14 gen 2015

ESSERE DI SINISTRA .......

Qualche giorno fa in occasione dei settant’anni di Mario Capanna il Corriere della Sera ha titolato «una vita contro». Peccato che il giorno del compleanno del compagno Capanna non sia caduto qualche giorno dopo. Altrimenti il Corriere avrebbe potuto aggiungere un altro elemento al novero dei «contro»: contro il taglio del vitalizio.
Proprio in questi giorni lo storico leader sessantottino, già animatore delle proteste studentesche, già segretario di Democrazia proletaria, è tornato alla ribalta delle cronache dopo decenni di assenza. Motivo? Ha firmato, insieme a 53 ex colleghi, un ricorso per evitare il taglio del 10% del vitalizio proposto dal Pirellone di cui è stato consigliere regionale per una legislatura. Scelta che ha destato parecchie polemiche e che ha spinto il noto programma radiofonico La Zanzara, condotto da Giuseppe Cruciani con David Parenzo su Radio 24, ad intervistare Capanna. Che ci ha dato una gran notizia di cui dovremmo essergli tutti grati: non ha firmato il ricorso per lui, per miseri due-trecento euro (che a molti farebbero comodo). L’ha fatto per tutti noi giovani precari, cassintegrati, per i pensionati che al mese prendono un decimo di lui (500 contro oltre 5mila).
Alla domanda, prevedibile, di Cruciani che ha chiesto «sentendo questa notizia qualcuno ha commentato: Capanna è partito contestando il mondo ed è finito a contestare il vitalizio». Capanna ha risposto: «Schiocchezzina, schiocchezzina il problema non sono i cento o duecento euro di decurtazione, il problema è che se malauguratamente non ci venisse data ragione dal Tar si aprirebbe un precedente micidiale che riguarderebbe milioni di pensionati e lavoratori: ovvero che è lecito intaccare i diritti acquisiti che non sono privilegi ma diritti costituzionalmente garantiti». In pratica quel che Capanna ci sta dicendo è: mi hanno dato il vitalizio, ora nessuno me lo può togliere. Ma, attenzione, che non combatte per sé ma per gli altri. «Io la casta – ha aggiunto – la combatto dal 17 novembre 1967, dalla prima occupazione. Io prendo due vitalizi perché sono meritati. [...] La cifra può essere alta rispetto alla metà di pensionati che prende meno di mille euro, ma il punto è portare in alto le pensioni più basse non tagliare per invidia quelle più alte. Se il ricorso non passa vuol dire che tutti potremmo essere sottoposti al taglieggiamento delle pensioni».
Peccato che Capanna non consideri una cosa: il suo vitalizio (cosa diversa dalla pensione) è pagato con i nostri soldi. Non solo perché, cosa scontata, tutti i contributi sono stati pagati con soldi pubblici, ma anche perché i vitalizi sono calcolati secondo un sistema pesantemente retributivo: in pratica, qualunque sia la speranza di vita, il politico prende molto di più di quello che ha versato. Soldi pagati dalle nuove generazioni sottoposte, viceversa, a un sistema contributivo che darà loro meno di quello stanno versando. E visto che, come ben sa Capanna, i soldi non crescono sugli alberi ciò vuol dire che parte del suo vitalizio è pagato con la fiscalità previdenziale delle nuove generazioni. Motivo per cui tagliare a Capanna non significa fare un torto ai giovani bensì a un favore.
Per farla breve quarant’anni fa Capanna era un giovane che combatteva contro il potere e i privilegi degli anziani. Lo si fa sempre quando si è giovani. Peccato che poi, col tempo, s’invecchi.

Nessun commento:

Posta un commento