19 giu 2021

Leggete bene e con attenzione

 Sui vaccini Covid-19 abbiamo sentito tutto e il contrario di tutto,
non è facile formarsi un’opinione e prendere delle decisioni.

Non è facile districarsi nel groviglio d’informazioni contraddittorie e spesso false
che ci arrivano dai media
e ancora meno in un dibattito dove tutti intervengono con giudizi che non vogliono mettere in discussione.

Come sempre, servono risposte, ma le risposte giuste si trovano solo quando si fanno le domande giuste.

Per aiutarvi a trovarle abbiamo rivolto una serie di domande a un team di medici inglesi (Unite4Truth),
che si è espresso in particolare sulla somministrazione di vaccini Covid-19 a bambini e ragazzi.


Perché se è difficile prendere una decisione informata che riguarda noi stessi,
lo è ancor di più avere la responsabilità di scegliere al posto dei nostri ragazzi.


Sentiamo cosa hanno da dirci in questa intervista,
dove ad interrogarli è un medico nostrano:

il Prof. Giovanni Vanni Frajese, docente universitario e specializzato in endocrinologia.



L’intervista del Prof. Frajese

Prof. Frajese: innanzitutto potete spiegarci chi siete e perché avete pensato di rivolgervi all’opinione pubblica?

Medici inglesi:
Siamo un gruppo di medici che operano in Gran Bretagna
e desideriamo informarvi delle nostre gravi preoccupazioni
in merito alle proposte per somministrare i vaccini COVID-19 ai bambini e ai ragazzi.
Problemi documentati, che vengono ignorati da molti operatori sanitari,
dai rappresentanti politici e dagli organi di governo.
Quelli che, come noi, tentano di esporre la situazione vengono ignorati, licenziati o censurati.


Prof. Frajese: sono un medico e un professore universitario, ma cosa dite?
Non vi rendete conto che in questo momento è fondamentale vaccinare tutti, così da poter tornare a vivere?
Come potete da medici insinuare paura nella popolazione? È incredibile.


Medici inglesi:
È proprio questo che ci preoccupa.
Documenti governativi suggeriscono che l’implementazione del vaccino Covid-19
nei bambini di età superiore ai 12 anni sia già pianificata per settembre 2021.


Prof. Frajese: Certamente, il piano vaccinale comprenderà di immunizzare tutta la popolazione a scaglioni di fasce di età.

Medici Inglesi:
I vaccini, come qualsiasi altro trattamento medico, comportano diversi rischi e benefici.
Il rapporto rischi benefici cambia moltissimo a seconda dell’età del paziente a cui viene somministrato.

Per i vaccini Covid-19, i potenziali benefici sono evidenti per gli anziani e per pazienti vulnerabili,
tuttavia, per i bambini, l’equilibrio tra rischi e benefici sarebbe molto diverso.



Prof Frajese: Ma cosa dite? Non sperimenterebbero mai sui bambini vaccini non sicuri!


Medici Inglesi:
Ricordate il vaccino contro l’influenza suina, Pandemrix?
Lanciato a seguito della pandemia del 2010,
ha provocato in bambini e adolescenti oltre mille casi di una lesione cerebrale devastante (narcolessia), prima di essere ritirato.

Poi ci fu in Dengvaxia, un nuovo vaccino contro la Dengue,
che fu distribuito anche ai bambini prima dei risultati completi dello studio
e ne sono morti una ventina per un possibile aumento della risposta immune dovuta agli anticorpi,
prima che il vaccino fosse ritirato.



Non dobbiamo rischiare di ripetere errori del genere con i vaccini Covid-19:
l’impatto sarebbe devastante, non solo per la popolazione colpita, ma in generale sulla campagna vaccinale.


Prof Frajese: Ma qual è il vostro punto?

Medici inglesi:
Nessun intervento medico dovrebbe essere introdotto per tutti,
ma per ogni gruppo di età e di persone si dovrebbero adottare misure diverse.

Questo approccio è stato delineato lo scorso ottobre dal capo della task force governativa inglese sui vaccini, Kate Bringham, che ha affermato:

“Dobbiamo solo vaccinare tutti coloro che sono a rischio.
Non ci sarà vaccinazione per le persone sotto i 18 anni.
Vaccino solo per le persone sopra i 50 anni, incentrato sugli operatori sanitari, sugli assistenti domiciliari e sui soggetti vulnerabili."


Prof Frajese: mi sembra sensato, proteggere le categorie a rischio e non correre il rischio di danneggiare le altre categorie.

Medici inglesi:
I bambini sani hanno pochissime possibilità di contrarre il Covid-19, con un rischio di morte di 1 su 2,5 milioni.

Nessun bambino precedentemente sano di età inferiore ai 15 anni è morto durante la pandemia nel Regno Unito.

I ricoveri in ospedale, o in terapia intensiva, sono estremamente rari,
la maggior parte dei bambini risultano asintomatici o con sintomi molto lievi.


Prof Frajese: resta però il problema dell’immunità di gregge, che è importante per gli anziani e per le persone fragili.


