19 apr 2023

FUORI DALL'EUROPA se vogliamo VIVERE

 

Ebbene, ieri il Parlamento europeo ha definitivamente approvato, ad ampia maggioranza, una riforma dell’ETS. 

Cosa prevede? 

Innanzitutto, un ETS 2 che a partire dal 2027 estenderà il sistema delle quote di emissione 

di Co2 ai combustibili per trasporti stradali e riscaldamento domestico.

Cosa significa? 

Se oggi l’ETS si applica alla produzione di energia elettrica e ai settori industriali energivori, come acciaio, carta 

e chimica, domani si applicherà anche ai carburanti che servono per far camminare le nostre auto 

ed al gas che consumiamo per riscaldare le nostre case

Più emetti Co2, più paghi

Una vera e propria tassa da versare alla religione climatista.

 

Ma non finisce qui.

 L’obiettivo di riduzione delle emissioni di Co2 al 2030, rispetto ai livelli del 2005, 

viene elevato al 62 per cento dall’attuale 43 per cento 

per i circa 11 mila impianti industriali e di produzione di energia elettrica 

già sottoposti al regime dell’ETS. 

 E nel sistema verranno inclusi anche il trasporto aereo e marittimo.

 

Infine, viene introdotta la cosiddetta “tassa alla frontiera” sulla Co2, 

battezzata CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism), 

un meccanismo per adeguare il costo della Co2 dei Paesi di provenienza 

di alcuni prodotti – come acciaio, alluminio, cemento, fertilizzanti, etc – 

al prezzo vigente nell’Ue. 

 

In pratica, si tratta né più né meno di un dazio 

(ma i nostri “veri liberali” non avranno da ridire nemmeno su questo).

 

Non solo quindi aumenteranno ulteriormente i costi di produzione delle

 nostre industrie e dei trasporti, ma pagheremo di più anche i prodotti

 importati,  

con l’impatto che potete immaginare sull’inflazione, 

che già oggi le banche centrali faticano a far rientrare, 

essendo in misura rilevante stimolata proprio dalle politiche climatiche.



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