26 mag 2011

Marcegaglia ....come Pinocchio

La Sig.a Marcegaglia ha imparato bene la lezione.....piangere .....dare la colpa altri altri ......(piove, Governo ladro) .....ma un po' di autocritica no ?

Riprendo dalla Sua relazione :

.......Occorre mettere avanti l’interesse di tutti e ritrovare quello spirito che in un passato non lontano ci ha consentito di fare un grande balzo. Ci ha permesso di entrare a far parte del consesso dei paesi ricchi e industrialmente più evoluti.
(ma brava, scusa ma tu dov'eri negli anni '60 ? Qualcun'altro ha lavorato duramente in quegli anni) ......Oppure, debole e divisa, abbandonarsi a pulsioni protezionistiche e scivolare nell’irrilevanza. (certo le Grandi Aziende non hanno bisogno di barriere protezionistiche, vanno direttamente a produrre all'estero, in Nazioni che dovrebbero essere sottoposte a barriere protezionistiche per salvaguardare la nostra produzione nazionale) ......Siamo posti dinnanzi a sfide epocali dettate dalla globalizzazione e dall’innalzamento degli standard di vita di centinaia di milioni di donne e uomini che aspirano a vivere come noi. (e allora producete per queste persone e non invadete il nostro territorio di prodotti made in China, India, Pakistan, Korea, etc..... però vendete la magliettina Ferrari prodotta in China a 10 euro e non a 120 euro, come fosse prodotta in Italia) ....Queste sfide non si possono vincere senza tornare a crescere. Alla lunga, senza sviluppo economico, senza crescita, alza la testa il populismo, vengono messi in discussione i fondamenti stessi della democrazia. (ma brava, ma come la fai la crescita ?  A casa mia mantenedo i posti di lavoro, creando ricchezza nel Paese, invece che nei bilanci delle Vs. Società) .....È a quella esperienza che noi tutti dobbiamo tornare con la memoria, alla lezione dei nostri padri che misero in piedi milioni di aziende in una condizione drammatica. Alla speranza, all’orgoglio, alla fiducia in noi stessi che hanno caratterizzato quegli anni. Occorrono mutamenti non facili.