Medici inglesi:
“L’immunità sviluppata naturalmente da bambini e ragazzi darà un’immunità generale più ampia e duratura rispetto a quella acquisita con la vaccinazione.”


Prof Frajese: ci spieghi perché molti bambini saranno già immuni.

Medici inglesi:
Già due terzi della popolazione adulta inglese, per esempio, ha ricevuto almeno una dose di un vaccino Covid-19.
I modelli che presumono che la vaccinazione dei bambini sia necessaria per raggiungere l’immunità di gregge
non hanno tenuto conto della percentuale di coloro che già avevano l’immunità prima di marzo 2020, coloro che l’hanno acquisita naturalmente.


Prof Frajese: Voi in Inghilterra siete avanti con la vaccinazione rispetto all’Italia, ma avete già raggiunto l’immunità di gregge?

Medici inglesi:
modelli matematici hanno elaborato di recente calcoli che ci confermano sia stata raggiunta dal 12 aprile 2021.
Ciò nonostante, la campagna vaccinale per fasce di età sempre più giovani continua.

Il 13 maggio, l’MHRA ha ricevuto un totale di 224.544 eventi avversi
(reazioni individuali al farmaco non desiderabili)
tra cui 1.145 morti in associazione con vaccini SARS-CoV-2, nella sola Inghilterra.


Le segnalazioni di ictus dovuti a trombosi venose cerebrali erano inizialmente in numero limitato,
ma con l’aumentare della consapevolezza, molte altre segnalazioni hanno portato alla conclusione
che il vaccino AstraZeneca non deve essere usato per adulti sotto i 40 anni di età e questo risultato,
imprevedibile, ha portato anche alla sospensione della sperimentazione sui bambini del vaccino Oxford AstraZeneca.


Prof Frajese: Si, infatti, non molti vogliono vaccinarsi con l’AstraZeneca.

Medici inglesi:
Eventi simili sono stati osservati purtroppo anche con i vaccini Pfizer e Moderna
sul sistema di segnalazione degli eventi avversi (Vaers) degli Stati Uniti.

È probabile che questo sia un effetto dovuto alla proteina Spike.

La possibilità di ulteriori problemi di salute non può essere esclusa.

In Israele, dove i vaccini sono stati ampiamente distribuiti a giovani e adolescenti,
il vaccino Pfizer è stato collegato a diversi casi di miocardite nei ragazzi,
e sono state sollevate preoccupazioni circa le segnalazioni di cicli mestruali alterati e sanguinamento anomalo nelle ragazze dopo il vaccino.


Prof Frajese: Non mi sembra gli americani dicano lo stesso, il vaccino è sicuro anche per i bambini, lo dicono tutti gli esperti più famosi.

Medici inglesi:
La cosa più preoccupante per quanto riguarda la possibile vaccinazione dei bambini,
è che c’è stato recentemente segnalato un numero preoccupante di decessi (4178),
associati alla vaccinazione, segnalati al sistema VAERS negli Stati Uniti.


Un gruppo, America’s Frontline Doctors, sta facendo causa al governo e ha raccolto 672,952 firme per fermare l’uso dei vaccini sperimentali.

In Israele sono al momento stimati 1600 decessi per la stessa causa.


Prof Frajese: Non mi state tranquillizzando, io ho una figlia adolescente.


Medici inglesi:
Tutti gli studi di fase 3 sul vaccino Covid-19 sono in corso
e non dovrebbero concludersi prima della fine del 2022/inizio 2023.

I vaccini sono, pertanto, attualmente ancora sperimentali
con solo un numero limitato di dati sulla sicurezza degli adulti a breve termine,
e assolutamente nessun dato a lungo termine disponibile.

Inoltre, molti utilizzano una tecnologia di vaccino a mRNA completamente nuova,
che non è mai stata precedentemente approvata per l’uso negli esseri umani.


Il mRNA è un profarmaco e non si sa quanta proteina spike produrrà un individuo.

Potenziali effetti a insorgenza tardiva possono richiedere mesi o anni per diventare evidenti.

I limitati studi sui bambini intrapresi fino ad oggi sono del tutto sottodimensionati
e non possono escludere effetti collaterali gravi, anche se non comuni.


Prof Frajese: Ma i bambini hanno tutta la vita davanti a loro!

Medici inglesi:
Sì, e i loro sistemi immunologici e neurologici sono ancora in fase di sviluppo,
rendendoli potenzialmente più vulnerabili agli effetti avversi rispetto agli adulti.

Sono già stati evidenziati collegamenti con malattie autoimmuni e possibili effetti sulla fertilità.

Un documento pubblicato di recente ha sollevato la possibilità che i vaccini a mRNA Covid-19
possano innescare malattie neurodegenerative, basate sui prioni.


Ma la cosa più importante è che tutti i rischi siano essi potenziali, conosciuti e sconosciuti,
devono essere considerati sul piatto della bilancia contro i rischi del Covid19 stesso.


Prof Frajese: Quindi un rapporto rischi/benefici molto diverso dovrà essere applicato ai bambini rispetto agli adulti. Mi sembra logico.

Medici inglesi:
c’è una saggezza importante nel giuramento di Ippocrate che afferma: “Primo: non fare del male”.

