31 mar 2015

APRITE GLI OCCHI

Proprio vero.
Questo è uno dei peggiori incantatori e ciarlatani che abbiamo avuto nella storia d'Italia.....e purtroppo tanta gente ci casca. Se condividete, passate parola.

Ieri il governo Renzi ha improvvisamente rialzato la testa, urlando ai quattro venti i risultati incoraggianti dell’aumento dei contratti a tempo indeterminato.


Dopo un anno di indicatori puntualmente negativi, i primi dati sulle assunzioni nel 2015 sono stati annunciati con l’anticipo delle grandi occasioni, prima da parte del premier stesso che ha raccontato come il ministro Poletti avesse in mano dei numeri “a due cifre” poi, infine, dallo stesso ministero del Lavoro che li ha diffusi orgogliosamente.


Questo, in sostanza, l’esito del monitoraggio operato dallo stesso ministero del Welfare: nel primo bimestre del nuovo anno, i contratti a tempo indeterminato sono cresciuti del 38,5% rispetto allo stesso periodo del 2014, con un incremento di oltre 70mila assunzioni in complesso.


Un risultato, ovviamente, salutato con entusiasmo dal presidente del Consiglio. “L’Italia riparte”, ha sentenziato Matteo Renzi, mentre, dalla maggioranza, si sperticavano le lodi della politica economica dell’esecutivo.

Ma una cosa dev’essere chiara fin da subito: i numeri che oggi l’esecutivo sventola con tanta soddisfazione non hanno niente a che fare con la riforma del lavoro. O, forse, dipendono proprio dal suo arrivo, non già come incentivo, ma come deterrente: ecco perché.


Innanzitutto, è da sottolineare il valore aggiunto degli sgravi contenuti nella recente legge di stabilità, che ha ridotto sensibilmente i contributi Inps ai datori di lavoro che sottoscrivono nuovi contratti a tempo indeterminato, insieme a una parallela riduzione del fardello Irap.
Insomma, un’occasione molto ghiotta che, giustamente, le imprese hanno prontamente colto non appena i fondi sono stati sbloccati.


Ma d’altro canto, persiste un’ulteriore ragione alla base dell’impennata così decisa delle assunzioni.

E non rientra nei casi dell’economia che riparte, o della crisi ormai alle spalle, tutte frasi che spesso, purtroppo, abbiamo sentito a sproposito.


Siccome i dati diffusi dal ministero del Lavoro si riferiscono ai mesi di gennaio e febbraio, non bisogna ignorare come la nuova tipologia dei contratti a tutele crescenti, contenuta nel decreti attuativi del Jobs Act sia entrata in vigore, guarda caso, proprio dal 7 marzo.

Tutti i rapporti di lavoro a tempo indeterminato sottoscritti da quel giorno, non godonoo più della corazza contro il licenziamento senza giusta causa prima costituita dall’articolo 18.


Ecco, dunque, che i numeri tanto osannati dal governo assumono dunque una luce completamente diversa: anziché segnale incoraggiante per il recupero della ricchezza e l’occupazione, potrebbe essere il frutto di un comportamento difensivo attuato dai lavoratori, per tutelarsi di fronte all’imminente riforma dei contratti, magari accettando condizioni più sfavorevoli pur di non rimetterci anche nella protezione del proprio posto di lavoro.

La risposta definitiva la conosceremo solo tra qualche mese, quando saranno diffusi i dati relativi al rodaggio dei nuovi regimi contrattuali, scaturiti dal tanto contestato Jobs Act.



E chissà che non finiremo per imbatterci in una scoperta davvero inattesa: di questa riforma potevamo tranquillamente farne a meno.

21 mar 2015

QUOZIENTE ZERO

Questa non mi è mai piaciuta.......

Recentemente il Washington Times ha ricostruito, attraverso documenti segreti ritrovati a Tripoli dopo la caduta di Gheddafi, l’operazione di manipolazione orchestrata da Hillary Clinton (allora Segretario di Stato americano), per legittimare l’intervento militare Usa in Libia.

I documenti sono una serie di telefonate registrate (e confermate dai diretti interessati), intercorse tra alti ufficiali del Pentagono, un membro democratico del Congresso americano e Saif Gheddafi, figlio del Colonnello, nei giorni cruciali della guerra.

Dai documenti appaiono con chiarezza 4 livelli d’irresponsabilità e approssimazione con cui Washington si è rapportata alla crisi libica:

1) il Pentagono agiva indipendentemente dal Dipartimento di Stato, per evitare una guerra che (incredibilmente) erano i militari a non volere e i politici ad imporre.

2) la Cia non aveva la minima idea di cosa stesse realmente accadendo sul terreno, all’interno della guerra civile.

3) il Dipartimento di Stato (cioè la Clinton) non aveva istituito alcun canale diretto di gestione crisi con il regime libico (che, al contrario, aveva il Pentagono), né aveva conoscenza di chi fossero realmente i “ribelli anti-Gheddafi” e di quanti jihadisti e islamisti vi erano al loro interno.

4) La Clinton manipolò le informazioni su un presunto genocidio in atto da parte del governo libico; genocidio smentito dal Pentagono e dalle organizzazioni umanitarie operanti in Libia.

