17 apr 2013

PRELIEVO FORZOSO ?

FONTE: ILRIBELLE.COM Mancano non più di 6/8 settimane prima che venga applicato un prelievo forzoso ai conti dei risparmiatori italiani. Almeno così è come la pensa Eugenio Benetazzo, economista di una certa visibilità soprattutto negli ultimissimi anni. In merito alla tempistica di questa operazione, e ora ne vedremo i dettagli almeno come delineati da Benetazzo stesso, naturalmente ci permettiamo di sollevare più di un dubbio: non abbiamo la sfera di cristallo e lasciamo previsioni del genere ai futurologi. Sulla possibilità che ciò possa avvenire, o prima o poi, è invece ormai il caso di nutrire parecchie ragionevoli certezze. Anche a livello europeo, da studi di ambito ufficiale o meno, arrivano notizie e indiscrezioni che vanno in tal senso. Quanto meno, i conti in tasca, agli italiani, li hanno già fatti da un pezzo. Dunque, a quanto pare, secondo le rilevazioni di Bankitalia, i privati cittadini, parliamo quindi di persone fisiche, che detengono giacenze bancarie al di sopra dei 100 mila euro - questo il target che appare preso di mira - sarebbero cinque milioni. Ed è su questi, primariamente, che il prossimo governo dovrebbe andare a intervenire. Sarà naturalmente una manovra tampone per contrastare lo stato disastroso dei conti pubblici che, nel sonno - complice, e in parte inspiegabile - dei mercati (ne abbiamo scritto qui http://www.ilribelle.com/quotidiano/2013/4/11/spread-giu-e-borse-su-ma-i-conti-non-tornano.html ) stanno facendo sprofondare sempre di più il nostro Paese nel baratro. A questo proposito, ai correntisti con somme accantonate di tale o superiore entità, verrebbe richiesta, cioè imposta, una sorta di tassa di solidarietà. Benetazzo azzarda l'ipotesi che tale imposta possa essere anche piuttosto contenuta, cioè tra lo 0.5 e il 3%, e che a questa possa essere aumentata anche l'imposta di bollo, passando da 0.15% a 0.50% per quanto attiene agli assets finanziari detenuti complessivamente. Parimenti, e siamo ancora al campo delle previsioni che ci sentiamo di condividere, sarebbero ovviamente introdotti dei meccanismi di protezionismo, o meglio di blindatura, per quanto attiene la eventuale fuga di ricchezze e capitali dal nostro Paese. Quest'ultimo aspetto veicolato al fine di preservare l'integrità e la tenuta del sistema bancario italiano. Il punto è che il prossimo governo, per quanto potrà tardare, dovrà comunque spendersi in qualche modo per trovare la copertura per ulteriori 12/18 mesi di Cassa Integrazione: quella in deroga sta volgendo al termine e, come ci indicano le cronache (qui http://www.ilribelle.com/la-voce-del-ribelle/2013/4/15/cassa-integrazione-allarme-cgil-ma-finisce-li.html ), pare che i fondi stiano inevitabilmente terminando. Il dato generale che emerge dalla situazione, è quello, proprio dal punto di vista pratico, che vede l'unico sostentamento attuale, che ha contribuito a non far sprofondare del tutto la società nella crisi più nera almeno sino a questo momento, che risiede nel fatto che stiamo utilizzando ciò che avevano accumulato, eventualmente, i nostri genitori e i nostri nonni. Sono quei risparmi, spesso pochi spiccioli, che stanno funzionando in questo momento per supplire al sistema di welfare in smantellamento. E che suppliranno ancora un poco visti i conti disastrosi relativi agli ammortizzatori sociali ormai a secco. Ma si tratta, con tutta evidenza, di metodi a scadenza imminente. Quando sono finiti i risparmi, e non ci sono più ammortizzatori sociali, c'è la fame. Al di là delle previsioni di Benetazzo, che comunque è impegnato, per professione, in attività finanziarie volte, secondo la sua "mission", ad evitare di far perdere troppo denaro a chi decide di seguirlo in tali operazioni (e che ovviamente non sottoscriviamo neanche lontanamente) la realtà di fondo rimane. Nell'attuale spostamento di ricchezza dalle tasche dei cittadini a quelle delle Banche, attraverso la strada delle leggi statali imposte per rispettare i diktat dei banksters internazionali, è evidente che venendo meno, via via, la possibilità di drenare denaro mediante tasse dagli stipendi che sono in calo, si decida di andare a colpire direttamente la parte patrimoniale dei cittadini. Torneremo nei prossimi imminenti giorni su questo tema, perché nel momento in cui si parla di "patrimoniali", tutto ruota attorno alla definizione esatta di che cosa si intende per patrimonio. Tassare le prime case, anche non di lusso, è una cosa. Tassare i grandi assets immobiliari è un'altra. Tassare conti correnti con 100 mila euro è una cosa, andare a indagare sui grandissimi patrimoni è invece affare differente. È qui che si gioca il tutto. Ma che la direzione presa dalla speculazione sia di prelevare direttamente ricchezza dai cittadini non è in discussione.

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