

e nel cui contesto ha attecchito, il meraviglioso piano del “grande reset”:

azzerare questo balordissimo mondo fondato sulla disuguaglianza e sull’ingiustizia

e rifarne da capo uno più accogliente, anzi – come amano dire lorsignori, tra una tartina al caviale e 

una coppa di champagne degustati da uno chalet con vista alpina –

più “resiliente”.




Ora, chiedetevi:

un progetto di “ri-creazione” più equa dell’intera società umana

può credibilmente venire da coloro i quali appartengono, a pieno titolo,

a quell’un per cento di privilegiati di cui parlano le statistiche Oxfam succitate?




Un po’ come una Rivoluzione francese realizzata da clero e nobiltà, per così dire.

Eppure, non pochi “progressisti” applaudono come una svolta straordinaria
– per un mondo più smart, più partecipato e (dimenticavo) più verde –
la lotta dura e senza paura contro tutte le povertà sponsorizzata dai miliardari di Davos.

 

ahiahiahiahi 

26 mag 2021

Eh già....poveri noi. LIBERTA'

 

Nulla tornerà come prima. 

Dimentichiamoci il mondo come lo avevamo conosciuto prima di febbraio 2020.

Esagerazione? 

Catastrofismo? 

No, è l’inizio di una nuova era. 

La crisi che stiamo vivendo farà da catalizzatore ai cambiamenti 

necessari per accelerare la realizzazione di un disegno già predisposto, 

che prevede l’annientamento dell’attuale sistema socioeconomico.

 

 È il Grande Reset, il tema del prossimo Forum di Davos

il consesso annuale dove si riuniscono i grandi della terra per decidere su questioni 

che riguardano la governance mondiale. 

 Un piano preciso, ufficiale e ben documentato, sul quale 

istituzioni internazionali, 

filantropi, 

organizzazioni non governative 

e mega-aziende private collaborano apertamente già da tempo.

Nelle menti di chi progetta il nuovo mondo 

la dichiarata pandemia rappresenta un’occasione troppo preziosa per essere sprecata:  

 

nulla dovrà tornare come prima. 

 

 Le misure restrittive adottate dai  governi hanno sdoganato definitivamente 

pratiche comportamentali funzionali alla nuova normalità, dallo smartworking alla teledidattica. 

 Le nuove abitudini acquisite dalle popolazioni durante la crisi del coronavirus

 hanno apportato quell’impulso alla digitalizzazione e all’automazione decisivo 

per implementare la Quarta Rivoluzione Industriale, che finora stentava a realizzarsi. 

 

Milioni di imprese spariranno, molte avranno un futuro incerto. 

 

Altri nuovi mercati verranno a crearsi, sulle ceneri dei vecchi che dovranno far posto alla trasformazione.

Intanto, mentre si procede alla realizzazione del piano, 

presentato dai suoi fautori come l’alba di un mondo migliore, più equo e sostenibile, 

ovunque si assiste a un ulteriore aggravamento delle disuguaglianze 

e della concentrazione di ricchezza, con un’impennata straordinaria dei redditi dei miliardari 

e uno scivolamento di milioni di cittadini nella fascia di povertà.

 

 Una tendenza destinata ad aggravarsi, con la distruzione di milioni di posti di lavoro 

e dell’economia di produzione, destinata a dissolversi per far posto ad altri mercati, 

sempre più digitalizzati e supportati dalle nuove intelligenze artificiali.

 

A differenza delle rivoluzioni tecnologiche del passato, 

che inauguravano un periodo di crescita e di creazione di nuovi lavori, 

oggi l’azione combinata delle tecnologie informatiche e di quelle biologiche apre scenari inediti.

 

 L’essere umano, minacciato da un’intelligenza artificiale sempre più performante 

e capace di sostituirlo in attività un tempo impensabili -dalla medicina al giornalismo- 

si troverà a fare i conti con un senso di inutilità e inadeguatezza. 

La crescente disoccupazione e la distruzione dell’economia reale, 

frutto della gestione della crisi del Covid, lasceranno una desertificazione industriale e lavorativa,

 destinata a rimanere tale secondo i progetti stessi del Grande Reset.

 


25 mag 2021

Forse forse sarebbe il caso di rinsavire ed ai giovani di "svegliarsi" dalla lobotomia attuale del loro cervello

 Quotidianamente ci viene ripetuto che ciò che non va dell’Italia è il suo modello di vita,
il suo sistema educativo e di sviluppo,
in generale la mentalità del popolo italiano.

Per cambiare gli aspetti peculiari del cosiddetto Belpaese,
l’Unione europea chiede che la classe dirigente possa varare riforme epocali:
che cambino abitudini, consuetudini e tradizioni dell’intero popolo italiano.

Ma l’Ue non è un soggetto avulso dal contesto globale,
sappiamo bene quanto operi richieste in base ad input dell’Onu, del Fondo monetario, della Banca mondiale...

Questi ultimi hanno posto al Pianeta degli obiettivi,
riassunti nella nota Agenda Onu 2030 che, per cambiare la mentalità dei popoli,
s’è anche affidata a messaggi pubblicitari molto semplici e di grande impatto:

come il confronto tra l’evidente sorriso felice di chi vive in una bidonville
ed il volto crucciato dell’uomo occidentale, totalmente assorbito dalla preoccupazione (anzi incubo)
di difendere i propri beni, i propri risparmi, il proprio tenore di vita
e, soprattutto, di non voler rinunciare ad un lavoro di successo, appagante e ben remunerato.



Abbandoniamo per un attimo la visione planetaria e caliamoci in quella italiana:

il popolo del Belpaese risulterebbe sia a livello europeo che mondiale
all’ultimo posto per capacità di recepire la filosofia degli obiettivi dell’Agenda 2030,
ovvero quel cambio di mentalità che porterebbe gli italiani a non optare più per la proprietà (od anche possesso) di un bene ma a ritenere che ogni cosa materiale venga momentaneamente prestata all’uomo.

Questo cambio di mentalità l’Ue reputa sia un germe già presente nelle nuove generazioni europee ed italiane:
ovvero per la maggior parte dei giovani non sarebbe più importante finalizzare lo studio al futuro successo, ad un lavoro ben pagato e di forte affermazione sociale: poi non riterrebbero più importante avere una casa di proprietà o accumulare risparmi.