Sarah Leah Whitson, direttore esecutivo del Medio Oriente per Human Rights Watch ha confermato al Washington Times che vi erano state atrocità ma “nulla che potesse far pensare ad un genocidio imminente”. Amnesty International, in un report del settembre 2011, svelò che i crimini erano compiuti anche dai ribelli (torture, esecuzioni sommarie di civili e rapimenti di lavoratori stranieri).

GENERALI “PACIFISTI” E POLITICI GUERRAFONDAI
Come scrivemmo già nel 2011, Hillary Clinton forzò le informazioni, inaugurando la teoria della guerra umanitaria preventiva: colpire Gheddafi non per i crimini commessi ma per quelli che avrebbe potuto commettere. Una vera follia.
L’intelligence militare spiegava, al contrario, che Gheddafi aveva dato precisi ordini di non colpire i civili per evitare reazioni internazionali.

Dalle registrazioni si evidenzia come il Pentagono (nella figura dell’Ammiraglio Mullen allora Capo di Stato Maggiore congiunto) non si fidasse delle relazioni che il Dipartimento di Stato e la Cia impacchettavano ad Obama, “ma non c’era nulla che potesse fare per contrastarle”.

La signora Clinton fu inamovibile nel trascinare la Casa Bianca nell’avventura libica (e Obama nel farsi trascinare), ignorando gli avvertimenti del Pentagono secondo cui “gli interessi degli Stati Uniti non erano in gioco, mentre e la stabilità regionale poteva essere minacciata” nel caso di caduta del regime.

Charles Kubic, uno dei mediatori del Pentagono in Libia ha rivelato che dopo la prima settimana di missili americani sulle basi libiche, Gheddafi era disposto a cedere il suo governo per una transizione pacifica a due condizioni: l’eliminazione delle sanzioni contro di lui e l’insediamento di una forza militare in Libia che impedisse la consegna del paese ai jihadisti; “Tutti pensavano che fosse una cosa ragionevole. Ma non il Dipartimento di Stato“.

RICORDIAMOCI QUESTA STORIA
Con buona pace del prof. Luttwak, la Casa Bianca non può esimersi dalle responsabilità di quella guerra disastrosa.

Fra un anno la signora Clinton potrebbe essere uno dei candidati alla presidenza degli Stati Uniti; ricordiamoci di tutto questo quando inizieremo a leggere i peana dei servizievoli giornalisti italiani sulla “prima donna presidente degli Stati Uniti”; la cui irresponsabilità e incapacità è una delle causa del dilagare dell’Isis nel Mediterraneo.

18 mar 2015

Cartelle Esattoriali

ROMA – La Corte Costituzionale ha cancellato ieri (17 marzo) la nomina di 767 funzionari dell’Agenzia delle Entrate, delle Dogane e del Territorio (più della metà) promossi illegittimamente a dirigenti senza un pubblico concorso.

La sentenza della Consulta potrebbe avere gli effetti di una bomba atomica non solo per Equitalia, ma per lo stesso ministero dell’economia e delle finanze (Mef) perché centinaia di migliaia di cartelle esattoriali sono state firmate dai 767 “falsi dirigenti” e di conseguenza potrebbero venire considerate nulle o addirittura inesistenti, in quanto è “in dubbio la validità degli atti firmati dai nominati”.
 
Cosa potrebbe succedere.
L’avvocato Greco fa alcune proiezioni: secondo il consolidato orientamento sposato dalla Cassazione e dai tribunali di tutta Italia, gli atti fiscali sono nulli (alcuni tribunali, addirittura, parlano di “inesistenza”) se firmati da chi non aveva il potere per farlo.
E dunque, chi non ha ancora pagato potrà fare ricorso al giudice per ottenere l’annullamento della richiesta di pagamento.
Lo potrà fare anche chi ha chiesto o ha già avviato una rateazione.
In passato abbiamo pubblicato anche la formula da inserire nel ricorso per chiedere la nullità della cartella.

E se sono scaduti i termini per impugnare?
In verità, stando all’orientamento (maggioritario) che ritiene gli atti privi di firma “inesistenti”, questo non dovrebbe essere un problema, in quanto si tratterebbe di una nullità non sanabile neanche con il decorso dei termini.
Ovviamente, però, ogni tribunale ha la sua interpretazione.

Come faccio a sapere se il mio atto è firmato da un falso dirigente?
Per evitare un ricorso “alla cieca” contro la cartella esattoriale, bisogna innanzitutto verificare che la stessa abbia come presupposto un pagamento chiesto dall’Agenzia delle Entrate e non da altre amministrazioni.
Poi bisognerebbe avere la certezza che l’atto a monte sia stato notificato da uno dei falsi dirigenti.
Tuttavia l’elenco dei dirigenti privi di potere non è mai stato diffuso ufficialmente.
Il contribuente potrebbe tentare di superare l’ostacolo depositando una istanza di accesso agli atti amministrativi e chiedendo di verificare la documentazione inerente alla carriera del dirigente firmatario.

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16 mar 2015

30 gen 2015

MAURIZIO R.i.p.



Addio a Maurizio Arcieri. Una delle sue canzoni più note è: «Cinque minuti e poi...»

Fondatore di Krisma e New Dada n’è andato a 72 anni.

