8 giu 2021

Libertà due

 Il politicamente corretto si presenta in apparenza come un’innocua etichetta linguistica,
una semantica dell’eufemismo iper-rispettosa delle minoranze svantaggiate, magari un po’ eccessiva,
un po’ puritana e talvolta ridicola, ma mirante ad un ingentilimento del linguaggio.

Esso promette, come in una “Lourdes linguistica”, di superare, con un linguaggio più rispettoso,
le discriminazioni e le degradazioni ai danni degli individui appartenenti a minoranze svantaggiate e denigrate.

In apparenza il politicamente corretto nasce da una sete interiore di giustizia,
da una pulsione a difendere le vittime dell’oppressione,
da un anelito liberale e progressivo verso una società più giusta e gentile.


Ma i fatti contraddicono questi apparenti obbiettivi edificanti

e mostrano che dalle iniziali buone intenzioni di ingentilimento del linguaggio

e della società nasce un nuovo totalitarismo
.


Non c’è oggi in Occidente alcun gulag,
alcuna polizia segreta,
ma stiamo assistendo alla nascita, in nuove forme, di un totalitarismo,
arbitro del linguaggio e del pensiero,
con persecuzioni sia mediatiche,
sia giudiziarie,
che mette nel mirino soprattutto i difensori della tradizione,
della cultura occidentale e, a volte, del semplice buon senso.


La civiltà occidentale è considerata dalla nuova ideologia come intrinsecamente colpevole,
reproba e anzi geneticamente razzista, sessista, omo-transfobica.

E i suoi difensori vengono accusati pretestuosamente :

di omo-transfobia solo perché difendono la famiglia naturale
e la rilevanza del sesso biologico nel definire l’identità di genere;

di razzismo solo perché si oppongono alle ideologie esse sì razziste, anti-occidentali e anti-bianche;

vengono tacciati di colonialismo e schiavismo perché si rifiutano di avallare le ricostruzioni storiche fantasiose e paranoidi degli “antirazzisti”;

vengono accusati di identitarismo eurocentrico o di “tradizionalismo di stampo fascista”                   sol che affermino le radici cristiane o nazionali della propria identità.



Il risultato è che chi vuole preservare la sua vita sociale,
deve allinearsi e mettere a tacere il suo eventuale dissenso al cospetto di un potere immateriale, ma non meno totalitario:

quello del Partito degli intellettuali illuminati (Pii) antirazzisti, anti-omofobi e antifascisti.


Questo neo-totalitarismo si manifesta, soprattutto, nel mondo accademico e nei media,
ma anche nelle istituzioni statali e in particolare in quelle giudiziarie quando,
come in Finlandia ed in altri Paesi occidentali, si approvano leggi ideologiche e liberticide
che criminalizzano le opinioni contrarie al politicamente corretto.

Esso tende a diffondersi persino nelle imprese private intimidite dall’aggressività (e dalle lobby politicamente corrette).

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