30 gen 2015

MAURIZIO R.i.p.



Addio a Maurizio Arcieri. Una delle sue canzoni più note è: «Cinque minuti e poi...»

Fondatore di Krisma e New Dada n’è andato a 72 anni.

OCCHIO ALLA LEGNA

Era andato a raccattare i rami secchi caduti dagli alberi del parco pubblico di Villa dei Leoni a Mira Taglio (Venezia), ma si è ritrovato denunciato per furto di bene pubblico a causa della segnalazione del consigliere grillino Riccardo Barberini.





Protagonista della vicenda è Alberto Mandro, 79 anni, che dopo aver visto un bel po' di legna abbandonata nel parco e sapendo che dopo le potature periodiche il Comune mette a disposizione delle collettività il legname per risparmiare sulla sua rimozione, ha ben pensato di caricarne un po' in macchina e di usarla per il caminetto.

"Stavo segando un vecchio ramo per mettere la legna in macchina quando mi si è avvicinato, qualificandosi imperiosamente come consigliere comunale, un ragazzo, Riccardo Barberini, che mi ha accusato di rubare il patrimonio pubblico del Comune", ha raccontato l'uomo, che ha provato a spiegare che si trattava di un ramo secco abbandonato a terra.

Barberini, però, non ha voluto sentire ragioni e ha chiamato i vigili che hanno dovuto agire d'ufficio, nonostante non avessero riscontrato danni: "Effettivamente abbiamo dovuto procedere con la denuncia per furto in quanto l’uomo stava portando via dal parco di Villa dei Leoni quello che tecnicamente è patrimonio pubblico. È scattata così la denuncia d’ufficio per furto.

Non potevamo fare altro", raccontano gli agenti al quotidiano La Nuova Venezia.

Così l'anziano dovrà subire un processo penale per furto .......

Ho ricevuto questo commento :
se si tratta di asporto del bene pubblico senza la compilazione dei moduli il fatto non sussiste in quanto l'ubicazione nonchè l'utilizzo e la spettanza del " bene " era comunque destinato ad uso del popolo , ovvero per i meno abbietti e o bisognosi .
Facendosi carico della rimozione tramite lavoro la persona ha solamente accelerato l'asporto evitando il marcimento causa pioggia , del suddetto bene .
Rimane la strada della controdenuncia presso giudice di pace , costo unico del bollo di 37 euro per diffamazione , falso in atto pubblico ovvero non v'è stato furto e offesa a pubblico cittadino , contro l'innocente asportatore di legna .
Da richiedersi in simile causa dal signore che ha asportato la legna danni morali per diffamazione , offesa morale e falso in atto pubblico per almeno 2 mila euro tramite denuncia al giudice di pace contro il consigliere comunale , oltre ai costi ivi accessori quali spese procedurali sostenute nei 37 euro del bollo necessario per la denuncia .
Se non ci si difende contro simili persone da 5000 - 10000 euro mensili ..

22 gen 2015

REQUISITI PENSIONE

Accesso pensione 2015

Dal 1 gennaio 2015, l’accesso alla pensione avrà questi requisiti:
  • Per gli uomini (autonomi e dipendenti di qualsiasi settore) e le lavoratrici del settore pubblico: 66 anni e tre mesi.
  •  Per le donne dipendenti del settore privato:  63 anni e 9 mesi
  • Donne lavoratrici autonome: 64 anni e 9 mesi.
 Accesso pensione 2016

Dal 1 gennaio 2016 per i lavoratori dipendenti maschi, sia del privato sia del pubblico e quelli autonomi, per l’accesso alla pensione di vecchiaia ci vorranno 66 anni e sette mesi (oltre a un minimo di 20 venti anni di contributi). 66 anni e 7 mesi anche per le lavoratrici dipendenti del pubblico impiego.
65 anni e 7 mesi invece per le lavoratrici del settore privato, così  per le lavoratrici autonome ci vorranno 66 anni e un mese dal primo gennaio 2016.

In tutti i casi sono sempre richiesti almeno 20 anni di anzianità contributiva.

21 gen 2015

AUGURI

Oggi compie gli anni una persona "speciale". AUGURI


15 gen 2015

RAVVEDIMENTO OPEROSO 2015 + TASSO LEGALE

Ravvedimento operoso: le novità 2015
Fino a tutto il 2014
Il contribuente può ricorrere al ravvedimento operoso soltanto nel caso in cui, ai sensi del comma 1 dell’articolo 13 del D.Lgs n. 472/97, “la violazione non sia già stata contestata e comunque non siano iniziati accessi, verifiche, ispezioni, o altre attività amministrative di accertamento” da parte del Fisco.
Il ravvedimento è possibile:
- entro 14 giorni dopo la scadenza mancata: sanzione allo 0,2% per ogni giorno di ritardo,
- entro 30 giorni: sanzione al 3%
- entro un anno: sanzione al 3,75%

Dal 2015
Con le modifiche della Legge di Stabilità le cause ostative all’utilizzo del ravvedimento operoso vengono limitate al solo caso in cui al contribuente venga notificato un atto di liquidazione o un avviso di accertamento.
In pratica, questo significa che un contribuente che ha ricevuto un Pvc a seguito di un’attività di ispezione e verifica da parte del Fisco potrà ancora usufruire del ravvedimento operoso per sanare la propria posizione.
Termini più lunghi
La Legge di Stabilità modifica i termini per usufruire del ravvedimento operoso, con una nuova riduzione delle sanzioni rispetto a quelle già in vigore.
In particolare, termini e sanzioni vengono così rimodulate:
Entro:
14 giorni dal termine per il versamento: sanzione dello 0,20% giornaliero;
30 giorni dal termine per il versamento: sanzione ridotta del 3%;
90 giorni dal termine per il versamento: sanzione ridotta del 3,3%;
1 anno dal termine per il versamento: sanzione del 3,75%;
2 anni dal termine per il versamento: sanzione del 4,2%;
Oltre
2 anni dal termine per il versamento: sanzione del 5%;
Naturalmente, oltre al versamento dell’imposta e della sanzione, in misura ridotta, il contribuente dovrà versare anche gli interessi di mora, calcolati al tasso legale annuo a partire dal giorno in cui il versamento avrebbe dovuto essere effettuato e sino al giorno di effettivo versamento.