Tutti gli interventi medici comportano un rischio, quindi abbiamo il dovere di agire con cautela e proporzionalità.

Questo è particolarmente vero quando si prende in considerazione un intervento di massa su una popolazione assolutamente sana.

Deve esserci una chiara evidenza di benefici, di gran lunga superiori ai danni.

Le attuali evidenze disponibili mostrano chiaramente che il calcolo del rischio rispetto al beneficio
NON supporta la somministrazione di vaccini Covid-19 nei bambini.


Nella carta internazionale dei diritti del fanciullo si afferma che
“il bambino, a causa della sua immaturità fisica e mentale, ha bisogno di speciali tutele e cure, inclusa un’adeguata protezione legale”.

Come adulti, abbiamo il dovere di proteggere i bambini da danni non necessari e imprevedibili.

Concludiamo che è irresponsabile, in quanto non necessario, includere i bambini sotto i 18 anni nella vaccinazione Covid-19 nazionale.

Anche gli studi clinici sui bambini pongono enormi dilemmi etici,
alla luce della mancanza di potenziali benefici per i partecipanti allo studio, e dei rischi ancora sconosciuti.

Si dovrebbe attendere la fine degli attuali studi di Fase 3 e diversi anni di dati sulla sicurezza negli adulti, per escludere o quantificare tutti i potenziali effetti negativi.


Prof Frajese: E cosa proponete?


Medici inglesi:
Chiediamo ai nostri governi e alle autorità di non vaccinare i bambini contro il Covid-19.

È stata esercitata estrema cautela su molti aspetti della pandemia,
ma sicuramente ora è il momento più importante per esercitare la vera cautela:

non vogliamo essere la generazione di adulti che, per fretta e per paura, rischia la salute dei bambini.


Prof Frajese: Mi avete convinto, sono d’accordo.


Se leggendo questo articolo trovi anche tu vero e sensato quanto esposto dai seguenti colleghi,
firma la petizione per bloccare la sperimentazione sui bambini, è ora di fermarsi e riflettere.


Prof. Giovanni Vanni Frajese

N.B.

Il contenuto del presente articolo rappresenta una mia personale riflessione,
e non rappresenta in alcun modo l’opinione della Università presso cui presto servizio (Università di Roma “Foro Italico”), né l’OMA/WFO (Organizzazione Mondiale degli Agricoltori) di cui coordino il comitato scientifico.



Lista dei medici inglesi firmatari del documento:

Dr Rosamond Jones, MD, FRCPCH, retired consultant pediatrician

Lord Moonie, MBChB, MRCPsych, MFCM, MSc, House of Lords, former parliamentary undersecretary of state 2001-2003, former consultant in Public Health Medicine

Prof Anthony Fryer, PhD, FRCPath, Professor of Clinical Biochemistry, Keele University

Professor Karol Sikora, MA, MBBChir, PhD, FRCR, FRCP, FFPM, Dean of Medicine, Buckingham University, Professor of Oncology

Professor Angus Dalgleish, MD, FRCP, FRACP, FRCPath, FMed Sci, Professor of Oncology, St Georges Hospital London

Professor Richard Ennos, MA, PhD. Honorary Professorial Fellow, University of Edinburgh

Professor Anthony J Brookes, Department of Genetics & Genome Biology, University of Leicester

John A Lee, MBBS, PhD, FRCPath, retired Consultant Histopathologist, former Clinical Professor of Pathology at Hull York Medical School

Dr Alan Mordue, MBChB, FFPH (ret). Retired Consultant in Public Health Medicine & Epidemiology

Dr Elizabeth Evans, MA, MBBS, DRCOG, retired doctor

Mr Malcolm Loudon, MB ChB, MD, FRCSEd, FRCS (Gen Surg). MIHM, VR. Consultant Surgeon

Dr Gerry Quinn, Microbiologist

Dr C Geoffrey Maidment, MD, FRCP, retired consultant physician

Dr K Singh, MBChB, MRCGP, general practitioner

Dr Pauline Jones MB BS retired general practitioner

Dr Holly Young, BSc, MBChB, MRCP, Consultant physician, Croydon University Hospital

Dr David Critchley, BSc, PhD, 32 years in pharmaceutical R&D as a clinical research scientist.

Dr Padma Kanthan, MBBS, General practitioner

Dr Thomas Carnwath, MBBCh,MA, FRCPsych, FRCGP, consultant psychiatrist

Dr Sam McBride BSc (Hons) Medical Microbiology &Immunobiology, MBBCh BAO, MSc in Clinical Gerontology, MRCP(UK), FRCEM, FRCP(Edinburgh). NHS Emergency Medicine & geriatrics

