26 mag 2022

Ahahahahahah Poveri poveri

Cosa fare in caso di attacco nucleare e minaccia radioattiva, biologica, chimica, radiologica, nucleare. 

 

Tutto nero su bianco, in poco più di dieci pagine datate 10 maggio. Sorpresa nella mattina di giovedì 26 maggio 

negli uffici di giudici e magistrati di Roma che si sono visti recapitare il piano per la minaccia atomica

 redatto dal ministero della Giustizia e diretto alla magistratura italiana.

 

 Il documento, con evidente legame con la guerra in corso in Ucraina, porta il titolo

 "Piano nazionale per eventi con armi o agenti di tipo chimico, biologico, radiologico o nucleare"

 e "definisce le minacce, individua i possibili scenari, stabilisce le misure da adottare", 

scrive Repubblica che ha dato la notizia. 

 

Come devono comportarsi le toghe in caso di minaccia?

 "Si consigliano quattro regole. 

Cercare riparo al centro di una stanza priva di finestre.

 Il luogo ideale è quello in cui non è possibile la ricezione di trasmissioni radio in modulazione di frequenza".

 "Se possibile, riscaldare la stanza in quanto l'aria calda determina pressioni positive 

 e ostacola la penetrazione dei contaminati", continua il documento ricevuto, tra gli altri, dai vertici della Cassazione. 

"Usare le risorse disponibili per proteggere i polmoni e difendere il corpo dalle radiazioni muovendosi dietro un muro" 

e "Chiudere gli accessi d'aria, ivi comprese le fessure degli infissi, anche con metodi speditivi (carta, nastro adesivo)".

 

I magistrati come hanno reagito?

 "Se le toghe romane non nascondono la paura, così non avviene altrove, per esempio a Milano" spiega Repubblica. 

Nel tribunale romano di piazzale Clodio di parla di "un'angoscia profonda" per aver letto il piano 

ed un virgolettato velenoso: 

"Nemmeno ai tempi del terrorismo o degli attentati della mafia mi era capitato di leggere una cosa del genere" 

direbbe una toga al quotidiano.

 

VOGLIONO TAPPARCI LA BOCCA

 Ahi ahi ahi Libertà dove te ne vai ?



Ha preso il via a Davos il World Economic Forum,
l’evento più celebre che raduna i politici e gli imprenditori più influenti per discutere su temi economici e di società.


Se da una parte l’evento di Davos è riconosciuto per il suo immenso prestigio,
non si può certo affermare che questa edizione sia iniziata con il miglior auspicio:

il Commissario per le e-Safety australiano, Julie Inman Grant,

si è fatta portavoce, infatti,

di un vero inno alla censura e alla rivisitazione dei diritti umani.





“Penso che dovremo pensare a una ricalibrazione di un’intera gamma di diritti umani 

che si stanno manifestando online, dalla libertà di parola all’essere liberi della violenza online”.


Limitare il diritto di parola:


questa l’idea e la direzione che, secondo la politica australiana,

dovrebbe essere promossa dalle élite mondiali auspicando a una maggiore sicurezza.


La logica sembrerebbe infatti quella, tipica di una mentalità probabilmente più vicina al Medioevo,

di privare le persone ad esprimere i loro pareri,

o meglio i pareri non in linea con quelli “dettati”, seppur celatamente, dal perbenismo politicamente corretto.



Frasi da non sottovalutare, considerata anche la portata di chi le ha espresse:

Grant sta, infatti, attualmente lavorando con il Consiglio per la politica di genere della Casa Bianca 

e con il Governo danese.


Immediate sono state le repliche a quella che può sembrare una manifestazione di autoritarismo

giustificata dal desiderio di tutela dei popoli:

il giornalista canadese Andrew Lawton ha infatti riportato subito su twitter il video del discorso a Davos,
spiegando – senza se e senza ma – che era tutto vero sulla richiesta di arginare il diritto di espressione.

Sulla stessa linea l’account Gop della Commissione della Camera per la magistratura
che ha ritwittato commentando semplicemente con un duro “No”.


Le affermazioni di Grint sembrerebbero individuare il nuovo nemico nella libertà di parola,

trascinando così i buoni del mondo a indirizzare le masse verso una vera e propria censura

stabilita, evidentemente, da dei parametri convenienti per i piani alti.



Un assolutismo e un controllo pericoloso potrebbero celarsi nelle affermazioni dell’australiana,

non contraddette da nessuno durante il dibattito,

nonostante il forum più importante per il mondo dell’economia si mostri sempre ben disposto

– forse solo a parole – alle tematiche riguardanti il rispetto e la tutela dei diritti fondamentali,

oggettivamente calpestati in queste affermazioni.