Eppure indispensabili. (certo, allora facciamo così : entro la fine dell'anno tutte le Aziende che hanno delocalizzato la loro produzione all'estero, che hanno messo centinaia di migliaia di operai in cassa integrazione ordinaria, straordinaria, mobilità, e chi più ne ha più ne metta, ripeto - entro la fine dell'anno - queste Aziende si impegnano ad assumere il 10% dei lavoratori che hanno licenziato) ....Come non facile ma indispensabile è la necessità di introdurre profondi cambiamenti strutturali in molti ambiti della società italiana, improntandola a maggiori propensione e pulsione al cambiamento, aprendola al nuovo, infondendo in essa la cultura e il riconoscimento del merito. (certo si dovrebbe fare così, peccato però che all'esperienza della forza lavoro italiana venga preferita l'ignoranza del lavoratore che con 100 euro non alza la testa dal posto di lavoro...gran bella cosa la "produttività" ) Ma eccoci al punto chiave, all'orco che comprime ed opprime, che dovrebbe venire incontro alle esigenze dei Sig.i Industriali ......Senza dimenticare che l’Italia di oggi ha un problema complessivo di governance a tutti i livelli.
Perché non solo le imprese e i modi di produrre, ma anche istituzioni e amministrazioni, regole e leggi vanno adattati ai tempi e alle necessità che cambiano. Libertà in espansione e istituzioni efficienti richiedono obiettivi comuni
e un agire super partes, per il bene di tutti.
Noi vogliamo istituzioni forti e autorevoli. Istituzioni che sappiano recuperare la fiducia dei cittadini e delle imprese, che oggi è gravemente erosa. (mentre noi siamo erosi  dalle Aziende che non mantengono i posti di lavoro, dalle Aziende che pagano le tasse e che le eludono, da Aziende che non investono in Italia mentre delocalizzano nei Paesi a basso livello retributivo) ...Questo è il modo migliore di celebrare l’Unità: dare agli italiani il senso che il loro futuro comune è fatto da più libertà, da istituzioni migliori e più rispettate. E da maggiore benessere in ogni ambito.
Signor Presidente della Repubblica, posso assicurarLe che le imprese italiane si sentono completamente votate a questa missione. (quasi mi scende una lacrima. Gli Italiani portano a casa lo stipendio con la libertà ed il rispetto delle Istituzioni, che sono la missione delle Aziende ? Sì con l'elusione fiscale, con il lavoro in nero, con le sottofatturazioni, con la sovrastima dei costi, etc...) ....I tassi di crescita europei, con l’eccezione della Germania, non sono sufficienti a riassorbire la disoccupazione, particolarmente alta tra i giovani. (scusa Marcegaglia, ma perchè si crea questa disoccupazione ? Forse perchè chiudete la fabbriche per portarle all'Estero ?) ....Un forte elemento di preoccupazione è costituito dalle tensioni sui
mercati delle materie prime. Siamo in presenza di un’offerta che non tiene il passo di una domanda in rapida crescita per il vorticoso sviluppo dei paesi emergenti. Le speculazioni finanziarie su questi mercati accentuano le oscillazioni dei prezzi. Serve un maggiore impegno dell’Europa su questo tema strategico. (E come si fa ad eludere questo problema ? Quando si parla di certe cose, bisogna essere disponibili ad accettare le critiche. Vediamo cosa hanno costituito i Marcegaglia all'estero : del 1989 sono la costituzione di Marcegaglia Deutschland a Dusseldorf (Germania) mentre nei pressi di Londra nasce la United Stainless Steel poi dal 1997 denominata Marcegaglia UK con sede a Dudley, West Midlands. Sono del 1991 le acquisizioni dell’americana New Bishop Tube di Philadelphia. A quest’ultima segue, l’anno successivo, l’acquisizione della vicina Damascus di Greenville (PA), che sarà ad essa accorpata dando vita alla Damascus-Bishop Tube Company. Nel 1993 viene costituita la trading company Central Bright Steel per la commercializzazione di tubi saldati nel Regno Unito. Viene inoltre acquisito il gruppo belga Cotubel. Nel 1998 vengono costituite le americane Oskar USA a Birmingham, AL e Oto Mills USA a Wheaton, IL e viene acquisita una nuova area industriale a Munhall nei pressi di Pittsburgh, sede della nuova Marcegaglia USA che incorpora la Damascus-Bishop Tube Company. L’anno successivo è caratterizzato dalla costituzione delle sedi estere Marcegaglia Iberica, Marcegaglia Ireland, Marcegaglia do Brasil, Marcegaglia France e