In pratica, con le nuove regole il Fisco concede la possibilità di ravvedersi anche senza limiti di tempo, con sanzioni sempre ridotte, al massimo il 5%.
La sanzione piena, del 30% resta applicabile esclusivamente nel caso in cui il Fisco intervenga attraverso la comunicazione di un accertamento.


Ravvedimento IMU e Tasi: cosa cambia con la legge di Stabilità

Queste novità sul ravvedimento si applicano anche al pagamento in ritardo del saldo IMU e Tasi lo scorso 16 dicembre, in particolare il nuovo ravvedimento medio, e cioè la riduzione della sanzione a 1/9 se ci si ravvede entro 90 giorni. Se si pagano entro il 16 marzo 2015, la sanzione è ridotta al 3,3%.

Dal 1° gennaio 2015 il tasso di interesse legale passerà allo 0,5%, dall’attuale 1% che continuerà ad essere applicato fino al 31 dicembre 2014, per effetto del decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze dell’11 dicembre 2014, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 290/2014. Il dimezzamento della misura degli interessi legali avrà conseguenze positive anche sul ravvedimento operoso.

14 gen 2015

ESSERE DI SINISTRA .......

Qualche giorno fa in occasione dei settant’anni di Mario Capanna il Corriere della Sera ha titolato «una vita contro». Peccato che il giorno del compleanno del compagno Capanna non sia caduto qualche giorno dopo. Altrimenti il Corriere avrebbe potuto aggiungere un altro elemento al novero dei «contro»: contro il taglio del vitalizio.
Proprio in questi giorni lo storico leader sessantottino, già animatore delle proteste studentesche, già segretario di Democrazia proletaria, è tornato alla ribalta delle cronache dopo decenni di assenza. Motivo? Ha firmato, insieme a 53 ex colleghi, un ricorso per evitare il taglio del 10% del vitalizio proposto dal Pirellone di cui è stato consigliere regionale per una legislatura. Scelta che ha destato parecchie polemiche e che ha spinto il noto programma radiofonico La Zanzara, condotto da Giuseppe Cruciani con David Parenzo su Radio 24, ad intervistare Capanna. Che ci ha dato una gran notizia di cui dovremmo essergli tutti grati: non ha firmato il ricorso per lui, per miseri due-trecento euro (che a molti farebbero comodo). L’ha fatto per tutti noi giovani precari, cassintegrati, per i pensionati che al mese prendono un decimo di lui (500 contro oltre 5mila).
Alla domanda, prevedibile, di Cruciani che ha chiesto «sentendo questa notizia qualcuno ha commentato: Capanna è partito contestando il mondo ed è finito a contestare il vitalizio». Capanna ha risposto: «Schiocchezzina, schiocchezzina il problema non sono i cento o duecento euro di decurtazione, il problema è che se malauguratamente non ci venisse data ragione dal Tar si aprirebbe un precedente micidiale che riguarderebbe milioni di pensionati e lavoratori: ovvero che è lecito intaccare i diritti acquisiti che non sono privilegi ma diritti costituzionalmente garantiti». In pratica quel che Capanna ci sta dicendo è: mi hanno dato il vitalizio, ora nessuno me lo può togliere. Ma, attenzione, che non combatte per sé ma per gli altri. «Io la casta – ha aggiunto – la combatto dal 17 novembre 1967, dalla prima occupazione. Io prendo due vitalizi perché sono meritati. [...] La cifra può essere alta rispetto alla metà di pensionati che prende meno di mille euro, ma il punto è portare in alto le pensioni più basse non tagliare per invidia quelle più alte. Se il ricorso non passa vuol dire che tutti potremmo essere sottoposti al taglieggiamento delle pensioni».
Peccato che Capanna non consideri una cosa: il suo vitalizio (cosa diversa dalla pensione) è pagato con i nostri soldi. Non solo perché, cosa scontata, tutti i contributi sono stati pagati con soldi pubblici, ma anche perché i vitalizi sono calcolati secondo un sistema pesantemente retributivo: in pratica, qualunque sia la speranza di vita, il politico prende molto di più di quello che ha versato. Soldi pagati dalle nuove generazioni sottoposte, viceversa, a un sistema contributivo che darà loro meno di quello stanno versando. E visto che, come ben sa Capanna, i soldi non crescono sugli alberi ciò vuol dire che parte del suo vitalizio è pagato con la fiscalità previdenziale delle nuove generazioni. Motivo per cui tagliare a Capanna non significa fare un torto ai giovani bensì a un favore.
Per farla breve quarant’anni fa Capanna era un giovane che combatteva contro il potere e i privilegi degli anziani. Lo si fa sempre quando si è giovani. Peccato che poi, col tempo, s’invecchi.

.........


