Linus.
I cinquant'anni della rivista che nacque a Milano, nell'aprile del 1965 in un clima di grande fervore culturale.
Un esperimento creativo, fra fumetto, scrittura e tanta intelligenza.
Giovanni Gandini, tuttofare editoriale, importa dagli Stati Uniti i Peanuts di Charles M. Schulz e li pubblica prima in un libro (Arriva Charlie Brown, 1963, maglietta a righe come quelle dei ragazzi di Genova ’60, ma Schulz non poteva saperlo), poi su una rivista creata per l’occasione: linus (rigorosamente minuscolo, di molto anteghezzi). Siamo nell’aprile del 1965.
L’editore della rivista, come del precedente volume, è Milano Libri, entità allora conosciuta come libreria in via Verdi, accanto alla Scala, gestita da Annamaria Gregorietti, moglie di Gandini.
Linus però non si limita a ospitare le strisce di Linus (van Pelt, con coperta appoggiata alla guancia, immortalata sulla prima copertina), Charlie Brown, Lucy e il bracchetto Snoopy (alle prese con il suo romanzo dall’incipit divenuto celeberrimo «era una notte buia e tempestosa»), ci sono altri fumetti per grandi: Li’l Abner, Crazy Cat, Popeye.
Nei numeri immediatamente successivi si affacciano altri nomi importanti come Guido Crepax e la sua Valentina, Enzo Lunari e Girighiz, la preistoria di B.C., Pogo, il mago Wiz e ancora Copi, Feiffer, Wolinski. Un’escalation irresistibile. Senza trascurare la pagina dei Wutki, giochi matematici, nonsense magistrali e gli inarrivabili limerick curati da Sergio Morando.
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