Secondo l’Onu e l’Ue, i giovani tra i quindici ed i vent’anni sarebbero ben rappresentati da quella pubblicità dell’Agenda 2030 che ritrae un giovane vestito semplicemente e che recita “non posseggo nulla e sono felice”:

You’ll own nothing. and you’ll be happy” accompagna il volto d’un ragazzo nei cartelloni di tutti i Paesi occidentali,la pubblicità è stata premiata agli Effie Awards mondiali Usa 2020.


Veniamo al nocciolo del problema:

al Governo italiano sono state chieste riforme che abbattano radicalmente sia il risparmio (sui conti e in contante) che la propensione alla proprietà di beni immobili (case e terreni) che mobili (auto, quadri, barche, opere d’arte, beni di lusso in genere).


Ovviamente la leva fiscale è lo strumento immediato per garantire il cambio d’abitudini:

ergo, la patrimoniale su beni immobili e risparmi abbinata ad un inasprimento della tassa di successione sarebbero la dimostrazione di una politica italiana in linea con le richieste Ue e le linee Onu.


Resta lecito domandarsi se il cittadino tipo romano possa entro il 2030 omologarsi a quello di Stoccolma:

come da statistiche della Commissione europea, il primo ha in media per l’87 per cento alloggi di proprietà, una o più auto di proprietà e cerca di risparmiare danaro per acquisti o necessità future;

solo il 24 per cento dei cittadini di Stoccolma ha una casa di proprietà, meno del 20 per cento un’auto
(più del’80 per cento ricorre al noleggio di auto, moto e bici), soprattutto non credono sia giusto risparmiare e ricorrono al prestito (all’indebitamento), la maggior parte dei nordeuropei non insegue il lusso ma veste in maniera frugale, all’affermazione personale e professionale predilige occupazioni che abbiano un fine sociale nella comunità.



Va detto che l’Agenda Onu 2030 usufruisce di importanti sponsorizzazioni
da Bill & Melinda Gates Foundation, Amazon Foundation, Ghetti Foundation Museum, Rothschild Foundation, BlackRock Grants Foundation;

tutte organizzazioni benefiche e pauperiste convinte che l’uomo sarebbe più felice abolendo la proprietà e favorendo il prestito.

Gli sponsor dell’Agenda hanno anche mostrato in sede Onu numerose ricerche sociologiche,
redatte da esperti già docenti a Yale e Stanford, che dimostrerebbero come
l’uomo con scarsa propensione alla proprietà di un bene produrrebbe meno consumo del pianeta
rispetto all’ominide tradizionale che lavora per farsi casa e per aumentare le proprie ricchezze materiali.


Insomma, per avere una sorta di Paradiso in terra (diciamo giardino dell’Eden)
necessiterebbe convincere l’uomo a vivere in una sorta di paciosa contemplazione:
nel totale distacco dalla proprietà dei beni e dall’affannosa corsa all’affermazione professionale, lavorativa, e all’inutile guadagno ed accumulo.



Gli italiani comunque non sarebbero soli;

le statistiche dimostrano che la proprietà dei beni ed il risparmio sarebbero ancora preponderanti nelle mentalità arabe e nei Paesi dell’ex blocco sovietico.

Indagini ed interviste avrebbero dimostrato che più del 70 per cento degli italiani non si fiderebbe dell’Ue
e vedrebbe queste riforme come una sorta di furto dei rispettivi sacrifici.

Poi solo una risibile minoranza planetaria reputerebbe che un progetto di “povertà sostenibile”,
alimentata da un reddito universale di cittadinanza, possa distaccare l’uomo dal lavoro e dai beni materiali,
favorendo il disinquinamento del pianeta.


E qui si apre un altro problema, ovvero se le politiche degli Stati nazionali nel declinare l’Agenda 2030 potrebbero riuscire a modificare la mentalità dell’uomo moderno, che in circa trecento anni s’è emancipato politicamente ed economicamente grazie al lavoro.


Quest’ultimo, principale imputato dell’inquinamento e consumo del territorio,
ha di fatto abbattuto in trecento anni le differenze di censo, favorendo il rimescolamento sociale,
soprattutto che l’aristocrazia cedesse il passo alle classi borghesi.


Il lavoro ha trasformato i sottoproletari in proletari e poi in borghesi:
braccianti in contadini piccoli proprietari,
operai e manovali in artigiani e poi in imprenditori.

Emancipazione e stravolgimento delle classi sociali verificatosi solo e soltanto con la leva economica, ed in forza del “contratto sociale”.


Oggi l’Onu chiede la virtualizzazione dei beni, e che l’uomo ormai maturo e contemplativo non trattenga la palla:

che abbandoni l’idea d’accumulo del denaro e di proprietà dei beni.


Soprattutto che, pandemie permettendo, torni ad essere nomade per interessi ed attività, lavorando un po’ qua ed un po’ là:

perché questo avvenga l’Agenda 2030 impegna l’Ue ad imporre ai singoli Stati delle leggi
che consentano l’accantonamento della famiglia tradizionale, abolendo leggi d’aiuto alla costituzione familiare.



L’Agenda 2030 è di fatto l’aggiornamento dell’Agenda 21,
che già nel 1992 poneva gli obiettivi dell’Onu per il 2021:

ovvero “sviluppo sostenibile per il XXI secolo” in cui si “eleva la natura al di sopra dell’uomo”.

L’Agenda 21 già conteneva il “principio precauzionale”, ovvero la filosofia che “si è colpevoli fino a quando non viene accertata l’innocenza”, 


che l’Onu vorrebbe adottata in forma planetaria, 

insieme alla fine delle sovranità nazionali, all’abolizione della proprietà dei beni, 


alla ristrutturazione dell’unità familiare, 

alle limitazioni per accesso al lavoro ed espletamento di attività umane tradizionali (caccia, pesca, artigianato).


Tutto è stato ampliato e riaffermato nell’Agenda 2030.