Marcegaglia Austria. Nel 2000 si perfezionano le partecipazioni in Comart e NE-CCT, oltre all’acquisizione di Earcanal (Leioa, Spagna) Sempre nel 2001 viene costituita Oto Mills do Brasil a San Paolo. Nel 2005 si avviano i lavori di ampliamento dello stabilimento di Garuva in Brasile, e viene inaugurato quello polacco di Praszka. A questo segue l’acquisizione, nel 2006, dell’area per la vicina nuova sede produttiva di Kluczbork. Il 2007 è caratterizzato dalla costituzione di Marcegaglia Gulf a Doha, Qatar. Sono del 2008 infine la costituzione del nuovo stabilimento di Yangzhou in Cina[3] e della sede Marcegaglia Romania a Cluj, l’ avvio dei lavori per il nuovo stabilimento di Vladimir, Russia.) .......Il duro contrasto franco-italiano sulla compartecipazione ai flussi migratori è stato un chiaro esempio dei danni che le divisioni europee arrecano allo sviluppo del mercato interno ( ???? il nesso) e all’affermazione dei diritti di cittadinanza europea. (butto lì una provocazione. Mi risulta - salvo vendita - che il Gruppo Mercegaglia sia proprietario dell'ex complesso vacanziero "Le Tonnare" a Stintino. Ma come mai, la Sig. Marcegaglia così preoccupata dall'iniziativa di denuncia operata dal Governo nei confronti dalla mancata partecipazione degli Stati Europei all'assorbimento dei flussi migratori - mi ripeto - come mai lor signori non hanno messo a disposizione questo complesso residenziale ? Se è così preoccupata dei rapporti Italo/Francesi). ...La politica economica italiana deve essere guidata da due priorità, due vere emergenze, da affrontare contemporaneamente. La stabilità dei conti pubblici e la crescita economica....Intorno a queste due priorità occorre estendere la consapevolezza dell’opinione pubblica. Sono indispensabili l’unità e la determinazione da parte della politica, la capacità di risposta delle istituzioni.
Consapevolezza, unità e capacità di risposta sono le tre condizioni che oggi mancano......La stagione della spesa facile deve essere considerata chiusa per sempre. Noi abbiamo sempre chiesto una riduzione della spesa pubblica. (capisco che l'erba del vicino è sempre la più verde, anche perchè è lui che si spezza la schiena per lavorarla, ma un pizzico di auto-critica, no ? Dire che anche le Aziende devono fare qualcosina, no ? Tocca sempre agli altri cavare il ragno dal buco ?)
.....Occorre la revisione di tutte le voci che compongono le uscite del bilancio, comprese quelle per il welfare e per il pubblico impiego, che rappresentano i tre quarti della spesa primaria. (mentre nei Vs. bilanci non c'è niente di anomalo ? Lo ripeterò sino alla noia ed oltre, occorre che le Aziende non eladuno il fisco).....Occorre ridurre ciò che lo Stato fa oggi, lasciando più spazio ai privati e al mercato. Uno Stato che smetta di fare male il troppo che fa e che invece faccia bene l’essenziale che deve.....Ma così non è. Infatti, la presenza pubblica diretta nell’economia si è estesa in questi anni in ambiti sempre più impropri, con vere derive patologiche. È esemplare, a questo riguardo, la proliferazione delle società
partecipate da amministrazioni locali, alle quali non è stato ancora posto rimedio nonostante i ripetuti interventi normativi. Queste società fanno concorrenza sleale alle imprese private e hanno un livello di efficienza inaccettabile: quattro quinti di esse sono in perdita. (è normale buttare il sasso e ritrarre al mano. A chi/cosa si fa riferimento ? Quali sarebbero questi settori ? L'acqua ? L'energia ? I rifiuti ? Tutto questo in mano ai privati ?) Andrebbero vendute e i mercati di riferimento liberalizzati, con Autorità di regolazione forti e indipendenti, a tutela dei consumatori. (allora sono proprio i settori che avevo ipotizzato) .....Va ricordato che già oggi la gestione degli acquedotti è per oltre il 90% nelle mani pubbliche, con livelli di dispersione che raggiungono punte del 40%.....Diciamolo chiaro: la politica a tutti i livelli in Italia dà ancora troppa occupazione a troppa gente e in un momento così grave in cui tutto il Paese è chiamato a fare grandi sacrifici è del tutto impensabile che non sia la politica per prima a ridurre drasticamente i suoi privilegi. (e le Aziende a ridurre le - chiamiamole sovvenzioni - ai politici ed affini)
.... In termini di benessere, l’Italia ha già vissuto il suo decennio perduto.

