23 gen 2012

MANDIAMOLI VIA

Aziende Italiane – Lo shopping straniero e la mancanza istituzionale

Ultimo colpo straniero in Italia, dopo Gancia, Buitoni, Parmalat, Perugina, anche Ar Alimentari è stata venduta ad un gruppo estero, segno che al di là del nome l' investitore estero cerca l' eccellenza, nessuna reazione dal mondo politico, dove è finita l' importanza del mantenimento dell' italianità ?

Nelle scorse settimane, nel momento del crollo delle quotazioni degli istituti bancari, anche dai post di questo Blog si disquisiva di come ormai anche gli istituti più grossi fossero in balia di possibili acquisizioni provenienti dall’ estero.
Al di là delle parole, non abbiamo comunque assistito a nessun tipo di iniziativa di questo genere, forse perché anche all’ estero gli istituti in questo momento stanno badando più a coprire i buchi che non a guardarsi intorno, o forse più semplicemente i nostri istituti finanziari non risultano poi così appetibili.
Questa considerazione deriva dal fatto che in altri settori la corsa all’ acquisizione del made in Italy continua a spron battuto, evidentemente l’ investitore estero è più propenso ad investire nell’ eccellenza che nel fumo.
Non si spiegherebbe altrimenti come mai una dopo l’ altra le realtà italiane industriali migliori, vengano regolarmente acquisite da gruppi esteri, sia nei momenti di euforia economica che in momenti di grave crisi.
Dall’ estero negli ultimi tempi ci stanno dimostrando come le operazioni spettacolari non rappresentino la strategia vincente, quando si può acquisire eccellenze ad un prezzo nettamente inferiore.
Nell’ ultimo anno, le uniche operazioni industriali che hanno trovato una notevole cassa di risonanza mediatica sono state quelle inerenti l’ acquisizione di Parmalat da parte di Lactalis e il riassetto Edison.
Il primo, ha fatto scorrere fiumi d’ inchiostro, più che altro per l’ alzata di scudi dell’ ex ministro Tremonti, in favore del mantenimento dell’ italianità.
Il secondo, a causa degli interessi politici che il riassetto di Edison e l’ eventuale cessione della governance a GDF avrebbero avuto su utility locali e partecipazioni di gruppi finanziari.
Negli ultimi giorni, l unica “pseudo” operazione industriale riportata quotidianamente sugli organi di informazione è stata quella inerente la separazione ENI – Snam Rete Gas, senza dubbio di notevole importanza futura, ma di poca rilevanza attuale per la salvaguardia del sistema industriale italiano.
Peccato che in questo lasso temporale, non una ma parecchie aziende italiane di prestigio, siano state tranquillamente acquisite da gruppi esteri, senza che nessuno abbia fatto il minimo sforzo per impedire che ciò avvenisse.
La domande che sorge spontanea : Perché bisognava salvare l’ Italianità di Parmalat e Edison, e non quella delle altre aziende ?