L’idea è quella di rispetto della Terra, che la sua superficie non venga ferita dalle attività umane:
ecco la necessità di concentrare gli uomini in zone tecnologiche d’insediamento,
e qui l’Onu considera bidonville e favelas non più come esempi negativi,
ma come villaggi da rendere tecnologici per concentrarvi gli esseri umani
.


Molenbeek-Saint-Jean è il quartiere ghetto dove in Belgio viene sperimentata l’Agenda 2030:

il quartiere è zona di detenzione, è sede di moschea, ma è anche il luogo dove nessun residente ha proprietà e viene controllato dalla polizia e mantenuto da un sussidio in moneta elettronica.


L’Agenda 2030 impone all’Ue anche il risparmio in materia d’istruzione, e questo lo eredita dall’Agenda 21:

l’obiettivo verrebbe raggiunto con la didattica a distanza per le scuole pubbliche,

mentre le private potrebbero continuare con la presenza.



Di fatto si creerebbe un discrimine formativo per favorire una diffusa “povertà sostenibile”:

sappiamo che individui altamente istruiti progettano maggiori guadagni e consumano più risorse,
a differenza degli esseri umani scarsamente scolarizzati che tenderebbero a minore agio economico.

L’istruzione di alto livello più è diffusa più minaccia la sostenibilità.


Così la vecchia discarica milanese di via Tobagi diventa una bidonville tecnologica simile alla baraccopoli di Korogocho a Nairobi, o alla casa di rifiuti di Dacca che è il più noto slum del Bangladesh.


Un’ex modella nordica molto pagata dalla Rai ha detto recentemente che “la povertà salverà il pianeta”.


A ben guardare queste politiche economiche sembra ci stiano portando
verso il destino che Stanley Kubrick affidava alla scimmia di “2001: Odissea nello spazio”.

17 mag 2021

.....non ci posso credere......

 

L’intera gestione di tutta la delirante comunicazione Covid ha solo uno scopo: spingere la gente a vaccinarsi!

COVID: LE CURE PROIBITE - Massimo Mazzucco - Contro.TV - Davvero TV - La TV dei Cittadini


Mazzucco è riuscito a fare una sintesi magistrale, ma allo stesso tempo terrificante di quello che stiamo vivendo da quasi un anno e mezzo.


Di commenti, ad una sintesi di tale livello, non ne servono!


Serve al contrario, sulla base dei fatti certificati che espone,
iniziare a ragionare sul fatto che una malattia perfettamente prevenibile e curabile
(salvo per anziani o persone gravemente compromesse per età o patologie
che ogni anno vengono stroncate a decine di migliaia dalle sindromi influenzali)
sia stata montata in modo fraudolento come se fosse la peste nera,
come siamo state bloccate più possibile le svariate cure EMERSE FIN DAI PRIMI MESI
e la prevenzione con una grancassa mediatica e sanitaria che, fin dalle fasi iniziali, indicava in modo ossessivo:


Non ci sono cure, solo il / i VACCINI COVID CI SALVERANNO!




Visto lo splendido video …………… A questo punto nasce la domanda chiave:


Cosa c’è dentro queste siringhe che non sono affatto vaccini?


In merito una delle tante interviste che la dott.ssa Bolgan ha fatto su questi temi ritengo sia fondamentale:


https://youtu.be/FGlk4lUyuPA


I fatti estratti da letteratura scientifica pubblicata e revisionata sono DEVASTANTI
e fanno ben comprendere che chi si fa uno dei vaccini sperimentali COVID pur essendo in buona salute è un/una ignorante.


E ovviamente grazie all’ipnosi collettiva fatta dai media è l'ipotesi più attendibile.


Le masse corrono a prenotarsi e già si parla delle vaccinazioni dei giovani, con un vaccino sperimentale di cui non si conoscono affatto gli effetti a lungo termini.


Una cosa criminale perché i rischi da vaccino per chi è sano sono di gran lunga più grandi dei rischi dovuti al Covid che, per chi non è già compromesso fisicamente, è una malattia perfettamente curabile a casa con i protocolli giusti, che infatti il ministro Speranza ostacola in tutti i modi!


Urge inoltre un’analisi approfondita di questi vaccini, anche mRNA, per vedere cosa c’è dentro ed evitare sorprese illegali.

15 mag 2021

DEMOCRAZIA DOVE SEI ?

 Vi piaceva Mick Jagger? Ora godetevi Fedez.

Tifavate per Berlinguer? Be’, potete consolarvi con Speranza.

Vi irrita Salvini? Niente paura, arrivano le Sardine.

Avevate detto no al nucleare, invocando una ricoversione glocal, pacifista, solidale e green, come quella immaginata da Alex Langer?
Non c’è che l’imbarazzo della scelta: da Greta a Soros, da Bill Gates a Elon Musk.

Avevate palpitato per Thomas Sankara, cioè per la sovranità africana? Coraggio: ci sono le flotte delle Ong per raccogliere in mare chi scappa, dall’Africa schiava.


Qualcosa stona e non torna?
Troppi soldi in ballo, troppe frottole?
Sentite puzza di imbroglio?
Avvertite al collo qualcosa che assomiglia a un cappio?

E allora siete i soliti incorreggibili pessimisti, complottisti, negazionisti, sovranisti e, per buon peso, anche fascisti, dunque ignoranti e rozzi, sgradevoli e volgari, sicuramente anche omofobi.

Poveri sciocchi: il mondo è bellissimo, spensierato e libero. Non è mai stato più felice di così.

Feldman
Se avete l’impressione che la democrazia sia stata semplicemente digitalizzata, siete fuori strada: la democrazia siete voi.


Lo s’è visto benissimo nelle ultime presidenziali americane,

stravinte regolarmente dal candidato più accattivante di tutti i tempi:

un uomo dal carismatravolgente, osannato dalle masse grazie anche al suo curriculum di specchiato filantropo, da sempre dedito al sacrificio altruistico, alla causa della pace nel mondo, alla santificazione dell’onestà.



Uno vale uno, trillava in Italia il penultimo dei profeti nazionali,
quello che è riuscito a ribaltare anche le leggi della fisica e della chimica,
mettendo insieme prodigiosamente il fuoco e l’acqua, la merda e il risotto,
i sogni volatili e i ceppi di piombo alle caviglie.