Dr Helen Westwood MBChB MRCGP DCH DRCOG, general practitioner

Dr M A Bell, MBChB, MRCP(UK),FRCEM, Consultant in Emergency Medicine, UK

Mr Ian F Comaish, MA, BM BCh, FRCOphth, FRANZCO, Consultant ophthalmologist

Dr Jayne LM Donegan MBBS, DRCOG, DCH, DFFP, MRCGP, general practitioner

Dr Dayal Mukherjee, MBBS MSc Dr Clare Craig, BM,BCh, FRCPath, Pathologist

Mr C P Chilton, MBBS, FRCS, Consultant urologist emeritus

Dr Theresa Lawrie, MBBCh, PhD, Director, Evidence-Based Medicine Consultancy Ltd, BathDr Jason Lester, MRCP, FRCR, Consultant Clinical Oncologist, Rutherford Cancer Centre, Newport

Dr Scott McLachan, FAIDH, MCSE, MCT,DSysEng, LLM, MPhil., Postdoctoral researcher, Risk & Information management GroupMichael Cockayne, MSc, PGDip, SCPHNOH, BA, RN, Occupational health practitioner

Dr John Flack, BPharm, PhD. Retired Director of Safety Evaluation at Beecham Pharmaceuticals 1980-1989 and Senior Vice-president for Drug Discovery 1990-92 SmithKline Beecham

Dr Stephanie Williams, Dermatologist

Dr Greta Mushet, retired Consultant Psychiatrist in Psychotherapy. MBChB, MRCPsych

Dr JE, MBChB, BSc, NHS hospital junior doctor

Mr Anthony Hinton, MBChB, FRCS, Consultant ENT surgeon, London

Dr Elizabeth Corcoran, MBBS, MRCPsych, Psychiatrist, Chair Down’s Syndrome Research Foundation UK

Dr Alan Black, MB BS MSc Dip Pharm Med, retired pharmaceutical physician

Dr Christina Peers, MBBS,DRCOG,DFSRH,FFSRH, Consultant in Contraception & Reproductive Health

Dr Marco Chiesa, MD, FRCPsych, Consultant Psychiatrist & Visiting Professor, UCL

Elizabeth Burton, MB ChB, retired general practitioner

Noel Thomas,MA, MB ChB, DCH, DObsRCOG, DTM&H, MFHom, retired doctor

Malcolm Sadler,MBBS, FRCGP,retired general practitioner with 37 years in Medical Practice

Dr Ian Bridges, MBBS, Retired general practitioner

13 giu 2021

Giugno 2020 - Giugno 2021 - IDENTICI

 Questo il grafico in Lombardia dal marzo 2020 ad oggi.

 


Notate bene la situazione a Giugno 2020 e la situazione a Giugno 2021 

Grafico identico = Incidenza identica.

Perchè in estate non circola l'influenza. Questa la verità.


Però - nel frattempo - ci stanno inoculando un vaccino senza sperimentarlo,

senza conoscere gli effetti collaterali, senza sapere cosa succederà nel nostro organismo

a distanza di mesi ed anni. Però muoiono persone che se non l'avessero ricevuto non sarebbero morte.

Questa la seconda verità.


Un vaccino non vaccino per il quale stiamo facendo da cavia per quali interessi occulti ?

 

E "quasi" nessuno che invece cerca una cura, la soluzione più logica.

10 giu 2021

Ricordatevi sempre - a futura memoria - che questa è "la verità"

 Nel mio ultimo video, “Covid, le cure proibite”,
avevo previsto che in autunno sarebbe iniziata la battaglia contro le persone non vaccinate,
nel tentativo di colpevolizzarle per la eventuale persistenza del virus

In altre parole, dicevo, si sarebbe tentato di mettere cittadini gli uni contro gli altri,
nella speranza di usare i vaccinati per convincere le ampie sacche di non vaccinati
a cedere definitivamente ai desiderata di Big Farma.

Invece, a quanto pare, si vogliono accelerare i tempi.


Già oggi il "corriere della sera" pubblica un video di Beppe Severgnini intitolato 

“Quanta pazienza con gli attempati no-vax”.

Con il solito ditino alzato da maestrino di provincia, il nostro ignorante nazionale
si rivolge ai circa 4 milioni di sessantenni che finora non si sono vaccinati, sentenziando:

«Cari attempati no-vax, se potete permettervi certe fisime è grazie a noi,
alle decine di milioni di italiani che disciplinatamente si vaccinano e vi proteggono,
e con voi, diciamolo, hanno una gran pazienza».


Questo, per chi non l’avesse capito, sarà il refrain autunnale.

Severgnini viene semplicemente mandato in avanscoperta, “per vedere l’effetto che fa”.

Ritengo quindi necessario rispondere immediatamente, in modo categorico,
prima che questa diventi la narrativa ufficiale sul mainstream.


Caro Severgnini, è veramente tragico vedere mescolate in una sola persona tanta presunzione e tanta ignoranza:


1 – Non esiste ad oggi una sola ricerca scientifica randomizzata in doppio cieco

che dimostri in modo irrefutabile quale sia l’efficacia effettiva delle nuove terapie geniche

(comunemente, ma erratamente, definite "vaccini".

L’equivalenza automatica vaccino = immunizzazione esiste solo nella testa degli ignoranti.



2 – Per quanto ne sappiamo, dopo sei mesi di campagna vaccinale abbiamo delle percentuali di 

contagio ed un numero di morti giornalieri molto simili a quelli dell’anno scorso, nello stesso periodo.