NON DIMENTICATE CHE SONO 2 I PAST PRESIDENT


Benefit che per legge sono garantiti a tutti gli ex capi di Stato italiani e mai soppressi nonostante le promesse di spending review.
  1. la scorta sarà fissa sotto casa e lo seguirà nei suoi spostamenti
  2. per Napolitano lavorerà uno staff che potrebbe arrivare a contare fino a quindici persone. Solo la segreteria da neo senatore a vita sarà, infatti, formata da almeno dieci persone
  3. A Sant'Ivo alla Sapienza, proprio di fronte a Palazzo Madama, Napolitano avrà un ufficio di oltre 100 metriquadri. Si tratta dello stesso ufficio che ospitò Oscar Luigi Scalfaro. "Qui - spiega l'Huffington Post, potrebbero lavorare un capo ufficio, due addetti ai lavori esecutivi, due a quelli ausiliari, tre funzionari generici, e un consigliere diplomatico". I funzionari saranno pagati (ovviamente) dal Senato
  4. ai funzionari del Senato andranno ad aggiungersi a quelli messi a disposizione del Quirinale. Secondo voci vicine all'ex presidente della Repubblica, a seguire Napolitano saranno un segretario personale, un "addetto alla persona" e un guardarobiere. Più, ovviamente, l'autista personale che lo seguirà in ogni spostamento
  5. il benefit dell'auto e dell'autista non spetterà solo a Napolitano, ma anche al figlio primogenito Giulio
Napolitano ha rinunciato all'indennità di fine mandato. Quindi niente vitalizio che solitamente si portano a casa gli ex parlamentari. Si limiterà a incassare i circa 15mila euro al mese destinati ai senatori a vita. "A questo - racconta l'Huffington Post - si aggiungeranno linee telefoniche protette che gli consentiranno di avere un filo diretto sia con il Quirinale sia con il Viminale, canali televisivi in bassa frequenza, collegamenti con agenzie e banche dati riservate".

8 gen 2015

BUFALA MEGA-GALATTICA

Roma, 8 gennaio 2015. Torniamo sull’argomento “giovani disoccupati”.
Di nuovo i media, citando l’Istat, sparano la cifra del 43,9%.
E’ una bufala!

Riprendiamo il comunicato dell’Istat sulla disoccupazione giovanile: “L’incidenza dei disoccupati di 15-24 anni sulla popolazione in questa fascia di età è pari all’12,2%”.

I media riportano, quindi, un dato “interpretato”, infatti, la disoccupazione sale al 43,9% se consideriamo disoccupati gli studenti e gli universitari!

E’ da mesi che i media riportano, in maniera errata, il dato sulla disoccupazione.

Evidentemente, non e’ un errore ma una scelta precisa. Allarmismo?
Sta di fatto che gli italiani non spendono per paura del futuro e ritengono che il modo migliore per tutelarsi e’ quello mettere in “frigo” i propri risparmi: non investono ne’ in immobili (anche perche’ sono cari) ne’ in strumenti finanziari.

Dal 2013 al 2014 sono aumentati i depositi bancari di ben 44 miliardi, per una cifra complessiva di risparmio di 1.709 miliardi.

Basterebbe spendere un decimo di quei 1.709 miliardi per rilanciare i consumi.

Evidentemente, cosi non si vuole. E ci si lamenta.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc

12 dic 2014

BUFFONI DI PALAZZO

Sembra che ai BUFFONI interessi veramente poco la difesa del Made in Italy.
Non ce n'è uno che sappia difendere gli interessi della nostra Nazione, buoni solo a parlare, parlare, parlare.
Hanno avuto 6 mesi - SEI - per cambiare qualcosa ed invece ....BUFFONI di Palazzo.

Luci e ombre sull’entrata in vigore delle norme che imporranno un cambiamento sulle nuove etichette per alimenti e bevande

Da sabato parte anche in Italia l’applicazione del regolamento comunitario 1169 del 2011, che uniforma in tutti i Paesi Ue le informazioni chiave sulla composizione del prodotto acquistato, rendendole più leggibili e trasparenti e aumentando la tutela contro le contraffazioni.

Il nuovo regolamento

Ma non è tutto oro quel che luccica.

Così se da un lato tra le novità delle nuove etichette ci sarà una maggiore evidenza sulla presenza di sostanze allergizzanti o che procurano intolleranze, l’indicazione del tipo di oli e grassi utilizzati, la data di congelamento e le informazioni sullo stato fisico degli ingredienti utilizzati – non sarà per esempio più possibile utilizzare il termine “latte” se si usano latte in polvere o proteine del latte – dall’altro

l’Ue toglie l’obbligo di indicare sull’etichetta dove vengono confezionati i prodotti.

In sostanza, non sarà più garantita la conoscenza dello stabilimento di produzione.
Un argomento delicato per la tutela del Made in Italy.

Fino ad ora, si legge nell’inchiesta dal titolo Quei cibi d’origine misteriosa, in Italia è stato obbligatorio indicare lo stabilimento di produzione degli alimenti in vendita negli scaffali dei supermercati e dei negozi di generi alimentari, lo ha stabilito la legge 109 del 1992.

Ma con il regolamento europeo cambiano le regole e la norma nazionale andrà in soffitta.

Le conseguenze? Scrivere sull’etichetta il luogo in cui l’alimento è stato lavorato diventerà facoltativo.

Infatti, come si legge sulle pagine del regolamento comunitario, si può pubblicare sulla confezione solo il nome del proprietario del marchio.

Una linea che penalizzerà il Made in Italy e le famiglie.