Un mago dai poteri illimitati, capace di fondere alchemicamente – in un unico abbraccio, strepitoso –
gli amati alfieri del Pd, gli ostrogoti leghisti e l’adorato Cavaliere,
dopo aver regalato alla comunità italiana il miglior primo ministro della sua storia,
regnante nel corso dell’indimenticabile, meraviglioso 2020.


Tutto, del resto, procede per il meglio.

Da quando è stata universalmente decretata la ormai celebre pandemia di felicità,
gli esseri umani fanno a gara per brillare in intelligenza, senso critico e civile convivenza,
sottoponendosi volontariamente a meravigliose innovazioni :

La Dad e lo smart working,

il lockdown e le zone rosse,

il coprifuoco,

l’asporto e il delivery in luogo delle retrive frequentazioni di bar e ristoranti.


E’ stata riscoperta la bellezza della reclusione domestica,
mentre i pass vaccinali scoraggiano finalmente attività riprovevoli come il turismo,
insieme ad altre turpi abitudini (il cinema, il teatro, i concerti, gli aperitivi, le imprudenti passeggiate all’aria aperta, i pericolosi contatti umani).


S’è scoperto quant’è bello respirare male, con il volto coperto da un bavaglio.


E com’è entusiasmante non poter più lavorare, non poter più circolare, non poter più vivere come prima.


E’ molto bello, non avere più notizie vere dai giornali e dalla televisione.


E’ bello, poter contare sempre su qualcuno che ti spiega cosa puoi dire e cosa no, cosa puoi pensare e cosa no.



Ed è consolante, sapere di doversi vaccinare per sempre:

che scemi siamo stati, a non averci pensato prima.

6 mag 2021

Alla fine ce l'hanno fatta al quinto tentativo

 Guardate ed ascoltate.

https://youtu.be/qAKKA21pWfo


2 mag 2021

Gli asini alla fedez ragliano, ma noi siamo tosti

 

Chiedetevi come mai la politicafallisce sempre, i partiti fanno cilecca e i leader finiscono per deludere.

Oggi la risposta è sulla bocca di tutti quelli che hanno smesso di dormire;
ma una decina di anni fa era un giornalista come Paolo Barnard, in solitudine, a proporre la domanda:

chi comanda davvero, lassù, al di là dei piccoli esecutori locali, fabbricati in serie con i sondaggi e destinati invariabilmente a sgonfiarsi, dopo aver assolto al piccolo compito che era stato loro assegnato?

Da qualche decennio, il copione è invariato:

da una parte i paracarri, i pretoriani ufficiali del sommo contabile,

e dall’altra gli outsider professionali, con traiettoria pilotata.

L’outsider spunta come un fungo e un giorno esplode, viene osteggiato ma poi conquista i suoi spazi,
varca la soglia sacra della televisione e infine accede al governo, da cui poi abbandonerà – uno ad uno – tutti i suoi cavalli di battaglia, lasciando senza parole gli elettori che gli avevano dato fiducia nel solito modo, e cioè religiosamente.

Sempre così: show must go on, avanti un altro.


Tra il saggio “Il più grande crimine” e i Dpcm inaugurati con la cosiddetta pandemia da coronavirus
è possibile tracciare una linea retta, addirittura imbarazzante, che porta dritti al distanziamento e alle mascherine, ai lockdown, al delirio orwelliano del coprifuoco basato sull’evocazione del senso di colpa,
del contagio come imprudenza e come maledizione, in un orizzonte cupo in cui riecheggia una specie di peccato originale:

l’essere nati, l’aver aspirato a essere liberi e dotati di diritti umani.

Siamo diventati il paese della Dad, dello smart working e delle Regioni colorate,
dove la semilibertà (concessa col contagocce) bisogna meritarsela, stando lontani dal prossimo come se fosse appestato.

L’incubo si prolunga, per via sanitaria (o meglio, fanta-farmaceutica) con l’incombente obbligo vaccinale sostanziale, propiziato da un assedio anche fisico, geografico, come quello del lasciapassare neo-medievale per poter varcare il Rubicone, il Piave, il Tevere, l’Isonzo.


L’avvocato Erich Grimaldi, uno dei tanti eroi di questa Italia in rottamazione,

quasi supplica il suo pubblico affinché accorra in piazza a Roma, l’8 maggio,

indossando magliette con sopra scritto “voglio essere curato con le terapie domiciliari”,

oppure “sono guarito grazie alle cure precoci a domicilio”.


Quei trattamenti terapeutici tempestivi rappresentano la soluzione, l’uscita dall’allucinazione collettiva: ma il Ministero della Paura ha osato opporvisi, ancora, nonostante l’auspicio unanime espresso dal Senato e i colloqui in corso tra lo stesso Grimaldi e il sottosegretario Sileri, per arrivare finalmente a un protocollo che metta i medici nelle condizioni di curare gli italiani, senza più costringerli a ricorrere all’ospedale quando ormai faticano a respirare.

E’ come se qualcuno si ostinasse a sparare cannonate, sull’allevamento umano, forte di una certezza granitica: le mansuete bestiole non si ribelleranno nemmeno stavolta, resteranno al loro posto in attesa di essere decimate, dalle cure negate e dal martirio economico che il 1° Maggio 2021 costringe anche la grande stampa ad ammettere che, intanto, si sono perduti 900.000 posti di lavoro.



Non deve stupire il silenzio agghiacciante dei sindacati, che anzi
– per bocca dei loro burocrati coalizzati (Cgil, Cisl e Uil, in primis il Landini che contestò Marchionne) –
hanno addirittura firmato una petizione a sostegno di Roberto Speranza,
il burattino incaricato di infliggere il massimo danno possibile al sistema-paese,
senza riguardo per i morti né per le vittime della catastrofe economica.

Non deve stupire nemmeno il mormorio sommesso dei partiti meno allineati alla filosofia della strage, celebrata in omaggio alla religione epidemica: 

se non hanno mai invaso le piazze per protestare contro la quasi-dittatura in atto,
né preteso fin dall’estate 2020 le misure sanitarie adeguate, invocate da centinaia di medici,
significa che rispondono a poteri superiori, a sollecitazioni e consigli, magari ad oscuri avvertimenti come quelli che persuasero Boris Johnson, l’uomo che voleva evitare il lockdown puntando all’immunità naturale, senza neppure il poco rassicurante doping dei “vaccini genici” sperimentali.