OCCHIO ALLA LEGNA

Era andato a raccattare i rami secchi caduti dagli alberi del parco pubblico di Villa dei Leoni a Mira Taglio (Venezia), ma si è ritrovato denunciato per furto di bene pubblico a causa della segnalazione del consigliere grillino Riccardo Barberini.





Protagonista della vicenda è Alberto Mandro, 79 anni, che dopo aver visto un bel po' di legna abbandonata nel parco e sapendo che dopo le potature periodiche il Comune mette a disposizione delle collettività il legname per risparmiare sulla sua rimozione, ha ben pensato di caricarne un po' in macchina e di usarla per il caminetto.

"Stavo segando un vecchio ramo per mettere la legna in macchina quando mi si è avvicinato, qualificandosi imperiosamente come consigliere comunale, un ragazzo, Riccardo Barberini, che mi ha accusato di rubare il patrimonio pubblico del Comune", ha raccontato l'uomo, che ha provato a spiegare che si trattava di un ramo secco abbandonato a terra.

Barberini, però, non ha voluto sentire ragioni e ha chiamato i vigili che hanno dovuto agire d'ufficio, nonostante non avessero riscontrato danni: "Effettivamente abbiamo dovuto procedere con la denuncia per furto in quanto l’uomo stava portando via dal parco di Villa dei Leoni quello che tecnicamente è patrimonio pubblico. È scattata così la denuncia d’ufficio per furto.

Non potevamo fare altro", raccontano gli agenti al quotidiano La Nuova Venezia.

Così l'anziano dovrà subire un processo penale per furto .......

Ho ricevuto questo commento :
se si tratta di asporto del bene pubblico senza la compilazione dei moduli il fatto non sussiste in quanto l'ubicazione nonchè l'utilizzo e la spettanza del " bene " era comunque destinato ad uso del popolo , ovvero per i meno abbietti e o bisognosi .
Facendosi carico della rimozione tramite lavoro la persona ha solamente accelerato l'asporto evitando il marcimento causa pioggia , del suddetto bene .
Rimane la strada della controdenuncia presso giudice di pace , costo unico del bollo di 37 euro per diffamazione , falso in atto pubblico ovvero non v'è stato furto e offesa a pubblico cittadino , contro l'innocente asportatore di legna .
Da richiedersi in simile causa dal signore che ha asportato la legna danni morali per diffamazione , offesa morale e falso in atto pubblico per almeno 2 mila euro tramite denuncia al giudice di pace contro il consigliere comunale , oltre ai costi ivi accessori quali spese procedurali sostenute nei 37 euro del bollo necessario per la denuncia .
Se non ci si difende contro simili persone da 5000 - 10000 euro mensili ..

22 gen 2015

REQUISITI PENSIONE

Accesso pensione 2015

Dal 1 gennaio 2015, l’accesso alla pensione avrà questi requisiti:
  • Per gli uomini (autonomi e dipendenti di qualsiasi settore) e le lavoratrici del settore pubblico: 66 anni e tre mesi.
  •  Per le donne dipendenti del settore privato:  63 anni e 9 mesi
  • Donne lavoratrici autonome: 64 anni e 9 mesi.
 Accesso pensione 2016

Dal 1 gennaio 2016 per i lavoratori dipendenti maschi, sia del privato sia del pubblico e quelli autonomi, per l’accesso alla pensione di vecchiaia ci vorranno 66 anni e sette mesi (oltre a un minimo di 20 venti anni di contributi). 66 anni e 7 mesi anche per le lavoratrici dipendenti del pubblico impiego.
65 anni e 7 mesi invece per le lavoratrici del settore privato, così  per le lavoratrici autonome ci vorranno 66 anni e un mese dal primo gennaio 2016.

In tutti i casi sono sempre richiesti almeno 20 anni di anzianità contributiva.

21 gen 2015

AUGURI

Oggi compie gli anni una persona "speciale". AUGURI


15 gen 2015

RAVVEDIMENTO OPEROSO 2015 + TASSO LEGALE

Ravvedimento operoso: le novità 2015
Fino a tutto il 2014
Il contribuente può ricorrere al ravvedimento operoso soltanto nel caso in cui, ai sensi del comma 1 dell’articolo 13 del D.Lgs n. 472/97, “la violazione non sia già stata contestata e comunque non siano iniziati accessi, verifiche, ispezioni, o altre attività amministrative di accertamento” da parte del Fisco.
Il ravvedimento è possibile:
- entro 14 giorni dopo la scadenza mancata: sanzione allo 0,2% per ogni giorno di ritardo,
- entro 30 giorni: sanzione al 3%
- entro un anno: sanzione al 3,75%

Dal 2015
Con le modifiche della Legge di Stabilità le cause ostative all’utilizzo del ravvedimento operoso vengono limitate al solo caso in cui al contribuente venga notificato un atto di liquidazione o un avviso di accertamento.
In pratica, questo significa che un contribuente che ha ricevuto un Pvc a seguito di un’attività di ispezione e verifica da parte del Fisco potrà ancora usufruire del ravvedimento operoso per sanare la propria posizione.
Termini più lunghi
La Legge di Stabilità modifica i termini per usufruire del ravvedimento operoso, con una nuova riduzione delle sanzioni rispetto a quelle già in vigore.
In particolare, termini e sanzioni vengono così rimodulate:
Entro:
14 giorni dal termine per il versamento: sanzione dello 0,20% giornaliero;
30 giorni dal termine per il versamento: sanzione ridotta del 3%;
90 giorni dal termine per il versamento: sanzione ridotta del 3,3%;
1 anno dal termine per il versamento: sanzione del 3,75%;
2 anni dal termine per il versamento: sanzione del 4,2%;
Oltre
2 anni dal termine per il versamento: sanzione del 5%;
Naturalmente, oltre al versamento dell’imposta e della sanzione, in misura ridotta, il contribuente dovrà versare anche gli interessi di mora, calcolati al tasso legale annuo a partire dal giorno in cui il versamento avrebbe dovuto essere effettuato e sino al giorno di effettivo versamento.