11 dic 2014

IMPORTANTE DA CONOSCERE

Una “legge salva-suicidi” che permette a chi è in gravi difficoltà economiche di rinegoziare i propri debiti contratti con banche, fornitori e persino con Equitalia, permettendo ai privati cittadini di non subire espropri finendo per perdere ogni cosa. Nella puntata de Le Iene andata in onda ieri sera, Mauro Casciari s è occupato della legge 3/2012, una legge varata per contrastare i devastanti effetti che la crisi economica ha avuto su molti privati cittadini, stretti in una morsa fatta di disoccupazione, riduzione dell’attività lavorativa e scadenze da onorare a cui non riescono più a far fronte anche a causa di eventi eccezionali.

RINEGOZIAZIONE DEBITO: COME FUNZIONA - Una legge, questa, che in pochi conoscono e che il programma di Italia 1 ha spiegato in modo piuttosto semplice: un cittadino non può dichiarare fallimento come se fosse una società, ma può andare in tribunale e chiedere di essere assistito da un esperto contabile che lo aiuta ad avere a che fare con i propri creditori, banche comprese. L’esperto analizzerà la situazione tra debiti e averi e proporrà ai creditori il cosiddetto “piano di rientro”: ovviamente non verrà restituita la totalità del debito, ma soltanto quello che il privato può realisticamente permettersi di pagare. La proposta, per andare in porto, deve essere accettata almeno dal 60% dei creditori. E la rinegoziazione del debito più portare a uno “sconto” anche del 50% sul totale del debito.

RINEGOZIAZIONE DEBITO: PERCHÉ CONVIENE - Ai creditori conviene accettare una simile proposta: per gli istituti di credito si tratta di un affare perché, nel caso in cui il cittadino non potesse più pagare il mutuo sulla casa e la banca decidesse di metterla all’asta, guadagnerebbe molto meno del prezzo iniziale per colpa della svalutazione degli immobili causata dalla crisi economica. Anche a Equitalia conviene accettare la rinegoziazione del debito perché, non potendo pignorare una prima casa, in questo modo riuscirebbe a rientrare in possesso di una parte dei soldi. Stesso discorso per le aziende e per i fornitori, che percepiscono dallo stato agevolazioni fiscali per il fatto di aver ricevuto meno entrate di quanto previsto.

RINEGOZIAZIONE DEBITO: LEGGE 3/2012 - La legge salva-suicidi, comunque, resta conosciuta da pochi e non di rado, purtroppo, si sente di persone che compiono un gesto estremo non riuscendo come andare avanti.

10 dic 2014

IN QUANTE CITTA' ACCADE ??


«Perchè la lavavetri si è nascosta?»
Una lettrice: ma la polizia ha tirato dritto

È successo domenica mattina ma questa lettrice ci scrive solo lunedì e ci racconta cosa significa, per lei, sentirsi cittadina. Per lei e i suoi figli.
«I miei figli sono abituati a vederla: appoggia la sua roba sul ciglio della strada, in un pezzo di verde sporco e abbandonato subito dopo il sottopasso, sullo slargo che va verso il centro. Lei ha i capelli lunghi e ogni tanto se li spazzola con noncuranza davanti a tutti e in mezzo alla strada. Poi riprende in mano i suoi attrezzi, la bottiglia di acqua sporca e tenta di lavare i vetri alle macchine che sono ferme al semaforo di via San Bernardino».
Inizia così una lettera arrivata alla mail di redazioneweb@eco.bg.it e oramai parlare dei lavavetri in città è cosa nota, neanche più è una notizia, considerando che sono una consuetudine per Bergamo: sono aumentate le persone che chiedono l’elemosina ai semafori, gli accattoni e venditori abusivi in centro e i lavavetri, quasi sempre rom che si appostano nelle vie in entrata e uscita per Bergamo, strade che dovrebbero essere il nostro biglietto da visita per i tanti turisti e, per quanto riguarda San Bernardino, strada vicinissima all’Università.
Ma la lettera prende un’altra piega e non vuole solo informare della presenza della donna che, abusivamente, lava i vetri: «A un centro punto, domenica mattina, la donna si è nascosta, perchè stava sopraggiungendo una volante della polizia locale di Bergamo: si è messa dietro al muro del ponte della ferrovia, un comportamento ridicolo dato che bastava vedere la sua roba sulla strada per capire che era lì e dubito che i poliziotti non l’avessero notata - continua la lettera -. Poi a un certo punto, mentre ero ferma al semaforo con in auto mia figlia, lei mi ha chiesto, candidamente: “Mamma, perchè la signora dalla gonna lunga si è nascosta?”».
«Allora io gliel’ho spiegata la regola, le ho spiegato della presenza della polizia e di cosa è giusto e sbagliato. L’ho spiegato a una bambina di 5 anni appiccicata con il suo faccino al finestrino. E quando sono arrivata in via Carducci e la volante della polizia locale era ferma accanto a me, non ho potuto no tirare giù il finestrino e dire ai due agenti che quella donna era nascosta e che non era giusto quanto stava accadendo in città: per una questione di decoro e di sicurezza».
Ed ecco cosa succede: «La risposta, sempre davanti a mia figlia, è stata che “la città ne è piena e sì, grazie della segnalazione” - continua la lettera -. A quel punto mi aspettavo che la macchina sarebbe tornata indietro, almeno il gesto di andare a controllare. Ma la vettura ha proseguito il suo viaggio lungo la Briantea e la domanda sapevo che sarebbe arrivata: “Mamma, ma la polizia non fa nulla?”. Sono certa che i due agenti avessero qualcosa di più importante e urgente da fare anche se la sensazione non è stata quella. Io ho fatto il mio dovere di cittadina, non so loro come pubblici ufficiali. E un po’ di amarezza ce l’ho: per mia figlia, più che altro e per il suo senso di sicurezza e fiducia nei confronti della sua città».