Necessitano quindi dati statistici molto più completi prima di poter affermare

che le vaccinazioni abbiano avuto un qualunque effetto reale sulla riduzione della diffusione del virus.



3 – Sappiamo anche che i vaccinati possono comunque trasmettere il virus, come portatori 

asintomatici.

Non si può quindi escludere che siano proprio i vaccinati i primi responsabili per la persistenza del 

virus nel nostro ambiente sociale.



4 – È addirittura lecito sospettare che siano proprio i vaccinati a favorire l'emergenza delle nuove

 varianti.

Senza queste varianti, il virus molto probabilmente sarebbe già scomparso dalla faccia della terra.

Quindi, casomai, la persistenza del virus è colpa vostra.



Cordialmente, da un “attempato” che si informa

ad un altro attempato che, evidentemente, ignora gli elementi più essenziali di questa discussione.

8 giu 2021

Libertà tre

 Il neo-totalitarismo italiano


L’Italia ha avuto finora manifestazioni sporadiche e specifiche, ma non meno preoccupanti,
di questo nuovo “totalitarismo”.

Il neo-totalitarismo politicamente corretto in Italia si è in pratica focalizzato sulla dialettica fascismo-antifascismo oltre che sull’attacco laicista alla tradizione cattolica e ha avuto caratteristiche               mediatico- giudiziarie.


Ricordiamo solo i principali episodi :


La più rilevante manifestazione del neo-totalitarismo nelle Università e nei media italiani
è stata la lunga persecuzione subita dallo storico Renzo De Felice, accusato per decenni dagli storici di sinistra
di volere “riabilitare il fascismo” e di “revisionismo storico” solo perché aveva,
nei suoi studi e nella sua monumentale biografia di Benito Mussolini,
osato presentare come un regime illiberale e non democratico che aveva goduto, nonostante tutto,
del consenso della gran parte degli italiani e come un “fenomeno storico” del tutto concluso ed irripetibile.


Alle critiche, alle accuse e alle richieste di alcuni storici di sinistra che gli fosse addirittura revocata la cattedra, si aggiunsero le contestazioni e le minacce di alcuni gruppi politici studenteschi della sinistra radicale, uno dei quali, Lotta Continua, minacciò persino di impedirgli fisicamente di tenere le sue lezioni universitarie, proprio come avveniva nel periodo fascista ai danni di accademici antifascisti.

Il tentativo di mettere il bavaglio totalitario a Renzo De Felice fallì anche perché alcuni politici della sinistra,
tra cui alcuni leader comunisti come Giorgio Amendola, difesero anche contro la protervia degli storici comunisti, la serietà e la professionalità del lavoro di De Felice.


Nel gennaio del 2008 al Papa Benedetto XVI fu impedito di parlare all’Università La Sapienza di Roma
da circa 70 professori (prevalentemente fisici) laicisti di sinistra e da alcuni gruppi di studenti estremisti,
ovviamente “antifascisti” di sinistra solo perché nel 1990 l’allora cardinale Joseph Ratzinger aveva citato
(avvertendo di non volerla “usare in funzione apologetica”) la frase dell’epistemologo laico Paul Feyerabend secondo cui :
la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo

 in occasione del processo a quest’ultimo.


Il neo-totalitarismo in Italia si è manifestato finora soprattutto come “circo mediatico-giudiziario”
orchestrato da un’alleanza :

tra il Partito degli intellettuali illuminati (Pii) collegati al Partito Democratico (Pd),

con il Partito dei procuratori politicizzati (Ppp)

e con il Partito del giornalista collettivo (Pgc),

mostratosi prono ai voleri delle procure e delle forze di sinistra.



Il loro fuoco neo-totalitario si è concentrato soprattutto sui leader politici
che si opponevano all’egemonia catto-comunista nelle massime istituzioni politiche e culturali italiane.

Prima Bettino Craxi, poi Silvio Berlusconi
sono stati colpiti da una continua e martellante campagna mediatica,
che li additava alla pubblica esecrazione come inaffidabili e impresentabili “fascisti in pectore”.

Soprattutto Berlusconi, gratificato dell’epiteto di “caimano”, è stato vittima
di una serie di controverse inchieste giudiziarie (oltre 70), rivelatesi inconsistenti,
che lo indicavano come responsabile di vari reati.

Insieme ai grandi leader nazionali sono stati raggiunti dalla falce mediatico-giudiziaria
diversi uomini politici di rango medio e diversi cittadini comuni.


Questa specificità italiana è stata dovuta ad una eccessiva estroflessione del potere

di un nutrito gruppo di procuratori politicizzati, che hanno potuto invadere il terreno di tutti gli altri 

poteri e organi dello Stato senza che alcuno di essi potesse controllarlo e bilanciarlo.


Il risultato?

La messa in discussione dello Stato di diritto e della democrazia liberale in Italia,
avvicinandola ad una democrazia giudiziaria illiberale.

Ancora oggi il potere del “Partito dei procuratori politicizzati” è un potere assoluto e incontrollato
che, specie se continuerà a godere di coperture politiche e mediatiche,
può essere la base di un totalitarismo politico-mediatico-giudiziario di cui già si sono visti i segni.


