"Fu un argomento decisivo a permettere nel 1985 l’assoluzione in secondo grado di Giuliano Pisapia dall’accusa di furto. Contrariamente a quanto affermavano alcuni terroristi pentiti di Prima Linea, l’imputato non poteva essere alla riunione operativa in cui alla fine del luglio 1978 si decise di rubare un furgone da utilizzare nel pestaggio del capo del servizio d’ordine del Movimento dei Lavoratori per il Socialismo, Walter Sisti. All’epoca, come certificava suo zio, il medico Carlo Augusto Agnoletto, il nipote si trovava a Santa Margherita Ligure, affetto da un’ulcera.
Effettivamente, sebbene quel certificato medico fosse stato considerato di scarsa importanza in occasione della condanna in primo grado da parte della Corte d’Assise, il buen retiro di “Santa” e il clan Agnoletto-Pisapia sono i cardini intorno ai quali si possono approfondire, se non svelare, quasi tutti i misteri dell’antica e attuale militanza del candidato sindaco di Milano.
Dal matrimonio dell’ex consigliere comunale monarchico della Milano del dopoguerra, Carlo Augusto Agnoletto con Adelaide Ranci d’Ortigosa, nascono – tanto per dire – Vittorio, che sarà eletto europarlamentare con Rifondazione Comunista, e la psichiatra Maria Giulia Agnoletto, attivista per la causa dei diritti del popolo palestinese. A Santa Margherita trascorre le vacanze nel proprio appartamento Mario Zagari, vicepresidente del Parlamento europeo nel 1979. Sarà fino alla sua morte, avvenuta nel 1996, uno dei principali punti di riferimento politici del clan.
Ma l’ambientazione di questo spezzone della storia degli anni di piombo ruota intorno a sei appartamenti per sei fratelli, figli dell’avvocato Giandomenico Pisapia, dotati di numerosi garage sotto i quali correva un’intercapedine, ora inspiegabilmente murata, sulle cui pareti ci si poteva liberamente esprimere a favore della dittatura del proletariato.
È lì in Riviera, non solo durante l’estate ma soprattutto quando l’aria a Milano si faceva irrespirabile per gli scontri fra fazioni e le retate della polizia, che ci si rifugiava per discutere e gettare le basi dell’attività futura del collettivo milanese di via Decembrio.
Difficile distinguere fra cugini, amici e compagni, in quelle circostanze. Non si può più nemmeno stabilire con precisione se l’idea di infliggere una punizione esemplare a Sisti fosse davvero un’idea nata dagli ambienti della sinistra extraparlamentare contigui a Prima Linea, come indicano le carte processuali, o fosse invece motivata dal durissimo pestaggio avvenuto ai danni di un ex paracadutista, amico fraterno – benché fosse di destra – di Giuliano Pisapia e del cugino Massimo Trolli, attualmente sindacalista dei bancari del gruppo Intesa Sanpaolo. Di fatto, l’ex parà attualmente fa parte della lunga schiera di sostenitori della campagna elettorale di Pisapia.
Come dalla presenza in lista di un gran numero di “amici del mare”, frequentatori assidui degli stabilimenti balneari Flora e Sirena. Tutta una compagnia che da anni si ritrova allegramente nella località ligure, e comprendeva nomi divenuti famosi come quello della segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso. Fra gli anonimi, figurano le candidate della lista Pisapia Tiziana “Titti” Sperandeo e Francesca Archinto, compagna di Camillo Agnoletto, con villa a Portofino. In origine, si trattava di un gruppo di cattolici, il Gs, guidato da don Vanni Padovani. Poi il sacerdote si era spretato per sposare una sua allieva e anche le motivazioni legate alla fede avevano lasciato spazio ad argomenti politico-mondani, vagamente radical-chic.
Così come s’impone in un ambiente altolocato, le sedi milanesi della lista Pisapia sono arredate con mobilio di un certo pregio, che si dice messo gentilmente a disposizione dal parentado. È una gara di solidarietà cementata anche da un lutto, il suicidio del più piccolo dei fratelli Pisapia, Giuseppe, trovato morto a ventisette anni sulla scogliera fra Paraggi e Portofino, all’inizio degli anni 1980. Perché il giovane era andato proprio là a spararsi? Probabilmente aveva problemi di droga, ma negli ambienti dell’ultrasinistra, a quei tempi stregati dal mito della lotta armata, si fantasticò addirittura a proposito di un complotto internazionale. Uscirono ipotesi assurde, come la consegna di un carico di armi ai palestinesi, sventata da un blitz israeliano. Nulla però che meritasse un approfondimento d’indagine. Perché non ci possono essere scheletri nell’armadio di Giuliano Pisapia.
di Andrea Morigi
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Ecco i terroristi che negli anni '70 furono ospiti a casa di Pisapia: Foto. Quindici anni dopo Pisapia è in tribunale con la Boccassini e in parlamento con Rifondazione: Foto. Ma la sua indole da estremista non cambia. Solo il Fatto prova a soccorrerlo.