7 ott 2014

ANTICIPO TFR

Buongiorno.

C'è in corso un can can mediatico a dir poco vomitevole, contro il TFR in busta paga.
Ma si sa il perchè i sindacati - che dovrebbero fare gli interessi dei lavoratori - fanno invece i loro porci interessi, con il TFR

Prima di tutto. Già oggi il TFR per le aziende con 50 e più dipendenti, viene versato o all'Inps oppure - leggete bene - ai Fondi pensione.

Parliamo pertanto di - più o meno - "solo" 6 milioni di lavoratori e non 15 o passa.

Già oggi il lavoratore può chiedere un'anticipazione del TFR con modalità ben precise, perchè il TFR è una forma di "retribuzione differita" e pertanto sempre retribuzione è. ED è soggetto a "tassazione separata" max. 25%

Secondo i calcoli della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, la proposta del Governo metterebbe nelle buste paga dei lavoratori circa 40 euro al mese (in caso di Tfr erogato al 50%), circa 62 euro al mese (in caso di Tfr erogato al 75%) e circa 82 euro al mese (in caso di Tfr erogato al 100%). Se si decidesse di mantenere l'attuale regime fiscale, l’ammontare mensile varierebbe di circa 5 euro in eccesso.

La Fondazione ricorda che secondo quanto è emerso da un’indagine effettuata sulle microimprese, gli imprenditori vorrebbero liquidare il Tfr per favorire il clima aziendale e al tempo stesso evitare di dover versare somme superiori al loro volume d’affari al termine del rapporto di lavoro del dipendente

Pertanto, lasciamo decidere al LAVORATORE cosa fare della sua "retribuzione differita", ricordando che all'estero il TFR NON ESISTE.

Ed ai sindacati diciamo........l'america è finita, la pacchia è finita, i soldi che arrivano ai Vs. fondi pensione ora andranno a beneficio del lavoratore, subito....perchè ricordate che un fondo pensione non garantisce il ritorno del Vs. capitale.....leggete bene prima di firmare.

Il TFR se ne può andare in fumo...con i fondi pensione.

21 lug 2014

Volture e Subentri

La voltura, secondo l’Autorità dell’energia elettrica e gas, “è il contemporaneo passaggio del contratto di fornitura da un cliente a un altro senza interruzione dell’erogazione di energia elettrica o di gas”, mentre il subentro “a differenza della voltura, è l’attivazione della fornitura da parte di un nuovo cliente in seguito alla cessazione del contratto del cliente precedente, che ha richiesto anche la disattivazione del contatore”.
Il subentro, quindi, prevede due contratti diversi e il nuovo utente non è tenuto a rispondere dei debiti contratti dal vecchio intestatario poiché i due rapporti contrattuali sono distinti e separati e gli obblighi precedenti sono imputabili, quindi, a soggetti separati. Per i debiti esistenti, in questo caso, il gestore può rivalersi solo sul vecchio utente, in altre parole chi li ha contratti e non potrà rifiutare di attivare una nuova utenza per debiti lasciati in sospeso dal vecchio utente.
Se, invece, si tratta di una voltura, il problema è diverso: la voltura è una prassi più diffusa perché è più economica ed evita l’interruzione della fornitura e di nuovi contratti. In questo caso il nuovo intestatario si intesterebbe un contratto già esistente accollandosi anche il pagamento delle pendenze lasciate dal precedente utente che dovrà pagare al gestore prima di avere la voltura.

A quanto sembra, però, anche nel caso della voltura il nuovo utente non è tenuto saldare debiti contratti dal vecchio utente: le morosità pregresse resterebbero comunque contratte dal vecchio utente e pretenderne il pagamento dal nuovo contraente sarebbe comunque un illecito.
A giungere a questa conclusione è l’associazione ADUC che spiega:
“Come detto, non esiste una definizione codicistica del termine “voltura” contrattuale. L’unica definizione di “voltura” con una qualche forza normativa che siamo riusciti a rintracciare si trova all’art. 1 dell’Allegato A alla Delibera n. 348/07. Ebbene, contrariamente a quanto riportato nelle domande frequenti sul sito dell’Aeeg (come visto, “contemporaneo passaggio del contratto di fornitura da un utente all’altro”), la voltura è definita come segue: “è, in relazione al singolo punto di prelievo, la cessazione del contratto di trasporto con un cliente e la contestuale stipula del contratto con un nuovo cliente, senza disalimentazione del punto di prelievo stesso”.
Da questa definizione, recentemente utilizzata in alcune sentenze di merito, appare chiaro che anche nel caso di voltura si è in presenza di due contratti distinti, uno intestato al vecchio utente e uno intestato al nuovo utente. Proprio come accade nel subentro. Trattandosi di due contratti diversi, è evidente che il nuovo utente risponderà solo ed esclusivamente delle obbligazioni che nascono dal proprio contratto. Non sarà in alcun modo tenuto a pagare i debiti del precedente utente, debiti riferiti ad un contratto diverso cui egli è totalmente estraneo.