In pratica, con le nuove regole il Fisco concede la possibilità di ravvedersi anche senza limiti di tempo, con sanzioni sempre ridotte, al massimo il 5%.
La sanzione piena, del 30% resta applicabile esclusivamente nel caso in cui il Fisco intervenga attraverso la comunicazione di un accertamento.


Ravvedimento IMU e Tasi: cosa cambia con la legge di Stabilità

Queste novità sul ravvedimento si applicano anche al pagamento in ritardo del saldo IMU e Tasi lo scorso 16 dicembre, in particolare il nuovo ravvedimento medio, e cioè la riduzione della sanzione a 1/9 se ci si ravvede entro 90 giorni. Se si pagano entro il 16 marzo 2015, la sanzione è ridotta al 3,3%.

Dal 1° gennaio 2015 il tasso di interesse legale passerà allo 0,5%, dall’attuale 1% che continuerà ad essere applicato fino al 31 dicembre 2014, per effetto del decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze dell’11 dicembre 2014, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 290/2014. Il dimezzamento della misura degli interessi legali avrà conseguenze positive anche sul ravvedimento operoso.

14 gen 2015

ESSERE DI SINISTRA .......

Qualche giorno fa in occasione dei settant’anni di Mario Capanna il Corriere della Sera ha titolato «una vita contro». Peccato che il giorno del compleanno del compagno Capanna non sia caduto qualche giorno dopo. Altrimenti il Corriere avrebbe potuto aggiungere un altro elemento al novero dei «contro»: contro il taglio del vitalizio.
Proprio in questi giorni lo storico leader sessantottino, già animatore delle proteste studentesche, già segretario di Democrazia proletaria, è tornato alla ribalta delle cronache dopo decenni di assenza. Motivo? Ha firmato, insieme a 53 ex colleghi, un ricorso per evitare il taglio del 10% del vitalizio proposto dal Pirellone di cui è stato consigliere regionale per una legislatura. Scelta che ha destato parecchie polemiche e che ha spinto il noto programma radiofonico La Zanzara, condotto da Giuseppe Cruciani con David Parenzo su Radio 24, ad intervistare Capanna. Che ci ha dato una gran notizia di cui dovremmo essergli tutti grati: non ha firmato il ricorso per lui, per miseri due-trecento euro (che a molti farebbero comodo). L’ha fatto per tutti noi giovani precari, cassintegrati, per i pensionati che al mese prendono un decimo di lui (500 contro oltre 5mila).
Alla domanda, prevedibile, di Cruciani che ha chiesto «sentendo questa notizia qualcuno ha commentato: Capanna è partito contestando il mondo ed è finito a contestare il vitalizio». Capanna ha risposto: «Schiocchezzina, schiocchezzina il problema non sono i cento o duecento euro di decurtazione, il problema è che se malauguratamente non ci venisse data ragione dal Tar si aprirebbe un precedente micidiale che riguarderebbe milioni di pensionati e lavoratori: ovvero che è lecito intaccare i diritti acquisiti che non sono privilegi ma diritti costituzionalmente garantiti». In pratica quel che Capanna ci sta dicendo è: mi hanno dato il vitalizio, ora nessuno me lo può togliere. Ma, attenzione, che non combatte per sé ma per gli altri. «Io la casta – ha aggiunto – la combatto dal 17 novembre 1967, dalla prima occupazione. Io prendo due vitalizi perché sono meritati. [...] La cifra può essere alta rispetto alla metà di pensionati che prende meno di mille euro, ma il punto è portare in alto le pensioni più basse non tagliare per invidia quelle più alte. Se il ricorso non passa vuol dire che tutti potremmo essere sottoposti al taglieggiamento delle pensioni».
Peccato che Capanna non consideri una cosa: il suo vitalizio (cosa diversa dalla pensione) è pagato con i nostri soldi. Non solo perché, cosa scontata, tutti i contributi sono stati pagati con soldi pubblici, ma anche perché i vitalizi sono calcolati secondo un sistema pesantemente retributivo: in pratica, qualunque sia la speranza di vita, il politico prende molto di più di quello che ha versato. Soldi pagati dalle nuove generazioni sottoposte, viceversa, a un sistema contributivo che darà loro meno di quello stanno versando. E visto che, come ben sa Capanna, i soldi non crescono sugli alberi ciò vuol dire che parte del suo vitalizio è pagato con la fiscalità previdenziale delle nuove generazioni. Motivo per cui tagliare a Capanna non significa fare un torto ai giovani bensì a un favore.
Per farla breve quarant’anni fa Capanna era un giovane che combatteva contro il potere e i privilegi degli anziani. Lo si fa sempre quando si è giovani. Peccato che poi, col tempo, s’invecchi.

