Il neo-totalitarismo italiano
L’Italia ha avuto finora manifestazioni sporadiche e specifiche, ma non meno preoccupanti,
di questo nuovo “totalitarismo”.
Il neo-totalitarismo politicamente corretto in Italia si è in pratica focalizzato sulla dialettica fascismo-antifascismo oltre che sull’attacco laicista alla tradizione cattolica e ha avuto caratteristiche mediatico- giudiziarie.
Ricordiamo solo i principali episodi :
La più rilevante manifestazione del neo-totalitarismo nelle Università e nei media italiani
è stata la lunga persecuzione subita dallo storico Renzo De Felice, accusato per decenni dagli storici di sinistra
di volere “riabilitare il fascismo” e di “revisionismo storico” solo perché aveva,
nei suoi studi e nella sua monumentale biografia di Benito Mussolini,
osato presentare come un regime illiberale e non democratico che aveva goduto, nonostante tutto,
del consenso della gran parte degli italiani e come un “fenomeno storico” del tutto concluso ed irripetibile.
Alle critiche, alle accuse e alle richieste di alcuni storici di sinistra che gli fosse addirittura revocata la cattedra, si aggiunsero le contestazioni e le minacce di alcuni gruppi politici studenteschi della sinistra radicale, uno dei quali, Lotta Continua, minacciò persino di impedirgli fisicamente di tenere le sue lezioni universitarie, proprio come avveniva nel periodo fascista ai danni di accademici antifascisti.
Il tentativo di mettere il bavaglio totalitario a Renzo De Felice fallì anche perché alcuni politici della sinistra,
tra cui alcuni leader comunisti come Giorgio Amendola, difesero anche contro la protervia degli storici comunisti, la serietà e la professionalità del lavoro di De Felice.
Nel gennaio del 2008 al Papa Benedetto XVI fu impedito di parlare all’Università La Sapienza di Roma
da circa 70 professori (prevalentemente fisici) laicisti di sinistra e da alcuni gruppi di studenti estremisti,
ovviamente “antifascisti” di sinistra solo perché nel 1990 l’allora cardinale Joseph Ratzinger aveva citato
(avvertendo di non volerla “usare in funzione apologetica”) la frase dell’epistemologo laico Paul Feyerabend secondo cui :
“la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo”
in occasione del processo a quest’ultimo.
Il neo-totalitarismo in Italia si è manifestato finora soprattutto come “circo mediatico-giudiziario”
orchestrato da un’alleanza :
tra il Partito degli intellettuali illuminati (Pii) collegati al Partito Democratico (Pd),
con il Partito dei procuratori politicizzati (Ppp)
e con il Partito del giornalista collettivo (Pgc),
mostratosi prono ai voleri delle procure e delle forze di sinistra.
Il loro fuoco neo-totalitario si è concentrato soprattutto sui leader politici
che si opponevano all’egemonia catto-comunista nelle massime istituzioni politiche e culturali italiane.
Prima Bettino Craxi, poi Silvio Berlusconi
sono stati colpiti da una continua e martellante campagna mediatica,
che li additava alla pubblica esecrazione come inaffidabili e impresentabili “fascisti in pectore”.
Soprattutto Berlusconi, gratificato dell’epiteto di “caimano”, è stato vittima
di una serie di controverse inchieste giudiziarie (oltre 70), rivelatesi inconsistenti,
che lo indicavano come responsabile di vari reati.
Insieme ai grandi leader nazionali sono stati raggiunti dalla falce mediatico-giudiziaria
diversi uomini politici di rango medio e diversi cittadini comuni.
Questa specificità italiana è stata dovuta ad una eccessiva estroflessione del potere
di un nutrito gruppo di procuratori politicizzati, che hanno potuto invadere il terreno di tutti gli altri
poteri
e organi dello Stato senza che alcuno di essi potesse controllarlo e bilanciarlo.
Il risultato?
La messa in discussione dello Stato di diritto e della democrazia liberale in Italia,
avvicinandola ad una democrazia giudiziaria illiberale.
Ancora oggi il potere del “Partito dei procuratori politicizzati” è un potere assoluto e incontrollato
che, specie se continuerà a godere di coperture politiche e mediatiche,
può essere la base di un totalitarismo politico-mediatico-giudiziario di cui già si sono visti i segni.
Il tema di fondo dominante nel neo-totalitarismo italiano è stato finora quello
della archeologica guerra culturale fascismo/antifascismo.
È una guerra anacronistica e strumentale, la cui continuazione artificiosa è servita in passato
a legittimare il Partito Comunista e l’Unione Sovietica come parte del mondo democratico,
in quanto parte attiva dell’antifascismo e dell’antinazismo degli anni Quaranta del Novecento.
Oggi continua ad essere utile per etichettare, delegittimare e tenere lontani dal Governo del Paese
i leader e le forze del centrodestra, stigmatizzati come “fascisti” e “razzisti”.
Vale ancor oggi quanto scrisse Leonardo Sciascia oltre 20 anni fa,
quando ancora non esisteva l’espressione politicamente corretto, ma ne esisteva la sostanza:
“Il più bello esemplare di fascista in cui ci si possa oggi imbattere
è quello del sedicente antifascista unicamente dedito a dare del fascista a chi fascista non è”.
Oggi potremmo aggiungere anche a chi razzista e omofobo non è.
Se finora il neo-totalitarismo italiano ha avuto come tema principale l’antifascismo archeologico
e di maniera,
l’eventuale approvazione del Ddl Zan offrirà nuove armi ideologiche e giudiziarie,
perché a quella tematica si aggiungeranno i reati di opinione relativi alla teoria del gender
che quel Ddl mira a fare divenire ideologia di Stato.
Oltre 20 anni fa Pier Paolo Pasolini profetizzò l’avvento di una
“epoca in cui il nuovo potere
utilizzerà le parole libertarie per creare un nuovo potere omologato,
una nuova inquisizione e un nuovo conformismo. E i suoi chierici saranno chierici di sinistra”.
Forse ci siamo.
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