11 apr 2014

DIAMOCI UNA MOSSA O NON CI SARA' FUTURO

Fino a qualche tempo fa, Lei diceva che eravamo sull'orlo del baratro. Adesso, è convinto che la fine del mondo ci sia già stata.
«Non la fine del mondo, bensì la fine di un mondo. Siamo usciti dal mondo moderno, dove i riferimenti erano stabili e la forma politica dominante era lo Stato-nazione, e siamo entrati in un mondo postmoderno, dove la visone di lungo termine è ovunque sostituita dall'effimero. È un mondo liquido, deterritorializzato, dominato dalle nozioni “marittime” di flussi e di reti».
Però Lei parla di «colpo di Stato europeo».
«Colpo di Stato è forse eccessivo, in quanto sono gli stessi Stati ad aver accettato di essere progressivamente spogliati delle sovranità politiche, finanziarie e di bilancio. L'Unione europea, che si è organizzata dall'alto (con la Commissione di Bruxelles) verso il basso ha solo seguito questa inclinazione naturale».
Che ne pensa del refrain austerità/crescita?
«L'austerità non riporterà la crescita, poiché il suo scopo principale è quello di esercitare una pressione al ribasso sui salari e sui redditi, dunque di diminuire il potere di acquisto, ossia la richiesta. E quando c'è meno richiesta, il consumo diminuisce, la produzione anche e la disoccupazione aumenta. Le classi proletarie e le classi medie sono le prime a soffrirne».
Ma quale può essere l'alternativa? Lei ha più volte affermato: “l'ideologia della crescita è un errore logico. Non ci può essere crescita materiale infinita in uno spazio finito”.
«L'alternativa è organizzare, fin da ora, una decrescita sostenibile, favorendo il ricollocamento, economizzando le riserve naturali, favorendo gli stili di vita che non si riducono a una fuga in avanti nei consumi. Ma l'alternativa è anche “ideologica”: si tratta di rifiutare l'assiomatico dell'interesse e il primato dell'economia, e di smettere di volere “sempre di più”. “Di più” non è sinonimo di “meglio”».
Altrimenti, come scrive nel libro, prevede una vera e propria marcia verso la miseria.
«Lo possiamo constatare già oggi in diversi paesi europei. Il risultato delle politiche di austerità adottate sotto la pressione dei mercati finanziari è proprio questo. La disuguaglianza tra i vari Paesi e al loro stesso interno non smette di ampliarsi, a esclusivo beneficio delle nuove classi finanziarie e politico-mediatiche».
Ma c'è stato un momento preciso in cui abbiamo perso la nostra sovranità?
«L'abbandono è stato progressivo. È il risultato del trasferimento all'Unione Europea di gran parte della sovranità che non è stata riportata a un livello superiore (una sovranità europea), ma scomparsa in una sorte di “buco nero”. Questo processo è stato completato dalla politica del debito, che ha posto gli Stati sotto il controllo di investitori privati e agenzie di rating».
Ed è possibile riconquistare quote di sovranità?
«Occorrerebbe ritrovare i mezzi dell'indipendenza economica e finanziaria, il che necessita un cambiamento radicale delle politiche pubbliche, a cui però nessun Paese europeo sembra propenso».

10 apr 2014

VISURE CATASTALI GRATUITE

Visure e mappe catastali consultabili on line gratuitamente attraverso Entratel e Fisconline, i servizi messi a disposizione dal Fisco. Visure catastali: consultazione on line gratis

Sia i professionisti che gli utenti abilitati al servizio Entratel/Fisconline, potranno consultare visure catastali e mappe catastali di tutte le province italiane, a eccezione delle province autonome di Trento e Bolzano, gratuitamente e on line. Attraverso i canali Entratel e Fisconline è possibile ora consultare gratuitamente ad esempio, la planimetria o la rendita, la classe e la categoria catastale di un immobile sito in una qualsiasi provincia italiana, nell’ottica di semplificazione richiesta da tempo al Fisco e all’apparato burocratico italiano.
Consultazione visure catastali con un click

Con un semplice click, gli utenti registrati a Fisconline ed Entratel possono consultare gratuitamente e comodamente dal proprio pc le informazioni relative alla casa di loro proprietà come:
visura catastale (per soggetto e per immobile);
mappa con la particella terreni;
planimetria del fabbricato;
visura ipotecaria.

20 feb 2014

C'E' CHI PREDICA (male) E CHI RAZZOLA (peggio)

Vediamo se capite chi è il personaggio .......
Nonostante tutto questo impegno ha il tempo di fondare una società di consulenza e produzione, la Archimede, che chiude nel 1998.
Intanto i suoi guadagni crescono: nel 1999 per Quelli che il calcio incassa circa 1,3 miliardi di lire e 500 milioni per Sanremo; quindici anni dopo i suoi compensi sono più che raddoppiati: 1,8 milioni per «Che tempo che fa» e circa 600 mila euro per la kermesse canora.
Nel 2001, mentre conduce un comizio di Massimo D’Alema, irride la tv commerciale: «Tra la prima e la seconda parte della costituzione Berlusconi ci metterà la pubblicità?» domanda.
Ma la politica non gli fa mai dimenticare la borsa e così proprio in quei giorni, accompagnato dal suo avvocato, mette a punto un contratto miliardario con la neonata 7 del dalemiano Roberto Colaninno. Dopo neanche tre mesi il suo Fab show viene annullato e lui se ne va con 28 miliardi tra buonuscita e penali.
Ma che cosa ci ha fa con tutti questi soldi?
Da uomo oculato sceglie investimenti sicuri. Come il mattone.
Per esempio ha comprato casa nell’amata Parigi.
Nel 2002 ha fondato persino un’immo – biliare, la Apparvest srl, che nel 2008 è stata liquidata.
Di quella avventura restano due lussuosi appartamenti a Milano, in zona Porta Romana, rispettivamente di 8,5 e 9,5 vani.
Nel savonese bisogna aggiungere sei vani ad Albissola Marina e altre due grandi appartamenti a Varazze (8,5 e 9,5 vani), di cui sono usufruttuari i genitori.
Oculata amministratrice è la moglie Gioia, 46 anni, laureata in lingue.
I due si sono conosciuti nel 1986 durante un concorso di canzoni tra liceali savonesi (Fabio era in giuria e lei vinse) e sposati nel 1994.
Oggi vivono sulle colline di Celle ligure in un vecchio cascinale riattato a supervilla (classe A8), una casa un po’ da cumenda che nel 1998 aveva suscitato diverse polemiche.
(…) La magione è salita a 13 vani e a questa si sono aggiunti due mini appartamenti di 2 e 3 stanze.
Il tutto circondato da 7 mila metri di uliveti.
Va detto, però che, per chi osserva dall’alto, la principale attrattiva risulta la piscina oversize, quasi un laghetto artificiale.
Che, forse, ha ispirato il sermone sulla bellezza con cui F ha aperto l’ultimo Sanremo.