Come al solito, non è il puro concetto quello che vale, ma la convenienza e la cassa di risonanza che va ad influire sull’ operato dei legislatori.
Se così non fosse, come si spiegherebbe le acquisizioni straniere di aziende italiane quali :
Gancia, la stessa Parmalat, Perugina, Bertolli, e ancora prima Buitoni, Perugina, Antica gelateria del Corso, Algida, Carapelli, Sasso, Minerva oli.
Per concludere con la notizia degli ultimi giorni, il passaggio di Ar Alimentari, primo produttore italiano di pomodoro pelati falla anglo-nipponica Princes controllata dal gigante Mitsubishi.
Quello che si evince da questa lista, è come il settore della produzione alimentare italiana, un settore d’ eccellenza, un vero e proprio biglietto da visita per l’ Italia all’ estero, una delle realtà più belle che potevamo annoverare come nostre sia stato ceduto senza colpo ferire ed investitori stranieri.
Quello che non si può e non si deve fare, è scaricare la colpa sull’ imprenditoria italiana, come si potrebbe accusare di mancanza di senso nazionale gruppi, famiglie industriali che attendono risposte dai vari governi da decenni ?
Quante volte abbiamo sentito dire dal Management di aziende “Private” italiane, come fosse insostenibile il peso esercitato dallo stato sulla filiera italiana, quali risposte sono venute dai legislatori ?
É mai possibile che le aziende che possono godere degli aiuti di stato in Italia siano a livello industriale due ? La compagnia di bandiera nazionale e la casa produttrice di autovetture e affini ?
E tutto il resto ? In Italia con il passare del tempo, sono scomparsi totalmente o quasi settori come il manifatturiero, il farmaceutico, l’ industria pesante.
In nome dell’ Europa e della sua unità hanno sacrificato, l’ intero settore agricolo.
Negli ultimi anni, per completare l’ opera, come da lista sopra riportata, che è solo una breve sequenza delle aziende che sono state acquisite, ma a cui mancano anche tutte quelle che hanno chiuso i battenti, si è assistito allo smantellamento del settore alimentare.
Evidentemente, la nostra classe politica, pensa che la gente possa trovare lavoro, cibarsi, esclusivamente mantenendo l’ amministrazione pubblica, Fiat, Alitalia, le aziende a partecipazione statale e le banche.
Avete forse notato nella manovra Monti, nel decreto sulle liberalizzazioni, nelle dichiarazioni dei componenti dell’ esecutivo tecnico, anche un solo piccolo accenno a misure per la crescita dell’ industria privata ?

Una minima preoccupazione sul continuo incessante “disaffezionarsi” degli imprenditori italiani verso le proprie aziende ?
Siamo proprio sicuri, che tutti gli imprenditori che hanno ceduto l’ azienda a gruppi stranieri, hanno preferito uscire dal mercato chiudendo l’ attività, abbia badato solo ed esclusivamente al lato monetario ?
Non è che in Italia, la classe politica, nelle follia di sentirsi unica depositaria dell’ equità e della giustizia, abbia compiuto, oltre all’ errore di trattare come pezze da piede i contribuenti, anche quello di abbandonare al proprio destino la classe imprenditoriale ?
Non è che i Tecnici, ora, troppo presi nel compito di “recuperare” risorse, stiano sottovalutando il problema di salvaguardare quel poco di attività industriale ancora presente sul nostro territorio ?
Perché sprecare tempo e risorse per creare con artifici e nuovi progetti, qualcosa che dia una nuova spinta la crescita economica, quando basterebbe ridare fiato alle aziende, permettendogli di avere accesso ad un credito a basso costo, per assistere al rilancio dello sviluppo ?
Quale strano meccanismo, fà si che le banche italiane, possano chiedere e ricevere denaro dalla BCE al tasso dell’ 1%, per poi tenerselo in casa o comprarci titoli di stato, mentre un’ azienda, il vero motore del’ economia per finanziarsi deve pagare tassi da usura alle stesse banche ?
Sono anni, che si parla della stortura che esiste nell’ esagerata potenza che le regole del mercato finanziario attuale concede alle Banche, ma non si è mai fatto nulla per cambiare le cose, evidentemente nei caveau degli istituti finanziari nasce e matura il grano i pomodori, le arance ecc ecc.
Nel frattempo i gruppi stranieri ringraziano, mentre noi siamo costretti ad acquistare prodotti di base italiani da loro.
Poi ognuno………

Tratto dal sito VerdeMoneta, scritto da Andato63

Come si fa a non essere d'accordo con quanto scritto ? La miopia di questo sotto Governo è davanti ai nostri occhi. Saranno solo 3 mesi, ma in un'industria, quando cambia il manico, in 3 mesi se ne introducono di novità. Qui solo tasse e vilipendio dell'Italianità.

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