10 nov 2013

MISTIFICAZIONI E FALSE INFORMAZIONI

In Italia, Saccomanni e le banche spingono a pensare che siamo indietro nel porre limiti all'uso del contante. Forse però non tutti sanno che abbiamo il limite più basso al mondo e in Germania non esistono soglie massime. E’ di una settimana fa l’affermazione del ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, secondo cui l’Italia sarebbe indietro rispetto agli altri paesi nei limiti legali al pagamento in contanti. Parole che avevano scatenato la reazione indignata di parte della maggioranza, tanto che lo stesso ministro ha dovuto smentire che il governo stesse preparando una nuova stretta anti-cash. Tuttavia, da quando è stata prevista la limitazione all’uso del contante oltre i mille euro, la grande stampa, le associazioni bancarie e la stessa politica ci bombardano di affermazioni univoche: limitare il contante serve a combattere l’evasione fiscale, siamo in ritardo sul resto del mondo. Abolizione contante: la verità sugli altri paesi europei In realtà, non è così. Non solo vantiamo la soglia più bassa al mondo, ma in stati come la Germania non esiste alcun limite nell’utilizzare il cash e recentemente la Bundesbank, non certo un movimento populista, ha tenuto un convegno sul tema, difendendo il diritto del cittadino la modalità dei suoi pagamenti. Con la conseguenza che in Germania l’economia nera ammonterebbe al 13,5%, contro l’oltre il 20% dell’Italia. Insomma, non sarebbe la guerra al contante la soluzione per stanare gli allergici alle tasse. In paesi come Francia e Spagna, poi, il limite è fissato tre volte sopra quello italiano. Ciò che accade all’estero, invece, è che mediamente si paga molto meno con il contante, mentre una percentuale di pagamenti di gran lunga superiore a quella in Italia è effettuata con carte di credito. Negli USA, ad esempio, l’uso del contante è pari a circa un quinto del totale dei pagamenti, mentre nel nostro paese il rapporto è inverso. Ma, attenzione: parliamo di un uso “volontario” dell’uno e dell’altro metodo di pagamento, non di una forzatura normativa. Ed è tutto da dimostrare che pagare con carta di credito sarebbe più “evoluto” che pagare con banconote cash. Far transitare tutti i pagamenti dalle banche, infatti, può certamente offrire maggiore sicurezza “fisica” che andare in giro con le banconote, ma il contante non ha costi. E’ gratuito. L’uso di bancomat e carte di credito, invece, è oneroso. Non solo. L’uso del contante garantisce una percezione e una consapevolezza immediate del livello dei propri consumi, mentre la stessa cosa non si può dire dei pagamenti con carte di credito o altro. E c’è un aspetto che viene spesso sottovalutato, ma che si dovrebbe considerare maggiormente. Pagamenti alternativi all’uso del contante forniscono alle banche una mole di informazioni enorme, che queste potrebbero utilizzare per scopi commerciali, cedendoli ad agenzie di marketing o a società di produzione di beni e servizi, monetizzando da esse. In sostanza, terzi saprebbero cosa compri, quanto spendi, quando spendi e in che luogo. Nei fatti, si corre il rischio di creare una società non libera, o meglio, in cui la garanzia di riservatezza non sarebbe più assicurata, nonostante le leggi certamente restrittive in tale campo. Sarebbe come se vivessimo tutti sotto le telecamere vigili di un Grande Fratello fiscale e finanziario, che oltre tutto pagheremmo noi con le nostre commissioni. Sono diversi e trasversali i movimenti politici e non, che considerano un diritto fondamentale della persona l’uso del contante. A quanti sostengono che per combattere l’evasione fiscale, lo stato deve poter sapere come e quanto spendi, potremmo rispondere semplicemente che dovremmo essere noi contribuenti a pretendere di sapere come lo stato spende i nostri soldi.

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