Nell’ultimo decennio, il superlclan denunciato da Paolo Barnard è assurto agli onori delle cronache con moltissimi nomi: una specie di foto di famiglia, a volte sfocata e a volte meno, che include cenacoli del grande business, poteri finanziari e massonerie, cluster industriali, cupole omertose, caste sacerdotali, dinastie e fantomatiche organizzazioni-ombra.


Spesso il cosiddetto complottismo si rassegna a rincorrere spettri,
perdendo di vista il complotto (meglio, il progetto) che ormai è sotto gli occhi di tutti,
dentro una globalizzazione policentrica e smisuratamente ingovernabile se non in modo sommario e anche feroce.

Un caos epocale, dal quale emerge l’Antico Ordine Mondiale delle dominazioni pure,
a cui sembra opporsi – in modo non sempre leggibile – un rilevante segmento della leadership di ieri,
in precario equilibrio tra compromesso e battaglia aperta, in ordine al tono da conferire al Grande Reset
che nel frattempo avanza in modo inesorabile, sia pure a geometria variabile nelle sue infinite declinazioni tecnocratiche e geopolitiche.


Mentre lo stupidario nazionale italiota prolunga imperterrito il suo show affollato di tamponi e indici Rt, terribili “varianti” alle porte e simpatici banchi a rotelle, i cadaveri politici dei partiti dall’encelalogramma piatto fingono che scorra ancora un po’ di sangue nelle loro vene, ai margini di una trattativa – tra la vita e la morte civile del paese – che viene condotta da sapientissimi mandarini, nell’alto dei cieli in cui (non da oggi) ci si giocano a dadi le percentuali di felicità
o di angoscia da elargire o comminare a milioni di persone.



L’Antico Ordine Mondiale è quello di cui parla a chiarissime lettere Paolo Rumor
nell’esemplare libro “L’altra Europa“, che evoca – da carte riservate – la possibile esistenza di una linea pressoché dinastica, risalente addirittura a 12.000 anni fa, incaricata di governare la zootecnia umana con ogni sorta di espediente strumentale:
imperi e regni, teocrazie ierocratiche, dittature e democrazie, ideologie e teologie, fino al recente aggregato euro-atlantico e vaticano.


Gli scritti di Rumor – perfettamente consonanti con le recenti acquisizioni della cosiddetta “archeologia non autorizzata”, che parlano di tecnologie avanzatissime in tempi antichi – sembrano invitare a guardare con nuovi occhi alle continue, stranamente inarrestabili rivelazioni ufficiali sull’annosa “questione aliena”, sulla quale le stesse voci dell’establishment hanno smesso di scherzare, di negare l’evidenza.

E’ la scala di grandezza, in questo caso, ad appaiare certe presunte leggende alla dimensione planetaria del catastrofico presente, in cui teoricamente si pretende ancora che un piccolo partito, in un minuscolo paese, possa davvero dire la sua in una dimensione letteralmente incommensurabile, in cui tre soli fondi d’investimento, soci l’uno dell’altro (Vanguard, State Street e BlackRock) sono azionisti di qualunque cosa rappresenti il minimo interesse economico, in ogni campo:

banche e petrolio,
informazione e web,
armamenti e trasporti,
aerospaziale,
alta tecnologia e intelligenza artificiale,
edilizia e farmaceutica,
grande industria,
agroalimentare e grande distribuzione,
spettacolo e cultura,
telecomunicazioni e ricerca scientifica.


L’aspetto tragicomico del made in Italy pandemico è garantito dalla ritualità scadente di un paese sottomesso alla religione del virus, che riesce a irridere la Festa del Lavoro massacrando centinaia di migliaia di piccole aziende, e a dissacrare persino la Festa della Liberazione celebrando il 25 Aprile dei partigiani nei giorni del coprifuoco, in una sorta di squallida farsa, vagamente spettrale, che ricorda le note di Rosamunda inflitte ogni mattina ai prigionieri di Auschwitz.

E’ la stessa Italia dei coatti che nella primavera 2020 cantavano Bella Ciao dai balconi, pavesati a festa con lo slogan religioso “andrà tutto bene”.

L’altra Italia – quella “bannata” ogni giorno da Facebook e da YouTube – resiste davvero, a modo suo, veicolando informazioni.


Ai più scoraggiati, c’è chi propone un pensiero semplice: tanto accanimento contro i dissidenti

non può che confermare indirettamente il timore che incutono, nonostante tutto, ai gestori 
 
dell’Antico Ordine Mondiale.

Non profonderebbero tante energie, fino a trasformare giornali e televisioni in barzellette,

se non avessero paura di un possibile, ipotetico risveglio collettivo.



Considerate se questo è un uomo: davvero vogliamo continuare a vivere così?

E soprattutto: c’è qualcosa che possiamo fare, per cambiare il corso degli eventi,
sia pure in un pianeta palesemente dominato dall’alto, come oggi appare vistosamente evidente?

C’è qualcosa che dovremmo sapere, e che i dominatori conoscono benissimo?

Cosa nasconde, in realtà, l’ossessione nazistoide per il distanziamento interpersonale,
imposto per alimentare la diffidenza reciproca e spezzare ogni forma di solidarietà,
isolando l’individuo e lasciandolo in compagnia delle sue paure?


L’apocalisse in corso (il famoso bicchiere mezzo pieno) porta in regalo la rivelazione di un’enormità patente, indigeribile, e fino a ieri impensabile.


A meno che non si fosse letto Paolo Barnard, ovvero la descrizione minuziosa del sadismo di cui è capace, all’occorrenza, l’Antico Ordine Mondiale.
 

30 apr 2021

Come siamo caduti in basso

 Perché il Ministero della Salute ha fatto ricorso contro la sentenza del TAR
che abolisce il protocollo “tachipirina e vigile attesa”?


La risposta la fornisce una delle nostre lettrici portando alla nostra attenzione l’articolo redatto da una ricercatrice del Cnr, la Dottoressa Antonella De Ninno.

Di seguito ne riportiamo il testo.