Il tema di fondo dominante nel neo-totalitarismo italiano è stato finora quello
della archeologica guerra culturale fascismo/antifascismo.

È una guerra anacronistica e strumentale, la cui continuazione artificiosa è servita in passato
a legittimare il Partito Comunista e l’Unione Sovietica come parte del mondo democratico,
in quanto parte attiva dell’antifascismo e dell’antinazismo degli anni Quaranta del Novecento.

Oggi continua ad essere utile per etichettare, delegittimare e tenere lontani dal Governo del Paese
i leader e le forze del centrodestra, stigmatizzati come “fascisti” e “razzisti”.


Vale ancor oggi quanto scrisse Leonardo Sciascia oltre 20 anni fa,
quando ancora non esisteva l’espressione politicamente corretto, ma ne esisteva la sostanza:

Il più bello esemplare di fascista in cui ci si possa oggi imbattere

è quello del sedicente antifascista unicamente dedito a dare del fascista a chi fascista non è
.


Oggi potremmo aggiungere anche a chi razzista e omofobo non è.


Se finora il neo-totalitarismo italiano ha avuto come tema principale l’antifascismo archeologico 

e di maniera, l’eventuale approvazione del Ddl Zan offrirà nuove armi ideologiche e giudiziarie,

perché a quella tematica si aggiungeranno i reati di opinione relativi alla teoria del gender

che quel Ddl mira a fare divenire ideologia di Stato.

 


Oltre 20 anni fa Pier Paolo Pasolini profetizzò l’avvento di una

 “epoca in cui il nuovo potere utilizzerà le parole libertarie per creare un nuovo potere omologato,

una nuova inquisizione e un nuovo conformismo. E i suoi chierici saranno chierici di sinistra”.




Forse ci siamo.

Libertà due

 Il politicamente corretto si presenta in apparenza come un’innocua etichetta linguistica,
una semantica dell’eufemismo iper-rispettosa delle minoranze svantaggiate, magari un po’ eccessiva,
un po’ puritana e talvolta ridicola, ma mirante ad un ingentilimento del linguaggio.

Esso promette, come in una “Lourdes linguistica”, di superare, con un linguaggio più rispettoso,
le discriminazioni e le degradazioni ai danni degli individui appartenenti a minoranze svantaggiate e denigrate.

In apparenza il politicamente corretto nasce da una sete interiore di giustizia,
da una pulsione a difendere le vittime dell’oppressione,
da un anelito liberale e progressivo verso una società più giusta e gentile.


Ma i fatti contraddicono questi apparenti obbiettivi edificanti

e mostrano che dalle iniziali buone intenzioni di ingentilimento del linguaggio

e della società nasce un nuovo totalitarismo
.


Non c’è oggi in Occidente alcun gulag,
alcuna polizia segreta,
ma stiamo assistendo alla nascita, in nuove forme, di un totalitarismo,
arbitro del linguaggio e del pensiero,
con persecuzioni sia mediatiche,
sia giudiziarie,
che mette nel mirino soprattutto i difensori della tradizione,
della cultura occidentale e, a volte, del semplice buon senso.


La civiltà occidentale è considerata dalla nuova ideologia come intrinsecamente colpevole,
reproba e anzi geneticamente razzista, sessista, omo-transfobica.

E i suoi difensori vengono accusati pretestuosamente :

di omo-transfobia solo perché difendono la famiglia naturale
e la rilevanza del sesso biologico nel definire l’identità di genere;

di razzismo solo perché si oppongono alle ideologie esse sì razziste, anti-occidentali e anti-bianche;

vengono tacciati di colonialismo e schiavismo perché si rifiutano di avallare le ricostruzioni storiche fantasiose e paranoidi degli “antirazzisti”;

vengono accusati di identitarismo eurocentrico o di “tradizionalismo di stampo fascista”                   sol che affermino le radici cristiane o nazionali della propria identità.



Il risultato è che chi vuole preservare la sua vita sociale,
deve allinearsi e mettere a tacere il suo eventuale dissenso al cospetto di un potere immateriale, ma non meno totalitario:

quello del Partito degli intellettuali illuminati (Pii) antirazzisti, anti-omofobi e antifascisti.


Questo neo-totalitarismo si manifesta, soprattutto, nel mondo accademico e nei media,
ma anche nelle istituzioni statali e in particolare in quelle giudiziarie quando,
come in Finlandia ed in altri Paesi occidentali, si approvano leggi ideologiche e liberticide
che criminalizzano le opinioni contrarie al politicamente corretto.

Esso tende a diffondersi persino nelle imprese private intimidite dall’aggressività (e dalle lobby politicamente corrette).

L I B E R T A' d'espressione, che parole "strane" ai giorni d'oggi.

 Un totalitarismo, con caratteristiche sia ideologiche sia mediatico-giudiziarie,
sta emergendo in Occidente dalla presunta “gentilezza
e dal presunto “liberalismo” della ideologia del politicamente corretto.

Lo documentano alcuni recenti fatti avvenuti in Europa.