.........


NON DIMENTICATE CHE SONO 2 I PAST PRESIDENT


Benefit che per legge sono garantiti a tutti gli ex capi di Stato italiani e mai soppressi nonostante le promesse di spending review.
  1. la scorta sarà fissa sotto casa e lo seguirà nei suoi spostamenti
  2. per Napolitano lavorerà uno staff che potrebbe arrivare a contare fino a quindici persone. Solo la segreteria da neo senatore a vita sarà, infatti, formata da almeno dieci persone
  3. A Sant'Ivo alla Sapienza, proprio di fronte a Palazzo Madama, Napolitano avrà un ufficio di oltre 100 metriquadri. Si tratta dello stesso ufficio che ospitò Oscar Luigi Scalfaro. "Qui - spiega l'Huffington Post, potrebbero lavorare un capo ufficio, due addetti ai lavori esecutivi, due a quelli ausiliari, tre funzionari generici, e un consigliere diplomatico". I funzionari saranno pagati (ovviamente) dal Senato
  4. ai funzionari del Senato andranno ad aggiungersi a quelli messi a disposizione del Quirinale. Secondo voci vicine all'ex presidente della Repubblica, a seguire Napolitano saranno un segretario personale, un "addetto alla persona" e un guardarobiere. Più, ovviamente, l'autista personale che lo seguirà in ogni spostamento
  5. il benefit dell'auto e dell'autista non spetterà solo a Napolitano, ma anche al figlio primogenito Giulio
Napolitano ha rinunciato all'indennità di fine mandato. Quindi niente vitalizio che solitamente si portano a casa gli ex parlamentari. Si limiterà a incassare i circa 15mila euro al mese destinati ai senatori a vita. "A questo - racconta l'Huffington Post - si aggiungeranno linee telefoniche protette che gli consentiranno di avere un filo diretto sia con il Quirinale sia con il Viminale, canali televisivi in bassa frequenza, collegamenti con agenzie e banche dati riservate".

8 gen 2015

BUFALA MEGA-GALATTICA

Roma, 8 gennaio 2015. Torniamo sull’argomento “giovani disoccupati”.
Di nuovo i media, citando l’Istat, sparano la cifra del 43,9%.
E’ una bufala!

Riprendiamo il comunicato dell’Istat sulla disoccupazione giovanile: “L’incidenza dei disoccupati di 15-24 anni sulla popolazione in questa fascia di età è pari all’12,2%”.

I media riportano, quindi, un dato “interpretato”, infatti, la disoccupazione sale al 43,9% se consideriamo disoccupati gli studenti e gli universitari!

E’ da mesi che i media riportano, in maniera errata, il dato sulla disoccupazione.

Evidentemente, non e’ un errore ma una scelta precisa. Allarmismo?
Sta di fatto che gli italiani non spendono per paura del futuro e ritengono che il modo migliore per tutelarsi e’ quello mettere in “frigo” i propri risparmi: non investono ne’ in immobili (anche perche’ sono cari) ne’ in strumenti finanziari.

Dal 2013 al 2014 sono aumentati i depositi bancari di ben 44 miliardi, per una cifra complessiva di risparmio di 1.709 miliardi.

Basterebbe spendere un decimo di quei 1.709 miliardi per rilanciare i consumi.

Evidentemente, cosi non si vuole. E ci si lamenta.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc

12 dic 2014

BUFFONI DI PALAZZO

Sembra che ai BUFFONI interessi veramente poco la difesa del Made in Italy.
Non ce n'è uno che sappia difendere gli interessi della nostra Nazione, buoni solo a parlare, parlare, parlare.
Hanno avuto 6 mesi - SEI - per cambiare qualcosa ed invece ....BUFFONI di Palazzo.

Luci e ombre sull’entrata in vigore delle norme che imporranno un cambiamento sulle nuove etichette per alimenti e bevande

Da sabato parte anche in Italia l’applicazione del regolamento comunitario 1169 del 2011, che uniforma in tutti i Paesi Ue le informazioni chiave sulla composizione del prodotto acquistato, rendendole più leggibili e trasparenti e aumentando la tutela contro le contraffazioni.

Il nuovo regolamento

Ma non è tutto oro quel che luccica.

Così se da un lato tra le novità delle nuove etichette ci sarà una maggiore evidenza sulla presenza di sostanze allergizzanti o che procurano intolleranze, l’indicazione del tipo di oli e grassi utilizzati, la data di congelamento e le informazioni sullo stato fisico degli ingredienti utilizzati – non sarà per esempio più possibile utilizzare il termine “latte” se si usano latte in polvere o proteine del latte – dall’altro

l’Ue toglie l’obbligo di indicare sull’etichetta dove vengono confezionati i prodotti.

In sostanza, non sarà più garantita la conoscenza dello stabilimento di produzione.
Un argomento delicato per la tutela del Made in Italy.

Fino ad ora, si legge nell’inchiesta dal titolo Quei cibi d’origine misteriosa, in Italia è stato obbligatorio indicare lo stabilimento di produzione degli alimenti in vendita negli scaffali dei supermercati e dei negozi di generi alimentari, lo ha stabilito la legge 109 del 1992.