La campagna vaccinale sembra procedere spedita, al netto di qualche tentennamento sulla determinazione delle fasce di età da coinvolgere nell’uso di un vaccino o dell’altro.

L’informazione generalista celebra le centinaia di migliaia di nuovi vaccinati al giorno come i nuovi soldati che partono verso il fronte; alcuni si spingono a chiedere di considerare i morti per gli effetti collaterali “indesiderati” dei vaccini come i nuovi eroi di questa sporca guerra che il virus ci ha dichiarato.


Contemporaneamente la definizione di una terapia di cura da attuarsi a domicilio già nelle primissime fasi della malattia, come chiesto da migliaia di medici non soltanto nel nostro Paese, stenta a decollare.

Anzi, dopo un apparente breve decollo è stata impallinata e riportata a terra proprio dalla torre di controllo.

La motivazione del sabotaggio non è stata comunicata e, per la verità, neanche richiesta dai molti giornalisti professionisti che riempiono le pagine dei notiziari di “informazioni” sulla pandemia.

L’iniziativa del Ministero della Salute non sembra di facile interpretazione:

lasciare ai medici la libertà di cura, qualora vogliano assumersene la responsabilità e fare fede al giuramento di Ippocrate, sembrerebbe una scelta di minimo impatto sull’organizzazione della macchina statale di contrasto alla pandemia, anzi potrebbe sollevare la pressione esercitata sugli ospedali e quindi, dovrebbero essere gli stessi medici ospedalieri a richiederla a gran voce.

Invece non è così.


Da un lato i medici “di territorio” chiedono mani libere per poter curare i pazienti,
forti di oltre un anno di esperienza di cure domiciliari, dall’altro i medici ospedalieri,
rappresentati nel Comitato Tecnico Scientifico che suggerisce le strategie al Ministero,
insistono nel negare la rilevanza delle cure domiciliari precoci.



Tutta la strategia di contrasto al virus Covid-19 è basata sulla campagna vaccinale.

I primi vaccini sono stati disponibili a partire dalla fine del mese di Dicembre 2020 a poco meno di un anno dall’inizio della pandemia.

In Europa l’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata (CMA) è stata concessa dall’ente regolatorio EMA.

La CMA è valida per un anno, con possibilità di rinnovo, e prevede per il suo titolare gli stessi diritti e responsabilità di un’autorizzazione standard.

Inoltre, il titolare di una CMA ha obblighi specifici, tra cui il completamento o lo svolgimento di nuovi studi
entro un determinato periodo di tempo per confermare che il rapporto rischi/benefici rimanga positivo.


Tuttavia, per accelerare la campagna di vaccinazione, anche in vista della prossima scadenza delle CMA già concesse EMA pensa ad autorizzazione in emergenza, procedura più rapida di quella usata finora:

“Siamo pronti a riflettere con gli Stati membri sulle possibili strade per accelerare l’approvazione dei vaccini”, ha sottolineato un portavoce della CE, secondo il quale una possibilità potrebbe essere rappresentata da “un’autorizzazione di emergenza dei vaccini a livello europeo, con responsabilità condivisa tra gli Stati membri”.


La differenza tra l’autorizzazione condizionata e l’autorizzazione in emergenza, a ben vedere, non è sottile.

L’EMA non può, attualmente, rilasciare approvazioni di emergenza,
ma in circostanze eccezionali ha raccomandato l’uso compassionevole di alcuni farmaci.

Nel sito della Commissione Europea citato nella nota 2 leggiamo:


Nel caso di un’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata dell’UE (CMA),
la responsabilità incombe al titolare dell’autorizzazione
.
Quest’ultimo sarà responsabile del prodotto e del suo uso sicuro.

La CMA è valida per un anno, con possibilità di rinnovo, e prevede per il suo titolare gli stessi diritti e responsabilità di un’autorizzazione standard.
Inoltre, il titolare di una CMA ha obblighi specifici, tra cui il completamento o lo svolgimento di nuovi studi entro un determinato periodo di tempo per confermare che il rapporto rischi/benefici rimanga positivo.

Nel caso di un’autorizzazione per l’uso di emergenza ai fini della distribuzione temporanea di un medicinale non autorizzato (articolo 5, paragrafo 2, della direttiva 2001/83), la legislazione dell’UE impone agli Stati membri di sollevare il fabbricante e il titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio dalla responsabilità civile o amministrativa qualora l’uso di emergenza sia raccomandato o richiesto dallo Stato membro
.”


Ma l’utilizzo in emergenza “consente l’uso temporaneo di un medicinale a determinate condizioni, purché si verifichino circostanze di emergenza” cioè non sia possibile far fronte altrimenti alle conseguenza gravi ed irreversibili della malattia.


Se lo Stato rende ufficiale un protocollo per le cure domiciliari,

implicitamente esclude la possibilità di autorizzare farmaci o vaccini in emergenza

quindi viene meno la strategia dell’EMA per procedere al rinnovo della CMA

o all’autorizzazione di nuovi vaccini in emergenza.


E’ stata quindi operata una scelta, da parte del Ministro della Salute, di “facilitare” le case farmaceutiche produttrici dei vaccini.



Impugnare la decisione del TAR sulle cure domiciliari è stata una precisa scelta strategica basata su valutazioni che, fino ad ora, non sono state comunicate alla cittadinanza benché abbiano uno straordinario impatto addirittura sulla sopravvivenza stessa dei cittadini.

Operazione degna di un monarca assolutista.

Capire questo significa capire i rapporti di forza oggi esistenti in Italia ed in tutta Europa.



[1] Il Ministero della salute ha impugnato presso il Consiglio di Stato la decisione del tar del Lazio
Covid-19, Comitato Cure Domiciliari vince ancora al Tar: «Medici devono poter prescrivere farmaci che ritengono opportuni» - Sanità Informazione .

CHE FUTURO CI ATTENDE ????

 Primo dogma: il Covid è invincibile, o quasi.

Secondo dogma: il Covid è affrontabile solo in ospedale.

Terzo: è prevenibile in un solo modo, con il vaccino.

Tre falsità elevate a legge, scolpite in tutti i decreti che inchiodano la popolazione alla genuflessione penitenziale, alla condanna perpetua.