Che il grande progressismo delle élite mondiali sia alla fine solo una questione di forma

e nasconda il desiderio di un ritorno alla mentalità figlia del secolo precedente?

2 mag 2022

MAGGIO 2022

 E rieccoci qui con la solita solfa.


- AL LAVORO. 

 Il green pass non dovrà più essere mostrato: chiunque, vaccinato o no, potrà entrare. 

Non sono più obbligatorie nemmeno le mascherine, che rimangono "fortemente raccomandate". 

I datori di lavoro potranno comunque decidere di lasciare l’obbligatorietà dei dispositivi di protezione per i propri dipendenti. 

Non ci sono differenze tra pubblico e privato, ma il ministro della Pa, Renato Brunetta,

 ha inviato una circolare con alcune raccomandazioni: 

 l'uso delle mascherine FFP2 è raccomandato, in particolare,

 per il personale a contatto con il pubblico sprovvisto di idonee barriere protettive, 

per chi è in fila a mensa o in altri spazi comuni, 

per chi condivide la stanza con personale "fragile", 

negli ascensori e nei casi in cui gli spazi non possano escludere affollamenti.

 

- AL RISTORANTE. 

Niente green pass, ovviamente, e nemmeno più obbligo di mascherina, sia all'aperto che al chiuso. 

Non è previsto l'obbligo nemmeno per i dipendenti: 

anche in questo caso può comunque reintrodurlo il datore di lavoro.

 

- NEGOZI E SUPERMERCATI

Anche qui niente green pass, e niente mascherine.

 

 Lo stesso vale per i bar, dove cade ogni distinzione tra consumazione al tavolo e seduti.

 

- CINEMA, TEATRO E SPORT. 

Niente green pass. 

Quanto alle mascherine, l'ordinanza pone un principio di prudenza: 

fino al 15 giugno si dovranno indossare negli

 "spettacoli aperti al pubblico che si svolgono al chiuso in sale teatrali, sale da concerto, cinematografiche,

 locali di intrattenimento e musica dal vivo e in altri locali assimilati, nonché per gli eventi 

e le competizioni sportive che si svolgono al chiuso". 

 

Gli stessi eventi, ma all'aperto (arene estive ad esempio, o gare sportive) possono essere fruiti senza mascherina. 

 

- MUSEI E MOSTRE

Rimane l'obbligo di indossare la mascherina al chiuso, mentre nei siti culturali all'aperto non sarà necessario.

 

- IN ALBERGO. 

 Niente green pass né obbligo di mascherina negli hotel o in generale nelle strutture ricettive.

 

 Lo stesso vale per ristoranti, palestre, piscine e centri benessere degli alberghi. 

 

Nonchè per feste e cerimonie.

 

- MEZZI PUBBLICI.  

Anche qui la scelta è stata improntata alla prudenza :

 fino al 15 giugno mascherina obbligatoria nei mezzi a breve e a lunga percorrenza, 

quindi bus, tram, metropolitane, treni, navi, traghetti e aerei.

 Dove però non sarà più obbligatorio il green pass. 

Niente mascherina, invece, per le funivie.

 

- A SCUOLA.  

Nessuna novità rispetto a quanto già stabilito il mese scorso: 

prorogato l'obbligo di mascherine, chirurgiche o di maggiore efficacia protettiva, 

fino alla conclusione dell'anno scolastico 2021-2022.

 

- OSPEDALI E RSA. 

 Qui "sopravvive" il green pass, che fino al 31 dicembre andrà mostrato 

(nella versione "super", ossia dopo il vaccino o la guarigione) per visitare parenti e amici ricoverati. 

Rimane anche l'obbligo di mascherina per i lavoratori, gli utenti ed i visitatori 

delle strutture sanitarie, socio-sanitarie e socio-assistenziali, incluse le strutture di ospitalità e lungodegenza, 

le residenze sanitarie assistite, gli hospice, le strutture riabilitative, le strutture residenziali per anziani, 

anche non autosufficienti, e comunque le strutture residenziali.

 

- IN VIAGGIO. 

Le regole cambiano a seconda dei Paesi di destinazione 

ma il green pass nella sua forma "base" continuerà a essere necessario per l'ingresso nei Paesi dell'Ue. 

 

Lo stesso per chi arriva (o rientra) in Italia: servirà ancora il green pass base, ossia anche solo con tampone. 

 

Con un'altra ordinanza del ministro Speranza 

cade invece l'obbligo di compilare il modulo Plf (Passenger locator form).