Ma con il regolamento europeo cambiano le regole e la norma nazionale andrà in soffitta.

Le conseguenze? Scrivere sull’etichetta il luogo in cui l’alimento è stato lavorato diventerà facoltativo.

Infatti, come si legge sulle pagine del regolamento comunitario, si può pubblicare sulla confezione solo il nome del proprietario del marchio.

Una linea che penalizzerà il Made in Italy e le famiglie.

11 dic 2014

IMPORTANTE DA CONOSCERE

Una “legge salva-suicidi” che permette a chi è in gravi difficoltà economiche di rinegoziare i propri debiti contratti con banche, fornitori e persino con Equitalia, permettendo ai privati cittadini di non subire espropri finendo per perdere ogni cosa. Nella puntata de Le Iene andata in onda ieri sera, Mauro Casciari s è occupato della legge 3/2012, una legge varata per contrastare i devastanti effetti che la crisi economica ha avuto su molti privati cittadini, stretti in una morsa fatta di disoccupazione, riduzione dell’attività lavorativa e scadenze da onorare a cui non riescono più a far fronte anche a causa di eventi eccezionali.

RINEGOZIAZIONE DEBITO: COME FUNZIONA - Una legge, questa, che in pochi conoscono e che il programma di Italia 1 ha spiegato in modo piuttosto semplice: un cittadino non può dichiarare fallimento come se fosse una società, ma può andare in tribunale e chiedere di essere assistito da un esperto contabile che lo aiuta ad avere a che fare con i propri creditori, banche comprese. L’esperto analizzerà la situazione tra debiti e averi e proporrà ai creditori il cosiddetto “piano di rientro”: ovviamente non verrà restituita la totalità del debito, ma soltanto quello che il privato può realisticamente permettersi di pagare. La proposta, per andare in porto, deve essere accettata almeno dal 60% dei creditori. E la rinegoziazione del debito più portare a uno “sconto” anche del 50% sul totale del debito.

RINEGOZIAZIONE DEBITO: PERCHÉ CONVIENE - Ai creditori conviene accettare una simile proposta: per gli istituti di credito si tratta di un affare perché, nel caso in cui il cittadino non potesse più pagare il mutuo sulla casa e la banca decidesse di metterla all’asta, guadagnerebbe molto meno del prezzo iniziale per colpa della svalutazione degli immobili causata dalla crisi economica. Anche a Equitalia conviene accettare la rinegoziazione del debito perché, non potendo pignorare una prima casa, in questo modo riuscirebbe a rientrare in possesso di una parte dei soldi. Stesso discorso per le aziende e per i fornitori, che percepiscono dallo stato agevolazioni fiscali per il fatto di aver ricevuto meno entrate di quanto previsto.

RINEGOZIAZIONE DEBITO: LEGGE 3/2012 - La legge salva-suicidi, comunque, resta conosciuta da pochi e non di rado, purtroppo, si sente di persone che compiono un gesto estremo non riuscendo come andare avanti.

10 dic 2014

IN QUANTE CITTA' ACCADE ??


«Perchè la lavavetri si è nascosta?»
Una lettrice: ma la polizia ha tirato dritto

È successo domenica mattina ma questa lettrice ci scrive solo lunedì e ci racconta cosa significa, per lei, sentirsi cittadina. Per lei e i suoi figli.
«I miei figli sono abituati a vederla: appoggia la sua roba sul ciglio della strada, in un pezzo di verde sporco e abbandonato subito dopo il sottopasso, sullo slargo che va verso il centro. Lei ha i capelli lunghi e ogni tanto se li spazzola con noncuranza davanti a tutti e in mezzo alla strada. Poi riprende in mano i suoi attrezzi, la bottiglia di acqua sporca e tenta di lavare i vetri alle macchine che sono ferme al semaforo di via San Bernardino».
Inizia così una lettera arrivata alla mail di redazioneweb@eco.bg.it e oramai parlare dei lavavetri in città è cosa nota, neanche più è una notizia, considerando che sono una consuetudine per Bergamo: sono aumentate le persone che chiedono l’elemosina ai semafori, gli accattoni e venditori abusivi in centro e i lavavetri, quasi sempre rom che si appostano nelle vie in entrata e uscita per Bergamo, strade che dovrebbero essere il nostro biglietto da visita per i tanti turisti e, per quanto riguarda San Bernardino, strada vicinissima all’Università.
Ma la lettera prende un’altra piega e non vuole solo informare della presenza della donna che, abusivamente, lava i vetri: «A un centro punto, domenica mattina, la donna si è nascosta, perchè stava sopraggiungendo una volante della polizia locale di Bergamo: si è messa dietro al muro del ponte della ferrovia, un comportamento ridicolo dato che bastava vedere la sua roba sulla strada per capire che era lì e dubito che i poliziotti non l’avessero notata - continua la lettera -. Poi a un certo punto, mentre ero ferma al semaforo con in auto mia figlia, lei mi ha chiesto, candidamente: “Mamma, perchè la signora dalla gonna lunga si è nascosta?”».
«Allora io gliel’ho spiegata la regola, le ho spiegato della presenza della polizia e di cosa è giusto e sbagliato. L’ho spiegato a una bambina di 5 anni appiccicata con il suo faccino al finestrino. E quando sono arrivata in via Carducci e la volante della polizia locale era ferma accanto a me, non ho potuto no tirare giù il finestrino e dire ai due agenti che quella donna era nascosta e che non era giusto quanto stava accadendo in città: per una questione di decoro e di sicurezza».
Ed ecco cosa succede: «La risposta, sempre davanti a mia figlia, è stata che “la città ne è piena e sì, grazie della segnalazione” - continua la lettera -. A quel punto mi aspettavo che la macchina sarebbe tornata indietro, almeno il gesto di andare a controllare. Ma la vettura ha proseguito il suo viaggio lungo la Briantea e la domanda sapevo che sarebbe arrivata: “Mamma, ma la polizia non fa nulla?”. Sono certa che i due agenti avessero qualcosa di più importante e urgente da fare anche se la sensazione non è stata quella. Io ho fatto il mio dovere di cittadina, non so loro come pubblici ufficiali. E un po’ di amarezza ce l’ho: per mia figlia, più che altro e per il suo senso di sicurezza e fiducia nei confronti della sua città».

