Nulla tornerà come prima.
Dimentichiamoci il mondo come lo avevamo conosciuto prima di febbraio 2020.
Esagerazione?
Catastrofismo?
No, è l’inizio di una nuova era.
La crisi che stiamo vivendo farà da catalizzatore ai cambiamenti
necessari per accelerare la realizzazione di un disegno già predisposto,
che prevede l’annientamento dell’attuale sistema socioeconomico.
È il Grande Reset, il tema del prossimo Forum di Davos,
il consesso annuale dove si riuniscono i grandi della terra per decidere su questioni
che riguardano la governance mondiale.
Un piano preciso, ufficiale e ben documentato, sul quale
istituzioni internazionali,
filantropi,
organizzazioni non governative
e mega-aziende private collaborano apertamente già da tempo.
Nelle menti di chi progetta il nuovo mondo
la dichiarata pandemia rappresenta un’occasione troppo preziosa per essere sprecata:
nulla dovrà tornare come prima.
Le misure restrittive adottate dai governi hanno sdoganato definitivamente
pratiche comportamentali funzionali alla nuova normalità, dallo smartworking alla teledidattica.
Le nuove abitudini acquisite dalle popolazioni durante la crisi del coronavirus
hanno apportato quell’impulso alla digitalizzazione e all’automazione decisivo
per implementare la Quarta Rivoluzione Industriale, che finora stentava a realizzarsi.
Milioni di imprese spariranno, molte avranno un futuro incerto.
Altri nuovi mercati verranno a crearsi, sulle ceneri dei vecchi che dovranno far posto alla trasformazione.
Intanto, mentre si procede alla realizzazione del piano,
presentato dai suoi fautori come l’alba di un mondo migliore, più equo e sostenibile,
ovunque si assiste a un ulteriore aggravamento delle disuguaglianze
e della concentrazione di ricchezza, con un’impennata straordinaria dei redditi dei miliardari
e uno scivolamento di milioni di cittadini nella fascia di povertà.
Una tendenza destinata ad aggravarsi, con la distruzione di milioni di posti di lavoro
e dell’economia di produzione, destinata a dissolversi per far posto ad altri mercati,
sempre più digitalizzati e supportati dalle nuove intelligenze artificiali.
A differenza delle rivoluzioni tecnologiche del passato,
che inauguravano un periodo di crescita e di creazione di nuovi lavori,
oggi l’azione combinata delle tecnologie informatiche e di quelle biologiche apre scenari inediti.
L’essere umano, minacciato da un’intelligenza artificiale sempre più performante
e capace di sostituirlo in attività un tempo impensabili -dalla medicina al giornalismo-
si troverà a fare i conti con un senso di inutilità e inadeguatezza.
La crescente disoccupazione e la distruzione dell’economia reale,
frutto della gestione della crisi del Covid, lasceranno una desertificazione industriale e lavorativa,
destinata a rimanere tale secondo i progetti stessi del Grande Reset.