SUCCEDE ANCHE QUESTO

E verità venne a galla.
Riporto questo articolo di Riccardo Galli.
SANREMO –”Noti alle forze dell’ordine per truffa per assenteismo dal posto di lavoro”, così la Questura che li conosce.
Ma come, non erano disoccupati disperati?
Sì, ma anche no: in questo simpatico paese può ormai anche capitare che Fabio Fazio conduttore a Sanremo legga in diretta televisiva la lettera-protesta di un gruppo, diciamo così, di professionisti.
Professionisti di cosa?
Del farsi arrivare in uno modo o nell’altro soldi pubblici a casa a fine mese.
Non prendono lo stipendio, è vero, da quasi un anno e mezzo.
E’ anche vero però che per anni lo stipendio lo hanno sì preso, ma in sostanza per non far nulla.
Al netto della vetrina mediatica, del giusto e vero disagio che è figlio della crisi e di un pizzico di piagnisteo che ci contraddistingue, è questa la verità meno nobile ma più reale sulla condizione del gruppetto di dimostranti che ha animato la prima serata di Sanremo.
Non organizzata da mamma Rai, come ha accusato Beppe Grillo, ma forse una sorpresa non così sgradita da viale Mazzini, visto il crollo d’ascolti registrato nella seconda serata, quella senza minacce suicide.
Maria Rosaria Pascale, Antonio Sollazzo, Marino Marsicano e Salvatore Ferrigno.
Sono questi i nomi dei quattro che nella serata d’apertura del Festival della Canzone hanno messo in atto la loro protesta.
La dinamica dei fatti è ormai nota: la Pascale finge un malore per distrarre la security, evidentemente non attentissima, e gli altri ne approfittano per arrampicarsi sulle impalcature e da lì minacciare di gettarsi se non fossero stati ascoltati.
Il tutto per denunciare la condizione loro e dei loro colleghi del Consorzio Unico di bacino delle province di Napoli e Caserta (Cub, si occupa di rifiuti), senza retribuzione da 16 mesi.
I quattro, ovviamente identificati, sono stati denunciati.
Quello che è meno noto però è il loro curriculm, non tanto professionale, quanto quello noto alle forze dell’ordine.
Secondo la questura i quattro sono infatti già noti alle forze dell’ordine per vari reati: truffa per assenteismo dal posto di lavoro, reati contro il patrimonio, interruzione di pubblico servizio, violenza e minaccia a pubblico ufficiale, manifestazione non autorizzata.
Sono stati sottoposti a Daspo, il provvedimento che impedisce di assistere a manifestazioni sportive ed ora hanno avuto anche una sorta di Daspo canoro, perché la polizia gli ha consegnato il foglio di via obbligatorio per tre anni da Sanremo.
Un curriculum ricco che, anche tolti i reati potenzialmente connessi a forme di protesta come la manifestazione non autorizzata e persino l’interruzione di pubblico servizio e le violenze e minacce a pubblico ufficiale, stride e non poco con le rivendicazioni portate all’Ariston.
E su tutte la voce che più stride è quella di truffa per assenteismo dal posto di lavoro.
Basterebbe questo per rendere grottesca una siffatta protesta, una protesta perché senza stipendio fatta da chi dal lavoro, quando lo pagano, si assenta senza motivo. Ma non così la pensavano i quattro, evidentemente.
Ma c’è di più. Come scrive Renato Franco sul Corriere della Sera: “I consorzi di bacino (quelli per cui lavorano o lavoravano i quattro ndr.) sono finiti tempo fa sotto la lente di ‘Report’ e anche della magistratura perché negli anni hanno assunto dipendenti in numero esorbitante.
Situazione diventata ancora più scandalosa quando il servizio di raccolta differenziata è stato affidato alla municipalizzata Asia.
Di fatto i dipendenti del Consorzio erano pagati per non lavorare”.
E quando erano pagati per non far nulla, cosa che sarebbe anch’essa una lesione dei propri diritti, di protestare i lavoratori in questione non ne hanno sentito il bisogno.
E poi ci sono i reati contro il patrimonio e il Daspo dagli stadi.
Un reato ed una sanzione che difficilmente si immagina come possano essere collegati con le rivendicazioni dei lavoratori e che, anche a non voler pensar male, lasciano supporre che i soggetti in questione non siano esattamente degli stinchi di santo.

