In Paura liquida
lei scrive che la paura più temibile è quella diffusa, sparsa,
indistinta. Come la si affronta? A cosa di concreto la si può ancorare
per affrontarla e, possibilmente, "risolverla"?
Z. Bauman A
differenza delle paure di vecchio tipo, quelle contemporanee tendono a
essere imprecise, mobili, elusive, modificabili, difficili da
identificare e collocare con esattezza.
Abbiamo paura senza sapere da dove viene la nostra ansia e quali siano esattamente i pericoli che la provocano.
Possiamo affermare che i nostri timori vagano in cerca delle loro cause che noi vorremmo disperatamente trovare per poter essere in grado di fare qualcosa a riguardo o per chiedere che si faccia qualcosa.
Le radici più profonde della paura contemporanea – la graduale eppure continua perdita della sicurezza esistenziale e la fragilità della posizione sociale – possono essere affrontate solo con difficoltà, poiché, in un mondo che si globalizza velocemente, gli agenti dell'azione politica non hanno sufficiente potere per sradicarle.
E per questo le paure tendono a trasferirsi dalle cause principali su obiettivi accidentali, solo lontanamente collegati alle ragioni dell'ansia, oppure del tutto scollegati da esse e, quindi, ad essere scaricate su obiettivi vicini, visibili, a portata di mano, che sembrino facili da gestire.
Queste battaglie sostitutive non faranno scomparire
la nostra ansia perché le radici vere della paura resteranno intatte, in
compenso otteniamo una certa consolazione dalla consapevolezza di non
essere rimasti con le mani in mano, di aver fatto qualcosa e di esserci
fatti vedere mentre lo facevamo.
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