Dobbiamo muoverci in fretta. Non possiamo più credere di avere davanti a noi i tempi lunghissimi con cui in passato abbiamo affrontato ciò che impediva lo sviluppo, come avvenne negli anni Settanta e Ottanta sulla scala mobile e negli anni Ottanta e Novanta con le pensioni.
Il tempo è un fattore discriminante.
Temporeggiare o muoversi a piccoli passi è un lusso che non possiamo più permetterci. I concorrenti non stanno certo lì a guardare e le speranze dei giovani non aspettano.
Dando un segnale forte si possono rapidamente ottenere importanti risultati e far svoltare le aspettative, ora dominate dal rassegnato “tanto non cambierà nulla”. E invece molto può cambiare e in fretta.
Più volte Confindustria negli ultimi tre anni ha richiamato l’attenzione
sul tema della lenta crescita. Il mito da sfatare è che l’Italia vada in fondo bene e che dunque gli imprenditori devono piantarla di lamentarsi. (gli imprenditori invece devono proprio piantarla lì di lamentarsi per ogni piuma mossa dal vento. La crescita non si fa con le balle. Ma con il lavoro. E portando il lavoro all'estero non si fa crescita. Punto.) .....Tutti gli organismi internazionali concordano che l’Italia ha bisogno di un incisivo programma di riforme strutturali per aumentare il potenziale di crescita. Fondamentali sono le liberalizzazioni e la riforma della pubblica amministrazione. In Italia c’è bisogno di più mercato, ancora poco presente o del tutto assente in troppi settori della vita economica. Le liberalizzazioni mancate continuano a penalizzare il Paese. ( e daille, sempre lì va a cadere. Sempre cercare la soluzione dei problemi altrove. Mai guardarsi in casa propria, vero ?) ....Il Governo ancora non ha presentato la legge sulla concorrenza che andava varata l’anno scorso. È in atto un’allarmante corsa in Parlamento per ripristinare barriere all’ingresso e tariffe minime per i servizi professionali e per i trasportatori. L’inefficienza della burocrazia è un grave impedimento alla crescita.
L’amministrazione pubblica interviene sistematicamente nell’ostacolare la vita delle imprese, rende quasi impossibile ottenere in tempi certi autorizzazioni e licenze, grava le imprese di mille adempimenti inutili e costosi. ( Ma và ? Ma se sei un'Azienda in attività che produce, di quali licenze hai bisogno ? Sei Commerciante ? Ragazzi questa scusa dei mille adempimenti la sento da dieci anni almeno. Ma c'è ancora qualcuno che ci crede ? Un conto è chiedere la licenza per fare commercio ed un conto è produrre in un'unità produttiva esistente. Ma forse si riferisce al fatto che bisogna togliere l'amianto dai tetti ? Che bisogna rispettare le norme di sicurezza ? Che i lavoratori vanno assunti con contratti a tempo indeterminato e non con contratti a progetto, per progetti che non ci sono ? ) Non ci si lamenti se le imprese non considerano decisivi gli sforzi sinora fatti. Per le imprese questo è stato l’anno del SISTRI, un sistema complicato per l’attuazione della normativa ambientale e per ora assolutamente inattuabile. Un sistema che non esiste in nessun altro paese al mondo.
Chiediamo che non entri in vigore il 1° giugno e che ne sia verificata
anzitutto l’effettiva operatività. (cos'è il Sistri ? Il SISTRI (Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti) nasce nel 2009 su iniziativa del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare nel più ampio quadro di innovazione e modernizzazione della Pubblica Amministrazione per permettere l'informatizzazione dell'intera filiera dei rifiuti speciali a livello nazionale e dei rifiuti urbani. Il Sistema semplifica le procedure e gli adempimenti riducendo i costi sostenuti dalle imprese e gestisce in modo innovativo ed efficiente un processo complesso e variegato con garanzie di maggiore trasparenza, conoscenza e prevenzione dell'illegalità. Ma allora torniamo a quanto ho scirtto prima...i rifiuti...) ......È stata finalmente approvata la riforma dell’università, che noi abbiamo sostenuto fin dall’inizio. Ora è iniziata la delicata fase dell’attuazione. C’è il rischio che venga svuotata dall’interno. Sarebbe inaccettabile. La riforma della scuola secondaria ha avvicinato gli istituti tecnico scientifici alle imprese.
È stato introdotto con l’ultimo decreto-sviluppo un credito d’imposta per le commesse di ricerca affidate all’università; sono stati avviati dal Ministro Gelmini due bandi per progetti di ricerca delle imprese del valore di due miliardi nell’ambito del PON. Ma sulla ricerca dobbiamo fare molto di più.
Dopo la modifica agli incentivi per le fonti rinnovabili, occorre investire in risparmio energetico.
Sono appena state introdotte norme per accelerare la realizzazione delle opere pubbliche. È avanzata l’informatizzazione della pubblica amministrazione.
È stata confermata la detassazione della contrattazione di secondo
livello e iniziata la riforma dell’apprendistato.
È stata varata la mediazione per smaltire il contenzioso giudiziario civile e di fronte ad essa sono ancora fortissime le opposizioni dell’avvocatura, a dimostrazione che la crescita ancora una volta viene frenata da interessi di parte.
Ma non possiamo nascondere la nostra delusione. Occorrono interventi più incisivi soprattutto sulle infrastrutture e sul fisco. (siamo a pagina 21 della relazione dell'Assenblea degli Industriali - non baubau miciomicio - e non ho ancora letto una parola su cosa devono fare gli Industriali per il benessere del Paese)






 

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