Non isperate mai veder lo cielo, anime prave: state tutti a distanza, rintanati e muti.


A voi penseremo noi, anzi lo stiamo già facendo:

santificando il terrore a reti unificate,

facendo in modo che arriviate all’ospedale troppo tardi,

dopo esser stati abbandonati nelle vostre case in preda all’aggravarsi delle vostre condizioni,

e infine sommergendovi di dosi vaccinali presentate come salvifiche, sicure, innocue, efficacissime.



“E dacci oggi la nostra paura quotidiana”, recita il mantra della nuova religione:

si prega tutti i giorni da oltre un anno, a reti unificate, perché dal male non si venga liberati mai,

se non con la vaccinazione universale permanente, da qui all’eternità, inflitta a popolazioni 

sottomesse, disinformate, confuse e frastornate, ipnotizzate dal grande sortilegio e dai suoi riti 

untuosi, dai suoi cerimonieri che sembrano imbecilli, sembrano superstiziosi, 

ma sono solo squallidi bugiardi.


La morte lenta procede come da programma, solo con qualche inevitabile variante:

una grandiosa sceneggiata planetaria, a cui nessuno – tra quelli che comandano – pare che osi opporsi.


Esistono, le cure:

e sono normalissime.


Dal Covid si guarisce stando a casa, se ben curati, e subito.



Perché ricorrere ai vaccini, per una malattia così poco preoccupante, se non viene trascurata?


E che vaccini, poi: sperimentali, non testati a sufficienza.


Senza le necessarie garanzie: né sulla loro innocuità, né tantomeno sulla loro efficacia.


Follia: il governo obbliga i medici a vaccinarsi, pur sapendo che un soggetto – benché vaccinato – può rimanere contagioso.


Eppure, la religione da quell’orecchio non ci sente: già prepara i pass vaccinali, onde costringere tutti quanti, prima o poi – con le buone o le cattive, con l’arma del ricatto, con la discriminazione – a subire il cosiddetto inoculo, l’anomala pozione “genica” che, a detta degli stessi fabbricanti, non si può dire ancora quali effetti avrà, sull’organismo, nel medio e lungo termine.


Eppure, prendere o lasciare: ti devi vaccinare, se non vuoi essere espulso dalla società, dai cinema, dai treni, dai concerti.



«Vi prego, giuratemi che non è vero», direbbe un paziente risvegliatosi dal coma, se fosse entrato in letargo nel 2019. «Assicuratemi che è un sogno, un incubo terribile».


L’elenco delle nefandezze, l’inventario dell’abominio, sta già riempiendo libri, dossier, scartoffie giudiziarie.


L’inenarrabile: dalle autopsie vietate ai corpi inceneriti, dai medici radiati alle voci indipendenti censurate.


E in questa insopportabile sozzura, in questa galera a cielo aperto,
c’è chi continua a celebrare i riti democratici della politica, come se il regime religioso non esistesse neppure.


La Terra è piatta, ripete la nuova teocrazia: non avrete altro dio all’infuori del Covid.


E c’è un governo (perché un governo poi c’è sempre) che vara i suoi decreti,
disciplina la sceneggiatura del presente e tenta di plasmare un ipotetico futuro.


Ai morti parla come se fossero viventi: prefigura loro un avvenire nuovo, persino migliore del passato recente.


Nazioni intanto si fiutano tra loro, come se nulla fosse, minacciando guerre:
come avveniva prima, quando il pianeta ancora non era entrato nell’ombra cieca dell’impostura terminale, amministrata con sapienza dalla nuova religione sanitaria.

26 apr 2021

POLITICAMENTE CORRETTO = CENSURA

 

La censura è tornata in Occidente sotto le vesti di quella para-religione di sinistra che viene chiamata politicamente corretto.

Con la censura si diffonde anche l’autocensura,

perché molti hanno paura di essere denigrati come razzisti, colonialisti, imperialisti, omofobi, transfobi, islamofobi, che sono i nuovi peccati capitali del decalogo di quella religione illiberale e anti-occidentale che è appunto il politicamente corretto.

Conosco molte persone, in entrambi i lati dell’Atlantico, che hanno paura di scrivere quel che pensano davvero.

Sono soprattutto scrittori, professori, scienziati, ricercatori, giornalisti che si autocensurano,
perché hanno pensieri non politicamente corretti e sono terrorizzati dai casi esemplari di loro colleghi che hanno subito ostracismi, talvolta dopo una lunga ed aspra gogna pubblica e sono stati esclusi dallo spazio pubblico o costretti ad autoescludersi dimettendosi.


Conosco alcuni scienziati, medici, avvocati, e alcuni omosessuali, transessuali liberali, che credono nella scienza e nel diritto e che ritengono che esistano differenze biologiche tra uomini e donne, che il sesso non sia una costruzione sociale o culturale, che i bambini abbiano bisogno di un padre maschio e di una madre femmina e che la gestazione per altri (eterologa) sia uno sfruttamento delle donne e culmini in un commercio di bambini.

E non osano dirlo apertamente, perché temono le reazioni delle lobby Lgbt e dei media che a quelle lobby tengono bordone.
 
Conosco sociologi ed economisti che ritengono una vera follia insostenibile

la politica della sinistra post-comunista e cattolica di porte e porti spalancati e di accoglienza indiscriminata degli immigrati.


Alcuni di essi ritengono che sia in corso un progetto di islamizzazione demografica e culturale dell’Europa.

E non osano scriverlo.


Conosco professori che non si possono concedere di fare libera ricerca su temi “sensibili” quali la storia delle crociate, dell’Inquisizione, del colonialismo, dell’imperialismo, del comunismo e del fascismo.

Ne conosco altri che non si sentono liberi di scrivere liberamente su temi antropologici e biologici.

Conosco giornalisti che credono che il loro lavoro sia dire la verità sul mondo, anche quando non conviene, ma non ritengono di poterlo fare liberamente.

Molti giornalisti riluttano a scrivere di questioni connesse con l’omosessualità o di islamizzazione dell’Europa perché hanno il (giustificato) timore di incorrere nell’accusa di omotransfobia, di islamofobia o di razzismo o di fascismo.