7 ott 2014

ANTICIPO TFR

Buongiorno.

C'è in corso un can can mediatico a dir poco vomitevole, contro il TFR in busta paga.
Ma si sa il perchè i sindacati - che dovrebbero fare gli interessi dei lavoratori - fanno invece i loro porci interessi, con il TFR

Prima di tutto. Già oggi il TFR per le aziende con 50 e più dipendenti, viene versato o all'Inps oppure - leggete bene - ai Fondi pensione.

Parliamo pertanto di - più o meno - "solo" 6 milioni di lavoratori e non 15 o passa.

Già oggi il lavoratore può chiedere un'anticipazione del TFR con modalità ben precise, perchè il TFR è una forma di "retribuzione differita" e pertanto sempre retribuzione è. ED è soggetto a "tassazione separata" max. 25%

Secondo i calcoli della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, la proposta del Governo metterebbe nelle buste paga dei lavoratori circa 40 euro al mese (in caso di Tfr erogato al 50%), circa 62 euro al mese (in caso di Tfr erogato al 75%) e circa 82 euro al mese (in caso di Tfr erogato al 100%). Se si decidesse di mantenere l'attuale regime fiscale, l’ammontare mensile varierebbe di circa 5 euro in eccesso.

La Fondazione ricorda che secondo quanto è emerso da un’indagine effettuata sulle microimprese, gli imprenditori vorrebbero liquidare il Tfr per favorire il clima aziendale e al tempo stesso evitare di dover versare somme superiori al loro volume d’affari al termine del rapporto di lavoro del dipendente

Pertanto, lasciamo decidere al LAVORATORE cosa fare della sua "retribuzione differita", ricordando che all'estero il TFR NON ESISTE.

Ed ai sindacati diciamo........l'america è finita, la pacchia è finita, i soldi che arrivano ai Vs. fondi pensione ora andranno a beneficio del lavoratore, subito....perchè ricordate che un fondo pensione non garantisce il ritorno del Vs. capitale.....leggete bene prima di firmare.

Il TFR se ne può andare in fumo...con i fondi pensione.

21 lug 2014

Volture e Subentri

La voltura, secondo l’Autorità dell’energia elettrica e gas, “è il contemporaneo passaggio del contratto di fornitura da un cliente a un altro senza interruzione dell’erogazione di energia elettrica o di gas”, mentre il subentro “a differenza della voltura, è l’attivazione della fornitura da parte di un nuovo cliente in seguito alla cessazione del contratto del cliente precedente, che ha richiesto anche la disattivazione del contatore”.
Il subentro, quindi, prevede due contratti diversi e il nuovo utente non è tenuto a rispondere dei debiti contratti dal vecchio intestatario poiché i due rapporti contrattuali sono distinti e separati e gli obblighi precedenti sono imputabili, quindi, a soggetti separati. Per i debiti esistenti, in questo caso, il gestore può rivalersi solo sul vecchio utente, in altre parole chi li ha contratti e non potrà rifiutare di attivare una nuova utenza per debiti lasciati in sospeso dal vecchio utente.
Se, invece, si tratta di una voltura, il problema è diverso: la voltura è una prassi più diffusa perché è più economica ed evita l’interruzione della fornitura e di nuovi contratti. In questo caso il nuovo intestatario si intesterebbe un contratto già esistente accollandosi anche il pagamento delle pendenze lasciate dal precedente utente che dovrà pagare al gestore prima di avere la voltura.