Il Procuratore generale della Finlandia, il 30 aprile scorso,
ha aperto un procedimento penale contro il vescovo di una chiesa evangelica luterana, Juhana Pohjola,
per “incitamento all’odio” perché in un libretto aveva scritto tra l’altro
che nella dottrina cristiana “il matrimonio è inteso solo tra un uomo e una donna”.


Per lo stesso libretto, intitolato “Maschio e femmina (Dio) li creò”
sarà processata anche l’ex leader della Democrazia Cristiana finlandese, signora Paivi Rasanen,
medico, membro del Parlamento ed ex ministro dell’Interno finlandese tra il 2011 e il 2014.

In particolare la parlamentare democristiana finlandese viene accusata di “agitazione di odio etnico
per avere sostenuto che le pratiche omosessuali non possono che essere definite un “peccato”
dalle chiese cristiane perché “altrimenti verrebbe veno la necessità di un Salvatore”.


A Parigi nei giorni scorsi sul Boulevard de Ménilmontant,
trecento fedeli cattolici riunitisi per onorare la memoria di una decina di “martiri”
(tra cui l’allora arcivescovo di Parigi, Georges Darboy) fucilati dai comunardi della Comune parigina del 1870, sono stati attaccati e malmenati al grido di “morte ai fascisti” da numerosi “antifa”.

Così vengono chiamati quei giovani fanatici francesi che, in omaggio all’ideologia del politicamente corretto,
vedono il fascismo quasi dappertutto e in particolare nei conservatori, nei tradizionalisti e persino in una innocua cerimonia religiosa.

Uno dei fedeli feriti, colpito alla testa dagli “antifa”, è stato ricoverato.

Gli altri si sono dovuti rifugiare nella vicina chiesa di Notre-Dame de la Croix
fino a quando la polizia non li ha messi in salvo.


“Fascismo degli antifascisti politicamente corretti” hanno commentato alcuni giornali di destra.


In Belgio quattro membri dell’organizzazione fiamminga tradizionalista moderata “Voorpost
sono stati condannati nei giorni scorsi a sei mesi di carcere per aver esposto uno striscione con la scritta     “Stop all’islamizzazione”.

Quello striscione è stato ritenuto da un tribunale “incitamento all’odio”
perché mirante a “convincere che in futuro l’Islam dominerà le Fiandre”, come si legge nella sentenza.

“Dire Stop all’islamizzazione sarebbe un delitto?”, si è chiesto polemicamente il quotidiano belga Le Vif.


Il 3 giugno scorso, a Parigi, è cominciato il processo sul “caso Mila”,
la liceale diciottenne rea di aver “offeso l’Islam”, da lei definita sui social “una religione di odio”.

La ragazza ha ricevuto per questo ben 100mila minacce di morte in un anno e mezzo:
quasi 200 minacce al giorno ad opera di quei gruppi misti di musulmani salafiti
di origine mediorientale e di francesi “antirazzisti”, “anticolonialisti” e “antifa”.

Mila è sotto scorta dal febbraio 2020 e ha dovuto cambiare due istituti
prima di rassegnarsi a rinunciare alla scuola e a vivere chiusa in casa, per motivi di sicurezza.

I gruppi “anti-razzisti” francesi combattono soprattutto la presunta “islamofobia”.

Sono molte decine gli intellettuali francesi che vivono reclusi e protetti dalla polizia
perché sono accusati di “islamofobia” da aggressivi gruppi composti da salafiti di origine mediorientale
e dai loro alleati francesi di sinistra “anti-razzisti”.

Per questo in Francia pochi osano pronunciare giudizi critici sulla religione musulmana.


Il mese scorso il cappellano del Trinity College di Cambridge, Bernard Randall,
è stato licenziato per le sue critiche alla teoria del gender e al programma Lgbtqi introdotto nella sua scuola.


All’Università di Cambridge la nota femminista nera, lesbica ed ebrea, Linda Bellos,
si è vista ritirare l’invito dall’Ateneo per l’opposizione di attivisti transgender che non le perdonano le sue posizioni antitrans.

Essere donna, nera, ebrea, lesbica e femminista non basta più ad evitare l’ostracismo delle lobby Lgbtqi.

Ora bisogna anche essere assolutamente accondiscendenti verso i trans.

Lo conferma l’annullamento del corso da parte della stessa Università di Cambridge
al filosofo canadese Jordan Peterson, anche lui perché “reo” di “transfobia”.


Si tratta solo di alcuni dei più recenti episodi europei che mostrano il volto intollerante e tendenzialmente totalitario del politicamente corretto.


Alcune opinioni in Occidente stanno ridiventando anatema e reato.

Negli Usa sono già centinaia le sue vittime.

Il nuovo database americano, “Cancelled People”, ha elencato i nomi di circa 200 personalità
(solo quelle ben note e di primo piano) del mondo culturale, universitario o giornalistico americano e anglosassone
che negli ultimi 5 anni sono state sottoposte a gogna mediatica e cancellate dallo spazio pubblico.