In Italia, in particolare, molti giornalisti riluttano a criticare i magistrati anche quando sono evidentemente influenzati nel loro lavoro dalle proprie ideologie o appartenenze politiche, perché sanno che incorreranno ineluttabilmente in costose querele.



Tutti questi timori e autocensure che ho menzionato affliggono, soprattutto, intellettuali liberali o conservatori,
ma anche progressisti che non sposano ogni singolo aspetto della nuova ortodossia dell’estrema sinistra.

Eppure, viviamo nella società più libera della storia del mondo.

Non ci sono i gulag sovietici,

né i lager della Germania nazista,

né i generali (e i desaparecidos) del Sud America,

né il Minculpop del fascismo.

Non esistono più né le gogne,

né le cacce alle streghe e agli eretici,

né esiste più l’Inquisizione con i suoi autodafé, i suoi roghi, e la sua ostilità verso la scienza ed il libero pensiero.


Non c’è nessun Grande Fratello che imponga un retto-pensiero,
una neo-lingua e che punisca gli psico-reati come nel romanzo “1984” di George Orwell.


Eppure esistono fenomeni che ci richiamano alla mente e fanno tornare in voga parole come
“pensiero unico”,
“ortodossia”,
“dissidenti”,
“liste nere”,
“inquisizione mediatica”,
“reati d’opinione”,
“gogne mediatiche”,
“cacce alle streghe”,
“tribù (politiche)”,
“doppi standard”,
“fake news”,
“anti-vax”,
“anti-scienza”.

Le parole e i concetti di “correttezza politica”, sinonimo di “ortodossia di pensiero”
tornano di moda nel mondo intellettuale occidentale,
come ai tempi staliniani di Andrej Zdanov e del suo occhiuto controllo su ogni produzione culturale.



Non esiste oggi in Occidente né uno Zdanov, né un Grande Fratello, ma esiste uno Zdanov collettivo, un Grande Fratello collettivo,
una specie di “orchestra rossa” fatta da “intellettuali collettivi”, che guardano e puniscono in coro.


La “cancellazione” della cultura classica e dei grandi personaggi del passato negli Usa viene usata addirittura come stendardo di una “cultura” da alcuni gruppi di professori e studenti e dagli Usa tende a diffondersi in Europa.


La “correttezza politica” e la “cancellazione” sono utilizzate col medesimo proposito

con cui nelle società premoderne si mettevano al rogo le streghe:

per incutere paura nei cuori, in maniera da imporre il bavaglio ed indurre molti a tacere

ed a stare a guardare ed incoraggiare altri a portare il loro legnetto, per ravvivare il fuoco dei roghi.



Sono pochi coloro che si dedicano concretamente alla caccia alle streghe,
ma c’è un ampio gruppo che si mette al loro seguito.


E c’è un gruppo ancora più ampio che resta in silenzio.


C’è per fortuna anche un gruppo minuscolo che si oppone alla caccia.


Alcuni giornali e giornalisti critici (per fortuna ce ne sono ancora) denunciano la malattia interna dell’Occidente che si autoflagella, un veleno che si diffonde ad opera dei suoi stessi chierici e che lo sta lentamente trasformando in una società in buona parte illiberale e premoderna.

Quei giornalisti sanno di rischiare di poter essi stessi essere additati al pubblico ludibrio come streghe.


Ci si chiede: quanto resisteranno ancora?

O quando saranno essi stessi chiamati “streghe” ed avviati al rogo (mediatico, ben s’intende).

I prossimi potremmo essere noi.


Il liberalismo è assediato da un veleno, dalla nuova ortodossia illiberale,

che si presenta come iper-liberale e iper-democratica e che si è radicata dappertutto,

comprese le stesse istituzioni culturali incaricate di diffondere il pluralismo della cultura 
 
e delle opinioni.


È la nuova religione neo-zdanoviana del politicamente corretto.


Questa ideologia si ammanta dell’idea di un “nuovo umanesimo” post-cristiano e post-liberale,

che sarebbe ancora più universalista e più inclusiva dell’universalismo cristiano e liberale.


Ma non dice mai in cosa consisterebbe questo nuovo umanesimo.


Non può dirlo perché non esiste, dato che nulla può essere più inclusivo dell’affermazione cristiana

della sacra dignità di ogni essere umano e nulla può essere più universalista

della affermazione liberale dell’eguaglianza nei diritti umani di ogni individuo a prescindere da sesso,
 
 razza, religione, cultura e opinione.


Ma intanto quell’ideologia, nonostante il suo nullismo, persegue

e persiste nella cancellazione (nichilista, appunto) della cultura occidentale, cristiana e liberale.



Si ammanta del linguaggio del progresso, dell’anti-razzismo, dell’anti-discriminazione.


Essa promette un futuro radioso della “fusione” delle varie civiltà e culture, di fratellanza universale, che chiama “inclusione”.


Ma essa minaccia di far rivivere le divisioni culturali, religiose e persino razziali,
e di trascinarci in un passato premoderno e tribale di censure, autocensure e oscurantismo.

E di conflitti, dove siamo tutti schierati uno contro l’altro secondo la tribù di appartenenza.

Molti si lasciano ingannare dalle etichette che quell’ideologia ostenta
e dalle maschere dietro cui si nasconde il suo volto.


È il volto demoniaco del potere per il potere.


È questo il vero volto che si nasconde dietro le ubbìe del politicamente corretto
.


Esso mira costantemente a presentare normali opinioni come presunte malattie psichiatriche (omotransfobia, islamofobia).


Alla maniera di Zdanov e di Leonid Breznev.


E ad introdurre negli ordinamenti giudiziari liberali sempre nuovi reati di opinione che mettono o inducono al bavaglio e all’autocensura.


È questo il caso dell’Italia dove si discute sul cosiddetto “Ddl Zan” che, se approvato anche al Senato, sanzionerebbe come “incitamento alla discriminazione” anche legittime opinioni come quella,
per esempio, secondo cui “un bambino ha bisogno di un padre ed una madre”

o quella che afferma la realtà e la rilevanza del sesso biologico, o che la maternità surrogata conduce al commercio dei bambini.


Vero o falso, Enrico Letta?