13 feb 2014

OCCHIO A COSA SI MANGIA

Ci sono alcuni alimenti che mangiamo tutti i giorni e sono potenzialmente letali per il nostro corpo, cibi innocenti come possono esserlo le mele, le ciliegie o le patate, che se mangiati in maniera sbagliata, in quantità eccessive o con una certa costanza possono portare anche alla morte.
Il primo alimento da inserire in questa lista sono le ciliegie, ma non il frutto in se quanto il nocciolo. A chi non è mai capitato di mangiare una ciliegia e ingoiarne il nocciolo? Quel nocciolo contiene acido cianidrico, sì, proprio cianuro. Per produrre però un’intossicazione vera e propria serve masticare il nocciolo bene quindi il solo ingoiarlo per poi espellerlo intero di per se non dovrebbe essere pericoloso, ma è sempre bene sapere quello che immettiamo nel nostro corpo.
Il secondo alimento da inserire in questa lista di insospettabili sembra altrettanto innocente: le mandorle selvatiche. A differenza delle mandorle coltivate, che sono più dolci, hanno un sapore più amaro e possono essere riconosciute facilmente. Anch’esse, come il nocciolo delle ciliegie, sono ricche di cianuro e, anche se non è facile trovarle, forse è più semplice masticarle rispetto al nocciolo della ciliegia, quindi fare sempre attenzione alla provenienza delle mandorle che mangiamo.
Ed eccoci alle mele, il cibo più innocuo del mondo, lo dice anche il famoso detto che una mela al giorno toglie il medico di torno. Evidentemente chi ha ideato il detto non sapeva che i semini delle mele contengono cianuro. Un semino o due, ovviamente non provocano la morte di nessuno, ma immaginate se ne mangiassimo a manciate…
Un altro cibo potenzialmente letale è il pomodoro, addirittura nel 1800 si pensava che l’intero pomodoro fosse velenoso, si è scoperto in seguito che vanno evitate le foglie e non il frutto della pianta. Le foglie del pomodoro contengono una sostanza, chiamata glycoalkaloid che causa dolori di stomaco e nervosismo, oltre a contenere atropina e altre sostanze tossiche.
Altro cibo potenzialmente dannoso per la nostra salute è il fagiolo. Finché è cotto tutto bene ma se ingerito crudo sprigiona una tossina che causa vomito, diarrea e nausea. Lasciarli quindi sempre in ammollo qualche ora e poi cuoceteli almeno 10 minuti a 100 gradi prima di mangiarli, e attenzione soprattutto ai bambini, che non li ingeriscano per gioco.
Patate, insospettabile alimento amato da tutti, soprattutto dai bambini, ingredienti di tantissime ricette golose e anche di dolci. Se mangiate verdi sono ricche di solanina, una sostanza che provoca vomito. Se le patate verdi sono mangiate in grandi quantità, posso portare, in rari casi, anche all’arresto cardiaco. Sempre parlando di patate: se lasciate troppo a lungo alla luce, o se troppo vecchie, sulla superficie esterna possono crescere dei germogli. Mangiarli potrebbe provocare crampi, mal di testa e in alcuni casi anche coma. 3-6 mg per Kg di peso possono essere letali.

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7 feb 2014

DARCI DEI FESSI E' POCO

Richard Antwi l’ha pensata così: apro una partita Iva, chiedo i soldi allo Stato e scappo. Gli è andata bene. Ora è in Ghana, nel villaggio ashanti di Jamasi che aveva lasciato nel 1991, e con quei 29 mila euro punta forse a fare il principe. Stessa scelta ha per un suo connazionale, Oscar Owusu, anche lui ghanese, anche lui protagonista di un mordi e fuggi con le casse pubbliche che gli ha fruttato 28 mila euro, incassati e portati in fretta fra le colline della foresta pluviale dell’Africa nera, dicono gli inquirenti. FINTO KEBAB - Mentre Youssef Mohamed avrebbe scelto il ritorno al suo deserto marocchino per ripartire da zero, o meglio, da quei 18 mila euro versati sul suo conto dall’Inps per finanziare un kebab che nessuno ha mai visto. Tre storie analoghe di altrettanti stranieri, forse solo i primi tre di una lunga lista nella quale potrebbero figurare anche vari italiani, come sospetta la procura di Padova dopo aver aperto in rapida successione diversi, distinti fascicoli. L’ipotesi è quella di una truffa colossale ai danni dello Stato italiano, sulla quale stanno indagando gli uomini della Guardia di Finanza coordinati dal pm Sergio Dini che ha deciso di passare al setaccio i registri delle partite Iva aperte negli ultimi anni per capire quanti sedicenti artigiani e imprenditori hanno ricevuto somme per ditte esistenti solo sulla carta ma di fatto fantasma. Negli uffici delle Fiamme Gialle stanno così affluendo i dati dell’Agenzia delle Entrate e delle Camere di Commercio che gli inquirenti dovranno incrociare. LA LEGGE - In sintesi: Antwi, Owusu e Mohamed avrebbero ottenuto le somme dall’Inps in modo fraudolento, sfruttando un articolo una legge, la 223 del 1991, che consente l’erogazione di finanziamenti pubblici a chi rimane senza lavoro se avvia una nuova attività. La forma è quella dell’anticipo in blocco dell’indennità di mobilità che altrimenti sarebbe diluita nel tempo. Nel caso specifico stiamo parlando di tre extracomunitari regolari, che hanno lasciato i loro paesi perché lì non vedevano un futuro; tre uomini che hanno lavorato molto e pagato le tasse in Italia, che si sono fatti ben volere a Tombolo, Cittadella e Campo San Martino, nel Padovano, dove hanno vissuto a lungo e dove si sono integrati e dove Antwi ha pure ottenuto la cittadinanza italiana. Tre operai di tre diverse imprese che hanno poi vissuto un dramma comune: il licenziamento. Detto questo, bisogna anche dire che hanno deciso di chiudere la loro esperienza italiana interpretando in un modo decisamente riveduto e scorretto la legge: con una truffa e una fuga.