Un totalitarismo, con caratteristiche sia ideologiche sia mediatico-giudiziarie,
sta emergendo in Occidente dalla presunta “gentilezza”
e dal presunto “liberalismo” della ideologia del politicamente corretto.
Lo documentano alcuni recenti fatti avvenuti in Europa.
Il Procuratore generale della Finlandia, il 30 aprile scorso,
ha aperto un procedimento penale contro il vescovo di una chiesa evangelica luterana, Juhana Pohjola,
per “incitamento all’odio” perché in un libretto aveva scritto tra l’altro
che nella dottrina cristiana “il matrimonio è inteso solo tra un uomo e una donna”.
Per lo stesso libretto, intitolato “Maschio e femmina (Dio) li creò”
sarà processata anche l’ex leader della Democrazia Cristiana finlandese, signora Paivi Rasanen,
medico, membro del Parlamento ed ex ministro dell’Interno finlandese tra il 2011 e il 2014.
In particolare la parlamentare democristiana finlandese viene accusata di “agitazione di odio etnico”
per avere sostenuto che le pratiche omosessuali non possono che essere definite un “peccato”
dalle chiese cristiane perché “altrimenti verrebbe veno la necessità di un Salvatore”.
A Parigi nei giorni scorsi sul Boulevard de Ménilmontant,
trecento fedeli cattolici riunitisi per onorare la memoria di una decina di “martiri”
(tra cui l’allora arcivescovo di Parigi, Georges Darboy) fucilati dai comunardi della Comune parigina del 1870, sono stati attaccati e malmenati al grido di “morte ai fascisti” da numerosi “antifa”.
Così vengono chiamati quei giovani fanatici francesi che, in omaggio all’ideologia del politicamente corretto,
vedono il fascismo quasi dappertutto e in particolare nei conservatori,
nei tradizionalisti e persino in una innocua cerimonia religiosa.
Uno dei fedeli feriti, colpito alla testa dagli “antifa”, è stato ricoverato.
Gli altri si sono dovuti rifugiare nella vicina chiesa di Notre-Dame de la Croix
fino a quando la polizia non li ha messi in salvo.
“Fascismo degli antifascisti politicamente corretti” hanno commentato alcuni giornali di destra.
In Belgio quattro membri dell’organizzazione fiamminga tradizionalista moderata “Voorpost”
sono stati condannati nei giorni scorsi a sei mesi di carcere per aver
esposto uno striscione con la scritta “Stop all’islamizzazione”.
Quello striscione è stato ritenuto da un tribunale “incitamento all’odio”
perché mirante a “convincere che in futuro l’Islam dominerà le Fiandre”, come si legge nella sentenza.
“Dire Stop all’islamizzazione sarebbe un delitto?”, si è chiesto polemicamente il quotidiano belga Le Vif.
Il 3 giugno scorso, a Parigi, è cominciato il processo sul “caso Mila”,
la liceale diciottenne rea di aver “offeso l’Islam”, da lei definita sui social “una religione di odio”.
La ragazza ha ricevuto per questo ben 100mila minacce di morte in un anno e mezzo:
quasi 200 minacce al giorno ad opera di quei gruppi misti di musulmani salafiti
di origine mediorientale e di francesi “antirazzisti”, “anticolonialisti” e “antifa”.
Mila è sotto scorta dal febbraio 2020 e ha dovuto cambiare due istituti
prima di rassegnarsi a rinunciare alla scuola e a vivere chiusa in casa, per motivi di sicurezza.
I gruppi “anti-razzisti” francesi combattono soprattutto la presunta “islamofobia”.
Sono molte decine gli intellettuali francesi che vivono reclusi e protetti dalla polizia
perché sono accusati di “islamofobia” da aggressivi gruppi composti da salafiti di origine mediorientale
e dai loro alleati francesi di sinistra “anti-razzisti”.
Per questo in Francia pochi osano pronunciare giudizi critici sulla religione musulmana.
Il mese scorso il cappellano del Trinity College di Cambridge, Bernard Randall,
è stato licenziato per le sue critiche alla teoria del gender e al programma Lgbtqi introdotto nella sua scuola.
All’Università di Cambridge la nota femminista nera, lesbica ed ebrea, Linda Bellos,
si è vista ritirare l’invito dall’Ateneo per l’opposizione di attivisti transgender che non le perdonano le sue posizioni antitrans.
Essere donna, nera, ebrea, lesbica e femminista non basta più ad evitare l’ostracismo delle lobby Lgbtqi.
Ora bisogna anche essere assolutamente accondiscendenti verso i trans.
Lo conferma l’annullamento del corso da parte della stessa Università di Cambridge
al filosofo canadese Jordan Peterson, anche lui perché “reo” di “transfobia”.
Si tratta solo di alcuni dei più recenti episodi europei che mostrano
il volto intollerante e tendenzialmente totalitario del politicamente
corretto.
Alcune opinioni in Occidente stanno ridiventando anatema e reato.
Negli Usa sono già centinaia le sue vittime.
Il nuovo database americano, “Cancelled People”, ha elencato i nomi di circa 200 personalità
(solo quelle ben note e di primo piano) del mondo culturale, universitario o giornalistico americano e anglosassone
che negli ultimi 5 anni sono state sottoposte a gogna mediatica e cancellate dallo spazio pubblico.
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