16 ott 2011

Decalogo di quello che NON bisogna fare

Ho trovato questo decalogo :

1) Incapacità di scegliere. Molti non sanno che variabili guardare per scegliere il miglior titolo, finendo quindi per comprare titoli della serie “non val la pena di parlarne agli amici”….che non hanno nulla a che vedere con i titoli trainanti.
2) Comprare in controtendenza. Un buon metodo per ottenere pessimi risultati e’ quello di acquistare quando i prezzi declinano, nella convinzione che a prezzi piu’ bassi il titolo e’ piu’ conveniente….
3) La micidiale “media prezzi”. Ancora peggio e’ quando l’investitore si convince a seguire la micidiale tecnica della “media prezzi”; non solo perde sul primo acquisto, ma finisce per perdere anche sul secondo…sul terzo…..e cosi’ via.
4) La trappola dei titoli a basso prezzo. Non pochi investitori preferiscono acquistare 100.000 titoli a 1 euro che 10 a 100 euro; finiscono cosi’ per scegliere quasi sempre titoli di bassa qualita’ soggetti ad elevatissima volatilita’. Una componente fondamentale e’ il gradimento degli investitori istituzionali.
5) La fretta dei novizi. Chi si affaccia per la prima volta al mercato ha spesso fretta di guadagnare e poca voglia di faticare. Il risultato e’ sempre lo stesso: grandi perdite in poco tempo.
6) Le dritte di borsa. La convinzione piu’ comune in assoluto e’ che in borsa guadagna chi ha le “dritte” giuste; peccato che in realta’ chi ha tali dritte si guardi bene dal comunicarle, e che alla fine quello che giunge all’orecchio dell’investitore e’ l’opposto della realta’.
7) I dividendi. Molti scelgono titoli con forti dividendi dimenticando che l’importante per un’azienda e’ il profitto e non quello che paga ai suoi azionisti; i bassi p/e non sono una variabile a se’ stante: spesso dimostrano che la societa’ non vale poi tanto.
8) Titoli famosi. I titoli con un nome piu’ conosciuto sono spesso i favoriti; la gente dimentica che il nome non e’ sinonimo di qualita’, e soprattutto non garantisce la crescita dei prezzi di borsa.
9) Mancanza di supporto informativo. Pochi investitori riescono a trovare fonti di informazioni valide, e a volte non per colpa loro. Il proprio consulente va selezionato attentamente e giudicato con criterio.
10) E’ salito troppo. Il 98% degli investitori rifiuta di entrare su un titolo che ha gia’ fatto molta strada; le statistiche dimostrano che sono proprio questi titoli ad avere piu’ chance di successo in assoluto.
11) La loss trap. Si definisce loss trap tenere i titoli che perdono. Il titolo perde troppo per poterlo liquidare.
12) Quick profit. In opposto alla tecnica precedente, gli investitori liquidano in fretta quando realizzano guadagni minori. Si trovano cosi’ con profitti risicati e perdite ingenti, per aver seguito in maniera esattamente inversa la regola d’oro per far performance:” taglia le perdite e fai correre i profitti”.
13) La paura dei costi. Le commissioni di intermediazione sono spesso viste nell’ottica sbagliata dagli investitori; la domanda che una persona dovrebbe porsi e’: ” compro questo titolo perche credo che salga del 3-4% o perche’ penso abbia spazio di crescita?” Nel primo caso e’ folle correre un rischio, nel secondo i costi sono irrisori rispetto al potenziale.
14) Il fascino delle operazioni a premio. I premi attirano spesso una larga fascia di investitori che si convincono di limitare il rischio per il semplice fatto di conoscere quanto perdono. Non realizzano che rischiano il 100% del capitale che investono ed inseriscono una variabile (tempo) che rende difficile l’operazione.
15) La mancanza di un piano. La maggior parte degli investitori manca di un piano di investimento che li aiuti nelle proprie scelte. Finiscono per adottare tecniche diverse di volta in volta, e sempre piu’ confuse.
16) Favoritismi. Non si sa perche’, ma molti hanno i loro titoli favoriti, sui quali insistono anche quando l’andamento della quotazione non e’ favorevole; questa trappola psicologica non aiuta a realizzare performance in un settore dove la freddezza e l’imparzialita’ sono tutto.
17) Notizie cruciali. Delle tante notizie che si sentono nei giornali sui vari titoli, poche sono veramente cruciali. Eppure sono in molti quelli che operano in base alle varie news che riportano i mass media. Le statistiche dimostrano che aumenti di capitale, split, annunci di dividendi etc sono meno importanti di quanto si pensi.

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