Milano - C'è una foto, sgranata e in bianco e nero, che la dice lunga sul clima d'odio e di terrore che correva negli anni di Piombo. Marco Donat Cattin fa il suo ingresso nell'aula del tribunale: Lacoste blu e il volto schermato dagli occhiali da sole, guarda con sfida i giudici. Non gli interessa il verdetto. A un passo da lui Roberto Sandalo, l'ex amico conosciuto da sempre come "Roby il Pazzo" e ora accusatore. Sono gli anni dei maxi processi a Prima Linea, sono gli anni in cui la giustizia riesce ad averla vinta sui gruppi terroristici di sinistra. Ma, fra le carte dei processi ai compagni che sbagliano, finisce il candidato per la sinistra al Comune di Milano Giuliano Pisapia che, negli anni di Piombo, "vantava" amicizie tra gli estremisti di Prima Linea. Un estremismo che, però, non è cambiato negli anni. Tra i suoi alleati alla corsa a Palazzo Marino ci sono infatti i centri sociali......
Dopo la bagarre scatenata ieri dalle accuse in diretta tv, il sindaco Letizia Moratti non arretra di un millimetro ma torna alla carica. Sebbene la sentenza della Corte di Assise scagioni Pisapia dal furto del furgone (successivamente utilizzato per punire e pestare William Sisti, capo del servizio d’ordine del Movimento dei Lavoratori per il Socialismo), la Moratti fa comunque notare che dalle carte emerge un quadro davvero inquietante: "Questo episodio dimostra la frequentazione di terroristi da parte di Pisapia". L'intento del primo cittadino di Milano era, infatti, quello di sottolineare una vicenda che politicamente ha visto in quegli anni Pisapia frequentare dei terroristi".
La Moratti punta il dito contro i compagni del collettivo di via Decembrio riesumando scheletri morti e sepolti, un passato che fa male e che, ancora oggi, esige una spiegazione. Perché il finire degli anni Settanta è stato segnato da una violenza senza precedenti. Chi l'ha vissuta in quegli anni, ricorda una Milano con i posti di blocco, dove l'allerta era sempre al massimo. "La colpa è di Pisapia che nasconde la propria provenienza culturale e poliotica - interviene il ministro della Difesa, Ignazio La Russa - a me nessuno mi viene a dire che negli anni Settanta ero segretario del Fronte della Gioventù perché non l’ho mai nascosto".
Pisapia non ha rubato nessuna auto. Questo è un dato di fatto. Pisapia non ha partecipato ad alcun pestaggio. Questo è un altro dato di fatto. Ma, in base alle stesse ammissioni dei terroristi che a metà degli anni Ottanta finirono alla sbarra, l'appartamento di via Podgora vantava - appunto - frequentazioni scottanti. Quei compagni in eskimo che si preparavano a fare la rivoluzione armata. C'era Marco Donat Cattin che, da lì a un paio d'anni, avrebbe ammazzato il magistrato Emilio Alessandrini.
E oggi? Non è cambiato granché. Il Partito democratico non ha avuto la forza di candidare Stefano Boeri ed è stato costretto a subire l'imposizione di un candidato che proviene da Rifondazione comunista e che si fa portavoce delle frange più violente della sinistra. Quindici anni dopo i contatti con Prima Linea, lo ritroviamo a braccetto con Ilda Boccassini e in tribunale con Armando Spataro. E' un avvocato e un militante di Rifondazione comunista tra le cui fila fu eletto per due legislature. In parlamento porta avanti l'indulto per i terroristi degli anni di Piombo, chiede l'istituzione delle stanze per drogarsi e si batte per l'eutanasia. "Pisapia è uomo di sinistra, si vuol far passare per un moderato ma ha tutta una storia di sinistra, è rimasto in Rifondazione comunista fino a pochi anni fa e poi ha degli alleati che sono l’estrema sinistra e i centri sociali che sono un covo di violenti e dei facinorosi"... ad ogni modo, il "sorriso dolce" di Pisapia che appare sui cartelloni non riuscirà a ingannare i milanesi.
Al di là dello scontro televisivo, infatti, ai cittadini interessano i programmi. E la credibilità dei programmi nasce soprattutto dalla credibilità della propria storia. E la storia di Pisapia è quella di un militante nella sinistra radicale: sebbene ora cerchi di presentarsi ai milanesi come un candidato moderato e democratico, resta espressione dell'ala più estrema della coalizione. Lo dimostra la mancata condanna da parte di Pisapia dei centri sociali che continuano a occupare gli immobili del Comune. Lo dimostra - più in generale - il programma presentato ....."
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