A quanto sembra, però, anche nel caso della voltura il nuovo utente non è tenuto saldare debiti contratti dal vecchio utente: le morosità pregresse resterebbero comunque contratte dal vecchio utente e pretenderne il pagamento dal nuovo contraente sarebbe comunque un illecito.
A giungere a questa conclusione è l’associazione ADUC che spiega:
“Come detto, non esiste una definizione codicistica del termine “voltura” contrattuale. L’unica definizione di “voltura” con una qualche forza normativa che siamo riusciti a rintracciare si trova all’art. 1 dell’Allegato A alla Delibera n. 348/07. Ebbene, contrariamente a quanto riportato nelle domande frequenti sul sito dell’Aeeg (come visto, “contemporaneo passaggio del contratto di fornitura da un utente all’altro”), la voltura è definita come segue: “è, in relazione al singolo punto di prelievo, la cessazione del contratto di trasporto con un cliente e la contestuale stipula del contratto con un nuovo cliente, senza disalimentazione del punto di prelievo stesso”.
Da questa definizione, recentemente utilizzata in alcune sentenze di merito, appare chiaro che anche nel caso di voltura si è in presenza di due contratti distinti, uno intestato al vecchio utente e uno intestato al nuovo utente. Proprio come accade nel subentro. Trattandosi di due contratti diversi, è evidente che il nuovo utente risponderà solo ed esclusivamente delle obbligazioni che nascono dal proprio contratto. Non sarà in alcun modo tenuto a pagare i debiti del precedente utente, debiti riferiti ad un contratto diverso cui egli è totalmente estraneo.

11 apr 2014

DIAMOCI UNA MOSSA O NON CI SARA' FUTURO

Fino a qualche tempo fa, Lei diceva che eravamo sull'orlo del baratro. Adesso, è convinto che la fine del mondo ci sia già stata.
«Non la fine del mondo, bensì la fine di un mondo. Siamo usciti dal mondo moderno, dove i riferimenti erano stabili e la forma politica dominante era lo Stato-nazione, e siamo entrati in un mondo postmoderno, dove la visone di lungo termine è ovunque sostituita dall'effimero. È un mondo liquido, deterritorializzato, dominato dalle nozioni “marittime” di flussi e di reti».
Però Lei parla di «colpo di Stato europeo».
«Colpo di Stato è forse eccessivo, in quanto sono gli stessi Stati ad aver accettato di essere progressivamente spogliati delle sovranità politiche, finanziarie e di bilancio. L'Unione europea, che si è organizzata dall'alto (con la Commissione di Bruxelles) verso il basso ha solo seguito questa inclinazione naturale».
Che ne pensa del refrain austerità/crescita?
«L'austerità non riporterà la crescita, poiché il suo scopo principale è quello di esercitare una pressione al ribasso sui salari e sui redditi, dunque di diminuire il potere di acquisto, ossia la richiesta. E quando c'è meno richiesta, il consumo diminuisce, la produzione anche e la disoccupazione aumenta. Le classi proletarie e le classi medie sono le prime a soffrirne».
Ma quale può essere l'alternativa? Lei ha più volte affermato: “l'ideologia della crescita è un errore logico. Non ci può essere crescita materiale infinita in uno spazio finito”.
«L'alternativa è organizzare, fin da ora, una decrescita sostenibile, favorendo il ricollocamento, economizzando le riserve naturali, favorendo gli stili di vita che non si riducono a una fuga in avanti nei consumi. Ma l'alternativa è anche “ideologica”: si tratta di rifiutare l'assiomatico dell'interesse e il primato dell'economia, e di smettere di volere “sempre di più”. “Di più” non è sinonimo di “meglio”».
Altrimenti, come scrive nel libro, prevede una vera e propria marcia verso la miseria.
«Lo possiamo constatare già oggi in diversi paesi europei. Il risultato delle politiche di austerità adottate sotto la pressione dei mercati finanziari è proprio questo. La disuguaglianza tra i vari Paesi e al loro stesso interno non smette di ampliarsi, a esclusivo beneficio delle nuove classi finanziarie e politico-mediatiche».
Ma c'è stato un momento preciso in cui abbiamo perso la nostra sovranità?
«L'abbandono è stato progressivo. È il risultato del trasferimento all'Unione Europea di gran parte della sovranità che non è stata riportata a un livello superiore (una sovranità europea), ma scomparsa in una sorte di “buco nero”. Questo processo è stato completato dalla politica del debito, che ha posto gli Stati sotto il controllo di investitori privati e agenzie di rating».
Ed è possibile riconquistare quote di sovranità?
«Occorrerebbe ritrovare i mezzi dell'indipendenza economica e finanziaria, il che necessita un cambiamento radicale delle politiche pubbliche, a cui però nessun Paese europeo sembra propenso».

10 apr 2014

VISURE CATASTALI GRATUITE

Visure e mappe catastali consultabili on line gratuitamente attraverso Entratel e Fisconline, i servizi messi a disposizione dal Fisco. Visure catastali: consultazione on line gratis

Sia i professionisti che gli utenti abilitati al servizio Entratel/Fisconline, potranno consultare visure catastali e mappe catastali di tutte le province italiane, a eccezione delle province autonome di Trento e Bolzano, gratuitamente e on line. Attraverso i canali Entratel e Fisconline è possibile ora consultare gratuitamente ad esempio, la planimetria o la rendita, la classe e la categoria catastale di un immobile sito in una qualsiasi provincia italiana, nell’ottica di semplificazione richiesta da tempo al Fisco e all’apparato burocratico italiano.
Consultazione visure catastali con un click

Con un semplice click, gli utenti registrati a Fisconline ed Entratel possono consultare gratuitamente e comodamente dal proprio pc le informazioni relative alla casa di loro proprietà come:
visura catastale (per soggetto e per immobile);
mappa con la particella terreni;
planimetria del fabbricato;
visura ipotecaria.