 

3 giu 2021

Lobotomizzati svegliatevi prima che sia troppo tardi

 Ormai, l’espressione “grande reset” è diventata un vero e proprio topos della post-modernità.

Anzi, un topos dell’epoca post-Covid.

È il titolo di una nuova trama: dove si racconta di come sarà più bello, più verde, più giusto, più inclusivo il futuro.

Un “topos” è, per definizione, un “luogo comune”.

E il grande reset può considerarsi il luogo comune per eccellenza:

sembra essere, infatti, la chiave di accensione per fare del mondo un “luogo” gioiosamente condiviso da tutti i suoi abitanti, o quasi.

Ovvero il biglietto di ingresso per il rinnovato pianeta in cui vivremo, felici e contenti, fra dieci o vent’anni.

Quando, cioè, la “nuova normalità” post-pandemica non solo l’avremo digerita definitivamente,

ma addirittura – stando perlomeno ai cantori delle meraviglie del grande reset – la ameremo. 

 

Il progetto prevede, in sintesi, di trasformare la crisi pandemica in una “opportunità”:

in vista di un pianeta più vivibile,

di una società più equa,

di infrastrutture compiutamente digitalizzate e integrate grazie ai prodigi della quarta rivoluzione industriale.


Tutto bene, dunque?

Fino a un certo punto.

Ma non vogliamo qui aprire un dibattito su eventuali trame nascoste
sottese all’iniziativa dei promotori, e dei propugnatori, di questo “azzeramento” del mondo attuale.

Facciamo pure finta che sia tutto trasparente, tutto alla luce del sole.


In fondo, a chi non è mai capitato di pensare che l’attuale modello socio-economico
degli affari, della finanza, delle relazioni internazionali meriterebbe una bella rassettata?

Chi non ha avuto almeno una volta sulla punta della lingua le memorabili parole del grande Gino Bartali:
“Gli è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare”?


Forse, solo chi non ha letto gli ultimi report dell’Oxfam.

Secondo i quali, grossomodo, l’un per cento della popolazione mondiale detiene tanto patrimonio quanto il novantanove per cento residuo.


Ben venga, alla buon’ora, un grande reset, si potrebbe dire.

Finalmente un cambiamento “epocale”, una rivoluzione autentica,
all’insegna della giustizia sociale e delle istanze popolari – non necessariamente “populiste” –
di equità, solidarietà e ridistribuzione.

Che problema c’è, direte?

Per esempio che le rivoluzioni, di solito, le fanno le classi svantaggiate e le subiscono le classi dominanti.

Perlomeno se stiamo a Marx, uno che di rivoluzioni se ne intendeva.

E che magari ha sbagliato un sacco di previsioni, ma ci ha azzeccato, se non altro,
nel prevedere l’avvento di un capitalismo ipertrofico e onnivoro.

Un sistema in cui entità oligopolistiche sempre più concentrate, e potenti, avrebbero finito per divorarsi a vicenda.

Non sembra, dopotutto, una polaroid così sfuocata della nostra era attuale.



E allora, se ragioniamo in una logica marxiana

– diciamo pure da una prospettiva di lotta di classe, per usare una locuzione ormai obsoleta –

dovremmo forse dare un’occhiata agli ideatori

(e già che ci siamo anche ai piazzisti) del grande reset.


Altrimenti detto:

da chi prende il via la Rivoluzione “sociale”,

oltre che verde e digitale, del XXI secolo?




Dal World Economic Forum, una fondazione con sede a Cologny, vicino a Ginevra, in Svizzera,
sorta nel 1971 su impulso dell’economista ed accademico Klaus Schwab.


Al suo tradizionale meeting invernale di Davos partecipavano originariamente – e sono tuttora gli ospiti più graditi –
le teste d’uovo della crème de la crème del capitalismo globale.

Per capirci, all’ultimo raduno (tenutosi dal 26 al 29 gennaio scorso) c’erano, tra gli altri,

il numero uno di Volkswagen, Herbert Diess,

il presidente e ceo di Goldman Sachs, David Solomon,

e decine di altri plurimiliardari, leader di multinazionali e colossi bancari.


Ecco, questo è il parterre di menti “elevate” dal cui grembo è germogliato,

e nel cui contesto ha attecchito, il meraviglioso piano del “grande reset”:

azzerare questo balordissimo mondo fondato sulla disuguaglianza e sull’ingiustizia

e rifarne da capo uno più accogliente, anzi – come amano dire lorsignori, tra una tartina al caviale e 

una coppa di champagne degustati da uno chalet con vista alpina –

più “resiliente”.




Ora, chiedetevi:

un progetto di “ri-creazione” più equa dell’intera società umana

può credibilmente venire da coloro i quali appartengono, a pieno titolo,

a quell’un per cento di privilegiati di cui parlano le statistiche Oxfam succitate?




Un po’ come una Rivoluzione francese realizzata da clero e nobiltà, per così dire.

Eppure, non pochi “progressisti” applaudono come una svolta straordinaria
– per un mondo più smart, più partecipato e (dimenticavo) più verde –
la lotta dura e senza paura contro tutte le povertà sponsorizzata dai miliardari di Davos.

 

ahiahiahiahi